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periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003
presso il Tribunale Civile di Roma
Sezione Stampa n.106/2003 |
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n. 454 -
Roma, 4 febbraio 2005 |
Sommario |
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In Conferenza
Unificata (Stato-Regioni-Città-Province) è stata
affrontata la definizione dei principali
obiettivi della
politica di coesione comunitaria, e le Regioni
attraverso un documento,
che di
seguito riportiamo, hanno ricordato che
la
Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle
Province autonome nell’esprimere l’Intesa ai
sensi dell’articolo 8, comma 6, della Legge 131
del 2003 sulla nota tecnica relativa alla
definizione del Quadro Strategico Nazionale (QSN)
per la politica di coesione 2007-2013, segnala
la necessità di:
1.
riformare profondamente il sistema degli Accordi
di Programma Quadro, soprattutto in direzione di
una sua effettiva semplificazione;
2.
garantire nei tempi utili alla programmazione
certezza di risorse finanziarie per l’intero
periodo di programmazione 2007-2013;
3.
garantire l’integrazione delle risorse
comunitarie e nazionali nel quadro delle linee e
degli strumenti di programmazione comunitaria;
4.
arrivare a stabilire criteri di riparto delle
risorse nazionali e comunitarie in coerenza con
gli obiettivi della programmazione strategica.
La
Conferenza dei Presidenti segnale infine la
necessità di prevedere reciprocità nel processo
di consultazione tra Stato e Regioni sin dalla
fase preliminare alla definizione dei documenti
strategici nazionali e regionali.
(red)
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Le
Regioni
- in sede di Conferenza
Stato-Regioni - hanno presentato
delle osservazioni in merito al documento
"Programma Nazionale della Ricerca
2004-2006":
"Il documento "
Programma Nazionale della Ricerca 2004-2006"-
rappresenta la importante tappa finale di un
percorso, iniziato con la definizione delle
Linee Guida, si concluderà con l’approvazione
del PNR in sede CIPE.
Le Regioni, che
con nota n. 4059/a4RS del 23 ottobre 2003 hanno
inviato al Ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca alcune
osservazioni in merito alla prima bozza del PNR
e che successivamente hanno analizzato una
successiva bozza del 19.05.2004 manifestano il
loro apprezzamento per il fatto che l’attuale
versione del PNR raccoglie alcune delle
indicazioni.
Di seguito sono
riportate alcune osservazioni che evidenziano le
principali criticità emerse dall’analisi del
suddetto documento.
Osservazioni
II
Piano Nazionale della Ricerca 2004‑2006 ha il
pregio di affrontare in modo sistematico le
questioni portanti della ricerca in Italia.
Come evidenziato a par 2) il documento assume
un carattere programmatico in quanto “ è diretto
ad definire il quadro di contesto , gli
obiettivi generali, le opportunità per la
ricerca italiana nel contesto internazionale ed
il quadro dei possibili interventi” .
E’
inoltre da sottolineare come ( vedi par 2) sia
espressamente dichiarata la volontà di
aggiornare annualmente il PNR , secondo quanto
previsto dal D.L. 204/1998.
Le
Regioni chiedono che in sede di revisione
l’intero impianto del PNR fornisca previsioni
economiche esaustive e funzionali alla
realizzazione degli interventi proposti ed alla
definizione puntuale di quest’ultimi.
Sarebbe opportuno pertanto collegare da subito
le previsioni economiche di asse su
disponibilità finanziarie e su strumenti
economici consolidati del bilancio pubblico.
Sarebbe cioè
auspicabile che emergessero dall’aggiornamento
del PNR 2004‑2006 indicazioni chiare e
vincolanti per le scelte economiche del Paese
sia in termini di investimenti che di strumenti
.
In tale ottica risulta necessario
che il PNR affronti il problema
dell’integrazione con l’azione di altre
Pubbliche Amministrazioni coinvolte nel processo
di promozione dell’innovazione nel Paese ed in
particolare con il Ministero delle Attività
Produttive.
Grazie a indicazioni mirate la stessa
programmazione economica e fiscale della futura
Finanziaria potrebbe assumere uno spessore e un
valore più incisivo e propositivo per il mondo
della ricerca.
