periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 - Tribunale Civile di Roma, Sezione Stampa -  n.106/2003
 
n.  379 - Roma,  2, 3 e 4  ottobre2004

Sommario

Sulle riforme dialogo referendario

Made in Italy: per Formigoni la Lombardia è  "pioniere"

Apicella: tutti da verificare i costi del federalismo, ma ci saranno

Mantovano su immigrazione: un centro accoglienza in ogni Regione

Siniscalco: pronto a discutere con Regioni

Regionali:  Berlusconi "medita" su liste legate a candidato Presidente

Sulle riforme dialogo referendario

Dialogo referendario. L'auspicato dialogo da parte di Ciampi sulle riforme costituzionali non ha fatto neanche in tempo ad iniziare. Dopo flebili tentativi si è subito interrotto. Anzi, si è rafforzato il muro contro muro, prevalgono le logiche di schieramento. L'unica parola comune tra maggioranza e opposizione sembra essere "referendum". E' sempre più inevitabile. Se ne calcolano i tempi, quelli più o meno opportuni, e gli slittamenti dei lavori parlamentari.
Il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ( nella foto) aveva sostenuto: ''Non mi sembra utile che si proceda a colpi di maggioranza quando sono in gioco interventi sui poteri dello Stato, sul ruolo di Camera e Senato, sui poteri del premier e del capo dello Stato''.
"E' un pasticcio che danneggerà il paese'', afferma oggi il responsabile economico della Margherita, Enrico Letta, intervistato da l'Unità. ''E' chiaro a tutti che la riforma del centrodestra e' la quadratura del cerchio delle singole esigenze politiche di ognuno dei componenti della Cdl". ''I suoi costi, pesantissimi - dice Letta - ricadranno sulle spalle delle future generazioni. E sarà soprattutto il Mezzogiorno a pagare''.
''La riforma della CdL e' una deformazione costosa, conflittuale e inaccettabile della Costituzione. Un lifting costoso e malriuscito'', sostiene sempre in un'intervista al l'Unità il Presidente dei Deputati Ds Luciano Violante .
''E' l'Ulivo che ha approvato la vera devolution leghista con il Titolo V della Costituzione e lo ha fatto nel tentativo disperato di agganciare Bossi e impedirgli di allearsi con Berlusconi'', afferma invece
Donato Robilotta del Nuovo Psi: ''hanno approvato nella scorsa legislatura con soli quattro voti di scarto il nuovo Titolo V della Costituzione e dovrebbero per questo chiedere scusa agli italiani perché così facendo hanno rotto il patto non scritto di non modificare la Costituzione a colpi di maggioranza".
''Il ricorso al referendum sulle riforme sarà inevitabile se non ci saranno mutamenti nei prossimi giorni e nelle prossime settimane in Parlamento, se non ci sara' la saggezza di riflettere e di cercare un rapporto unitario con i presidenti delle Regioni e con i sindaci'', sostiene il presidente della Campania, Antonio Bassolino: "la verità è che c'è il rischio della confusione e del caos istituzionale''. Dell'istituzione della polizia amministrativa regionale e locale, Bassolino  afferma che: ''non esiste da nessuna parte, di cosa stiamo parlando? Voglio essere rispettoso - ha sottolineato Bassolino - delle mie competenze di presidente di Regione e delle competenze di ogni sindaco e di ogni Comune. Cosi' come sono convinto che spetti allo Stato l'autorità e la competenza in materia di pubblica sicurezza e lotta alla criminalità, grande e piccola''.
Anche
Romano Prodi affronta la questione delle riforme istituzionali: ''L'assalto alla Costituzione che in questi giorni si sta compiendo e' il frutto di una maggioranza tanto prepotente quanto confusa nelle sue intenzioni, nei suoi obiettivi, nelle sue ragioni di azione. Una maggioranza che sorregge un governo in affanno che sta usando la riforma costituzionale come strumento per cercare di continuare a stare insieme, comunque e a qualunque costo'', ha detto Prodi. Per il Professore le scelte della Cdl ''mettono a rischio il funzionamento corretto delle più importanti istituzioni del Paese''. Insomma, ''la riforma che stanno cercando di approvare e' confusa, contraddittoria, sbagliata e pericolosa. Questo ci obbliga a dire no, tre volte no, mille volte no''.  Prodi ha ammesso che ''le nostre riforme hanno avuto lacune ed errori che possono richiedere nuovi interventi. Esse sono state pero' il risultato di una grande spinta innovatrice''. Bisogna arrivare a un federalismo ''meglio temperato''. Inoltre non c'e' ''alcun consolidamento della Corte Costituzionale'' mentre si registra una ''dissennata spinta verso forme di competenza esclusiva delle regioni''.
Le riforme non vengono fatte a colpi di maggioranza ne' in funzione delle elezioni regionali della prossima primavera. Il ministro per le Riforme Roberto  Calderoli replica cosi' alle affermazioni del presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, che sostiene un cammino condiviso
''Le riforme - avverte la terza carica dello Stato - hanno il fiato corto non solo se si fanno da soli, ma anche se si fanno sotto l'assillo del tornaconto elettorale''. Casini critica anche la precedente riforma passata a maggioranza.
''La riforma del Titolo V, i principi del federalismo in Costituzione, ha avuto vita breve perche' la nuova maggioranza di destra si e' impegnata non ad attuarla ma a disfarla'', ha affermato
Vannino Chiti, coordinatore della Segreteria nazionale dei Ds. ''Questo perche' era incompiuta. Mancava -sostiene Chiti- la
riforma del Parlamento, il 'Senato federale', e quella del governo. In
ogni caso, il presidente Casini ha ragione. La riforma della Costituzione occorre venga fatta insieme, dalla maggioranza e dall'opposizione. Deve essere terreno di intese e non di scontro''. ''La Costituzione deve essere aggiornata con serieta' e competenza -conclude l'esponente Ds- non in modo caotico e confuso e percio' avventuristico come sta facendo la destra in Parlamento''.
Sulle riforme "bisogna andare avanti, l'importante e'chiudere presto", dice il premier
Silvio Berlusconi, bisogna pur continuare e se l'opposizione non collabora non e' colpa nostra.

