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periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003
presso il Tribunale Civile di Roma
Sezione Stampa n.106/2003 |
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n. 205 -
Roma, 16 gennaio 2004 |
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Sommario |
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Salta finanza locale con
Finanziaria 2004 |
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Gli enti locali si schierano a fianco
delle Regioni, accogliendo la proposta della
Conferenza delle Regioni
di disertare le future riunioni della Conferenza unificata, qualora
il governo non approvi quanto prima l'annunciato decreto
post-Finanziaria, che faccia proprie le richieste, in materia
finanziaria, delle autonomie locali. E' quanto emerso al termine della
conferenza unificata, alla presenza del Ministro Enrico La Loggia (nella
foto), del Ministro delle Politiche comunitarie Rocco Buttiglione e del Ministro della Salute, Girolamo Sirchia. Durante la riunione i
Presidenti delle Regioni, come annunciato questa mattina, hanno presentato al governo
due documenti in cui
avanzano alcune richieste che evitino il paventato tracollo
delle Regioni.
''Noi abbiamo solidarizzato con le Regioni - ha detto Fabio Melilli, vicepresidente dell'Anci - ne condividiamo i motivi e annunciamo, accogliendo la proposta di
Ghigo, che se non avremo aperture dal governo non parteciperemo più alla
Conferenza Unificata''. Il vicepresidente dell'Anci ha detto di condividere in
particolar modo la preoccupazione delle Regioni in merito alla norma contenuta in Finanziaria che rende illegittimo il ricorso a mutui per una serie di interventi destinati alla realizzazione di investimenti a favore di privati. ''Pensiamo che questa norma - ha proseguito Melilli - sia grave non solo per le Regioni ma anche per il sistema comunale''.
L'appello delle Regioni e' stato accolto ''positivamente'' dal Presidente dell'Uncem, Enrico Borghi: ''Questa e' l'ennesima
dimostrazione - ha detto - del fatto che il meccanismo di
predisposizione della legge Finanziaria e' oggi incongruo per
quel che concerne le materie del sistema delle autonomie locali.
Rilanciamo ancora una volta l'appello al governo perché,
immediatamente dopo il varo del Dpef, in vista della futura Finanziaria, apra un tavolo di confronto finalizzato alla messa
a punto di una vera e propria Finanziaria delle autonomie''. In
caso contrario, secondo Borghi, le autonomie locali continueranno a lavorare ''in rincorsa con provvedimenti che quest'anno hanno rasentato il limite della
sopportabilità''.
''Considerazioni estremamente importanti'': così Vittorio
Prodi, della presidenza dell'Upi, ha definito le dichiarazioni e le proposte della
conferenza delle Regioni in materia finanziaria. ''Le richieste delle Regioni sono - ha detto Prodi - a garanzia di risorse basilari per l'esercizio delle funzioni delle Regioni
e delle altre autonomie''. Anche l'Upi ritiene vitale avere certezza sui finanziamenti e giudica di estrema
gravità la
situazione che attualmente vivono le autonomie locali.
Secondo quanto riportato in uno dei documenti consegnato al governo "dall’approvazione
della manovra finanziaria 2004 emergono come questioni urgenti:
a) nuove norme
sull’indebitamento (art. 3 commi da 14 a 21 della legge 350/2003)
b) attuazione del
DLGS 56/2000 al fine di ottenere:a titolo di
anticipazione il 95% del fabbisogno sanitario (art. 3 comma 30); come quote di
tributi (compartecipazione IVA) il finanziamento delle funzioni conferite
per il decentramento amministrativo assicurato fino al 2003 con
trasferimenti dello Stato;
c) iscrizione
all’ordine del giorno della Conferenza Unificata dell’Accordo sui
meccanismi strutturali del federalismo fiscale di cui all’art. 3 comma 1
lettera a) della legge 289/2002 (legge finanziaria 2003).