Per quanto riguarda gli strumenti
descritti nell’Asse 3 le Regioni concordano con
la decisione di sospendere il rifinanziamento
della agevolazione conosciuta come “tecno-
Tremonti.
Il rifinanziamento di una
agevolazione fiscale per gli utili reinvestiti
in ricerca e sviluppo da parte delle imprese,
proposta effettuata anche dalle parti sociali
nell’ambito dell’accordo sottoscritto il 19
giugno 2003 ed implementata con la cosiddetta
“tecno-Tremonti” agisce, per sua natura, quale
intervento automatico che non contempla alcun
aspetto valutativo riferibile ai contenuti
dell’iniziativa fiscalmente agevolata. Non è
detto, pertanto, che il finanziamento vada a
sostenere reali attività di ricerca, stante
anche la difficoltà per una loro effettiva
classificazione. Esclude sostanzialmente le
Università e gli Enti di Ricerca.
A tal proposito va segnalato che
il documento siglato dalle parti sociali prevede
l’introduzione di “un’agevolazione fiscale per
gli utili reinvestiti per le imprese che,
attraverso adeguata certificazione, eseguita
da enti registrati presso l’autorità competente,
mostrino di investire in ricerca e sviluppo
risorse proprie superiori alla media dei tre
anni precedenti.” L’art. 1 del disegno di
conversione in legge del DL n°269 del 30/9/2003
non ha recepito tali indicazioni ponendo serie
ipoteche all’efficacia dell’iniziativa.
Si tratta in ogni caso di
interventi a pioggia ed indiscriminati
sull’intero comparto produttivo, che non
consentono di concentrare l’intervento pubblico
su quei settori a maggiori potenzialità
concorrenziali sui mercati internazionali, che
realmente necessitano di investimenti in
ricerca. Le criticità strutturali, dovute alla
perdita di competitività, richiedono, invece,
interventi di sistema del tutto analoghi a
quelli adottati dai paesi più avanzati, e
finalizzati a ridurre le barriere fra scienza e
mercato così come indicato più volte nel
documento.
Le
Regioni concordano inoltre con la necessità di
una attenta valutazione sull’opportunità la
proposta di proseguire l’attività a sportello
finanziata dal FAR. Nell’ottica di una
ripartizione di ruoli e compiti tra
Amministrazione Centrale e Regioni la mancanza
di tale strumento, che eventualmente potrebbe
essere reso più selettivo, elimina un nodo
importante nell’accompagnamento del processo di
innovazione delle imprese con particolare
riferimento a quelle meridionali. Non è altresì
pensabile che i bilanci regionali possano, anche
a seguito della politica di ulteriore riduzione
dei trasferimenti prospettata per la prossima
Finanziaria, sostituire tale canale di
finanziamento.
Per quanto riguarda l’Asse IV si riprende atto
della posizione del Governo di emanare”
specifici decreti legislativi di attuazione (
della modifica del titolo V della Costituzione)
fa prevedere un diverso assetto in materia di
promozione, finanziamento e valutazione delle
attività di R&S”. Tali atti saranno valutati nei
modi e nelle sedi opportune.
In merito alla ripartizione dei compiti tra
Amministrazione centrali e Regioni la proposta
effettuata nel PNR risulta una buona base di
partenza nell’ottica in cui vi sia un reale
partenariato nella fase di predisposizione delle
proposte con particolare riferimento alle
iniziative della costituzione dei laboratori
pubblico-privati. (le iniziative per la
realizzazione dei Distretti tecnologici in corso
già prevedono un ruolo attivo delle Regioni
anche nella fase di attuazione e non limitata
alla fase di proposizione) anche in funzione
della loro ricaduta territoriale e della
necessità di godere di pre-esistenze in termini
materiali ed immateriali che richiedono una
attenta programmazione regionale. La delibera
CIPE n° 83 del 13/11/2003 infatti al punto 4.
prevede testualmente “L’attuazione
degli interventi di cui al precedente punto 2
( tra cui i laboratori pubblico-privati nelle
Aree depresse) avverrà attraverso il ricorso
alla modalità generale dell’Accordo di programma
quadro regionale (APQ) o interregionale, salvo
gli interventi di carattere infrastrutturale
concernenti la “banda larga”, nonché altri
interventi che saranno individuati tra le
Amministrazioni titolari e il Dipartimento per
le politiche di sviluppo e di coesione, le cui
caratteristiche non consentono di ricorrere
proficuamente allo strumento dell’APQ.” Si
evince quindi la possibilità, che andrebbe
sicuramente esplorata, di realizzare tale
tipologia di interventi in concerto con le
Regioni.
