periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n.  350 - Roma,  11 agosto 2004

Sommario

Ghigo incontra Berlusconi Due aliquote Irpef: possibili inquità
Corte dei conti: invariato rapporto fra Servizio sanitario e PIL Formigoni: A Roma fanno finta di non accorgersi del modello Lombardia
Migliora l'informatizzazione della pubblica amministrazione Storace : urgente riforma
dei consultori familiari
Ghigo incontra Berlusconi
In attesa del tavolo tecnico che sarà avviato a settembre dal Ministro Calderoli, si susseguono le prese di posizioni e gli incontri, ancorché informali (cfr anche la Stampa: Riforme Costituzione, Calderoli al lavoro in agosto Prepara un nuovo testo per i «saggi»).
Il Corriere della Sera di oggi da conto di un incontro tra il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (nella foto) ed il Presidente della Regione Piemonte e della Conferenza delle Regioni, Enzo Ghigo, a Villa Certosa in Sardegna. "Il tema sul quale Berlusconi e Ghigo si sono intrattenuti - scrive fra l'altro il Corriere - è stato anche il federalismo: in particolare sulla parte della riforma istituzionale relativa all'articolo 117 della Costituzione "Abbiamo convenuto - spiega Ghigo - che quell'insieme di norme non è un totem immodificabile". In ogni caso la devoluzione alle Regioni della competenza esclusiva su sanità, istruzione e sicurezza è fuori da ogni discussione, osserva il Presidente della Regione Piemonte, il quale ritiene che tra i punti da rivedere ci sia quello sull'energia, materia questa che dovrebbe essere di pertinenza unicamente dello Stato(...) Ora siamo ancora in mezzo al guado - commenta - il Titolo V della Costituzione riformato dall'Ulivo così non va, occorre completarlo".
"Non e' vero che il federalismo costa caro, come si vorrebbe far credere. E' vero il contrario: e' la centralizzazione eccessiva che costa cara, ai cittadini ed alle imprese. Cio' che viene impropriamente chiamato costo del federalismo e' in realta' il costo che deriverebbe non dall'attribuzione di nuove competenze alle Regioni e ai Comuni, ma da una duplicazione di funzioni e personale". Cosi' il Ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, replica ad un articolo pubblicato oggi dal Il Sole24ore dal titolo  Federalismo parcella da 16 miliardi ,  Il federalismo presenta il conto allo Stato: 16,7 miliardi .
"Il federalismo in Italia va attuato trasferendo competenze, e insieme trasferendo il personale necessario per il loro concreto esercizio. Basti pensare all'esempio della Germania, dove il numero dei dipendenti dello Stato centrale e' meno di un quinto di quello dei dipendenti delle Regioni". Calderoli poi sottolinea che la stessa divergenza di cifre fra lo "studio dell'
Isae e quello della Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze (rispettivamente 61 miliardi e 16,7 miliardi) dimostra come non ci si sta muovendo nell'ambito del calcolo economico propriamente detto, ma di mere ipotesi, basate su assunzioni particolarmente arbitrarie. La realtà è che il federalismo, ovunque nel mondo, rende la spesa pubblica maggiormente controllata, favorisce l'uso migliore delle risorse, responsabilizza il governo a tutti i livelli
".
D
opo l'intervista che il Presidente della Regione Lazio ha rilasciato ieri a Il Riformista (cfr. regioni.it n. 349), torna sul tema il suo portavoce:''Il confronto in tema di riforme istituzionali e costituzionali non può prescindere dal coinvolgimento delle Regioni e dei loro presidenti. Sarebbe irragionevole definire un nuovo edificio costituzionale senza consultare le Regioni o addirittura avversandone i legittimi interessi e istanze'' ha detto appunto Alessandro Foglietta, portavoce del Presidente della Regione Lazio Francesco Storace e parlamentare europeo di An. Secondo Foglietta ''si deve favorire il confronto tra tutti i livelli istituzionali del Paese perché si possa definire un nuovo assetto capace di superare le storture, le incongruenze e i problemi innescati dalla riforma del Titolo V varata dal centrosinistra sul finire della scorsa legislatura. Riforma che noi vogliamo ulteriormente riformare in nome dell'interesse nazionale e del federalismo cooperativo e solidale. La regione Lazio e il presidente Storace - conclude Foglietta - vogliono partecipare al dibattito con il medesimo spirito costituente che ci ha condotto alla recente approvazione dello Statuto''.