per quanto concerne in particolare le nuove norme sull’indebitamento, le
Regioni hanno sottolineato che "in maniera unilaterale e improvvisa, in sede di
maxiemendamento, sono state introdotte nuove norme sull’indebitamento
degli Enti locali e delle Regioni, con validità di principio generale
anche per le Regioni a statuto speciale, che rendono illegittimo il
finanziamento mediante ricorso all’indebitamento di una serie di
interventi destinati alla realizzazione di investimenti e in particolare
di quelli riferiti ai trasferimenti in conto capitale a favore di privati:
ciò significa che tutte le spese relative a contributi in conto capitale
alle imprese, alle famiglie, alle associazioni non sono più finanziabili
con il ricorso all’indebitamento. Lo stesso dicasi per la quasi totalità
dei cofinanziamenti regionali di programmi comunitari. Queste norme -
prosegue il documento delle regioni -hanno un impatto improvviso, dirompente e non
governabile sugli equilibri dei bilanci regionali. Infatti è noto che,
dati i ristretti margini di autofinanziamento delle Regioni, la quasi
totalità delle spese regionali di investimento sono finanziate con
l’indebitamento.
Se tali norme non vengono modificate gli stanziamenti
relativi a queste tipologie di spesa verrebbero ad essere privati di
copertura finanziaria, e le relative spese verrebbero ad essere
illegittime. Peraltro la normativa richiamata responsabilizza anche gli
Istituti di credito finanziatori e la stessa Banca d’Italia in modo da
rendere oltreché illegittimo anche impraticabile il finanziamento con
indebitamento di spese di investimento diverse da quelle indicate in tali
norme, e sicuramente, quand’anche la spesa venisse effettuata e
l’indebitamento fosse non contratto riportando a nuovo esercizio un
deficit che incorporasse tali spese, questo deficit non potrà essere
coperto con indebitamento. Risulta quindi necessario chiedere al Governo
di rivedere con urgenza la normativa ricercando un’intesa con le Regioni
utilizzando uno dei provvedimenti in fase di conversione al Parlamento.
La strada indicata è che "con decreto del Ministro dell’Economia e delle
finanze"si modifichino "le tipologie di spesa di investimento per le quali
è consentito il finanziamento mediante ricorso all’indebitamento". Sarebbe
quindi questo lo strumento per risolvere gravi criticità.
Per quel che concerne l'attuazione del federalismo fiscale si sottolinea
che il "D. lgs. 56/2000 prevede: 2001, 2002 e 2003: aliquote
provvisorie di compartecipazione IVA rideterminate ogni anno sulla base
del fabbisogno sanitario; dal 2002 nuova perequazione; 2004 inclusione
dei trasferimenti “Bassanini” fra i trasferimenti soppressi e sostituiti
con compartecipazioni; definizione dell’aliquota definitiva;dal 2005
crescita delle entrate proporzionale alla dinamica tributaria".
La situazione attuale è la seguente: per l’anno 2001: determinazione con DPCM
17 maggio 2001 dell’aliquota di compartecipazione IVA al 38,55%; per l’anno 2002:
schemi di DPCM per la determinazione della compartecipazione IVA (37,39%)
e per la perequazione fra le Regioni: mancata intesa; per l’anno 2003:
schema di DPCM per la determinazione della compartecipazione IVA (38,69%):
approvato ma non pubblicato; schema di DPCM per la ripartizione della
compartecipazione IVA e del fondo di perequazione fra le Regioni in corso
di definizione.
