periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 205 - Roma, 16  gennaio 2004

Sommario

Salta finanza locale con Finanziaria 2004 La Conferenza Stato-Regioni va on line
Regioni: preoccupazione per riforma Costituzione Nel 2004 meno un quarto di risorse per il sociale
Finanziaria e sopravvivenza”istituzione Regione” Colozzi: "che fine ha fatto l'alta Commissione per il federalismo fiscale?"

Salta finanza locale con Finanziaria 2004

Gli enti locali si schierano a fianco  delle Regioni, accogliendo la proposta della Conferenza delle Regioni  di disertare le future riunioni della Conferenza unificata, qualora il governo non approvi quanto prima l'annunciato decreto post-Finanziaria, che faccia proprie le richieste, in materia finanziaria, delle autonomie locali. E' quanto emerso al termine della conferenza unificata, alla presenza del Ministro Enrico La Loggia (nella foto), del Ministro delle Politiche comunitarie Rocco Buttiglione e del Ministro della Salute, Girolamo Sirchia. Durante la riunione i Presidenti delle Regioni, come annunciato questa mattina, hanno presentato al governo due documenti in cui avanzano alcune richieste che evitino il paventato tracollo  delle Regioni.
''Noi abbiamo solidarizzato con le Regioni - ha detto Fabio Melilli, vicepresidente dell'Anci - ne condividiamo i motivi e annunciamo, accogliendo la proposta di  Ghigo, che se non avremo aperture dal governo non parteciperemo più alla Conferenza Unificata''. Il vicepresidente dell'Anci ha detto di condividere in  particolar modo la preoccupazione delle Regioni in merito alla norma contenuta in Finanziaria che rende illegittimo il ricorso a mutui per una serie di interventi destinati alla realizzazione di investimenti a favore di privati. ''Pensiamo che questa norma - ha proseguito Melilli - sia grave non solo per le Regioni ma anche per il sistema comunale''.
L'appello delle Regioni e' stato accolto ''positivamente'' dal Presidente dell'Uncem, Enrico Borghi: ''Questa e' l'ennesima  dimostrazione - ha detto - del fatto che il meccanismo di  predisposizione della legge Finanziaria e' oggi incongruo per  quel che concerne le materie del sistema delle autonomie locali.  Rilanciamo ancora una volta l'appello al governo perché, 
immediatamente dopo il varo del Dpef, in vista della futura Finanziaria, apra un tavolo di confronto finalizzato alla messa  a punto di una vera e propria Finanziaria delle autonomie''. In  caso contrario, secondo Borghi, le autonomie locali continueranno a lavorare ''in rincorsa con provvedimenti che quest'anno hanno rasentato il limite della sopportabilità''.
''Considerazioni estremamente importanti'': così Vittorio  Prodi, della presidenza dell'Upi, ha definito le dichiarazioni e le proposte della conferenza delle Regioni in materia finanziaria. ''Le richieste delle Regioni sono - ha detto Prodi - a garanzia di risorse basilari per l'esercizio delle funzioni delle Regioni  e delle altre autonomie''. Anche l'Upi ritiene vitale avere certezza sui finanziamenti e giudica di estrema gravità la  situazione che attualmente vivono le autonomie locali.
Secondo quanto riportato in uno dei documenti consegnato al governo "d
all’approvazione della manovra finanziaria 2004 emergono come questioni urgenti:
a)   nuove norme sull’indebitamento (art. 3 commi da 14 a 21 della legge 350/2003)
b)   attuazione del DLGS 56/2000 al fine di ottenere:a titolo di anticipazione il 95% del fabbisogno sanitario (art. 3 comma 30); come quote di tributi (compartecipazione IVA) il finanziamento delle funzioni conferite per il decentramento amministrativo assicurato fino al 2003 con trasferimenti dello Stato;
c) iscrizione all’ordine del giorno della Conferenza Unificata dell’Accordo sui meccanismi strutturali del federalismo fiscale di cui all’art. 3 comma 1 lettera a) della legge 289/2002 (legge finanziaria 2003).
per quanto concerne in particolare le nuove norme sull’indebitamento, le Regioni hanno sottolineato che "in maniera unilaterale e improvvisa, in sede di maxiemendamento, sono state introdotte nuove norme sull’indebitamento degli Enti locali e delle Regioni, con validità di principio generale anche per le Regioni a statuto speciale, che rendono illegittimo il finanziamento mediante ricorso all’indebitamento di una serie di interventi destinati alla realizzazione di investimenti e in particolare di quelli riferiti ai trasferimenti in conto capitale a favore di privati: ciò significa che tutte le spese relative a contributi in conto capitale alle imprese, alle famiglie, alle associazioni non sono più finanziabili con il ricorso all’indebitamento. Lo stesso dicasi per la quasi totalità dei cofinanziamenti regionali di programmi comunitari. Queste norme - prosegue il documento delle regioni -hanno un impatto improvviso, dirompente e non governabile sugli equilibri dei bilanci regionali. Infatti è noto che, dati i ristretti margini di autofinanziamento delle Regioni, la quasi totalità delle spese regionali di investimento sono finanziate con l’indebitamento.