Sulla stessa lunghezza d'onda è il Ministro Calderoli: "Capisco- dice il coordinatore delle segreterie della Lega nord - che ciascuno vuole tenere alta la propria bandiera, ma non mi sembra che non si voglia tendere la mano...". ''Gli emendamenti e i testi alternativi proposti che vengono  dalla commissione sono fatti non dalla maggioranza ma dalla quasi unanimità, fatta eccezione per Rifondazione comunista. Mi sembra -conclude l'esponente dell'esecutivo in riferimento all'ultimo appello di Casini- che abbiamo raccolto quell'invito e che stiamo seguendo quella strada''.
La devoluzione sta creando nuove tensioni anche all'interno della maggioranza, mentre Berlusconi si trova ad affrontare anche il nodo-regionali e candidature (cfr. articolo successivo). Ed Ignazio la Russa: "Giusta la ricerca del consenso, no a riforme a colpi di maggioranza, ma si' a riforme della maggioranza se il centrosinistra non vuole il dialogo".
Sarà allora inevitabile il referendum?, chiedono a Violante: ''Si'... La devolution rende incerte le competenze dello Stato e quelle delle Regioni. Sulla scuola ad esempio alcune competenze sono esclusive dello Stato, altre spettano insieme allo Stato e alle Regioni ed altre sono esclusive delle Regioni; un impazzimento per famiglie, alunni e insegnanti. Per tutte le competenze i poteri vengono trasferiti subito e le risorse entro il 2011, visto che oggi i soldi non ci sono. Le regioni piu' ricche potranno esercitare quei poteri; le altre non ce la faranno. La Sicilia ha gia' rinunciato ai poteri in materia scolastica perche' costano troppo. Questa riforma aumenta i conflitti; l'azione delle pubbliche amministrazioni sara' paralizzata; gli imprenditori non sapranno che pesci prendere e i cittadini delle regioni meno ricche vedranno svuotati i loro diritti. E sui costi il governo non risponde neppure al presidente della Repubblica. Quanto ci costera' questa follia leghista?'' chiede in conclusione Violante.
Infine il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, in merito agli appelli per delle riforme costituzionali condivise, sostiene: ''non puo' voler dire che l'opposizione ha potere di veto, perche', a questo punto, non si farebbe nessuna riforma, anzi, nessuna legge''. ''Ricordo - ha detto Castelli - le stesse persone che sono state zitte quando e' stata approvata una riforma costituzionale con soli 4 voti di scarto".  'E' come dire - ribadisce Castelli -: quando vinciamo le elezioni noi, comandiamo noi; quando le vincete voi, comandiamo ancora noi. Mi sembra un modo di ragionare abbastanza curioso''.
Ultima annotazione all'apertura verso i comuni del
presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, in merito alla questione di istituire il consiglio delle autonomie locali in Sicilia: "Tale opportuniita' aprirebbe la strada al concetto di rappresentanza territoriale che si affiancherebbe a quello di rappresentanza politica".
(gs)

