periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 - Tribunale Civile di Roma, Sezione Stampa -  n.106/2003
 
n.  393 - Roma,  22 ottobre2004

Sommario

Colozzi a Bassolino: lavorare per giustizia fiscale ma con correttezza

Ghigo e la de tax

Gava: per la sanità in veneto, "tanti soldi, ma ben spesi"

Cossiga su Panorama il vero federalismo catalano

Riforme: Vandelli critico su L'Espresso

Eventi sulla lingua e sul documentario italiani

Colozzi a Bassolino: lavorare per giustizia fiscale ma con correttezza

“Stupisce il livello di speculazione politica contenuta nelle dichiarazioni del Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino (cfr. regioni.it n.392 ) sull’ormai famoso Decreto Legislativo 56/2000", lo ha dichiarato l'assessore al Bilancio della Regione Lombardia, Romano Colozzi (nella foto),. "Spero - ha proseguito Colozzi -si tratti di un infortunio o di una posizione basata su elementi che non hanno alcuna attinenza con la realtà.  Dire che il 56/2000 sia stato pensato quale beneficio per il nord per fare un favore alla Lega è semplicemente incredibile, in quanto lo stesso meccanismo è stato messo a punto dal governo D’Alema. A meno che questa mistificazione non nasconda un’altra verità politica: quella di una sinistra che all’epoca si era messo all’inseguimento della Lega.  La realtà è che il 56/2000 non è l’applicazione di un federalismo alla rovescia. Il 56/2000 non ha proprio nulla a che vedere con il federalismo. Federalismo significa anche responsabilità, soprattutto a livello fiscale. Il 56/2000 riesce solo in piccola parte ad invertire un sistema che in questo Paese ha sempre premiato le amministrazioni pubbliche più spendaccione e le gestioni di bilancio meno attente.  E’ uno stravolgimento della realtà dire che il Decreto tolga al sud per dare al nord. No, caro Bassolino. Il 56/2000 - ha continuato Colozzi - è stato pensato per alleggerire in piccola parte e in 12 anni la punizione che le leggi vigenti hanno inflitto alle Amministrazioni più attente alla gestione della spesa pubblica. Non un meccanismo per togliere al Sud, dunque, ma la restituzione, seppur in minima parte, di risorse che le Regioni più virtuose hanno meritato di avere. Adesso si sta cercando addirittura di bloccare il 56/2000 azzerando un timido tentativo di giustizia fiscale. Questo è inaccettabile.
Ben lungi dall’essere favoriti dall’attuale sistema, i cittadini di diverse Regioni, fra cui la Lombardia, sono penalizzati più degli altri. L’attuale meccanismo di perequazione, ad esempio, costringe i lombardi a versare ogni anno un miliardo e 600 milioni di euro in più del dovuto. Se il 56/2000 fosse bloccato, molte Regioni subirebbero ulteriori penalizzazioni per quasi 9 miliardi di euro. Noi abbiamo sempre sostenuto che il Governo debba trovare un correttivo al 56/2000 qualora il sud  ritenesse di essere penalizzato. Ma respingiamo con forza le tesi di chiunque sostenga che si tratti di un provvedimento a favore della Lombardia e di altre Regioni del nord. Quindi, caro Bassolino - ha concluso l'assessore della Lombardia - c’è tutto lo spazio per lavorare insieme per attuare una forma di giustizia fiscale, basata però sulla verità e sulla correttezza”.
(red)