Che il federalismo sia comunque un concetto di varia e difficile interpretazione lo dimostra anche un'intervista a Jacopo Pecci, Presidente di federturismo, pubblicata dal Corriere della sera, che invoca "Lo Stato torni a occuparsi del turismo Rischiamo di perdere gli aiuti dell'Europa . il Quotidiano di Via Solferino utilizza poi, quasi a far da contraltare , la radiografia della Corte dei conti sull'Enit e titola:   Enit, l'ente dimenticato che sfiora l'inutilita' Piu' spese e indennita', crolla la promozione.
Infine un cenno alle riforme lo fa anche il coordinatore della Segreteria Ds Vannino Chiti a proposito  programma del  centrosinistra  ''E' evidente - spiega Chiti - che il centrosinistra deve presentare un programma comune per l'Italia e per gli italiani e che questo programma sara' alternativo a quello della destra.  Nello stesso tempo non dovra' essere costruito solo sul terreno della polemica. Dovra' poggiare sui problemi del Paese, con l'obiettivo di ridare fiducia agli italiani. Il programma deve coinvolgere i cittadini: quando ci sarà una bozza dovrà essere discussa sul territorio dagli elettori''. E se  per la "politica estera i  riferimenti del programma non possano che essere l'Onu e l'Ue. su altri temi, come l'occupazione, lo sviluppo, il welfare, le pensioni e le riforme si e' iniziato a lavorare e si gia' verificata una larga convergenza tra le forze  del centrosinistra. Mi sembra che le polemiche sui giornali ci  danneggino e diano un'immagine della coalizione peggiore di  quella che e' in realtà".
(sm)
Migliora l'informatizzazione della pubblica amministrazione
Il CNIPA, in base all’art. 9 del D.Lgs. 39/93, trasmette ogni anno al Presidente del Consiglio dei Ministri una relazione che dà conto dell’attività svolta nell’anno precedente e dello stato dell’informatizzazione nelle amministrazioni, con particolare riferimento al livello di utilizzazione effettiva delle tecnologie e ai relativi costi e benefici. Il rapporto viene poi trasmesso al Parlamento.
La Relazione, che è stata redatta sulla base dei dati e degli elementi forniti da 52 amministrazioni (27 amministrazioni centrali e 25 enti pubblici non economici) è suddivisa in due parti: 
-La prima, dopo aver fornito un quadro generale sullo stato dell’informatizzazione nella PA, tratta nel dettaglio quattro argomenti specifici: lo stadio di attuazione degli obiettivi di legislatura, il livello di informatizzazione (in termini di infrastruttura di base, connettività ed interoperabilità, servizi di back-office e di funzionamento, patrimonio applicativo ed informativo), l’organizzazione delle strutture organizzative preposte ai sistemi informativi, la spesa informatica sostenuta; 
-La seconda parte, che comprende due capitoli, riporta le tavole di dettaglio, per amministrazione, delle principali variabili che hanno formato oggetto di indagine e degli indicatori relativi agli anni 2002 e 2003.

