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Sommario |
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Ghigo incontra Berlusconi | ||||||||||||||||||||||||||
In attesa del tavolo tecnico che sarà
avviato a settembre dal Ministro Calderoli, si susseguono le prese di
posizioni e gli incontri, ancorché informali (cfr anche la Stampa:
Riforme Costituzione, Calderoli al lavoro in
agosto Prepara un nuovo testo per i «saggi»). Il Corriere della Sera di oggi da conto di un incontro tra il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (nella foto) ed il Presidente della Regione Piemonte e della Conferenza delle Regioni, Enzo Ghigo, a Villa Certosa in Sardegna. "Il tema sul quale Berlusconi e Ghigo si sono intrattenuti - scrive fra l'altro il Corriere - è stato anche il federalismo: in particolare sulla parte della riforma istituzionale relativa all'articolo 117 della Costituzione "Abbiamo convenuto - spiega Ghigo - che quell'insieme di norme non è un totem immodificabile". In ogni caso la devoluzione alle Regioni della competenza esclusiva su sanità, istruzione e sicurezza è fuori da ogni discussione, osserva il Presidente della Regione Piemonte, il quale ritiene che tra i punti da rivedere ci sia quello sull'energia, materia questa che dovrebbe essere di pertinenza unicamente dello Stato(...) Ora siamo ancora in mezzo al guado - commenta - il Titolo V della Costituzione riformato dall'Ulivo così non va, occorre completarlo". "Non e' vero che il federalismo costa caro, come si vorrebbe far credere. E' vero il contrario: e' la centralizzazione eccessiva che costa cara, ai cittadini ed alle imprese. Cio' che viene impropriamente chiamato costo del federalismo e' in realta' il costo che deriverebbe non dall'attribuzione di nuove competenze alle Regioni e ai Comuni, ma da una duplicazione di funzioni e personale". Cosi' il Ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, replica ad un articolo pubblicato oggi dal Il Sole24ore dal titolo Federalismo parcella da 16 miliardi , Il federalismo presenta il conto allo Stato: 16,7 miliardi . "Il federalismo in Italia va attuato trasferendo competenze, e insieme trasferendo il personale necessario per il loro concreto esercizio. Basti pensare all'esempio della Germania, dove il numero dei dipendenti dello Stato centrale e' meno di un quinto di quello dei dipendenti delle Regioni". Calderoli poi sottolinea che la stessa divergenza di cifre fra lo "studio dell'Isae e quello della Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze (rispettivamente 61 miliardi e 16,7 miliardi) dimostra come non ci si sta muovendo nell'ambito del calcolo economico propriamente detto, ma di mere ipotesi, basate su assunzioni particolarmente arbitrarie. La realtà è che il federalismo, ovunque nel mondo, rende la spesa pubblica maggiormente controllata, favorisce l'uso migliore delle risorse, responsabilizza il governo a tutti i livelli". Dopo l'intervista che il Presidente della Regione Lazio ha rilasciato ieri a Il Riformista (cfr. regioni.it n. 349), torna sul tema il suo portavoce:''Il confronto in tema di riforme istituzionali e costituzionali non può prescindere dal coinvolgimento delle Regioni e dei loro presidenti. Sarebbe irragionevole definire un nuovo edificio costituzionale senza consultare le Regioni o addirittura avversandone i legittimi interessi e istanze'' ha detto appunto Alessandro Foglietta, portavoce del Presidente della Regione Lazio Francesco Storace e parlamentare europeo di An. Secondo Foglietta ''si deve favorire il confronto tra tutti i livelli istituzionali del Paese perché si possa definire un nuovo assetto capace di superare le storture, le incongruenze e i problemi innescati dalla riforma del Titolo V varata dal centrosinistra sul finire della scorsa legislatura. Riforma che noi vogliamo ulteriormente riformare in nome dell'interesse nazionale e del federalismo cooperativo e solidale. La regione Lazio e il presidente Storace - conclude Foglietta - vogliono partecipare al dibattito con il medesimo spirito costituente che ci ha condotto alla recente approvazione dello Statuto''. Che il federalismo sia comunque un concetto di varia e difficile interpretazione lo dimostra anche