Infine, per quanto riguarda
l’istituzione dei Progetti Integrati Nazionali
(par 123), anche se è assolutamente
condivisibile la necessità di realizzare
progetti di ampio respiro che coinvolgano una
pluralità di tipologie di attori(Università,
Imprese, EPR etc) la descrizione di tale
strumento è ancora meno dettagliata della
versione precedente del PNR ("Elementi per il
Programma Nazionale della Ricerca 2004-2006"-
Bozza versione 19.09.2003) e pertanto risulta
necessario definire in dettaglio l’eventuale
modalità di attivazione dei PIN.
Conclusioni
Il documento in
esame ha accolto alcune delle indicazioni
fornite dalle Regioni.
Considerando che,
come precedentemente riportato, il documento
assume un carattere programmatico e che è stata
dichiarata espressamente la volontà di
aggiornare annualmente il PNR, secondo quanto
previsto dal D.L. 204/1998, le Regioni esprimono
parere positivo alla attuale versione del PNR
chiedendo che si attivi sin da subito il
processo di revisione del Piano al fine di
definire in modo più puntuale obiettivi e
risorse. Tale processo di revisione deve essere
inoltre l’occasione per intensificare il
partenariato tra MIUR e Regioni al fine di
consentire l’attivazione delle opportune
sinergie per lo sviluppo della competitività del
Paese.
(red) |
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La Conferenza Unificata ha anche
affrontato il tema delle modalità di
collaborazione delle Regioni e degli
Enti locali per l'organizzazione con il
Governo degli aiuti per le popolazioni
colpite dal maremoto in Asia. Nel
documento consegnato al Governo si
evidenziano alcuni emendamenti al
decreto specifico:
"La Conferenza dei Presidenti delle
Regioni e delle Province autonome chiede
al Governo di impegnarsi ad apportare le
seguenti modifiche in sede di
conversione in legge del
decreto legge
19 gennaio 2005 n.2, concernente gli
interventi umanitari per le popolazioni
del sudest asiatico.
1.All’articolo 2, comma 3, sostituire
le parole “a tutti gli enti
esecutori degli interventi previsti
dal presente decreto.” con le
parole:
“Regioni, Province autonome, Enti
locali e a loro consorzi o associazioni,
nonché a tutti gli enti esecutori degli
interventi di emergenza finanziati in
tutto o in parte dal Ministero degli
Affari esteri.”
2.
Alla fine dell’articolo 2,
aggiungere il seguente comma:
“4. Regioni, Province autonome, Enti
locali e loro consorzi o associazioni
possono inviare all’estero, nell’ambito
di interventi di emergenza e di
cooperazione decentrata, personale
dipendente proprio o dei propri enti
strumentali; a tale personale si
applicano le disposizioni previste per i
cooperanti internazionali dall’art. 32
della legge 26 febbraio 1987 n. 49 e
successive modificazioni. Il costo dei
contributi previdenziali e assistenziali
costituisce parte integrante del costo
dell’intervento in cui tale personale è
impiegato.”
(red)
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Su proposta del ministro
Sirchia l'approvazione definitiva del riparto del Fondo sanitario
2005, sul quale le Regioni hanno già raggiunto un accordo il 28 gennaio,
è stata rinviata alla prossima settimana. Slitta quindi l'intesa tra lo
Stato e le Regioni sul Fondo per la richiesta del governo di discutere anche del rinnovo
dell'accordo che fu siglato l'8 agosto 2000 tra Stato e Regioni.