Le Regioni per il 2004 hanno chiesto con emendamento alla
legge finanziaria la proroga dei trasferimenti “Bassanini” e del Fondo di
garanzia, con il rinvio al 2005 della determinazione delle aliquote
definitive di compartecipazione. L’emendamento non è stato accolto. Di conseguenza dal 2004:cessano i trasferimenti statali a copertura delle
funzioni trasferite, le somme corrispondenti vengono sostituite da imposte
e compartecipazioni;il Fondo di Garanzia non è più in vigore;la
determinazione delle aliquote di compartecipazione definitiva può
riguardare soltanto l’IVA in quanto non ci sono i tempi tecnici per
modificare le aliquote dell’IRPEF;nelle more della determinazione
dell’aliquota e della perequazione: non sono
assicurati i fondi dei trasferimenti per le funzioni “Bassanini”; non opera l’articolo della finanziaria che adegua
le anticipazioni sanità al 95% del fabbisogno 2004 lasciandole pari a
quelle dell’Accordo del 3 agosto 2000.
Per questi motivi "risulta necessario chiedere al Governo la ripresentazione, in uno dei provvedimenti in fase di riconversione al
Parlamento, dell’emendamento che era stato concordato in sede di
Conferenza Unificata". In mancanza l’unica via percorribile è la seguente: a) per
ottenere nel 2004 il 95% del fabbisogno sanitario pervenire quantomeno
alla formulazione degli schemi di DPCM 2003 e 2004 per la ripartizione
della compartecipazione IVA e del fondo di perequazione; b) per ottenere
nel 2004 le risorse per il finanziamento delle leggi “Bassanini” pervenire
alla approvazione dei relativi DPCM.
Infine per quel che riguarda l'Iscrizione all’ordine del giorno della
Conferenza Unificata dell’Accordo sui meccanismi strutturali del
federalismo fiscale, il documento delle Regioni sottolinea che:"l’art. 2 comma 20 della Legge 350/2003 proroga le scadenze
per il termine dei lavori dell’Alta Commissione. Si ricorda che Regioni ed
Enti locali hanno elaborato un documento comune sui meccanismi strutturali
del federalismo fiscale e l’hanno presentato fin dal luglio 2003 al
Governo per avviare l’iter necessario al fine di giungere ad un Accordo in
sede di Conferenza Unificata. Si ricorda che l’intesa di cui sopra è precondizione per l’avvio dei lavori dell’Alta Commissione e quindi
risulta necessario insistere con il Governo per giungere all’Accordo in
sede di Conferenza Unificata".
puntuale la radiografia sull'esito degli emendamenti proposti dalla
regioni alla finanaziaria:
Emendamenti accolti:
Anticipazioni di cassa sanità (in parte al 95%); Patto di stabilità
interno: sterilizzazione
dei maggiori oneri per il rinnovo dei contratti del personale regionale;Assunzione personale: recupero delle assunzioni 2003 non effettuate;Assunzione personale: accelerazione della procedura per le assunzioni
2004; Limiti d’impegno: esclusione degli enti della PA dall’obbligo di cofinanziare i limiti di impegno; Finanziamento dello 0,99% degli oneri
per il rinnovo del contratto sanità; Sterilizzazione degli effetti delle
sentenze della Corte Costituzionale sulle leggi regionali in materia di
tributi (tassa automobilistica).
Emendamenti non accolti:Copertura oneri assistenza sanitaria immigrati regolarizzati; proroga
Fondo di Garanzia – d.lgs. 56/2000; proroga trasferimenti svolgimento
funzioni amministrative conferite alle Regioni; IVA trasporti;
Decreto legge 269/03 art. 14 Servizi pubblici locali.(red)
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Regioni: preoccupazione per il
testo di riforma della Costituzione |
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La
Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome esprime
preoccupazione per il testo di riforma della Costituzione, all’esame della
I Commissione Affari Costituzionali del Senato.
Il testo
di riforma, infatti, prevede un
Senato formalmente definito come
“federale”, ma nella sostanza totalmente privo di collegamento con i
territori: nella composizione, che si presenta “federale” soltanto nella
inclusione dei Presidenti delle Giunte e dei Consigli, peraltro solo in
alcuni eccezionali momenti; persino nella durata, elevata a sei anni
secondo tempi del tutto diversi da quelli del rinnovo degli organi
regionali, per di più costringendo gli elettori ad un’ulteriore tornata
elettorale. La
Conferenza esprime viva preoccupazione anche per la complicazione delle
procedure legislative e per la moltiplicazione di strutture, organi e
interventi che variamente dovrebbero esprimere le valutazioni delle
istanze territoriali: a partire dalla istituzione di “assemblee di
coordinamento delle autonomie” che, per aree interregionali, dovrebbero
adottare ulteriori pareri nel corso dei lavori parlamentari.