Riforme: Vandelli critico su L'Espresso

Luciano Vandelli (Emilia-Romagna), coordinatore degli assessori alle riforme istituzionali per la Conferenza delle Regioni, ha pubblicato sul settimanale L'ESPRESSO un lungo articolo dove descrive i possibili scenari - data per data -   "contraddittori" immaginando l'entrata in vigore la riforma costituzionale targata devolution: intanto, iniziano ad applicarsi le disposizioni sulla devolution e sulla nuova distribuzione dei poteri tra Stato, regioni e autonomie".
Si evidenziano così passo dopo passo i possibili contrasti istituzionali, che invece di diminuire "collassano" il sistema istituzionale.
Si fanno innanzitutto esempi riguardanti la devolution applicata alla sanità, alla scuola e alla sicurezza: "Nel mondo della scuola si preparano interventi regionali di riorganizzazione e di innovazione sulla gestione degli istituti. In qualche Regione i presidi saranno nominati dal governatore; in qualche altra dal consiglio regionale. Altrove, la Figura del preside sarà abolita. In varie situazioni, emergono accesi contrasti sull’interpretazione della riforma costituzionale".
Quindi la tesi è quella di continui
futuri scontri istituzionali: Sanità in declino. Polizie in lotta tra loro, Scuola nel caos.  C'è "preoccupazione per i rischi di confusione e conflittualità", anche  in materia di energia, comunicazione, credito. In materie come queste, la riforma costituzionale considera determinante, al fine di stabilire la competenza, che si tratti di affari di rilievo “nazionale” o ‘regionale”. Ma hanno un rilievo nazionale i tanti impianti, anche piccoli, che producono energia che viene usata in un circuito nazionale? E quanti sono - si chiede sempre Vandelli (nella foto) - gli istituti di credito che, pur senza operare sull’intero territorio italiano, hanno un’importanza economica rilevante, o comunque operano a scavalco tra più regioni?".
E continua con gli esempi. "
Qualche Regione ha approvato leggi su un proprio Sistema Sanitario Regionale, del tutto autosufficiente, talora basato su un ritorno alle mutue". Si prevede urta differenziazione notevole dei trattamenti, favorita da un progetto del governo che abbassa sensibilmente i livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale. "D’altronde, il ridimensionamento della disciplina statale mette in discussione anche la possibilità per un cittadino calabrese di farsi curare in Lombardia, Da tempo, comunque, nella cris, della finanza regionale, le Regioni meridionali non sono in grado di sostenere questi costi".
Infine altro esempio di devolution applicata, ipotizzando un'importante operazione anti-droga dei Carabinieri è andata a vuoto per l’Improvvisa intromissione della Polizia regionale".
(gs)

Cossiga su Panorama il vero federalismo catalano

Nell'articolo-intervista del settimanale Panorama è descritto come un "pellegrinaggio nel regno del federalismo vero" quello che Francesco Cossiga (nella foto) ha appena compiuto in Spagna.
Prima tappa nei Paesi Baschi con la seguente premessa di Cossiga:
"La Spagna è un concetto geografico e istituzionale, non una nazione. Perché era costituita, a parte i califfati arabi, da tre regni, quello di Navarra, che era li regno dei baschi, il regno di Castiglia e la corona d’Aragona, la prima confederazione di stati che la storia conosce e della quale faceva parte anche il regno di Sardegna. Una confederazione che comprendeva, e tuttora comprende, quattro nazioni: la castigliana, la gallega, la basca e la catalana. In Italia, invece, tutte le regioni sono parte dell’unica nazione italiana, compresa la Sardegna, anche se «nazione incompiuta», con una sua lingua neolatina".
Nell'intervista gli si chiede del nuovo ordinamento delle autonomie previsto dalla riforma costituzionale in corso di approvazione in Parlamento: "È solo una concessione pasticciata alla pressante e fremente Lega da parte di Forza Italia, di Alleanza nazionale che per eredità politica e ideale è fortissima-mente statalista e centralista. E da parte dell’Udc che non ha ereditato nulla su questo piano, come su altri piani, del popolarismo sturziano. Si tratta di una concessione fatta di malavoglia
per tenere in piedi la già scossa coalizione della Casa delle libertà. Il nuovo ordinamento non è stato richiesto dalle regioni, che non hanno neppure mai esercitato fino in fondo tutte le proprie competenze".

A chi si potrebbe applicare il federalismo asimmetrico? "Con qualche motivazione storica, culturale, nazionale, linguistica e di tradizione di autogovemo all’Alto Adige, alla Valle d’Aosta, alla Sardegna, al Trentino, al Friuli e a Trieste e Gorizia. Ma soltanto da un punto di vista teorico".
Perché?
"Faccio un esempio. Madrid potrebbe prima o poi accogliere la richiesta della Catalogna di istituire e organizzare propri giudici e pubblici ministeri, con un ordinamento giudiziario indipendente da quello del resto dello stato spagnolo. Proviamo a immaginare la Sardegna con una magistratura sarda da essa stabilita, il Tirolo del Sud con una magistratura italo-germanica e così via. Suvvia, le nostre regioni non vogliono competenze, ma denari, denari, denari da spendere! "
(gs)