Le “Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell'‘informazione nella legislatura”, approvate il 31 maggio 2002 dal Consiglio dei Ministri e successivamente presentate alla Conferenza unificata Stato-Regioni-Città e autonomie locali, hanno tracciato il percorso lungo il quale si è mosso e si muoverà lo sviluppo dell’informatica pubblica fino al 2005. Le linee guida, elaborate dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, inquadrano la trasformazione della pubblica amministrazione nel più ampio contesto relativo allo sviluppo della Società dell’informazione e indicano, in particolare, per ogni amministrazione, le iniziative legate ai dieci obiettivi di legislatura e agli obiettivi specifici e, per tutte le amministrazioni, la necessità di razionalizzare e di ottimizzare la spesa corrente per i sistemi informativi.

La Direttiva del 20 dicembre 2002 del Ministro per l’innovazione e le tecnologie ha indicato tra le priorità per l'anno 2003, lo sviluppo dei servizi in rete, l'informatizzazione dei flussi documentali, la progressiva sostituzione degli attuali sistemi di autenticazione con la CIE e la CNS, la diffusione della firma digitale, la rilevazione e l'analisi della soddisfazione dell'utenza, la creazione di banche dati del personale per favorire l’impiego delle risorse umane.

Al fine di favorire e accelerare il processo di ammodernamento della pubblica amministrazione è stato istituito, con il decreto legislativo n° 196 del 30 giugno, il CNIPA (che subentra all’AIPA mutuandone tutte le prerogative e le attività che le erano state assegnate con il D.L.vo 39/1993).
Il Comitato dei Ministri, il 18 marzo 2003, ha approvato il progetto
@P@ che incentiva, attraverso un cofinanziamento, tutte le iniziative delle amministrazioni volte ad incrementare l’utilizzo della posta elettronica. Il progetto prevede anche l'istituzione di un Indice della Pubblica Amministrazione e della Rubrica PAC. Un ulteriore impulso all’adozione della posta elettronica è stato dato dalla direttiva emanata il 27 novembre 2003 dai Ministri per l’Innovazione e le Tecnologie e della Funzione Pubblica. La direttiva indica come la posta elettronica possa essere usata per la trasmissione di tutti i tipi di informazioni, documenti e comunicazioni in formato elettronico ed evidenzia i vantaggi rispetto agli altri mezzi tradizionali. Suggerisce poi alle singole amministrazioni di dotare tutti i dipendenti e le proprie strutture di una casella di posta elettronica.
L'approvazione del
  Protocollo informatico L’entrata in vigore, all’inizio del 2004, del DPR 445/2000 che ha reso obbligatorio l’utilizzo del protocollo informatico nella pubblica amministrazione, almeno per quanto riguarda il cosiddetto “nucleo minimo”, ossia l’informatizzazione del registro di protocollo.
Diverse amministrazioni sono state coinvolte da processi di accorpamento e razionalizzazione e da cambiamenti di ruoli e competenze.
Il conferimento di responsabilità e risorse alle autonomie locali e il ruolo di governance affidato ai Ministeri stanno determinando modifiche organizzative nelle amministrazioni centrali e, inevitabilmente, notevoli cambiamenti nei sistemi informativi automatizzati
La relazione annuale della pubblica amministrazione centrale
evidenzia che center con le amministrazioni. Aumentano i servizi offerti e le modalità di accesso. Si riscontra, anche, una maggiore attenzione verso anziani e disabili.
Nonostante i molti interventi effettuati dalle amministrazioni per supportare le attività operative, rimangono ancora ampi spazi per migliorare l’efficienza interna e l’efficacia dei servizi erogati al cittadino e all’impresa. In particolare in quest’ambito sono necessari:
-        maggiore integrazione delle infrastrutture dei sistemi informativi, in termini di nuove applicazioni web collegate con i sistemi legacy esistenti;
-        gestione uniforme e centralizzata dei dati e delle applicazioni;
-        miglior controllo dei diversi canali di accesso ai servizi e della sicurezza logica e fisica dei sistemi;
-        interventi volti al miglioramento, della qualità dei dati sulle singole basi dati eliminando ridondanze e/o disallineamenti tra archivi;
-        minore frammentazione delle iniziative.
