Documento della Conferenza delle Regioni del 9 novembre
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Rigenerazione Urbana: audizione Conferenza Regioni

Si tratta dell'audizione in merito ai disegni di legge su "Misure per la rigenerazione urbana" e sulle "Disposizioni in materia di rigenerazione urbana".
Rappresentanti all'audizione della Conferenza delle Regioni sul provvedimento il Coordinatore della Commissione Infrastrutture, Mobilità e governo del Territorio, Fulvio Bonavitacola (Vicepresidente della Regione Campania), e il Coordinatore vicario della Commissione Infrastrutture, Mobilità e governo del Territorio ed Assessore della Regione Liguria, Marco Scajola.
Si osserva che, pur apprezzando l'iniziativa di riordino della materia, la rigenerazione urbana dovrebbe essere ricondotta entro il più ampio e generale contesto della pianificazione urbanistica, puntando ad una organica riforma della normativa sul governo del territorio e nel rispetto del quadro istituzionale definito dal Titolo V della Costituzione.
Di seguito il documento consegnato al Parlamento e approvato dalla Conferenza delle Regioni.
DOCUMENTO PER L’AUDIZIONE INFORMALE DA PARTE DELLA COMMISSIONE 8ª (LAVORI PUBBLICI) DEL SENATO IN MERITO AI DISEGNI DI LEGGE S 29 “MISURE PER LA RIGENERAZIONE URBANA”, S 761 E S 863 “DISPOSIZIONI IN MATERIA DI RIGENERAZIONE URBANA”
Punto 5a) Odg Conferenza Regioni
In via generale, con riguardo alle proposte normative di cui ai disegni di legge S 29 “Misure per la rigenerazione urbana”, S 761 e S 863 “Disposizioni in materia di rigenerazione urbana”, si accoglie con favore la ripresa di un’attività legislativa sul tema del governo del territorio, ancorché limitato alla sola rigenerazione.
Tuttavia, si osserva che la rigenerazione urbana dovrebbe essere ricondotta entro il più ampio e generale contesto della pianificazione urbanistica (di cui, di fatto, la rigenerazione costituisce uno specifico obiettivo da perseguire), puntando, dunque, ad una organica riforma della normativa sul governo del territorio nel rispetto del quadro istituzionale definito dal Titolo V della Costituzione.
Una norma sul tema, inserita in un contesto più ampio, dovrebbe prevedere disposizioni in grado di superare le difficoltà che si avvertono a livello regionale, dove la potestà legislativa delle Regioni stesse non può superare disposizioni nazionali ormai obsolete, per introdurre in modo ordinario e permanente principi e disposizioni sulla fiscalità urbanistica e patrimoniale, sulla perequazione territoriale e fornire indicazioni generali sull’attuazione delle politiche per lo sviluppo sostenibile e il contrasto e adattamento al cambiamento climatico.
Sarebbe, pertanto, quanto mai necessario considerare la rigenerazione in un contesto più ampio, evitando di far coincidere linee e bandi di finanziamento con un sistema di pianificazione in “deroga” alle ordinarie modalità di governo del territorio gestite a livello regionale, provinciale e locale.
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Entrando maggiormente nel dettaglio delle proposte normative sulla rigenerazione urbana, si osserva quanto segue.
In primis, in continuità con le considerazioni già formulate in occasione di precedenti progetti legislativi, si ritiene auspicabile che i tre disegni di legge siano raccolti in un’unica proposta contenente i principi fondamentali della materia e specifiche disposizioni di dettaglio sui temi di esclusiva competenza statale (ad esempio istituzione del fondo, incentivi e agevolazioni di natura fiscale).
- Ruolo dello Stato e governance
Si ritiene necessario che lo Stato si faccia promotore delle politiche di rigenerazione urbana, nell’ambito di un quadro più ampio che vede i Comuni assumere il ruolo di “terminali recettori” delle risorse e di soggetti attuatori dei programmi di rigenerazione urbana, mentre le Regioni/Province autonome quello di “agenti intermedi”, in grado di favorire il perseguimento a livello locale e territoriale delle finalità di rigenerazione urbana, nell’ambito di un processo che miri al più generale obiettivo della pianificazione territoriale sostenibile del territorio.
Bisognerebbe attribuire alle Regioni / Province autonome la competenza nella selezione dei progetti da finanziare, entro più ampi quadri di riferimento condivisi nel previsto sistema di governance.
Infatti, si tratta degli enti maggiormente in grado di garantire una visione d’insieme ed una conoscenza approfondita del territorio, nonché di interloquire con gli Enti Locali e sostenerli nel merito della gestione e della attuazione dei progetti.