Ghigo e la de tax

La de tax prevista nella riforma fiscale e in via sperimentale nella Finanziaria 2004 va attivata. Se anche altri Stati europei lo facessero, si darebbe al problema della fame nel mondo una risposta concreta e di eccezionale portata”: è quanto ha dichiarato il Presidente della Regione Piemonte e co-Presidente del World Political Forum, Enzo Ghigo, intervenendo all’apertura della sessione annuale di quest’organismo, in svolgimento presso il Centro congressi di Stresa sul tema “La povertà nel mondo: una sfida alla globalizzazione”.

“Applicare questo meccanismo, che consente di escludere dall’imposizione fiscale lo sconto etico concesso dal venditore al consumatore finale, vuol dire - ha precisato Ghigo - coinvolgere volontariamente i cittadini nella responsabilità statale per una serie di iniziative di solidarietà. Ispirandosi alla sussidiarietà, la De Tax si configura come alternativa al dirigismo della Tobin Tax, che mette ‘sabbia negli ingranaggi’ del sistema produttivo-capitalistico, secondo una logica che spesso omette di considerare come senza sviluppo non sia nemmeno possibile la solidarietà”.

Secondo Ghigo, “un’altra operazione essenziale per colmare la distanza che separa i Paesi ricchi da quelli poveri è dare impulso all’istruzione e alla cultura. Se ben impiegate, le capacità delle giovani generazioni possono diventare un fattore di grande vitalità e di innovazione per le loro comunità, in grado di cambiare le sorti di un’economia e di una società”.
“Il risultato dell’impegno economico delle nazioni sviluppate - ha osservato il Presidente - è però solo parzialmente soddisfacente, poiché spesso gli aiuti sono percepiti come provvidenze elargite dall’alto senza coinvolgere la società alla quale si rivolgono. E’ invece positiva la politica condotta negli ultimi anni dallo Stato e dalle Regioni, vero stimolo per l’attivazione delle risorse sociali in maniera produttiva. In questa direzione, la Regione Piemonte ha attivato molte iniziative di cooperazione, come quelle in corso in Burkina Faso, Mali, Niger e Senegal, per le quali vengono stanziati ogni anno 750.000 euro”.

Infine, Ghigo ha ricordato “la straordinaria esperienza di Terra Madre, che è in corso a Torino, un evento che rappresenta una vera e propria sfida culturale e politica, e dove ho sostenuto che le legittime ragioni del profitto e del mercato possono coniugarsi con lo sviluppo dell’agricoltura sostenibile, che per molti Paesi può costituire una speranza e la garanzia di un mercato davvero libero” e che le delegazioni del World Political Forum, guidata da Gorbaciov, e di Terra Madre si incontreranno domenica alle ore 12,15 presso il Salone del Gusto".
(red)

Gava: per la sanità in veneto, "tanti soldi, ma ben spesi"