Nelle Amministrazioni permane ancora una cultura poco incline ai cambiamenti e alle novità, che tende a frenare tutte quelle iniziative che abbiano forti implicazioni organizzative.
(red)

Formigoni: A Roma fanno finta di non accorgersi del modello Lombardia
''A Roma fingono di non vedere quello che facciamo in Lombardia, per esempio in campo sanitario, ambientale, scolastico. In tutti questi settori abbiamo battuto strade innovative, ma laggiù nessuno ha mai dato l'impressione di accorgersene. Siamo il fiore all'occhiello del centrodestra, il modello di governo della Casa delle liberta', e invece ci lasciano soli. Peggio: ci penalizzano''. Ad affermarlo e' il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, in un'intervista a Il Giornale "Formigoni al governo:Ci trattate peggio delle Regioni rosse" (i quotidiano milanese prosegue poi la propria inchiesta sulle spese delle Regioni e  degli enti locali: Le Regioni a caccia di ambasciate , Ma la legge aiuta gli sperperatori)
''Soldini -dice il Presidente della Lombardia (intervistato anche da il Sole 24 ore a proposito dei trasporti)- ne arrivano pochi. Eppure siamo la Lombardia... Ricordiamoci solo come venivano trattate le mitiche Regioni rosse, quelle che si permettevano di non far pagare gli autobus ai propri cittadini o si vantavano dei propri asili-nido: il Pci andava a battere cassa dal governo di allora e lui gli riempiva le casse, permettendogli cosi' di proseguire quelle che questi presidenti di sinistra ritenevano fosse una buona amministrazione''.
(red)
Corte dei conti: invariato il rapporto fra Servizio sanitario e PIL
Oltre 11 milioni di euro (11.320.360) per il settore sanità. A tanto ammontano i fondi che lo Stato,per il 2003, ha destinato all'intero comparto, secondo quanto rileva la Corte dei Conti nella sua relazione annuale.
Tali risorse sono riconducibili a diversi dicasteri: oltre a quello della Salute, che vi partecipa con 1.346.881 euro di stanziamenti definitivi, 9.962.712 euro concernono il ministero dell'Economia e delle Finanze, 9.635 quello della Difesa e 1.132 quello delle Politiche Agricole. Le appostazioni contabili sul bilancio dello Stato, tuttavia, sono risultate meno significative rispetto agli scorsi anni, a causa dell'attuazione del federalismo fiscale: il finanziamento dell'assistenza sanitaria nelle Regioni a statuto ordinario si fonda infatti sulla finanza regionale. Gli stanziamenti afferenti al bilancio 2003 sono risultati inoltre ridotti rispetto a quelli degli esercizi precedenti sia per le esigenze di contenimento della spesa, sia per effetto della disposizione inserita nella manovra di bilancio. Il rapporto spesa SSN/PIL risulta essere invariato rispetto al 2001 e al 2002, attestandosi al 6,3%.