E il Ministro La Loggia ha
già convocato la Conferenza Stato–Regioni per giovedì 10 febbraio
2005, alle ore 14.00, presso la Sala riunioni di Via della
Stamperia, n.8, in Roma e tra i punti all'ordine del giorno
figurano:l' intesa sulla proposta del Ministro della salute di
ripartizione tra le Regioni e le Province Autonome di Trento e di
Bolzano delle disponibilità finanziarie per il Servizio Sanitario
Nazionale nell’anno 2005; l' Intesa sul decreto del Ministro della
salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze,
per la ripartizione tra le Regioni delle disponibilità finanziarie
recate dall’art. 1, comma 164, della legge 30 dicembre 2004, n. 311,
quale concorso dello Stato al ripiano dei disavanzi del Servizio
Sanitario Nazionale per gli anni 2001, 2002 e 2003;l'ntesa, ai sensi
dell’art. 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, in
attuazione dell’art. 1, comma 173, della legge 30 dicembre 2004, n.
311 e il parere sul disegno di legge di conversione del
decreto-legge 30 dicembre 2004, n. 314, recante “Proroga di termini”
limitatamente agli articoli 3, 4 e 6 del citato decreto-legge.
''Avere una vacanza di mesi - ha spiegato Sirchia - come
è
ovvio che vi sia con la prossima campagna elettorale per le
regionali e il dopo elezioni, significa che non si lavorerà su
questo fronte e ciò significa creare un danno per i malati e
anche per la finanza pubblica. Se si riesce a chiudere tutto e
poter lavorare anche durante la campagna elettorale e subito
dopo a livello tecnico, vuol dire che non si perderà del tempo.
La prossima settimana ci sarà già un incontro''. L'accordo - ha
spiegato il ministro - prevede una parte tecnica medico-sanitaria su cui
è piu' semplice trovare una
intesa e una parte finanziaria su cui e' più difficile.
''L'importante - ha ribadito Sirchia - e' fare il massimo per
evitare una interruzione dei lavori cosi' lunga''.
Critico l'assessore alla sanità dell'Emilia-Romagna,
Giovanni Bissoni: ''Non e' pensabile raggiungere una intesa su
una complessita' di argomenti come quella prevista nell'arco di
pochi giorni: le Regioni sono a scadenza di mandato. Inoltre
esse hanno un'attività ordinaria fino al 16 febbraio ed entro
quella data dobbiamo sapere quanti fondi ci spettano, altrimenti
non siamo in grado di dare le indicazioni alle aziende sanitarie
per la compilazione dei bilanci. Il ministero, contestualmente
all'approvazione del fondo, voleva il raggiungimento della nuova
intesa che rinnova quella dell'8 agosto del 2000. Almeno oggi
abbiamo raggiunto l'accordo che prevede di distinguere
l'approvazione del fondo dall'avvio del percorso dell'intesa. Il
governo - ha concluso Bissoni - si e' impegnato a rispettare
comunque la data per l'approvazione del fondo, a maggior ragione
l'intesa si poteva avere oggi''.
Una forte critica al ministro e' arrivata dall'assessore
anche in merito alla proposta del ministero sui criteri di
riparto di 550 milioni di euro per il ripiano degli Istituti di
ricovero e cura (Irccs) per gli anni 2001-2003.
Ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche il ministro degli
Affari Regionali, Enrico La Loggia. ''Abbiamo rinviato il tutto
tra una settimana ma solo per approfondire alcuni temi relativi
al rinnovo dell'accordo dell'8 agosto 2000. Non ci sono
contrasti dal punto di vista sostanziale,abbiamo pensato di
affrontare questi temi tutti insieme la prossima settimana''.
Ma durante la Conferenza Stato-Regioni è stato sollevato anche il
problema del
decreto 56/2000, sul cosiddetto federalismo fiscale. Romano Colozzi, assessore al Bilancio
della Regione Lombardia e coordinatore degli assessori regionali
al Bilancio, ha abbandonato per protesta la seduta della
Conferenza Stato-Regioni dopo che il ministro degli Affari
Regionali, Enrico La Loggia, ha annunciato la decisione del
Consiglio dei Ministri di modificare la data di sospensione del
decreto 56/2000, sul federalismo fiscale, facendola slittare di
alcuni mesi.