un'intervista a Jacopo Pecci, Presidente di federturismo, pubblicata dal Corriere della sera, che invoca "Lo Stato torni a occuparsi del turismo Rischiamo di perdere gli aiuti dell'Europa . il Quotidiano di Via Solferino utilizza poi, quasi a far da contraltare , la radiografia della Corte dei conti sull'Enit e titola: Enit, l'ente dimenticato che sfiora l'inutilita' Piu' spese e indennita', crolla la promozione. Infine un cenno alle riforme lo fa anche il coordinatore della Segreteria Ds Vannino Chiti a proposito programma del centrosinistra ''E' evidente - spiega Chiti - che il centrosinistra deve presentare un programma comune per l'Italia e per gli italiani e che questo programma sara' alternativo a quello della destra. Nello stesso tempo non dovra' essere costruito solo sul terreno della polemica. Dovra' poggiare sui problemi del Paese, con l'obiettivo di ridare fiducia agli italiani. Il programma deve coinvolgere i cittadini: quando ci sarà una bozza dovrà essere discussa sul territorio dagli elettori''. E se per la "politica estera i riferimenti del programma non possano che essere l'Onu e l'Ue. su altri temi, come l'occupazione, lo sviluppo, il welfare, le pensioni e le riforme si e' iniziato a lavorare e si gia' verificata una larga convergenza tra le forze del centrosinistra. Mi sembra che le polemiche sui giornali ci danneggino e diano un'immagine della coalizione peggiore di quella che e' in realtà". (sm) |
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Migliora l'informatizzazione della pubblica amministrazione | ||||||||||||||||||||||||||
Il
CNIPA, in base
all’art. 9 del D.Lgs. 39/93, trasmette ogni anno al Presidente del
Consiglio dei Ministri
una relazione che dà conto dell’attività svolta
nell’anno precedente e dello stato dell’informatizzazione nelle
amministrazioni, con particolare
riferimento al livello di utilizzazione effettiva delle tecnologie e ai
relativi costi e benefici. Il rapporto viene poi trasmesso al Parlamento.
La Relazione, che è stata redatta sulla base dei dati e degli elementi forniti da 52 amministrazioni (27 amministrazioni centrali e 25 enti pubblici non economici) è suddivisa in due parti: -La prima, dopo aver fornito un quadro generale sullo stato dell’informatizzazione nella PA, tratta nel dettaglio quattro argomenti specifici: lo stadio di attuazione degli obiettivi di legislatura, il livello di informatizzazione (in termini di infrastruttura di base, connettività ed interoperabilità, servizi di back-office e di funzionamento, patrimonio applicativo ed informativo), l’organizzazione delle strutture organizzative preposte ai sistemi informativi, la spesa informatica sostenuta; -La seconda parte, che comprende due capitoli, riporta le tavole di dettaglio, per amministrazione, delle principali variabili che hanno formato oggetto di indagine e degli indicatori relativi agli anni 2002 e 2003. Le “Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell'‘informazione nella legislatura”, approvate il 31 maggio 2002 dal Consiglio dei Ministri e successivamente presentate alla Conferenza unificata Stato-Regioni-Città e autonomie locali, hanno tracciato il percorso lungo il quale si è mosso e si muoverà lo sviluppo dell’informatica pubblica fino al 2005. Le linee guida, elaborate dal Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, inquadrano la trasformazione della pubblica amministrazione nel più ampio contesto relativo allo sviluppo della Società dell’informazione e indicano, in particolare, per ogni amministrazione, le iniziative legate ai dieci obiettivi di legislatura e agli obiettivi specifici e, per tutte le amministrazioni, la necessità di razionalizzare e di ottimizzare la spesa corrente per i sistemi informativi. La Direttiva del 20 dicembre 2002 del Ministro per l’innovazione e le tecnologie ha indicato tra le priorità per l'anno 2003, lo sviluppo dei servizi in rete, l'informatizzazione dei flussi documentali, la progressiva sostituzione degli attuali sistemi di autenticazione con la CIE e la CNS, la diffusione della firma digitale, la rilevazione e l'analisi della soddisfazione dell'utenza, la creazione di banche dati del personale per favorire l’impiego delle risorse umane.