Se tali norme non vengono modificate gli stanziamenti relativi a queste tipologie di spesa verrebbero ad essere privati di copertura finanziaria, e le relative spese verrebbero ad essere illegittime. Peraltro la normativa richiamata responsabilizza anche gli Istituti di credito finanziatori e la stessa Banca d’Italia in modo da rendere oltreché illegittimo anche impraticabile il finanziamento con indebitamento di spese di investimento diverse da quelle indicate in tali norme, e sicuramente, quand’anche la spesa venisse effettuata e l’indebitamento fosse non contratto riportando a nuovo esercizio un deficit che incorporasse tali spese, questo deficit non potrà essere coperto con indebitamento. Risulta quindi necessario chiedere al Governo di rivedere con urgenza la normativa ricercando un’intesa con le Regioni utilizzando uno dei provvedimenti in fase di conversione al Parlamento.
La strada indicata è che "con decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze"si modifichino "le tipologie di spesa di investimento per le quali è consentito il finanziamento mediante ricorso all’indebitamento". Sarebbe quindi questo lo strumento per risolvere gravi criticità.
Per quel che concerne l'attuazione del federalismo fiscale si sottolinea che il "D. lgs. 56/2000 prevede: 2001, 2002 e 2003: aliquote provvisorie di compartecipazione IVA rideterminate ogni anno sulla base del fabbisogno sanitario; dal 2002 nuova perequazione; 2004 inclusione dei trasferimenti “Bassanini” fra i trasferimenti soppressi e sostituiti con compartecipazioni; definizione dell’aliquota definitiva;dal 2005 crescita delle entrate proporzionale alla dinamica tributaria".
La situazione attuale è la seguente: per l’anno 2001: determinazione con DPCM 17 maggio 2001 dell’aliquota di compartecipazione IVA al 38,55%; per l’anno 2002: schemi di DPCM per la determinazione della compartecipazione IVA (37,39%) e per la perequazione fra le Regioni: mancata intesa; per l’anno 2003: schema di DPCM per la determinazione della compartecipazione IVA (38,69%): approvato ma non pubblicato; schema di DPCM per la ripartizione della compartecipazione IVA e del fondo di perequazione fra le Regioni in corso di definizione.
Le Regioni per il 2004 hanno chiesto con emendamento alla legge finanziaria la proroga dei trasferimenti “Bassanini” e del Fondo di garanzia, con il rinvio al 2005 della determinazione delle aliquote definitive di compartecipazione. L’emendamento non è stato accolto. Di conseguenza dal 2004:cessano i trasferimenti statali a copertura delle funzioni trasferite, le somme corrispondenti vengono sostituite da imposte e compartecipazioni;il Fondo di Garanzia non è più in vigore;la determinazione delle aliquote di compartecipazione definitiva può riguardare soltanto l’IVA in quanto non ci sono i tempi tecnici per modificare le aliquote dell’IRPEF;nelle more della determinazione dell’aliquota e della perequazione: non sono assicurati i fondi dei trasferimenti per le funzioni “Bassanini”; non opera l’articolo della finanziaria che adegua le anticipazioni sanità al 95% del fabbisogno 2004 lasciandole pari a quelle dell’Accordo del 3 agosto 2000.
Per questi motivi "risulta necessario chiedere al Governo la ripresentazione, in uno dei provvedimenti in fase di riconversione al Parlamento, dell’emendamento che era stato concordato in sede di Conferenza Unificata". In mancanza l’unica via percorribile è la seguente: a) per ottenere nel 2004 il 95% del fabbisogno sanitario pervenire quantomeno alla formulazione degli schemi di DPCM 2003 e 2004 per la ripartizione della compartecipazione IVA e del fondo di perequazione; b) per ottenere nel 2004 le risorse per il finanziamento delle leggi “Bassanini” pervenire alla approvazione dei relativi DPCM.
Infine per quel che riguarda l'Iscrizione all’ordine del giorno della Conferenza Unificata dell’Accordo sui meccanismi strutturali del federalismo fiscale, il documento delle Regioni sottolinea che:"l’art. 2 comma 20 della Legge 350/2003 proroga le scadenze per il termine dei lavori dell’Alta Commissione. Si ricorda che Regioni ed Enti locali hanno elaborato un documento comune sui meccanismi strutturali del federalismo fiscale e l’hanno presentato fin dal luglio 2003 al Governo per avviare l’iter necessario al fine di giungere ad un Accordo in sede di Conferenza Unificata. Si ricorda che l’intesa di cui sopra è precondizione per l’avvio dei lavori dell’Alta Commissione e quindi risulta necessario insistere con il Governo per giungere all’Accordo in sede di Conferenza Unificata".
puntuale la radiografia sull'esito degli emendamenti proposti dalla regioni alla finanaziaria:
Emendamenti accolti
: Anticipazioni di cassa sanità (in parte al 95%); Patto di stabilità interno: sterilizzazione dei maggiori oneri per il rinnovo dei contratti del personale regionale;Assunzione personale: recupero delle assunzioni 2003 non effettuate;Assunzione personale: accelerazione della procedura per le assunzioni 2004; Limiti d’impegno: esclusione degli enti della PA dall’obbligo di cofinanziare i limiti di impegno; Finanziamento dello 0,99% degli oneri per il rinnovo del contratto sanità; Sterilizzazione degli effetti delle sentenze della Corte Costituzionale sulle leggi regionali in materia di tributi (tassa automobilistica).
Emendamenti non accolti:Copertura oneri assistenza sanitaria immigrati regolarizzati; proroga Fondo di Garanzia – d.lgs. 56/2000; proroga trasferimenti svolgimento funzioni amministrative conferite alle Regioni; IVA trasporti; Decreto legge 269/03 art. 14 Servizi pubblici locali.(red)