Apicella: tutti da verificare i costi del federalismo, ma ci saranno

"Evidentemente" il federalismo avrà un costo ma "è ancora tutto da vedere" quale sarà l'aumento delle spese: così si è espresso Vincenzo Apicella, procuratore generale della Corte dei Conti, oggi a margine del convegno che si è tenuto a Milano sulle Funzioni decentrate della corte dei Conti, non ha voluto dire altro sulla riforma costituzionale che ora e' allo studio del Parlamento.
"Il costo del federalismo me lo ha chiesto anche il consigliere giuridico del Quirinale - ha aggiunto Apicella - e io gli ho risposto che evidentemente ci dovrebbero essere dei costi, ma è ancora tutto da vedere". Parlando invece del decentramento della Corte, dettato dalla riforma del Titolo V e della legge La Loggia, il procuratore generale ha spiegato che ''si sta realizzando lentamente ma con sicurezza". Particolarmente efficace, secondo il procuratore, è il cambiamento del ruolo della Corte che non sanziona le Regioni, ma controlla il loro operato, redigendo alla fine dell'anno una relazione con le sue osservazioni su programmi, spese compiute e risultati raggiunti. "Non c'è più un controllo preventivo o una repressione a posteriori - ha precisato Apicella - ma una collaborazione con le Regioni, che è un modo moderno di fare amministrazione". 
Roberto Formigoni, Presidente della Lombardia, ha addirittura proposto di allargare il controllo della Corte anche ai progetti di legge regionali che prevedono nuove spese.
''Si potrebbe ipotizzare - ha detto Formigoni -, anche a iniziativa del Consiglio regionale, la possibilità che la Corte provveda a rendere il proprio giudizio durante l'iter di approvazione di provvedimenti normativi che comportino nuovi oneri". Così la Corte potrebbe diventare ancora più ''garante del corretto rapporto fra Stato e Regioni'' soprattutto in vista della realizzazione del federalismo fiscale per ora ''inesistente''.
Lo Stato infatti - secondo Formigoni - a volte ''mette a rischio'' la realizzazione dei progetti regionali per ''i ritardi, l'ingerenza e anche la sostituzione degli organi statali al ruolo proprio della Regione".
Sui costi del federalismo (e sulle polemiche affrontate attraverso alcuni botta e risposta , fra tutti ricordiamo quello fra il Ministro Calderoli e il politologo Giovanni Sartori , cfr. regioni.it n.358, n.359 e n.375 ) nei giorni scorsi si è pronunciato l'Isae che ha dovuto precisare ulteriormente il senso del contenuto di alcune analisi dello stesso Istituto utilizzate da commentatori e politici nei giorni scorsi."In merito alle notizie diffuse da tutti gli organi di stampa relative agli studi condotti dall’Isae sull’attuazione del Federalismo, si tiene a precisare che essi non si sono occupati di quantificare i presunti costi aggiuntivi del federalismo. Gli studi dell’Isae si limitano, al pari di altre analisi apparse in tempi recenti, a stimare il valore delle funzioni pubbliche oggi in capo allo Stato centrale e destinate in futuro - nell’ipotesi di piena attuazione del Federalismo - a spostarsi sui bilanci delle autonomie locali. Pertanto i 61 miliardi di euro spesso citati come una stima dei costi del Federalismo - sottolinea l'Isae - sono invece un tentativo di misurazione delle funzioni oggi gestite dallo Stato e che in futuro, sulla base delle modifiche costituzionali intercorse nella scorsa legislatura, dovrebbero passare alle amministrazioni di regioni, province e comuni. Si precisa inoltre che nessun mistero esiste in relazione alla disponibilità degli studi dell’ISAE sul federalismo sempre consultabili e scaricabili
sul sito del nostro Istituto".
(sm)