Al fine di favorire e accelerare il processo di ammodernamento della
pubblica amministrazione è stato istituito, con il decreto legislativo n°
196 del 30 giugno, il
CNIPA
(che subentra all’AIPA mutuandone tutte le prerogative e le attività che
le erano state assegnate con il D.L.vo 39/1993). |
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Formigoni: A Roma fanno finta di non accorgersi del modello Lombardia | ||||||||||||||||||||||||||
''A Roma fingono di non vedere quello che
facciamo in Lombardia, per esempio in campo sanitario, ambientale,
scolastico. In tutti questi settori abbiamo battuto strade innovative, ma
laggiù nessuno ha mai dato l'impressione di accorgersene. Siamo il fiore
all'occhiello del centrodestra, il modello di governo della Casa delle
liberta', e invece ci lasciano soli. Peggio: ci penalizzano''. Ad
affermarlo e' il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, in
un'intervista a Il Giornale "Formigoni
al governo:Ci trattate peggio delle Regioni rosse" (i
quotidiano milanese prosegue poi la propria inchiesta sulle spese delle
Regioni e degli enti locali:
Le Regioni a caccia di ambasciate ,
Ma la legge aiuta gli sperperatori)
''Soldini -dice il Presidente della Lombardia (intervistato anche da il Sole 24 ore a proposito dei trasporti)- ne arrivano pochi. Eppure siamo la Lombardia... Ricordiamoci solo come venivano trattate le mitiche Regioni rosse, quelle che si permettevano di non far pagare gli autobus ai propri cittadini o si vantavano dei propri asili-nido: il Pci andava a battere cassa dal governo di allora e lui gli riempiva le casse, permettendogli cosi' di proseguire quelle che questi presidenti di sinistra ritenevano fosse una buona amministrazione''. (red) |
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Corte dei conti: invariato il rapporto fra Servizio sanitario e PIL | ||||||||||||||||||||||||||
Oltre 11 milioni di euro (11.320.360)
per il settore sanità. A tanto ammontano i fondi che lo Stato,per il 2003,
ha destinato all'intero comparto,
secondo quanto rileva la Corte dei Conti nella sua
relazione annuale. Tali risorse sono riconducibili a diversi dicasteri: oltre a quello della Salute, che vi partecipa con 1.346.881 euro di stanziamenti definitivi, 9.962.712 euro concernono il ministero dell'Economia e delle Finanze, 9.635 quello della Difesa e 1.132 quello delle Politiche Agricole. Le appostazioni contabili sul bilancio dello Stato, tuttavia, sono risultate meno significative rispetto agli scorsi anni, a causa dell'attuazione del federalismo fiscale: il finanziamento dell'assistenza sanitaria nelle Regioni a statuto ordinario si fonda infatti sulla finanza regionale. Gli stanziamenti afferenti al bilancio 2003 sono risultati inoltre ridotti rispetto a quelli degli esercizi precedenti sia per le esigenze di contenimento della spesa, sia per effetto della disposizione inserita nella manovra di bilancio. Il rapporto spesa SSN/PIL risulta essere invariato rispetto al 2001 e al 2002, attestandosi al 6,3%. I principali indicatori contabili evidenziano poi assegnazioni complessive del ministero nel 2003 pari a 1.401,51 milioni di euro di stanziamenti definitivi, con un forte incremento rispetto alle previsioni iniziali, pari invece a 905,11 milioni. La gran parte delle risorse (1.387,38 mln) attiene alla parte corrente, mentre in conto capitale gli stanziamenti ammontano a soli 14,13 milioni. Le risorse piu' cospicue del ministero si riconducono al Centro di responsabilita' per l'Ordinamento sanitario, ricerca e organizzazione, per il quale si evidenziano 756,81 mln di euro. All'Istituto Superiore di Sanita' sono destinati 108,10 mln, mentre gli stanziamenti definitivi di competenza per la ricerca scientifica, di rilievo nella politica del ministero, sono 331,09 mln, tutti impegnati. Incrementate le risorse per gli indennizzi alle vittime di trattamenti da emoderivati (da 13,56 mln previsti inizialmente ai 187,24 definitici), mentre per l'assistenza sanitaria in materia di trapianti si rinvengono 3,56 mln di fondi, tutti non pagati. Per il programma Aids, assegnati invece 3,17 milioni di euro. La Corte dei Conti rileva, per il 2003, "sensibili innovazioni" nel ministero della Salute, con una "sempre piu' forte proiezione del ministero nel servizio sanitario nazionale". "Appaiono - si legge nella relazione - poste le basi per una compiuta esplicazione del ciclo programmatico all'interno del ministero che evidenzia peraltro un percorso