Regioni: preoccupazione per il testo di riforma della Costituzione

La Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome esprime preoccupazione per il testo di riforma della Costituzione, all’esame della I Commissione Affari Costituzionali del Senato.
Il testo di riforma, infatti, prevede un Senato formalmente definito come “federale”, ma nella sostanza totalmente privo di collegamento con i territori: nella composizione, che si presenta “federale” soltanto nella inclusione dei Presidenti delle Giunte e dei Consigli, peraltro solo in alcuni eccezionali momenti;  persino nella durata, elevata a sei anni secondo tempi del tutto diversi da quelli del rinnovo degli organi regionali, per di più costringendo gli elettori ad un’ulteriore tornata elettorale. La Conferenza esprime viva preoccupazione anche per la complicazione delle procedure legislative e per la moltiplicazione di strutture, organi e interventi che variamente dovrebbero esprimere le valutazioni delle istanze territoriali: a partire dalla istituzione di “assemblee di coordinamento delle autonomie” che, per aree interregionali, dovrebbero adottare ulteriori pareri nel corso dei lavori parlamentari.
Facendo appello a tutte le forze parlamentari, i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome esprimono una valutazione negativa delle disposizioni sinora approvate.
La Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome valuterà nelle prossimamente le iniziative da intraprendere per sensibilizzare i gruppi politici, al fine di modificare in senso autenticamente federalista, il testo in discussione.
La Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome è pronta a fornire il proprio contributo di proposte per garantire la complessiva tenuta della riforma dell’assetto istituzionale.
Critico il Ministro per le riforme istituzionali, Umberto Bossi : " ''Sono solo i Presidenti - ha detto Bossi che vogliono giocarsi partite personali. Vogliono venire tutti a Roma...''.
E quando il Presidente della Regione Lazio ,Francesco  Storace, ha aspramente criticato l'
istituzione delle assemblee di coordinamento delle autonomie affermando che ''se, per accontentare Umberto Bossi, si fa a pezzi l'Italia e si resuscitano le tesi di Miglio, e' meglio staccare la spina, altro che verifica...'', e il Ministro ha risposto: ''non mi interessa''.
Quanto "all'ambizione romana dei Presidenti",  Storace ha ulteriormenete replicato "'A Roma io già ci sto e dico che certi emendamenti promossi dal Ministro Bossi sono pericolosi per l'Italia''. E l'assessore agli affari istituzionali, della Regione Lazio, 
Donato Robillotta propone già un referendum abrogativo.
''Noi riteniamo - ha detto al termine della Conferenza,
Enzo  Ghigo - che la discussione oggi in atto al Senato debba tenere  conto di una posizione che stiamo approfondendo. E' indubbio che il risultato della discussione al Senato non mi soddisfa''. E per il vice presidente della Conferenza, Vasco Errani (nella foto), si tratta di  "un testo persino peggiorativo rispetto a come è entrato. Non ha sostanzialmente  nulla che serva al completamento indispensabile del federalismo.  Aggrava una situazione di confusione e di pasticcio, che assume contorni sempre più seri''
, concetti che Errani ribadisce in un'intervista a l'Unità puntualizzando le richieste delle Regioni " Chiediamo innanzitutto una vera definizione del senato federale, con una funzione di tutela del federalismo. Inoltre per noi era fondamentale che quest'organo avesse un reale collegamento con il territorio. e questo Senato federale non ce l'ha. Non dimentichiamo poi che con un emendamento è stata introdotta un'assemblea di coordinamento per aree interregionali che pone le basi per uno "spezzatino" del paese. Per accontentare le pressioni della Lega nord, si da' la possibilità di creare delle unioni tra regioni ed enti locali che possono mandare ulteriori pareri al Senato. A che serve un altro organo di questo tipo? Si creano confusioni e sdoppiamenti, null'altro. Mi domando se si siano chiesti che cosa da in definitiva questa riforma al paese .
Duro anche il giudizio dell'Anci che invita
il governo a "tornare al tavolo del  confronto con le autonomie locali in materia di riforme  costituzionali". (sm)