''Non e' accettabile dal punto di vista istituzionale - ha
detto Colozzi - che si chieda alle Regioni un parere su un
provvedimento del governo e di fronte ad una maggioranza di 17
Regioni su 22, comprese le Province autonome, il governo accetti
una modifica chiesta invece dalla minoranza per motivi politici
non facilmente comprensibili che sono prevalsi sul corretto
rapporto fra diversi livelli della Repubblica''.
(red) |
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Sul decreto 56/2000 la Conferenza delle
Regioni ha consegnato al Governo
un documento
di
"PARERE SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE
DEL DECRETO-LEGGE 30 DICEMBRE 2004, N. 314,
RECANTE “PROROGA DI TERMINI” (Punto 2) O.d.g. Conferenza Stato Regioni):
Le Regioni con riferimento al parere
sull’art. 4 del Decreto legge 314/2004,
riconfermando le posizioni già espresse
dalla
Conferenza dei Presidenti il 13
gennaio scorso, sui meccanismi di
applicazione del
dlgs. 56/2000, prendono
atto della volontà del Governo di “adeguare
il decreto legislativo 56/2000 ai principi
contenuti nel titolo V della Costituzione”. Si ritiene però indispensabile: che vengano approvate in Conferenza
Unificata le linee di indirizzo sui
meccanismi strutturali del federalismo
fiscale di cui all’art. 3 comma 1 lett. a)
legge 289/2002, in mancanza delle quali
l’Alta Commissione di studio è
impossibilitata ad elaborare qualsiasi
proposta; Sottolineano che dall’articolo 4 del DL
314/2004 derivano le seguenti forti
criticità:
a)
rimangono
esclusi dal sistema di anticipazioni i fondi
per il decentramento amministrativo (ex
leggi “Bassanini” comprensivi, fra l’altro,
degli interventi per trasporti, imprese,
ambiente), il fondo asili nido e il fondo
per le minori entrate (per complessivi 2,3
mld circa) in quanto dal 2005 confluiscono
nel d.lgs.56/2000 e sono erogabili previa
emanazione del relativo DPCM;
b)
al fine di
evitare i notevoli pregiudizi finanziari che
l’applicazione dell’art.4 arrecherebbe al
sistema regioni per gli anni 2002, 2003 e
2004, si richiede al Governo di rendere
disponibili le risorse necessarie a
compensare le differenze negative derivanti
dall’applicazione del d.lgs.56/2000 per tali
anni;
c)
infine la
mancanza dei DPCM per gli anni 2002, 2003,
2004, come potrebbe verificarsi in caso di
sostanziale sospensione del decreto 56/2000
anche dopo il 28 febbraio 2005, impedirebbe
l'erogazione dei saldi 2002, 2003, 2004
delle risorse sanitarie anche dopo che i
tavoli avessero sancito l'adempimento delle
Regioni a tutti i punti del monitoraggio.
Infatti sono i relativi DPCM di cui
all'articolo 2 comma 4 del decreto 56 che
consentono l'assegnazione alle regioni della
quota di compartecipazione all'IVA, della
quota di concorso alla solidarietà
interregionale, della quota da assegnare a
titolo di fondo perequativo, e delle somme
da erogare a ciascuna regione da parte del
Ministero dell'economia;
d)
il reperimento
delle risorse che dovessero derivare
dall’applicazione del decreto legislativo
n°56/2000 non è oggetto del tavolo di
verifica degli adempimenti regionali in
materia di spesa sanitaria di cui alla L.
405/2001 e seguenti in quanto la eventuale
carenza di tali risorse non è un fenomeno
imputabile ad una inadempiente gestione
della spesa sanitaria da parte delle
Regioni.
Le Regioni prendono atto che in sede esame
degli emendamenti proposti da parte delle
Commissioni parlamentari è stato accolto
quello relativo a: previsione, nella fase di conversione del
citato decreto legge, dell’intesa in sede di
Conferenza Stato–Regioni sulla proposta
elaborata, in considerazione della rilevanza
della tematica per gli assetti finanziari
delle Regioni
e chiedono che vengano approvati anche gli
altri emendamenti presentati (vedi
allegato 1).