più articolato che interagisce con il sistema delle Regioni e delle stesse aziende sanitarie". Maggiore spessore assume anche " il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza". Tra le novità più importanti, l'istituzione dell'Agenzia Italiana del Farmaco e la rinnovata configurazione organizzativa, suddivisa in tre dipartimenti e dieci direzioni generali. Le criticità finanziarie del comparto sanitario non sembrano comunque essere superate: i risultati del 2003,infatti, si giovano, "in misura non irrilevante", dice la Corte, dello slittamento al 2004 degli effetti attesi dal rinnovo dei contratti collettivi di lavoro 2002-2003 per il personale del servizio sanitario nazionale. "La stipula del contratto collettivo - si legge nella relazione - determina fondati motivi di preoccupazione circa la sostenibilità degli oneri di personale che il contratto ha introdotto a carico delle aziende sanitarie". Questi problemi, inoltre, sono destinati a riproporsi in occasione del rinnovo, annunciato a breve, del contratto nazionale per la dirigenza medica. E di sanità i magistrati contabili si sono occupati , secondo quanto riporta la newsletter della Corte dei conti, anche a livello territoriale con riferimento alla Regione Campania. Con l’approvazione del primo Piano sanitario regionale per il periodo 2002/2004, varato dall’assemblea regionale campana nel giugno 2002 e tradotto nella l.r. n. 10/2002, la Regione Campania delinea il nuovo assetto istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario sul territorio, introducendo alcune novità di rilievo in tema di programmazione e controllo delle aziende sanitarie regionali, dove viene privilegiato un modello più decentrato e concertativo delle relazioni istituzionali a sostegno del processo di aziendalizzazione. Ma un efficace recupero dell’appropriatezza degli ambiti assistenziali presupporrebbe “un più alto livello di raccordo e integrazione dei servizi territoriali ed ospedalieri, da conseguirsi anche attraverso la realizzazione di un efficiente ed efficace sistema informativo e di relazione a rete non unidirezionale su cui la Regione non può, al momento, contare” – constata la Corte. Quanto alla gestione finanziaria del settore, la Sezione regionale di controllo per la Campania rileva che “il fabbisogno sanitario per l’anno 2002 si è rivelato di dimensioni sensibilmente superiori alle attese (7.365 M euro), mentre il finanziamento complessivo è risultato lievemente inferiore al previsto (6.891 M euro). Tale esito si aggiunge alla perdita del finanziamento integrativo del fabbisogno 2001 (previsto, per la Campania, in 331 M euro), a seguito della mancata osservanza dei vincoli stabiliti con il Patto di stabilità interno per il 2001, con conseguente crisi di liquidità. In tale contesto, però, “l’evoluzione della spesa corrente in sanità, per quanto in costante aumento, segna per il 2002 risultati comunque incoraggianti sotto il profilo della tendenza ad un più contenuto fabbisogno complessivo”, con l’eccezione dell’impennata della spesa per personale e per beni e servizi, sia pure mantenutasi al di sotto della media nazionale (cfr. la Delibera n. 9/2004 della Sezione regionale di controllo per la Campania e testo della Relazione) (gs) |
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Due aliquote Irpef: possibili inquità | ||||||||||||||||||||||||||
L'Irpef di due sole aliquote,
prevista a regime dalla riforma fiscale, fiore all'occhiello del programma
di governo, rischia di rivelarsi iniqua sotto il profilo della
redistribuzione dei redditi nel Paese.
A suonare il campanello d'allarme e' un
aggiornatissimo studio di due superispettori del Secit,
il servizio dei super-ispettori fiscali del ministero dell'Economia che in
un complesso studio sull'Irpef simula gli effetti della riforma a due
aliquote (23 e 33%) al 2005. A conti fatti il rischio e' quello di una
maggiore concentrazione del reddito e di un minore effetto perequativo