Finanziaria e sopravvivenza ”istituzione Regione”

Le Regioni rischiano il tracollo economico degli effetti della Finanziaria: mancano all'appello almeno 7,4 miliardi di euro. Un allarme oggi espresso in sede di Conferenza dei presidenti delle Regioni, che porta i 'governatori' a sollecitare il governo su due questioni ritenute ''indispensabili'': il varo dell'annunciato decreto post finanziaria che dovrebbe intervenire su alcune questioni rimaste in sospeso a manovra avvenuta, quali il finanziamento delle Bassanini sul decentramento amministrativo,dall'altra parte l'avvio dell'attuazione del federalismo fiscaleprevisto dall'articolo 119 della Costituzione.
per questi motivi i presidenti delle Regioni - in
in Conferenza Stato Regioni -  hanno chiesto una risposta  al governo entro il 21 gennaio, prossima scadenza a Roma in cui discuteranno del Fondo sanitario nazionale 2004. Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa  nei primi calcoli per il 2004 mancherebbero all'appello 5 miliardi di euro sul Fondo sanitario nazionale 2004; 1 miliardo e 400 milioni di euro legati al mancato finanziamento delle Bassanini e circa 1 miliardo di euro per il mancato finanziamento dell'assistenza sanitaria agli immigrati in via di regolarizzazione, sulla base della legge Bossi-Fini.
In assenza dei chiarimenti richiesti, si legga ancora nel Documento che le Regioni hanno consegnato al governo "è evidente che le Regioni si troveranno costrette a sospendere la propria partecipazione agli ambiti di concertazione istituzionale."
Sono 4 le questioni fondamentali, indicate dal documento:
1: Nuove norme sull’indebitamento (art. 3 commi da 14 a 21 della legge 350/2003). Con questa norma tutte le spese relative a contributi in conto capitale alle imprese, alle famiglie, alle associazioni non sono più finanziabili con il ricorso all’indebitamento. Lo stesso dicasi per la quasi totalità dei cofinanziamenti regionali di programmi comunitari. Queste norme hanno un impatto improvviso, dirompente e non governabile sugli equilibri dei bilanci regionali. Infatti è noto che, dati i ristretti margini di autofinanziamento delle Regioni, la quasi totalità delle spese regionali di investimento sono finanziate con l’indebitamento. Risulta quindi necessario rivedere con urgenza la normativa d’intesa con le Regioni.
2: Decreto legislativo 56/2000: proroga per il 2004 del fondo di garanzia, dei trasferimenti per il decentramento amministrativo e della definitiva determinazione dell’aliquota di compartecipazione IVA. Le Regioni per il 2004 avevano concordato in sede di Conferenza Unificata uno specifico emendamento per risolvere le suddette questioni. L’emendamento non è stato recepito nella legge finanziaria 2004. Le Regioni riconfermano la necessità che tale emendamento sia accolto.
3: Copertura oneri di assistenza sanitaria per gli immigrati regolarizzati. La legge finanziaria 2004 si è limitata a prevedere l’istituzione di un tavolo di monitoraggio dei costi relativi alle prestazioni di assistenza sanitaria per gli immigrati regolarizzati. Le Regioni - ferma restando la necessità di una definitiva valutazione sulla congruità delle risorse destinate al finanziamento dei Livelli Essenziali di Assistenza per l’anno 2004 - ribadiscono che le prestazioni di assistenza sanitaria agli immigrati costituiscono un onere aggiuntivo vero e proprio che le Regioni stanno già sostenendo e che quindi non può essere eluso con l’ennesima costituzione di un tavolo di monitoraggio.Le Regioni chiedono pertanto che nel provvedimento di modifica della legge finanziaria più volte annunciato dal Governo o in altro provvedimento, sia previsto il finanziamento per l’anno 2004 integrativo del fabbisogno determinato ai sensi dell’Accordo dell’8 agosto 2001, concordando la quantificazione di tale finanziamento con le stesse Regioni.
4: Disavanzi delle aziende sanitarie 2001. Le Regioni ripropongono una norma che potrebbe sbloccare le risorse aggiuntive per le Regioni che non hanno ancora ricevuto le integrazioni del fabbisogno sanitario 2001 (Campania, Calabria, Abruzzo, Molise, Sardegna). Si richiede pertanto che l’emendamento già proposto venga recepito. Oltre ad ottenere una risposta a tale irrinunciabili questioni le Regioni ritengono che sia ormai non più procrastinabile un confronto ai più alti livelli con il Governo sull’insieme dei problemi riguardanti il rapporto Stato – Regioni la cui mancata soluzione rischia di avere ripercussioni pesantissime sulla vita sociale.
E il Ministro
della Salute, Girolamo Sirchia (nella foto) dopo l'allarme lanciato dai Presidenti delle Regioni sul rischio di crac finanziario, sottolinea che: ''Bisogna eliminare inefficienze e sprechi, per assicurare maggiori risorse al Servizio sanitario nazionale''.  (red)