I principali indicatori contabili evidenziano poi assegnazioni complessive del ministero nel 2003 pari a 1.401,51 milioni di euro di stanziamenti definitivi, con un forte incremento rispetto alle previsioni iniziali, pari invece a 905,11 milioni. La gran parte delle risorse (1.387,38 mln) attiene alla parte corrente, mentre in conto capitale gli stanziamenti ammontano a soli 14,13 milioni. Le risorse piu' cospicue del ministero si riconducono al Centro di responsabilita' per l'Ordinamento sanitario, ricerca e organizzazione, per il quale si evidenziano 756,81 mln di euro. All'Istituto Superiore di Sanita' sono destinati 108,10 mln, mentre gli stanziamenti definitivi di competenza per la ricerca scientifica, di rilievo nella politica del ministero, sono 331,09 mln, tutti impegnati. Incrementate le risorse per gli indennizzi alle vittime di trattamenti da emoderivati (da 13,56 mln previsti inizialmente ai 187,24 definitici), mentre per l'assistenza sanitaria in materia di trapianti si rinvengono 3,56 mln di fondi, tutti non pagati. Per il programma Aids, assegnati invece 3,17 milioni di euro.  La Corte dei Conti rileva, per il 2003,  "sensibili innovazioni" nel ministero della Salute, con una "sempre piu' forte proiezione del ministero nel servizio sanitario nazionale". "Appaiono - si legge nella relazione - poste le basi per una compiuta esplicazione del ciclo programmatico all'interno del ministero che evidenzia peraltro un percorso più articolato che interagisce con il sistema delle Regioni e delle stesse aziende sanitarie". Maggiore spessore assume anche " il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza". Tra le novità più importanti, l'istituzione dell'Agenzia Italiana del Farmaco e la rinnovata configurazione organizzativa, suddivisa in tre dipartimenti e dieci direzioni generali.
Le criticità finanziarie del comparto sanitario non sembrano comunque essere superate: i risultati del 2003,infatti, si giovano, "in misura non irrilevante", dice la Corte, dello slittamento al 2004 degli effetti attesi dal rinnovo dei contratti collettivi di lavoro 2002-2003 per il personale del servizio sanitario nazionale. "La stipula del contratto collettivo - si legge nella relazione - determina fondati motivi di preoccupazione circa la sostenibilità degli oneri di personale che il contratto ha introdotto a carico delle aziende sanitarie". Questi problemi, inoltre, sono destinati a riproporsi in occasione del rinnovo, annunciato a breve, del contratto nazionale per la dirigenza medica.
E di sanità i magistrati contabili si sono occupati , secondo quanto riporta la newsletter della Corte dei conti, anche a livello territoriale con riferimento alla Regione Campania. Con l’approvazione del primo Piano sanitario regionale per il periodo 2002/2004, varato dall’assemblea regionale campana nel giugno 2002 e tradotto nella l.r. n. 10/2002, la Regione Campania delinea il nuovo assetto istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario sul territorio, introducendo alcune novità di rilievo in tema di programmazione e controllo delle aziende sanitarie regionali, dove viene privilegiato un modello più decentrato e concertativo delle relazioni istituzionali a sostegno del processo di aziendalizzazione. Ma un efficace recupero dell’appropriatezza degli ambiti assistenziali presupporrebbe “un più alto livello di raccordo e integrazione dei servizi territoriali ed ospedalieri, da conseguirsi anche attraverso la realizzazione di un efficiente ed efficace sistema informativo e di relazione a rete non unidirezionale su cui la Regione non può, al momento, contare” – constata la Corte. Quanto alla gestione finanziaria del settore, la Sezione regionale di controllo per la Campania rileva che “il fabbisogno sanitario per l’anno 2002 si è rivelato di dimensioni sensibilmente superiori alle attese (7.365 M euro), mentre il finanziamento complessivo è risultato lievemente inferiore al previsto (6.891 M euro). Tale esito si aggiunge alla perdita del finanziamento integrativo del fabbisogno 2001 (previsto, per la Campania, in 331 M euro), a seguito della mancata osservanza dei vincoli stabiliti con il Patto di stabilità interno per il 2001, con conseguente crisi di liquidità. In tale contesto, però, “l’evoluzione della spesa corrente in sanità, per quanto in costante aumento, segna per il 2002 risultati comunque incoraggianti sotto il profilo della tendenza ad un più contenuto fabbisogno complessivo”, con l’eccezione dell’impennata della spesa per personale e per beni e servizi, sia pure mantenutasi al di sotto della media nazionale (cfr. la Delibera n. 9/2004 della Sezione regionale di controllo per la Campania e testo della Relazione)
(gs)
Due aliquote Irpef: possibili inquità
L'Irpef di due sole aliquote, prevista a regime dalla riforma fiscale, fiore all'occhiello del programma di governo, rischia di rivelarsi iniqua sotto il profilo della redistribuzione dei redditi nel Paese. A suonare il campanello d'allarme e' un aggiornatissimo studio di due superispettori del Secit, il servizio dei super-ispettori fiscali del ministero dell'Economia che in un complesso studio sull'Irpef simula gli effetti della riforma a due aliquote (23 e 33%) al 2005. A conti fatti il rischio e' quello di una maggiore concentrazione del reddito e di un minore effetto perequativo nella distribuzione del carico fiscale.