Siniscalco: pronto a discutere con Regioni

"Il tetto sulle spese del 2% fissato dalla legge Finanziaria - secondo il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni - "per le Regioni contiene alcuni aspetti che vanno approfonditi nel dibattito con l'esecutivo".
E il governo risponde attraverso il ministro de
ll'Economia, Domenico Siniscalco (nella foto), che ''e' disposto a discutere con le Regioni con la massima apertura'' per quello che riguarda la spesa sanitaria. Il ministro ha tuttavia osservato che il tetto del 2% fissato all'aumento del fondo sanitario e' stato stabilito non su quello del 2003, bensi' su ''quello effettivo di quest'anno''.
E sempre a questo proposito, Formigoni  ha spiegato che "il Governo si e' impegnato con noi ad avere un incontro: quello sara' il luogo per sciogliere qualche interrogativo".
"Voglio pero' sottolineare - ha aggiunto il presidente della Regione Lombardia - che ci sono dei contenuti positivi. Con il ministro Siniscalco abbiamo raggiunto un accordo in tema di finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale che e' positivo. Quindi e' giusto che si segnalino i punti in cui si potrebbe fare meglio. Pero' voglio anche dire che su qualche punto il meglio si e' gia' fatto. E questo - ha commentato Formigoni - e' senz'altro positivo".
Dello stesso parere anche il presidente della regione Lazio, Francesco Storace: parlare dell'aumento della spesa pubblica al 2% ''vuol dire non parlare piu' di taglio''. Ha inoltre affermato Storace: ''e' comunque un incremento''. Il governo, sottolinea Storace, ''ha detto cose importanti e  poi le ha anche fatte''. Soprattutto, l'incremento, ha spiegato  il presidente della Regione Lazio, ''e' superiore se pensiamo al  welfare''.
''E' chiaro che anche a me farebbe piacere avere molte piu' risorse - ha aggiunto Storace - ma per quanto riguarda la questione del Bambin Gesu' un segnale grande e importante e' arrivato dal governo: ora nella finanziaria per tre anni sono garantiti 50 milioni l'anno''.
Per Storace ''le istituzioni si devono fare carico di un rapporto leale di concertazione su quelli che sono i problemi del Paese e su quelli si deve lavorare'', ma è critico sulle questioni relative alla spesa farmaceutica.
Il presidente della Regione Lazio,
Francesco Storace, fa riferimento in particolare al '' pasticcio che fu fatto qualche mese fa sulla spesa farmaceutica'': il Lazio, sottolinea Storace, ''e' stato gravemente penalizzato e su questo ci aspettiamo che il governo mantenga la parola rispetto all' impegno preso''. Se c'e', ha spiegato il presidente della Regione Lazio, ''uno sforamento della spesa farmaceutica, vanno aiutate le Regioni che hanno sforato, perche' evidentemente ci sono problemi strutturali''. ''Ci aspettiamo - ha concluso Storace - che ci venga restituito quel che ci e' stato tolto''.
Mentre il viceministro dell'Economia Mario Baldassarri entra nel merito della regola di bilancio contenuta nell'articolo 3 della Finanziaria. La correzione del rapporto deficit/Pil nel 2005 (dall'attuale 2,9% al 2,7%) ''avverra' applicando il tetto del 2% alla crescita della spesa corrente, che interessa 8 mila capitoli di bilancio''. E'  ''Il tetto -continua  Baldassarri - non si applichera' alla spesa per pensioni e prestazioni sociali che crescera' del 3,9% e alla spesa per investimenti il cui incremento sara' del 2,7/%. Da una media ponderata del taglio delle componenti di spesa si evince che nel 2005 la spesa corrente complessivamente crescera' del 2,6%. Le spese correnti, in cifre assolute, cresceranno da 535 mld di euro nel 2004 a 549mld di euro nel 2005, quelle in conto capitale da 54,5 mld di euro a 56 mld di euro. Sul fronte delle entrate si registra un incremento complessivo del 2,8% da 614 mld di euro a 631 mld di euro: in particolare le entrate tributarie cresceranno del 3,5% passando da 385 mld di euro a 399 mld di euro. Dalla somma algebrica delle componenti  di entrata e di spesa risulta l'obiettivo di indebitamento per il 2005.
Secondo infine Formigoni e' necessario ''favorire la crescita del settore produttivo di tecnologie: spesso viene sostenuta la domanda di tecnologie, oggi e' strategico sostenere anche l' offerta''. ''Su questo terreno - ha spiegato il presidente della Lombardia - voglio ricordare che siamo stati i primi in Italia a creare strumenti finanziari specifici per la partecipazione a capitali di rischio di nuove imprese lombarde, in particolare piccole e medie imprese, start up e spin off, confrontandoci con le esigenze internazionali''. A questo proposito
Formigoni ha ribadito la necessita' da parte delle piccole e medie imprese di sapersi innovare sul piano tecnologico, ha sottolineato come ''il passaggio e' non solo economico ma anche culturale''.
(red)

