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Al 25
marzo manca una settimana. Sono pochi giorni per una paventata verifica di
Governo, ma sufficienti per un
emendamento ''antipanico''
sulle riforme costituzionali e una
forte
accelerazione.
Non si sta facendo nessuna corsa - ha affermato il capogruppo della Lega
al Senato
Roberto Calderoli -
e da qui al 25 marzo, data fissata per il voto
finale: "i tempi sono sufficienti anche per entrare nel merito". Più
esplicito il ministro Castelli: ''Se il 25 non si voterà il federalismo,
il 28, all'assemblea della Lega, raccomanderò che si voti l'uscita del
nostro partito dal Governo. Ho già messo le mie dimissioni nelle
mani del partito''. Dello stesso avviso è anche il ministro Maroni.
Non è dello stesso parere
il
centrosinistra che intende invece mobilitarsi proprio per contrastare
l'approvazione del disegno di legge sulle riforme costituzionali in tempi
contingentati e sul suo
utilizzo come merce di scambio. Quindi
ostruzionismo in Aula e iniziative pubbliche di protesta nel Paese per i
Senatori dell'Ulivo. ''La decisione sul contingentamento dei tempi e'
gravissima -spiega il capogruppo Ds, Gavino Angius- siamo di fronte ad una
dittatura della maggioranza che ha preso questa decisione anche contro il
presidente del Senato, Marcello Pera, che aveva ventilato ipotesi diverse
di calendario''.
Ma Calderoli aveva anche ribadito le
sue critiche alla lettera del presidente del Senato, Marcello Pera, ai
presidenti di regione: "E' assolutamente inopportuno che un rappresentante
delle istituzioni entri nell'agone politico".
Calderoli ha detto che la maggioranza sta "ragionando e lavorando sulle
proposte dei Governatori" e che per ora l'esame del ddl proseguira' sugli
articoli 15 e seguenti (cfr.
anche
il testo a fronte aggiornato al 10 marzo dal Servizio Studi del Senato e
pubblicato su www.regioni.it ). L'articolo 12 sulle competenze delle due Camere,
la cui votazione finale era stata accantonata proprio nell'attesa delle
proposte dei presidenti di Regione, potrà aspettare l'esito di queste
consultazioni nella Cdl.
Secondo l'opposizione di tratta ''di un atto di arroganza inaccettabile''.
''Abbiamo soltanto 8 ore di tempo per discutere della riforma di 35
articoli della nostra Costituzione -prosegue Angius- articoli che
riguardano l'ordinamento dello Stato, le prerogative del capo dello Stato,
la riforma del governo, la composizione della Corte costituzionale, gli
istituti di garanzia''.
''Noi abbiamo tentato fino all'ultimo di perseguire il dialogo con la
maggioranza -aggiunge il capogruppo della Margherita, Willer Bordon-
abbiamo avanzato a nome di tutto il centrosinistra la bozza Amato, una
proposta seria che non e' stata presa in considerazione dal centrodestra.
La chiusura del confronto da parte della maggioranza e' un rigetto, oltre
che delle nostre proposte anche delle osservazioni dei presidenti delle
Regioni''.
Il
relatore al provvedimento,
Francesco D'Onofrio ha fatto sapere che
sull'articolo 12, che riguarda le competenze del Senato federale e che e'
stato criticato dai presidenti di Regione, sara' votato ''alla fine della
legge, dopo le norme transitorie''. Inoltre, una nuova riunione dei saggi
della Cdl presentera' un nuovo emendamento definito ''anti-panico'' sia da
D'Onofrio che da Roberto Calderoli, che riguardera' l'attuale articolo 120
della Costituzione, che regola i poteri sostitutivi dello Stato rispetto
alle regioni e agli enti locali.
D'Onofrio ha pure riferito che alla
riunione si e' discusso della lettera dei presidenti di Regione:
''La loro lettera era indirizzata ai capigruppo; non sappiamo se dobbiamo
rispondere come maggioranza o come singoli gruppi. Decideremo domani''. Ma
Calderoli precisa: ''Risponderemo votando in aula''.
D'Onofrio lascia intravedere un'apertura alle richieste dei presidenti di
regione, annunciando il posticipo dell'approvazione del contestato
articolo 12 alla fine di tutti gli altri articoli. ''Vorrei anche
sottolineare - ha aggiunto - che non toccheremo l'attuale articolo
117 della Costituzione, quello che stabilisce che ci sono materie di
competenza esclusiva delle Regioni, dello Stato, e altre di
competenza concorrente. Questo vuol dire qualcosa''. Infine oggi
vedra' definitivamente la luce l'emendamento ''antipanico'', sui poteri
sostitutivi dello Stato.