La Conferenze Stato-Regioni va on line
La Conferenza Stato-Regioni e quella Unificata - comprendente anche Province, Comuni e Comunita' montane - si sono riunite 56 volte dall'inizio della legislatura. Sono state precedute, o seguite, da 1.059 riunioni tecniche. Hanno dato 215 pareri e in sede di Conferenza sono state raggiunte 123 intese e trovati 93 accordi sulle materie piu' diverse.
Sono i numeri dell'attività svolta in due anni e mezzo dalla Conferenza Stato-Regioni presieduta dal ministro per gli Affari Regionali, Enrico La Loggia. ''E' un organismo sempre piu' autorevole nell'azione complessiva di governo del Paese'', e' il commento soddisfatto del ministro davanti ai dati di sintesi raccolti alla fine del 2003 per essere trasmessi al ministro per l'attuazione del programma.
I dati relativi resi noto sono del 2003.
La Conferenza ha esaminato 215 provvedimenti. Il parere favorevole e' stato per il 68% di essi (favorevole puo' anche voler dire, in molti casi, provvedimenti del governo modificati o integrati con le osservazioni delle Regioni); il si' condizionato delle Regioni e' stato sul 25% dei provvedimenti; sul 3% e' stato dato parere negativo; sul 2% un parere negativo condizionato e sul residuo 2% e' stato espresso un parere ''nei termini in cui''.
Capitolo a parte è il contenzioso Stato-Regioni. Dall'entrata in vigore della riforma del Titolo V della Costituzione (novembre 2002) la Corte Costituzionale ha emesso 33 sentenze: 24 favorevoli o sostanzialmente favorevoli allo  Stato, 9 favorevoli o sostanzialmente favorevoli alle Regioni; 1 questione posta dal governo e' stata giudicata inammissibile.
Infine, da registrare una novità operativa: la segreteria della Conferenza Stato-Regioni ha predisposto un nuovo sito internet nel quale verranno immessi i provvedimenti all'esame della Conferenza, le schede riassuntive dell'istruttoria tecnica svolta dalla segreteria, le convocazioni delle riunioni, un motore di ricerca per la documentazione contenuta nel sito e l'attività dei tavoli che lavorano presso la segreteria. (red)
Colozzi: che fine ha fatto l'Alta Commissione per il federalismo fiscale?