Made in Italy: per Formigoni la Lombardia è  "pioniere"

Redice dal suoi viaggio in Cina, il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni (nella foto) raccoglie immediatamente l’invito e la sfida del Presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezeniolo, ad attivare una rete unica per sostenere il made in ltaly in Cina,   e rilancia sulla necessità di valorizzare le tante eccellenze del Paese. "Bisogna fare sistema, serve il lavoro di squadra - chiarisce Formigoni in un'intervista a Il Sole 24 ore - ma il contributo delle Regioni resta importante". Negli ultimi sei anni sono state cinque le missioni -attivate dalla Lombardia, le cui esportazioni verso la Cina pesano per il 35% dell’intera torta nazionale".
Per Formigoni "parlano i numeri: dal 2000 le esportazioni lombarda verso la Cina sono cresciute più velocemente di quelle italiane. Nel 2000 pesavano per il 33% sul totale italiano, nel 2003 siamo passati al 35%. Ma dal ‘97 al 2002 le esportazioni dalla Lombardia verso la Cina sono cresciute del 62% mentre nello stesso periodo quelle italiane sono aumentate del 55%".
Non approva la logica dell'ordine sparso e puntualizza: "la nostra logica non è solo regionalistica. la Lombardia è parte del sistema Italia"."Si tratta di fare squadra ma il pacchetto Italia in Cina va presentato in toto e la collaborazione Stato-Regioni può dare un contributo formidabile. L’importante è muoversi con spirito unitario. In attesa di farlo insieme, se qualcuno comincia ad andare avanti come pioniere di fatto apre a strada per tutti".
Dall'export al turismo:
le Regioni italiane chiedono una cabina di regia nazionale che coordini la politica turistica italiana e piu' adeguati stanziamenti per la promozione turistica della ''Marca Italia'' nel mondo. E' quanto emerso dalla relazione del coordinatore nazionale degli assessori regionali al turismo, Gianni Plinio, vicepresidente della giunta ligure, ai lavori della Conferenza nazionale del turismo tenutasi recentemente a Genova. "Le cifre si commentano da sole - ha detto Gianni Plinio -  perché a fronte di 24,4 milioni di euro spesi dall' Italia per la promozione turistica, la Spagna ne spende 102,6, la Francia 73,6, la piu' piccola Austria 45,4 e la Gran Bretagna 35,5 milioni''.
Oltre ad una maggiore dotazione finanziaria, le Regioni considerano prioritari altri punti, tra i quali la riforma di Enit attraverso una sua trasformazione in uno strumento più moderno ed efficace in cui le Regioni abbiano un ruolo preminente''. Secondo le Regioni, ha spiegato ancora Plinio, il nuovo Enit dovra' lavorare in collegamento con Ice, ambasciate, consolati e istituti di cultura. Gli enti locali chiedono anche un aumento significativo delle risorse stanziate per sviluppare i nuovi Sistemi Turistici Locali ''ridotte quest' anno del 50% - ha detto Plinio -, cioè da 79 milioni del 2003 a 36 milioni del 2004''. Uno dei punti strategici è infine l'allineamento dell'imposizione fiscale sulle imprese turistiche ad aliquote più favorevoli adottate dai principali competitori dell' Italia. ''Basti pensare - ha detto Plinio - che a fronte del 10% di Iva dell' Italia, la Grecia applica una aliquota dell'8%, la Spagna del 7, la Francia del 5,5%, il Portogallo 5%. Per non parlare dei casi estremi della Svizzera e del Lussemburgo, con aliquote del 3,5 e del 3%''.
In chiusura dell' intervento, il coordinatore delle Regioni ha stigmatizzato l' assenza ai lavori del presidente della Fiavet, l' associazione degli agenti di viaggio, che non e' intervenuto denunciando un eccessivo protagonismo delle Regioni alla Conferenza del Turismo.
(sm)