Facendo
appello a tutte le forze parlamentari, i Presidenti delle Regioni e delle
Province autonome esprimono una valutazione negativa delle disposizioni
sinora approvate.
La
Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome valuterà
nelle prossimamente le iniziative da intraprendere per sensibilizzare i
gruppi politici, al fine di modificare in senso autenticamente
federalista, il testo in discussione.
La
Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome è pronta
a fornire il proprio contributo di proposte per garantire la complessiva
tenuta della riforma dell’assetto istituzionale.
Critico
il Ministro per le riforme istituzionali,
Umberto Bossi : " ''Sono solo i Presidenti - ha detto Bossi che vogliono
giocarsi partite personali. Vogliono venire tutti a Roma...''.
E quando il Presidente della Regione Lazio ,Francesco Storace, ha
aspramente criticato l'istituzione
delle assemblee di coordinamento delle autonomie
affermando che ''se, per accontentare Umberto Bossi, si fa a pezzi
l'Italia e si resuscitano le tesi di Miglio, e' meglio staccare la spina,
altro che verifica...'', e il Ministro ha risposto: ''non mi interessa''.
Quanto "all'ambizione romana dei Presidenti", Storace ha
ulteriormenete replicato "'A Roma io già ci sto e dico che certi
emendamenti promossi dal Ministro Bossi sono pericolosi per l'Italia''. E
l'assessore agli affari istituzionali, della Regione Lazio,
Donato Robillotta
propone già un referendum abrogativo.
''Noi riteniamo - ha detto al termine della Conferenza,
Enzo Ghigo - che
la discussione oggi in atto al Senato debba tenere conto di una posizione
che stiamo approfondendo. E' indubbio che il risultato della discussione
al Senato non mi soddisfa''. E per il vice presidente della Conferenza,
Vasco Errani (nella
foto), si tratta di "un testo persino peggiorativo rispetto a come è
entrato. Non ha sostanzialmente nulla che serva al completamento
indispensabile del federalismo. Aggrava una situazione di confusione e
di pasticcio, che assume contorni sempre più seri'',
concetti che Errani ribadisce in
un'intervista a
l'Unità puntualizzando le richieste delle Regioni "
Chiediamo innanzitutto una vera definizione del senato federale, con una
funzione di tutela del federalismo. Inoltre per noi era fondamentale che
quest'organo avesse un reale collegamento con il territorio. e questo
Senato federale non ce l'ha. Non dimentichiamo poi che con un emendamento
è stata introdotta un'assemblea di coordinamento per aree interregionali
che pone le basi per uno "spezzatino" del paese. Per accontentare le
pressioni della Lega nord, si da' la possibilità di creare delle unioni
tra regioni ed enti locali che possono mandare ulteriori pareri al Senato.
A che serve un altro organo di questo tipo? Si creano confusioni e
sdoppiamenti, null'altro. Mi domando se si siano chiesti che cosa da in
definitiva questa riforma al paese .