Intanto il Senato ha approvato gli articoli 15, 16 e 17 delle riforme
costituzionali. L'articolo 15 riguarda l'organizzazione dell'attività
legislativa di Camera e Senato, con la previsione che i provvedimenti
siano esaminati da commissioni di merito e poi dall'aula. Sono stati
respinti numerosi emendamenti aggiuntivi dell'opposizione che riguardavano
i referendum abrogativi. Alcuni di essi prevedevano l'innalzamento del
numero delle firme per chiedere il referendum, altri sia questo
innalzamento sia l'abbassamento del quorum richiesto per rendere valido il
referendum stesso. il relatore Francesco D'Onofrio ha detto che il tema
del referendum verrà affrontato dopo il voto sulle norme transitorie
finali.L'articolo 16 riguarda la ratifica dei trattati internazionali. Il
successivo articolo approvato, il 17, stabilisce che ''ogni anno sono
approvati i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo''.
Il Senato ha approvato anche l'articolo 18 delle riforme, che prevede che
le commissioni di inchiesta varate dalla Camera dei deputati abbiano ''gli
stessi poteri e le stese limitazioni dell'autorità giudiziaria''.
Per quanto riguarda il Primo Capo del provvedimento il Senato deve ancora
dare il voto finale sull'articolo 12, riguardante le competenze del Senato
federale, e messo in discussione dai Presidenti di Regione. Il relatore
Francesco D'Onofrio ha detto che esso verrà votato alla fine di tutti gli
altri articoli.
Il Senato ha inoltre approvato gli articoli 19, 20 e 21 delle riforme,
riguardanti la figura del presidente della Repubblica.
L'articolo 19 scrive le modalita' di elezione del Capo dello Stato. Esso
viene eletto dall'Assemblea della Repubblica, costituita dai membri di
Camera e Senato federale, dai presidenti di Regione, nonche' da un numero
di delegati eletti dai Consigli regionali: tre per ciascuna regione, piu'
un delegato per ogni milione di abitanti. L'inquilino del Quirinale e'
eletto con un quorum dei due terzi al primo scrutinio, dei tre
quinti dal terzo, con la maggioranza assoluta dopo il quarto
scrutinio. La riforma della Cdl conferma quanto prevede l'attuale
Costituzione in tema di supplenza del presidente: spetteranno al
presidente del Senato.
L'assemblea di palazzo Madama ha infine approvato l'art 22 del ddl di
riforma costituzionale che riguarda le funzioni del capo dello Stato. ''Il
presidente della Repubblica e' garante della Costituzione, rappresenta
l'unita' federale della nazione ed esercita le funzioni che gli sono
espressamente conferite dalla Costituzione. E' il capo dello Stato''
La nuova norma rivede l'art. 87 della Costituzione e prevede per il capo
dello Stato due nuovi poteri: quello di nominare il presidenti delle
authority e di indicare i vice presidenti del Csm.
Tra i compiti del capo dello Stato indicati nell'articolo approvato vi
sono: inviare messaggi alle Camere, indire nuove elezioni, promulgare le
leggi, indire il referendum popolare. Il capo dello Stato ha inoltre il
comando delle forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa,
dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere, presiede il Csm.
Inoltre ''puo' concedere la grazia e commutare le pene'' e conferire le
onorificenze della Repubblica. Scompare, tra quelle scritte fino ad oggi
la funzione di autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di
legge di iniziativa del governo.
Per quanto riguarda le riforme, ilpresidente della regione Lombardia
Roberto Formigoni ha dichiarato: ''e' solo l'introduzione a cui dovra'
seguire il federalismo fiscale''.
''La legge in discussione - ha spiegato Formigoni - contiene punti
importanti che realizzano le condizioni per introdurre il federalismo
fiscale in Italia''. Secondo Formigoni ''La leva fiscale e' un elemento
fondamentale per rafforzare la competitivita' di un territorio''. ''Provo
un sentimento di invidia - ha detto - tutte le volte che sento parlare di
Catalogna e di altre regioni europee che godono di autonomia fiscale. La
Lombardia concorre per il 55% al fondo di perequazione delle regioni
italiane, nessun cittadino lombardo vi si vuole sottrarre, ma 'est modus
in rebus' e un fuori misura penalizza tutti, sia le regioni piu' forti sia
quelle piu' deboli''.
''Frenare le regioni piu' forti - ha spiegato Formigoni - non significa
migliorare le condizioni di vita di quelle piu' lente, ma, al contrario,
significa frenare lo sviluppo di tutti''.