Mantovano su immigrazione: un centro accoglienza in ogni Regione

In un'intervista a La Stampa il Viceministro all'interno, Alfredo Mantovano (nella foto), afferma che il governo "dopo aver cambiato le norme e prosciugato l'area della clandestinità con le regolarizzazioni", passera, per quanto rigiarda l'emergenza immigrazione alla "fase due" che "prevede il potenziamento della lotta ai flussi irregolari e l'integrazione reale degli extracomunitari, in collaborazione con enti locali, sindacati e associazioni di categoria". "E' giusto - afferma Mantovano - preoccuparsi di governare questo fenomeno, che però non va temuto ma considerato una risorsa per un Paese in costante calo demografico, vanno snellite le procedure amministrative per inglobare nuova forza lavoro, come richiesto a Capri dal presidente di Confindustria, Montezemolo".
Dopo la firma dell'accordo con la Libia , il Sottosegretario afferma che, a differenza di quanto avveniva in passato (e cita l'Albania, oggi "gli accordi funzionano, come le cifre dimostrano. Si tratta, pero', di essere realistici ed equilibrati. In maniera affrettata e ignorando i tempi tecnici ci si lamenta che quanto e' stato concordato appena alcuni giorni fa non abbia effetti immediati e totali.La pressione sulle coste del Nord Africa e' fortissima e il tragitto via mare dalla Libia e' quello più breve. I mercanti di clandestini si stanno impegnando al massimo prima che gli accordi Italia-Libia diventino operativi. Rispedire a casa in aereo gli irregolari è un metodo che useremo in misura crescente: serve a scoraggiare le partenze dei clandestini diretti in Italia. Se sanno che vengono rimandati indietro forse non partono". "Presto in Libia - continua Mantovano - saranno in funzione i Centri di accoglienza ma serve pazienza. Non si può immaginare che il successo ottenuto (ovvero la revoca dell'embargo e il consolidamento di un buon rapporto bilaterale con Tripoli) possa tradursi dalla sera alla mattina nel blocco delle partenze. Si sono poste le basi e le premesse per un lavoro che deve continuare nei prossimi mesi e anni".
Il Viceministro Mantovano ribadisce poi la linea che il Governo intende seguire: "intervenire nei Paesi di origine o di transito dei clandestini e' la maniera più efficace per prevenire i traffici di persone".
"E' impossibile "blindare" il mare. Ci sono le premesse perché si possa attuare con Tripoli la stessa azione anti-clandestini compiuta con Albania, Turchia ed Egitto.
I Centri di permanenza temporanea - conclude il Viceministro - sono un tassello-chiave del sistema, ne serve uno in ogni regione. Opporsi alla costruzione di nuove strutture equivale a favorire gli ingressi illegali, poi e' inutile lamentarsi quando vengono commessi reati dai clandestini".
(red)