Il piano di riforma delle tasse approvato lo scorso anno dal Parlamento - che prevede a regime un'aliquota del 23% fino a 100.000 euro e del 33% oltre, un obiettivo al quale pero' si arriverebbe ora con maggiore gradualita' -
secondo lo studio del Secit, che impegna le firme dei due esperti Fernando De Nicola e Teresa Monteduro, ridurrebbe del 10% quella parte di reddito che viene trasferita dai redditi alti ai redditi bassi per effetto della progressivita' dell'imposta.
Lo studio di 29 pagine (''Un modello di microsimulazione delle imposte sulle persone fisiche''), corredato di una lunga premessa che esplicita i criteri scientifici utilizzati per le simulazioni e l'analisi, fa riferimento all'indice  Reynolds-Smolensky che ''misura la frazione del reddito netto totale trasferito dai redditi alti ai redditi bassi'' dalla progressivita' dell'imposta. E il risultato, traducendo dalle formule scientifiche, e' che il piano originario di riforma fiscale finirebbe a regime per favorire i redditi piu' alti.
Timori che in qualche modo sono emersi nei mesi scorsi nel difficile confronto all'interno della maggioranza sulla riforma delle tasse. Ma che ora vengono di fatto confermati dal contributo scientifico dei due esperti del Servizio Consultivo ed Ispettivo Tributario. Il primo modulo della riforma Irpef, messo in campo nel 2003 dallo stesso governo, consente invece, sempre secondo i calcoli dei consulenti fiscali di via XX settembre, una piu' equa distribuzione del reddito. Lo studio ha l'obiettivo di fornire un contributo scientifico al dibattito politico secondo il principio - come spiega lo stesso Secit - del ''conoscere per decidere''. ''Se ai fini dell'iter parlamentare e' necessario e sufficiente - si legge nello studio - corredare i progetti di riforma con le quantificazioni di bilancio, e' decisamente preferito, nella fase di definizione delle riforme, associare alle valutazioni di gettito e spesa quelle in termini di impatti differenziali per categorie sociali, demografiche, economiche e territoriali''. Sotto questo profilo il Secit e' arrivato a fare simulazioni al 2005 per classi di reddito e per regioni, dalle quali emerge qualche sorpresa. La fetta piu' consistente dei contribuenti (l'11,2%) si collochera' nella fascia di reddito tra i 1.000 e i 3.000 euro. Il bilancio annuale della quasi totalita' dei contribuenti italiani si ferma comunque a 44.000 euro (sotto questa soglia e' il 95% dei contribuenti e il 90% e' sotto quota 33.000 euro) mentre il reddito medio viene indicato nelle tabelle attorno ai 16.214 euro. ''Il che aiuta a comprendere e a volte a correggere - chiosano i superispettori che hanno elaborato la ricerca - le espressioni frequentemente usate di redditi medio alti, ceti medi, ecc''. Le medie statistiche indicano cosi' che la categoria dei pensionati guadagna in media 12.834 euro, i lavoratori dipendenti (e i co.co.co) 18.847, i lavoratori autonomi 23.836 mentre i possessori di altri redditi si attestano in media sui 10.323 euro. I super-ricchi, quelli cioe' con un reddito superiore a 100.000 euro l'anno saranno complessivamente nel 2005 - sempre secondo le proiezioni del Secit - 334.007, ovvero appena lo 0,8% del totale della platea dei contribuenti. A guidare la classifica regionale, per reddito imponibile con la riforma fiscale ipotizzata nella delega, e' la Lombardia: 19.294 il reddito medio. A seguire ci sono il Lazio  (18.122 euro) e l'Emilia Romagna (17.449). In coda alla classifica sono le regioni del Sud (Calabria, Basilicata, Molise, Sicilia, Puglia) con un reddito medio imponibile tra gli 11.000 e i 13.00 euro.