(gs) |
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E'
convocata la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province
autonome per giovedì 18 marzo 2004 alle ore 10.00 presso la Segreteria
della Conferenza dei Presidenti - Via Parigi, 11 – Roma. Fra i
punti all'ordine del giorno:
AFFARI INTERNAZIONALI – Regione Marche - Proposta integrativa
dell’emanando Decreto del Ministero degli Affare Esteri di cui all’art. 3,
comma 43, della Legge Finanziaria 2004, relativa alla semplificazione
delle procedure di cooperazione decentrata delle Regioni e degli Enti
locali – Riunione politica convocata per il 18 marzo prossimo;
RISORSE IDRICHE – Regione Piemonte 4a) Gestione del demanio idrico e
competenza regionale: problematiche; 4b) Legge finanziaria 388/2000.Svincolo
di risorse impegnate per gli Accordi di Programma Quadro;
AFFARI SOCIALI – Regione Veneto - Bozza Protocollo d’Intesa tra la
Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome e
F.I.A.B.A. (Fondo Italiano abbattimento Barriere Architettoniche) –
Esaminata nella riunione del Coordinamento Interregionale degli Assessori
del 26 febbraio 2004;
ISTRUZIONE – Regione Campania - Valutazioni in merito ai disegni di legge
in materia di stato giuridico degli insegnanti (C4091, 4095);
ENERGIA – Regione
Toscana - 7a) Valutazione dello schema di decreto interministeriale
attuativo della legge 83/2003 (approvazione dell’elenco dei progetti da
considerare prioritari ai fini dell’effettuazione della procedura di VIA);
7b)Esame bozza di accordo di programma tra le Regioni, gli Enti locali e
il Gestore delle Rete di Trasmissione Nazionale (GRTN) in merito alla
pianificazione elettrica - Approvato dal Coordinamento
interregionale degli Assessori all’Energia il 22 dicembre 2003;
Riflessioni sulle problematiche relative alla Legge n. 368 del 24
dicembre 2003 (conversione con modificazioni del D. L. n. 314 recante
disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in
condizioni di massima sicurezza, dei rifiuti radioattivi) – Richiesta del
Presidente della Regione Basilicata;.(red) |
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"L'attacco contro la Spagna, in realtà
è
contro l'Europa e quindi anche il nostro Paese può essere possibile
oggetto di attacchi terroristici". Lo ha detto il presidente della Regione
Lombardia, Roberto Formigoni: "Non c'e' un pericolo immediato ma occorre
mantenere un livello d'attenzione e soprattutto -
ha
sottolineato Formigoni - un atteggiamento morale da parte di tutti. Il
terrorismo
nichilista, com'e' stato giustamente definito, vuole distruggere l'uomo,
la vita, ogni forma di cultura, di civiltà. Vuole distruggere ogni
rapporto democratico tra culture diverse. Questo terrorismo - ha
proseguito il presidente della Lombardia - e' all'attacco e noi dobbiamo
difenderci con la forza della nostra cultura, delle nostre tradizioni,
della nostra volontà di dialogo. C'e' un Islam estremista, radicale,
nichilista. E ci sono milioni di uomini di fede musulmana che sono invece
disponibili al confronto. Noi dobbiamo combattere l'Islam distruttivo e
potenziare il dialogo con chi ha una fede religiosa diversa ma e' disposto
a vivere nel rispetto reciproco.
"Mi auguro che ci sia una manifestazione il 18 marzo e che sia
convintamente sostenuta da tutti perché il pericolo costituito dal
terrorismo internazionale e' un pericolo serio e forte del quale bisogna
tutti prendere coscienza e che va combattuto unitariamente". Formigoni ha
"salutato positivamente l'idea della manifestazione" e si e' detto "pronto
a parteciparvi. E mi auguro che tutti lo facciano con spirito unitario".
"Le differenze politiche possono manifestarsi su molti temi ma non sulla
lotta al terrorismo e sulla sicurezza del Paese".
(sm)
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Provincia Alto Friuli. Si svolgera'
domenica 21 marzo, in 43 comuni dell'Alto Friuli, il referendum consultivo
per la costituzione della quinta provincia regionale del Friuli-Venezia
Giulia.
Al voto - dalle ore 7 alle 22 - parteciperanno 65.981 elettori, 33.840
donne e 32.141 uomini. Dopo il referendum, che non avra' quorum, la
Regione Friuli-Venezia Giulia, che ha competenza primaria sull'assetto dei
propri enti locali, in caso di vittoria dei si', avra' 60 giorni di tempo
per approvare la legge che istituisce la provincia della montagna.
Quindi sara' un referendum senza quorum: chi
vincera' determinera' la nascita o meno della quinta provincia.
Una provincia
regionale, che non comportera' il trasferimento di enti periferici dello
Stato (Prefettura o Questura), ma che avra' una serie di prerogative e
competenze.
Quella della provincia della montagna - vi sono coinvolti i comuni della
Carnia, della Val Canale-Canal del ferro e del Gemonese - e' una antica
rivendicazione delle popolazioni dell'Alto Friuli. Risale a decine di anni
fa. Intesa democratica - il cartello che lo scorso anno ha portato
l'imprenditore triestino, Riccardo Illy, alla presidenza della regione -
ha posto tra i punti qualificanti del suo programma elettorale la nascita
del nuovo ente. Tanto che nel simbolo elettorale del movimento era stata
inserita una quinta stella, a sottolineare questo intendimento. Poi ci
sono state le firme di migliaia di carnici a sostegno della provincia.
Quindi la Giunta ha fissato la data del referendum consultivo,
procedimento che e' stato contestato dalla provincia di Udine, il cui
presidente, Marzio Strassoldo (Forza Italia), ha fatto ricorso - prima al
Tar e poi al Consiglio di Stato - per chiedere l'estensione del referendum
a tutti i comuni della provincia.
''Non e' corretto - aveva detto Strassoldo - che sui destini della
provincia di Udine si esprimano solamente gli elettori di 43 comuni
montani''. Ma i due ricorsi sono stati respinti e ora gli elettori
potranno recarsi al voto e cogliere quella che molti osservatori
definiscono ''una occasione storica''.
(red) |