Regionali:  Berlusconi "medita" su liste legate a candidato Presidente

Torna sul tavolo di Silvio Berlusconi (nella foto) il dossier sul restyling di governo, argomento affrontato anche in occasione di un precedente  vertice di maggioranza sulle regionali.
In quell'occasione, secondo quanto riportato dall'Adn Kronos - dopo aver mostrato sondaggi con la Cdl in ripresa e Forza Italia a quota 24%, il premier confermò l'intenzione di fare qualche aggiustamento nella squadra di governo. Senza toccare i ministri in carica, il Presidente del Consiglio sarebbe pronto a sostituire il neo commissario europeo, Rocco Buttiglione, e a cambiare alcuni sottosegretari.
Buttiglione ha consegnato la lettera di  dimissioni al premier proprio il giorno in cui è stato scelto per Bruxelles.
Secondo le ultime indiscrezioni, novità potrebbero arrivare entro il 15 ottobre, ma qualcuno assicura che il Presidente del Consiglio prenderà tempo sfruttando l'ultimo giorno utile per la successione, visto che Buttiglione diventera' eurocommissario dal primo novembre. A influire sulla scelta, dicono in ambienti della Cdl, anche lo slittamento del varo delle riforme costituzionali.
In pole position, comunque, per sostituire il Ministro Buttiglione c'e' sempre Mario Baccini, attuale sottosegretario agli Esteri. Al suo posto dovrebbe andare il siciliano Giuseppe Drago, vicecapogruppo alla Camera dell'Udc.
Quanto al ricambio dei sottosegretari, devono, infatti, essere  riempite le caselle vuote da tempo: non sono stati scelti i successori di Vittorio Sgarbi ai Beni culturali, Carlo Taormina agli Interni e Stefano Stefani alle Attivita' produttive.
C'è poi il caso di Raffaele Costa, che sin dal primo giorno dell'insediamento del governo rinunciò alla carica di viceministro, dicendo no alla proposta di fare il numero due di Roberto Maroni al Welfare. A questo si aggiunge la vicenda del leghista Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alle Infrastrutture per qualche ora, che venne mandato a presiedere la commissione Bilancio della Camera. E naturalmente ricomincia  la consueta girandola di nomi: il posto di Taormina fa gola a molti. Nei giorni scorsi sono girati i nomi di Isabella Bertolini, coordinatrice di Fi in Emilia Romagna, e di  Roberto Centaro, attuale presidente della commissione Antimafia, che potrebbe essere sostituito da Francesco Nitto Palma, deputato forzista e magistrato.
In corsa per i Beni culturali ci sarebbero l'azzurro Battista Caligiuri (che l'11 agosto scorso ha lasciato il coordinamento del partito in Calabria), e Ferdinando Adornato, presidente della commissione Cultura alla Camera. Come candidati di Fi, si parla anche  di Luciano Sardelli e Ombretta Colli. La Lega, da parte sua, torna alla carica per un sottosegretario alle Infrastrutture. Alessandro Ce', capogruppo a Montecitorio del Carroccio, ricorda il 'caso Giorgetti':'La nostra posizione e' chiarissima, non  rivendichiamo nulla. Non ci interessano le poltrone, ma i risultati concreti -premette- Detto questo, credo che avere qualcuno nel settore delle infrastrutture che si interessi dei problemi della viabilita',  soprattutto al Nord, sarebbe meglio''. Discorso diverso per l'Udc, che, per ora, sta a guardare. Ma e' pronta a dare battaglia su più  fronti: dalla Rai alle riforme.