Duro anche il giudizio dell'Anci
che invita il governo a "tornare
al tavolo del confronto con le autonomie locali in materia di riforme
costituzionali". (sm)
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Finanziaria e sopravvivenza ”istituzione
Regione” |
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Le Regioni rischiano
il tracollo
economico degli effetti della Finanziaria: mancano all'appello almeno
7,4 miliardi di euro. Un allarme oggi espresso in sede di Conferenza
dei presidenti delle Regioni, che porta i 'governatori' a sollecitare il governo su due questioni ritenute ''indispensabili'': il varo
dell'annunciato decreto post finanziaria che dovrebbe intervenire su
alcune questioni rimaste in sospeso a manovra avvenuta, quali il
finanziamento delle Bassanini
sul decentramento amministrativo,dall'altra parte l'avvio dell'attuazione del federalismo fiscaleprevisto dall'articolo 119 della Costituzione.
per questi motivi i presidenti delle Regioni - in in Conferenza
Stato Regioni - hanno chiesto una risposta al governo entro il 21 gennaio, prossima scadenza a Roma in
cui discuteranno del Fondo sanitario nazionale 2004. Secondo quanto
riportato dalle agenzie di stampa nei primi
calcoli per il 2004 mancherebbero all'appello 5 miliardi di euro sul Fondo
sanitario nazionale 2004; 1 miliardo e 400
milioni di euro legati al mancato finanziamento delle Bassanini e
circa 1 miliardo di euro per il mancato finanziamento dell'assistenza
sanitaria agli immigrati in via di regolarizzazione, sulla base della
legge Bossi-Fini.
In assenza dei chiarimenti richiesti, si legga ancora nel Documento che le
Regioni hanno consegnato al governo "è evidente che le Regioni si
troveranno costrette a sospendere la propria partecipazione agli ambiti di
concertazione istituzionale."
Sono
4 le questioni fondamentali, indicate dal documento:
1: Nuove norme
sull’indebitamento (art. 3 commi da 14 a 21 della legge 350/2003). Con questa norma tutte le spese relative a contributi in
conto capitale alle imprese, alle famiglie, alle associazioni non sono più
finanziabili con il ricorso all’indebitamento. Lo stesso dicasi per la
quasi totalità dei cofinanziamenti regionali di programmi comunitari.
Queste norme hanno un impatto improvviso, dirompente e non governabile
sugli equilibri dei bilanci regionali. Infatti è noto che, dati i
ristretti margini di autofinanziamento delle Regioni, la quasi totalità
delle spese regionali di investimento sono finanziate con l’indebitamento.
Risulta quindi necessario rivedere con urgenza la normativa d’intesa con
le Regioni.
2: Decreto
legislativo 56/2000: proroga per il 2004 del fondo di garanzia, dei
trasferimenti per il decentramento amministrativo e della definitiva
determinazione dell’aliquota di compartecipazione IVA. Le Regioni per il 2004 avevano concordato in sede di
Conferenza Unificata uno specifico emendamento per risolvere le suddette
questioni. L’emendamento non è stato recepito nella legge finanziaria
2004. Le Regioni riconfermano la necessità che tale emendamento sia
accolto.
3: Copertura oneri di
assistenza sanitaria per gli immigrati regolarizzati. La legge finanziaria
2004 si è limitata a prevedere l’istituzione di un tavolo di monitoraggio
dei costi relativi alle prestazioni di assistenza sanitaria per gli
immigrati regolarizzati. Le Regioni - ferma restando la necessità di una
definitiva valutazione sulla congruità delle risorse destinate al
finanziamento dei Livelli Essenziali di Assistenza per l’anno 2004 -
ribadiscono che le prestazioni di assistenza sanitaria agli immigrati
costituiscono un onere aggiuntivo vero e proprio che le Regioni stanno già
sostenendo e che quindi non può essere eluso con l’ennesima costituzione
di un tavolo di monitoraggio.Le Regioni chiedono
pertanto che nel provvedimento di modifica della legge finanziaria più
volte annunciato dal Governo o in altro provvedimento, sia previsto il
finanziamento per l’anno 2004 integrativo del fabbisogno determinato ai
sensi dell’Accordo dell’8 agosto 2001, concordando la quantificazione di
tale finanziamento con le stesse Regioni.