Le Regioni ribadiscono la necessità di:
o
Prevedere,
tenuto conto delle difficoltà applicative
del dlgs. 56/00, una ulteriore proroga, per
tutto il 2005, delle risorse statali da
trasferire alle Regioni per la gestione
degli interventi loro conferiti in
ottemperanza alle disposizioni previste
dalla riforma Bassanini ed inoltre prevedere
il differimento al 2006 dell’integrazione
nei trasferimenti soppressi ex.
D.lgs.
56/2000 del fondo asili nido e del fondo a
recupero perdita di entrate regionali per accisa benzina/tassa automobilistica, che
quindi anche per il 2005 si chiede vengano
erogati a titolo di trasferimento.
o
Prevedere una
norma che possa sbloccare le risorse
aggiuntive per quelle Regioni che nel 2001
ancora non hanno avuto quanto dovuto
(Campania, Calabria, Abruzzo, Molise,
Sardegna)
o
Rendere
disponibili, al fine di evitare i notevoli
pregiudizi finanziari che l’applicazione
dell’art. 4 citato arrecherebbe al sistema
regioni, per gli anni 2002, 2003, 2004 e
fino alla approvazione della proposta
definitiva, le risorse necessarie a
compensare le differenze negative derivanti
dall’applicazione del decreto legislativo
56/2000 vigente, così come già più volte
assicurato dal Governo nelle ultime sedute
della Conferenza Stato – Regioni.
Nel merito, le Regioni Puglia, Campania,
Molise, Calabria e Basilicata propongono un
ulteriore emendamento (allegato
2). Il contenuto di tale
emendamento non è condiviso dalle restanti
Regioni, la cui posizione è quella di
mantenere il testo nell’attuale
formulazione.
(red)
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La
Conferenza dei Presidenti con riferimento alle delicate questioni legate
alla normativa per la costruzione nelle zone sismiche,
segnala la
necessità di sottoporre all’esame della Conferenza Unificata ogni
proposta normativa concernente tale materia, conformemente al parere
reso nella seduta della Conferenza Unificata del 1° luglio 2004 sul ddl
di conversione del
decreto legge 136/04
.
La
centralità della Conferenza Unificata è d’altro canto imprescindibile
alla luce delle competenze normative ed amministrative delle Regioni e
degli Enti locali, anche con riferimento alla successiva fase
applicativa, in attuazione del principio di leale collaborazione, così
come elaborato dalla Corte Costituzionale in applicazione del nuovo
Titolo V della Costituzione.
Inoltre la Conferenza ha anche approvato un
ordine del giorno in base al quale:
Le Regioni presa visione della nota del
Dipartimento della Protezione Civile ,
Prot. DPC/SSN/2924 del 18.01.05, che
prefigura una immediata emanazione
dell’aggiornamento delle norme allegate
all’Ordinanza 3274/03, attraverso una
annunciata nuova Ordinanza;
vista
la richiesta della Conferenza dei
Presidenti delle Regioni e delle
Province Autonome presentata nella
seduta della Conferenza Unificata
dell’11 novembre 2004 di acquisire sul
punto l’intesa della Conferenza
Unificata ai sensi del d.lgs. 112/98;
ritenuto
che il documento trasmesso dal
dipartimento della Protezione Civile
presenta profili problematici inerenti i
seguenti punti:
o
mancata
rielaborazione dell’Allegato 4
riguardante i terreni, fondazioni e
opere di sostegno, di cui lo stesso DPC
riconosce l’inadeguatezza nella sua
formulazione attuale;
o
complessità delle attività di calcolo e
di verifica, che rende, non solo
difficile la progettazione, ma anche
estremamente problematica la attività
istituzionale di controllo da parte
degli organi preposti;
o
proliferazione eccessiva di prescrizioni
e dettagli tecnici e costruttivi che
impediscono una assunzione di
responsabilità piena e diversificata tra
i vari soggetti;
o
sproporzione dell’entità delle verifiche
di sicurezza occorrenti nel caso di
edifici di rilevanza strutturale minore;
o
insufficienza della attuale stesura
della normativa a risolvere un
problematico coordinamento delle nuove
norme con altri vigenti norme e
disposizioni di natura tecnica.
richiedono
l’urgente convocazione di un tavolo
tecnico e la discussione del punto nella
prima seduta utile della Conferenza
Unificata.
(red)
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