Giampiero D'Alia, capogruppo Udc "sulle riforme c'e' stata una svolta importante'. Le nostre ragioni hanno trovato ingresso nel testo e nel dibattito parlamentare e di questo siamo soddisfatti.  Tra le quesioni ancora aperta quella della Rai. I centristi non arretrano di un millimetro. Sono convinti, si fa notare in ambienti di via dei due Macelli, che la privatizzazione dell'azienda non può essere condotta da un consiglio di
amministrazione ''monco, che non riesce a garantire il necessario pluralismo politico e culturale del Paese''. La battaglia e' rinviata al 5 ottobre, quando la commissione di Vigilanza si riunira' per esaminare lo statuto della nuova Rai. Altro  tema caldo e' quello delle riforme della giustizia, tra minacce piu' o meno velate di un voto di fiducia di fronte ad un'opposizione e a una magistratura sul piede di guerra. 
Berlusconi si trova ad affrontare anche il nodo delle elezioni regionali, legato a doppio filo con il rilancio di Forza italia. I cambiamenti dei coordinatori regionali, dati per imminenti e contestuali a un 'mini-rimpasto' di governo, sarebbero, per ora,
ancora congelati. Berlusconi  ha fatto un 'giro di consultazioni' ad ogni livello.  Tutto e' pronto, quindi, per portare a termine gli annunciati 'lavori di ristrutturazione' sul piano organizzativo. Ogni momento e' buono per dare il via ai  ricambi attesi, ma secondo gli ultimi boatos, si dovra' aspettare le suppletive del 24 ottobre. La sfida che si gioca nel collegio 3 di Milano sarà un test indicativo per la tenuta della coalizione in vista del voto amministrativo del 2005.
In base al principio di incompatibilita' su 20 coordinatori 5 dovrebbero lasciare l'incarico: Paolo Romani in Lombardia, Antonio Tajani nel Lazio, Salvatore Mazzaracchio in Puglia, Antonio Martusciello in Campania, Gianfranco Micciche' in Sicilia. Ma altri sei saranno chiamati a rinunciare al proprio posto secondo la nuova norma, non ancora ufficializzata e attuata, che fissa il limite dei tre anni per il mandato di coordinatore regionale. Secondo questo schema dovrebbero restare i coordinatori nominati da meno di tre anni: Guido Crosetto in Piemonte, Maro Malossini in Trentino, Vanni Lenna in Friuli, Denis Verdini in Toscana, Remigio Cerioni nelle Marche, Sabatino Aracu in Abruzzo, Vincenzo Taddei in Basilicata, Giancarlo Pittelli in Calabria e Piergiorgio Massidda in Sardegna (gli ultimi due sono stati nominati l'11 agosto scorso). Per garantire maggiore collegialità e trasparenza nelle decisioni, si fa strada l'ipotesi di affiancare ad ogni coordinatore regionale una sorta di ufficio politico con funzioni di indirizzo e controllo. L'ufficio di coordinamento, già previsto dallo statuto di Fi e attuato in varie Regioni, dovrebbe essere presto esteso a tutto il territorio nazionale. Il coordinatore, poi, potrà essere supportato da dei 'vice' (si parla di uno o due): la scelta verrà presa Regione per Regione, secondo le necessità.Continuano, intanto, le trattative per la scelta dei candidati della Cdl alle regionali. Quasi ovunque dovrebbero essere ripresentati i presidenti uscenti. Anche se restano ancora sotto osservazione Calabria e Abruzzo. Resta, però, in piedi il problema delle liste personali dei Presidenti (quella di Storace e' gia' partita da tempo, mentre Fitto e Formigoni ci stanno lavorando) che rischiano di compromettere il sottrarre voti ai singoli partiti, Fi in testa. Per superare l'impasse, una soluzione potrebbe essere fare liste civiche collegate al candidato presidente di Regione, ma senza il riferimento esplicito al suo nome.
(red)
 

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