4: Disavanzi delle
aziende sanitarie 2001. Le Regioni ripropongono
una norma che potrebbe sbloccare le risorse aggiuntive per le Regioni che
non hanno ancora ricevuto le integrazioni del fabbisogno sanitario 2001
(Campania, Calabria, Abruzzo, Molise, Sardegna). Si richiede pertanto che
l’emendamento già proposto venga recepito. Oltre ad ottenere una risposta
a tale irrinunciabili questioni le Regioni ritengono che sia ormai non più
procrastinabile un confronto ai più alti livelli con il Governo
sull’insieme dei problemi riguardanti il rapporto Stato – Regioni la cui
mancata soluzione rischia di avere ripercussioni pesantissime sulla vita
sociale.
E il Ministro della Salute,
Girolamo Sirchia
(nella foto) dopo l'allarme lanciato dai Presidenti delle Regioni sul
rischio di crac finanziario,
sottolinea che: ''Bisogna eliminare inefficienze e sprechi, per assicurare
maggiori risorse al Servizio sanitario nazionale''.
(red) |
La
Conferenze Stato-Regioni
va on line |
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La
Conferenza Stato-Regioni e quella Unificata - comprendente anche
Province, Comuni e Comunita' montane - si sono riunite 56 volte
dall'inizio della legislatura. Sono state precedute, o seguite, da 1.059
riunioni tecniche. Hanno dato 215 pareri e in sede di Conferenza sono
state raggiunte 123 intese e trovati 93 accordi sulle materie piu'
diverse.
Sono i numeri dell'attività svolta in due anni e mezzo dalla Conferenza
Stato-Regioni presieduta dal ministro per gli Affari Regionali, Enrico La
Loggia. ''E' un organismo sempre piu' autorevole nell'azione complessiva
di governo del Paese'', e' il commento soddisfatto del ministro davanti ai
dati di sintesi raccolti alla fine del 2003 per essere trasmessi al
ministro per l'attuazione del programma.
I dati relativi resi noto sono del 2003.
La Conferenza ha esaminato 215 provvedimenti. Il parere favorevole e'
stato per il 68% di essi (favorevole puo' anche voler dire, in molti casi,
provvedimenti del governo modificati o integrati con le osservazioni delle
Regioni); il si' condizionato delle Regioni e' stato sul 25% dei
provvedimenti; sul 3% e' stato dato parere negativo; sul 2% un parere
negativo condizionato e sul residuo 2% e' stato espresso un parere ''nei
termini in cui''.
Capitolo a parte è il contenzioso Stato-Regioni. Dall'entrata in vigore
della riforma del Titolo V della Costituzione (novembre 2002) la Corte
Costituzionale ha emesso
33 sentenze: 24 favorevoli o sostanzialmente favorevoli allo
Stato, 9 favorevoli o sostanzialmente favorevoli alle Regioni; 1 questione
posta dal governo e' stata giudicata inammissibile.
Infine, da registrare una novità operativa: la segreteria della
Conferenza Stato-Regioni ha predisposto un nuovo sito
internet nel quale verranno immessi i provvedimenti all'esame della
Conferenza, le schede riassuntive dell'istruttoria tecnica svolta dalla
segreteria, le convocazioni delle riunioni, un motore di ricerca per la
documentazione contenuta nel sito e
l'attività dei tavoli che lavorano presso la segreteria.
(red) |
Colozzi: che fine ha fatto l'Alta
Commissione per il federalismo fiscale? |
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Non un euro in più di quanto promesso e
definito con il Governo, ma le Regioni chiedono soprattutto l'applicazione
del federalismo fiscale, e cioè il "rispetto della della norma
costituzionale (ndr art. 119) che prescrive che ogni livello istituzionale
debba avere risorse adeguate alle funzioni assegnate. E l'Alta commissione
per il federalismo fiscale non ha ancora dato segni di vita".
Lo sottolinea Romano Colozzi (nella foto), Assessore al Bilancio della Regione
Lombardia e coordinatore di tutti gli assessori regionali al Bilancio in
un'intervista a Il
Messaggero.