nella distribuzione del carico fiscale. Il piano di riforma delle tasse approvato lo scorso anno dal Parlamento - che prevede a regime un'aliquota del 23% fino a 100.000 euro e del 33% oltre, un obiettivo al quale pero' si arriverebbe ora con maggiore gradualita' - secondo lo studio del Secit, che impegna le firme dei due esperti Fernando De Nicola e Teresa Monteduro, ridurrebbe del 10% quella parte di reddito che viene trasferita dai redditi alti ai redditi bassi per effetto della progressivita' dell'imposta. Lo studio di 29 pagine (''Un modello di microsimulazione delle imposte sulle persone fisiche''), corredato di una lunga premessa che esplicita i criteri scientifici utilizzati per le simulazioni e l'analisi, fa riferimento all'indice Reynolds-Smolensky che ''misura la frazione del reddito netto totale trasferito dai redditi alti ai redditi bassi'' dalla progressivita' dell'imposta. E il risultato, traducendo dalle formule scientifiche, e' che il piano originario di riforma fiscale finirebbe a regime per favorire i redditi piu' alti. Timori che in qualche modo sono emersi nei mesi scorsi nel difficile confronto all'interno della maggioranza sulla riforma delle tasse. Ma che ora vengono di fatto confermati dal contributo scientifico dei due esperti del Servizio Consultivo ed Ispettivo Tributario. Il primo modulo della riforma Irpef, messo in campo nel 2003 dallo stesso governo, consente invece, sempre secondo i calcoli dei consulenti fiscali di via XX settembre, una piu' equa distribuzione del reddito. Lo studio ha l'obiettivo di fornire un contributo scientifico al dibattito politico secondo il principio - come spiega lo stesso Secit - del ''conoscere per decidere''. ''Se ai fini dell'iter parlamentare e' necessario e sufficiente - si legge nello studio - corredare i progetti di riforma con le quantificazioni di bilancio, e' decisamente preferito, nella fase di definizione delle riforme, associare alle valutazioni di gettito e spesa quelle in termini di impatti differenziali per categorie sociali, demografiche, economiche e territoriali''. Sotto questo profilo il Secit e' arrivato a fare simulazioni al 2005 per classi di reddito e per regioni, dalle quali emerge qualche sorpresa. La fetta piu' consistente dei contribuenti (l'11,2%) si collochera' nella fascia di reddito tra i 1.000 e i 3.000 euro. Il bilancio annuale della quasi totalita' dei contribuenti italiani si ferma comunque a 44.000 euro (sotto questa soglia e' il 95% dei contribuenti e il 90% e' sotto quota 33.000 euro) mentre il reddito medio viene indicato nelle tabelle attorno ai 16.214 euro. ''Il che aiuta a comprendere e a volte a correggere - chiosano i superispettori che hanno elaborato la ricerca - le espressioni frequentemente usate di redditi medio alti, ceti medi, ecc''. Le medie statistiche indicano cosi' che la categoria dei pensionati guadagna in media 12.834 euro, i lavoratori dipendenti (e i co.co.co) 18.847, i lavoratori autonomi 23.836 mentre i possessori di altri redditi si attestano in media sui 10.323 euro. I super-ricchi, quelli cioe' con un reddito superiore a 100.000 euro l'anno saranno complessivamente nel 2005 - sempre secondo le proiezioni del Secit - 334.007, ovvero appena lo 0,8% del totale della platea dei contribuenti. A guidare la classifica regionale, per reddito imponibile con la riforma fiscale ipotizzata nella delega, e' la Lombardia: 19.294 il reddito medio. A seguire ci sono il Lazio (18.122 euro) e l'Emilia Romagna (17.449). In coda alla classifica sono le regioni del Sud (Calabria, Basilicata, Molise, Sicilia, Puglia) con un reddito medio imponibile tra gli 11.000 e i 13.00 euro. Ecco di seguito una tabella che indica la distribuzione del reddito imponibile per regione. Le proiezioni sono al 2005 (fonte: Secit). REGIONI REDDITO MEDIO N. CONTRIBUENTI % N. Abruzzo 13.614 885.230 2,2 Basilicata 12.094 368.500 0,9 Bolzano 17.023 369.811 0,9 Calabria 11.583 1.113.617 2,8 Campania 13.555 2.929.337 7,3 Emilia Romagna 17.449 3.335.792 8,3 Friuli 16.447 961.099 2,4 Lazio 18.122 3.544.414 8,9 Liguria 17.088 1.220.409 3,0 Lombardia 19.294 6.973.001 17,4 Marche 15.058 1.146.339 2,9 Molise 12.073 229.243 0,6 Piemonte 17.423 3.341.381 8,3 Puglia 12.588 2.430.866 6,1 Sardegna 13.552 961.091 2,4 Sicilia 12.912 2.830.435 7,1 Toscana 16.348 2.732.199 6,8 Trento 16.525 377.923 0,9 Umbria 14.966 622.989 1,6 Val D'Aosta 16.550 106.205 0,3 Veneto 16.887 3.528.458 8,8 ---------------------------------------------------------- TOTALE 16.214 40.037.845 100,0 (red) |
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Storace : urgente una riforma dei consultori familiari | ||||||||||||||||||||||||||
Una riforma
dei consultori familiari a livello nazionale "si rende urgente, e dunque
non piu' procrastinabile". Ad affermarlo e' il Governatore del Lazio
Francesco Storace,
dopo le polemiche divampate in questi giorni sulla legge che regola
l'aborto. |
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