 "Non ho mai detto che nella sanità veneta non ci sono inefficienze di spesa o sprechi che dir si voglia; non ho alcuna perplessità o contrarietà alla prospettiva di diminuzione delle tasse da sempre correttamente indicata dal Presidente Galan e da me condivisa, alla quale la sanità ha dato e darà il suo consistente contributo in termini di risparmio e ottimizzazione della spesa. Credevo che questi concetti non fossero in discussione, ma il confronto di questi giorni, condotto a mezzo stampa, sembrerebbe indicare il contrario, per cui vorrei si prendesse buona nota del mio reale pensiero. Quanto alla leggerezza con cui avrei accolto le proposte di un partito della Cdl, mi permetto di sottolineare che a volte (e questo era uno di quei casi) un sorriso non è sintomo di sottovalutazione, ma capacità di mantenere un po' di serenità nell'affrontare problemi complessi e difficili come quello di conciliare il costo del sistema e il livello dei servizi erogati in un settore vitale per i cittadini come la sanità. Con questo, mi auguro che possiamo tornare a lavorare concretamente per raggiungere l'obbiettivo che tutti vogliamo: diminuire la pressione fiscale facendo leva su un sempre migliore utilizzo delle risorse, a partire dal settore che ne assorbe di più". Lo sottolinea l'assessore regionale Fabio Gava (nella foto), in merito al dibattito di questi giorni sul deficit della sanità e sui metodi per aggredirlo. "Siamo di fronte - puntualizza - ad un problema così complesso che in tutta Europa, pur sprecandosi le ricette miracolose, nessuno è ancora riuscito a risolverlo completamente. Nel Veneto ho fondati motivi per dire che negli ultimi anni il lavoro della maggioranza ha dato importanti frutti e gettato le basi par raccoglierne altri cammin facendo, a cominciare proprio dalla lotta alle inefficienze di spesa: penso al lavoro della commissione antisprechi, all'attivazione di un articolato progetto di acquisti centralizzati volto a calmierare i costi delle forniture, alla definizione e applicazione dei piani industriali di rientro delle Ulss con i maggiori deficit, alle numerose azioni sull'appropriatezza delle prestazioni, al potenziamento dell'attività del Servizio Ispettivo Regionale, fino ai recenti accordi in materia di controllo con la Procura Regionale della Corte dei Conti e con la Guardia di Finanza". "Penso anche - aggiunge Gava - che non sia realistico ritenere che tutto il deficit possa essere ricondotto a inefficienze di spesa: mi chiedo altrimenti perché il Governo Berlusconi avrebbe riconosciuto nella finanziaria 2005 una maggiore costosità del sistema pari a oltre 14 mila miliardi di vecchie lire; e vorrei si tenesse anche conto del fatto che la sanità veneta eroga livelli di assistenza ben superiori alla media nazionale, con una copertura sociale elevatissima. Tanti soldi, ma soldi ben spesi!". "Il disegno del Presidente Galan di riduzione delle tasse - conclude Gava - ha il mio pieno appoggio. Sui metodi per migliorare ulteriormente la situazione dei conti della sanità sono aperto a qualsiasi confronto. Ma facciamolo con la serenità, il realismo, la concretezza e la serietà che i cittadini ci chiedono, nell'interesse di tutti". 
(red)

Eventi sulla lingua e sul documentario italiani

Saranno oltre novecento gli eventi organizzati in tutto il mondo in occasione della quarta "settimana della lingua italiana nel mondo", che si sta svolgendo dal 18 e durerà fino a domani  23 ottobre. L'iniziativa e' organizzata dalla direzione generale per la promozione e cooperazione culturale del ministero degli Affari Esteri con la diretta collaborazione dell'Accademia della Crusca e con la partecipazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, MIUR, MIBAC, Rai, Societa' Dante Alighieri, Fondazione Corriere della sera, Unione Latina e Accademia degli Incamminati. La manifestazione e' posta sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica e il co-patrocinio del ministero per gli Italiani nel Mondo. La partecipazione dei paesi stranieri alla settimana della cultura segue un trend positivo: il loro numero e' addirittura triplicato rispetto a quello del 2001, mentre lo scorso anno ha coinvolto 70 paesi con 760 iniziative. La quarta edizione della lingua italiana nel mondo e' dedicata alla poesia, in occasione del settimo centenario della nascita di Francesco Petrarca. In programma, manifestazioni che riguardano i grandi classici fino alla produzione poetica piu' attuale, includendo testi diversificati sia per eta' del pubblico che per genere.
A Bologna è invece iniziata il 18 e proseguità fino al 24 ottobre, presso la Cineteca di Bologna una serie di proiezioni, dibattiti, incontri tra operatori e istituzioni, workshop per gli addetti ai lavori, nell'ambito degli Stati generali del documentario italiano. L´evento era stato presentato l'8 settembre a Venezia nell´ambito della 61° Mostra Internazionale d´Arte Cinematografica alla presenza del direttore Marco Müller. Con questo appuntamento, organizzato dall´Associazione Doc/It, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, il Comune e la Cineteca di Bologna, per la prima volta in Italia operatori del settore, istituzioni, imprese, ma anche pubblico, media, responsabili di festival nonché le nuove leve provenienti dalle principali scuole potranno conoscersi e confrontarsi sulle tematiche del documentario, le problematiche in campo, gli scenari futuri e le opportunità di coinvolgimento del grande pubblico.
(red)
 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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In redazione: Stefano Mirabelli (caporedattore); Giuseppe Schifini (caposervizio)
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