I punti di maggiore criticità delle Regioni italiane sono ''due, in
particolare: l'incognita dei costi dei rinnovi contrattuali 2004-2005 e,
soprattutto, la solita sottostima del Fondo sanitario nazionale''. Colozzi
spiega a
Il
Messaggero lo scenario finanziario delle Regioni del Belpaese, che
definisce ''abbastanza allarmante'',
temi
finanziari che sono affrontati anche in un articolo de Il sole 24 ore di oggi.
''Ma il problema di fondo resta -sottolinea Colozzi- al federalismo
istituzionale non ha fatto seguito il federalismo fiscale''. ''Bisognerà
trovare il modo -aggiunge Colozzi- di coprire i disavanzi gia' accertati
(per 6-7 Regioni) per il 2001 (un miliardo e 900 milioni di euro) e per il
2002 (750 milioni); per il 2003, le cifre non sono ancora certificate''.
''Anche quest'anno -aggiunge Colozzi- si riprodurra' il solito divario tra
il Fondo sanitario nazionale (chela Finanziaria ha fissato in circa 82
miliardi di euro) e la spesa prevista: mancheranno infatti -spiega- 4-5
miliardi di euro, e bisognera' trovare il modo di coprire questo
disavanzo''. ''Noi non chiediamo solo più soldi -conclude- ma un
intervento 'di sistema'''.
(red) |
Nel 2004 meno un quarto di risorse per
il sociale |
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Nel 2004 meno un quarto di risorse per il
sociale.
Lo ha quantificato il quotidiano
"la Repubblica"
riferendosi agli effetti provocati su Regioni, Province e Comuni
dall'ultima Finanziaria. " Secondo "la Repubblica" le cifre parlano
chiaro: la manovra si è portata via il 25% delle risorse che i
Comuni destinano ad asili nido, assistenza agli anziani e disabili.
Inoltre è sparito il reddito di ultima istanza. Se le Regioni vorranno
mantenere l'aiuto "dovranno trovare da sole i fondi necessari". A questo
va sommato "una norma della Finanziaria" che impedisce alle regioni di
ricorrere ad indebitamenti destinati a famiglie e imprese.
Effetti negativi dovuti alla Finanziaria anche
secondo un rapporto Cer-Spi-Cgil, che sottolinea
proprio l'aspetto degli interventi a sostegno dei
redditi familiari e delle politiche sociali. Nel 2004 gli stanziamenti
complessivi non superano gli 800 milioni di euro, mentre nel 2003 erano
pari a 6 miliardi e nel 2002 addirittura a 12 miliardi. Sono ''interventi
correttivi che non apportano nessuna modifica strutturale all'andamento
dei conti pubblici''. Il 90% degli introiti previsti, avverte il Cer (cfr.
il Rapporto completo),
deriva da provvedimenti destinati a esaurirsi nel corso dell'anno.
"Ci tolgono autonomia decisionale - ribadisce Vasco Errani, vice
presidente della Conferenza delle Regioni e Presidente della regione Emilia-Romagna - Le Regioni sono costrette a fare debiti, i margini di
autofinanziamento sono bassissimi. Senza mutui ci legano le mani".
A questo punto le Regioni minacciano la fine della concertazione con il
Governo in Conferenza Unificata e trovano l'appoggio anche di Province,
Comuni e Comunità montane: se i soldi non arrivano non serve continuare a
confrontarci sul nulla.
"Ci sono impegni presi - sottolinea anche Enzo Ghigo, presidente della
Conferenza dei Presidenti delle Regioni - dei quali non c'è traccia, aspettiamo una
risposta entro il 20 gennaio". Il giorno successivo i presidenti dei
regione si riuniranno per un paio di giorni a Roma per discutere della
ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale e delle questioni ancora aperte
con il Governo in materia finanziaria.
(gs)
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Proprietario ed
editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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In redazione: Stefano Mirabelli; Giuseppe Schifini
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