Non un euro in più di quanto promesso e definito con il Governo, ma le Regioni chiedono soprattutto l'applicazione del federalismo fiscale, e cioè il "rispetto della della norma costituzionale (ndr art. 119) che prescrive che ogni livello istituzionale debba avere risorse adeguate alle funzioni assegnate. E l'Alta commissione per il federalismo fiscale non ha ancora dato segni di vita".
Lo sottolinea Romano Colozzi (nella foto), Assessore al Bilancio della Regione Lombardia e coordinatore di tutti gli assessori regionali al Bilancio in un'intervista a Il Messaggero.
I punti di maggiore criticità delle Regioni italiane sono ''due, in particolare: l'incognita dei costi dei rinnovi contrattuali 2004-2005 e, soprattutto, la solita sottostima del Fondo sanitario nazionale''. Colozzi spiega a Il Messaggero lo scenario finanziario delle Regioni del Belpaese, che definisce ''abbastanza allarmante'', temi finanziari che sono affrontati anche in un articolo de Il sole 24 ore di oggi.
''Ma il problema di fondo resta -sottolinea Colozzi- al federalismo istituzionale non ha fatto seguito il federalismo fiscale''. ''Bisognerà trovare il modo -aggiunge Colozzi- di coprire i disavanzi gia' accertati (per 6-7 Regioni) per il 2001 (un miliardo e 900 milioni di euro) e per il 2002 (750 milioni); per il 2003, le cifre non sono ancora certificate''.
''Anche quest'anno -aggiunge Colozzi- si riprodurra' il solito divario tra il Fondo sanitario nazionale (chela Finanziaria ha fissato in circa 82 miliardi di euro) e la spesa prevista: mancheranno infatti -spiega- 4-5 miliardi di euro, e bisognera' trovare il modo di coprire questo disavanzo''. ''Noi non chiediamo solo più soldi -conclude- ma un intervento 'di sistema'''. (red)

Nel 2004 meno un quarto di risorse per il sociale

Nel 2004 meno un quarto di risorse per il sociale. Lo ha quantificato il quotidiano "la Repubblica" riferendosi agli effetti provocati su Regioni, Province e Comuni dall'ultima Finanziaria. " Secondo "la Repubblica" le cifre parlano chiaro: la manovra si è  portata via il 25% delle risorse che i Comuni destinano ad asili nido, assistenza agli anziani e disabili. Inoltre è sparito il reddito di ultima istanza. Se le Regioni vorranno mantenere l'aiuto "dovranno trovare da sole i fondi necessari". A questo va sommato "una norma della Finanziaria" che impedisce alle regioni di ricorrere ad indebitamenti destinati a famiglie e imprese.
Effetti negativi dovuti alla Finanziaria anche secondo un rapporto Cer-Spi-Cgil, che sottolinea proprio l'aspetto degli interventi a sostegno dei redditi familiari e delle politiche sociali. Nel 2004 gli stanziamenti complessivi non superano gli 800 milioni di euro, mentre nel 2003 erano pari a 6 miliardi e nel 2002 addirittura a 12 miliardi. Sono ''interventi correttivi che non apportano nessuna modifica strutturale all'andamento dei conti pubblici''. Il 90% degli introiti previsti, avverte il Cer (cfr. il Rapporto completo), deriva da provvedimenti destinati a esaurirsi nel corso dell'anno.
"Ci tolgono autonomia decisionale - ribadisce Vasco Errani, vice presidente della Conferenza delle Regioni e Presidente della regione Emilia-Romagna - Le Regioni sono costrette a fare debiti, i margini di autofinanziamento sono bassissimi. Senza mutui ci legano le mani".
A questo punto le Regioni minacciano la fine della concertazione con il Governo in Conferenza Unificata e trovano l'appoggio anche di Province, Comuni e Comunità montane: se i soldi non arrivano non serve continuare a confrontarci sul nulla.
"Ci sono impegni presi - sottolinea anche Enzo Ghigo, presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni - dei quali non c'è traccia, aspettiamo una risposta entro il 20 gennaio". Il giorno successivo i presidenti dei regione si riuniranno per un paio di giorni a Roma per discutere della ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale e delle questioni ancora aperte con il Governo in materia finanziaria. (gs)

 

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