Ecco di seguito una tabella che indica la distribuzione del reddito imponibile per regione. Le proiezioni sono al 2005  (fonte: Secit).
REGIONI         REDDITO MEDIO    N. CONTRIBUENTI       % N.
Abruzzo            13.614           885.230            2,2
Basilicata         12.094           368.500            0,9
Bolzano            17.023           369.811            0,9
Calabria           11.583         1.113.617            2,8
Campania           13.555         2.929.337            7,3
Emilia Romagna     17.449         3.335.792            8,3
Friuli             16.447           961.099            2,4
Lazio              18.122         3.544.414            8,9
Liguria            17.088         1.220.409            3,0
Lombardia          19.294         6.973.001           17,4
Marche             15.058         1.146.339            2,9
Molise             12.073           229.243            0,6
Piemonte           17.423         3.341.381            8,3
Puglia             12.588         2.430.866            6,1
Sardegna           13.552           961.091            2,4
Sicilia            12.912         2.830.435            7,1
Toscana            16.348         2.732.199            6,8
Trento             16.525           377.923            0,9
Umbria             14.966           622.989            1,6
Val D'Aosta        16.550           106.205            0,3
Veneto             16.887         3.528.458            8,8
----------------------------------------------------------
TOTALE             16.214        40.037.845      100,0
(red)
Storace : urgente una riforma dei consultori familiari

Una riforma dei consultori familiari a livello nazionale "si rende urgente, e dunque non piu' procrastinabile". Ad affermarlo e' il Governatore del Lazio Francesco Storace, dopo le polemiche divampate in questi giorni sulla legge che regola l'aborto.
"La Regione Lazio - sottolinea Storace - vuole dare un segnale forte, come giàha fatto per la legge sulla famiglia, dimostrando, nei fatti, di essere attenta alla prima risorsa della societa' che e' la famiglia, e fortemente impegnata nella tutela sociale della maternita' e del diritto alla vita. Del resto, aver scritto nel nuovo Statuto che la Regione tutela il primato della vita fa si' che quello che per alcuni e' una facoltà, per noi diventi ora un obbligo costituzionale".
Obiettivo principale della proposta di legge regionale sulle norme dei consultori familiari, sottoscritta da tutte le consigliere della maggioranza, Olimpia Tarzia, Laura Allegrini, Gigliola Brocchieri e Maria Annunziata Luna, con il consenso dell'assessore Anna Teresa Formisano, non e' "solo quello di vedere attuato - dice il presidente della Regione Lazio - ciò che nella legge nazionale istitutiva del consultorio, la 405/76, e' ben esplicitato tra le finalita' di questo, come l'assistenza alla famiglia, l' educazione alla maternita' e paternita' responsabile, all'armonico sviluppo fisico e psichico dei figli e alla realizzazione della vita familiare, ma anche fare un passo ulteriore in avanti per far si' che veramente i consultori familiari si pongano a servizio della madre, del figlio concepito, della coppia, della famiglia".
Che qualcosa occorra fare lo dimostrano i pochi mezzi, ma la grande passione e la grande tenacia. delle centinaia di  medici, infermieri, assistenti sociali e ostetriche dei 2170  consultori italiani. Una realta che emrge da un
servizio dell'Ansa  che offre il racconto dell'esperienza di tre operatori di Nord, Centro e Sud Italia.
(red)

 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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