- Cabina di regia
Si propone l’istituzione di una Cabina di Regia, di cui facciano parte lo Stato, le Regioni/Province Autonome e i rappresentanti dei Comuni, che si occupi:
- della definizione di principi comuni per la rigenerazione urbana (e più in generale per favorire una pianificazione urbanistica e territoriale sostenibile), da porre alla base dell’auspicata riforma organica della normativa sul governo del territorio;
- della definizione di indirizzi e direttive per la promozione degli interventi di rigenerazione urbana e per l’equa ed efficace distribuzione delle risorse;
- dell’analisi del quadro normativo e regolamentare di riferimento a livello nazionale e comunitario, nonché dello studio delle buone pratiche in materia di rigenerazione urbana, dei trend e dei bisogni emergenti;
- del monitoraggio dei processi di rigenerazione attuati dai Comuni, anche ai fini della verifica dell’efficacia delle politiche implementate dalle Regioni/Province autonome.
La Cabina di Regia potrebbe essere la sede deputata a definire ruoli, rapporti e meccanismi di mutua collaborazione tra i diversi livelli istituzionali coinvolti, nel rispetto del principio di sussidiarietà verticale.
Infine, in un’ottica di coordinamento, si potrebbe valutare l’opportunità di prevedere un meccanismo di sistematico confronto in seno alla Cabina di Regia per valutare l’efficacia delle politiche di rigenerazione urbana attuate dalle Regioni/Province autonome, favorendo la replica e/o l’adattamento in altri contesti territoriali di quelle che si saranno dimostrate più performanti.
- Legislazione e Piani urbanistici vigenti. Rispetto delle specificità territoriali.
È fondamentale che la già menzionata redazione di definizioni e principi comuni tenga in debito conto di quanto già previsto e disciplinato dalle singole Regioni e PA, al fine di evitare inutili e dannose sovrapposizioni.
A tale scopo, si conferma la necessità di prevedere una clausola di salvaguardia delle legislazioni regionali già vigenti in materia di rigenerazione e contenimento di consumo di suolo.
Tale scelta farebbe salvi gli specifici regimi normativi regionali in materia di rigenerazione urbana (e, più in generale, di governo del territorio), fermi restando i principi di carattere generale fissati a livello sovraordinato, e sarebbe altresì necessaria per non rendere ancor più complesso un quadro normativo già di per sé articolato, soprattutto per quanto riguarda le procedure urbanistiche. Se del caso, saranno le stesse Regioni / Province autonome a valutare l’opportunità di prevedere specifiche procedure di aggiornamento ovvero modifiche ai Piani, in un’ottica di semplificazione amministrativa.
Inoltre, in questo modo non si comprometterebbero i processi di rigenerazione già avviati e consentirebbe di rispettare le specificità di determinati territori.
Basti pensare, ad esempio a tutto l’arco alpino e in generale montano, in cui sarebbe necessario disciplinare forme di rigenerazione volte a riqualificare da un lato i piccoli nuclei abitati, prevedendo l’inserimento di infrastrutture e servizi al fine di scongiurarne l’abbandono, dall’altro le stazioni turistiche, caratterizzate dalla presenza di un patrimonio immobiliare ormai datato, sovente in stato di abbandono e incuria. Le dinamiche socioeconomiche, che governano queste aree, sono diverse da quelle tipiche delle aree urbane e periurbane e queste specificità non possono essere semplicemente ricondotte alle politiche delle aree interne. La rigenerazione di queste realtà dovrebbe essere autonomamente disciplinata, in modo diverso rispetto all’ambito urbano/metropolitano, ma nel rispetto e nella salvaguardia delle competenze statutarie in materia di pianificazione e governo del territorio delle Regioni e Provincie autonome;
Infine, si sottolinea la necessità che non si prevedano sistematici meccanismi di deroga alla strumentazione urbanistica vigente per la realizzazione degli interventi di rigenerazione urbana, che dovrebbe essere uno dei risultati/obiettivi della pianificazione ordinaria e non, al contrario, risultarvi estranea.
- Fondo nazionale per la rigenerazione urbana e programmazione nazionale
Si propone l’istituzione di un Fondo nazionale, ripartito annualmente tra Regioni e Province autonome, assicurando risorse certe e continuative per un periodo pluriennale congruo, da destinare alla realizzazione di processi di rigenerazione, con particolare attenzione a forme di compartecipazione pubblico-privato.
Si riterrebbe altresì opportuno che le Regioni/Province autonome, sulla base degli indirizzi e delle direttive stabilite dalla Cabina di Regia, potessero definire in piena autonomia i criteri e le modalità di selezione degli interventi degli Enti locali, di cui al D.lgs. 267/2000, con la possibilità di integrare le risorse statali con ulteriori risorse proprie.
La programmazione stabile di risorse economiche da assegnare alle Regioni/Province autonome consentirebbe la necessaria pianificazione degli interventi da parte degli Enti locali.
In un contesto simile, i Comuni potrebbero avviare processi di rigenerazione che si articolino nel tempo secondo priorità e tempistiche stabilite (anche eventualmente riprogrammabili) e che rispondano ai reali fabbisogni ed alle condizioni di contesto effettive invece che alle scadenze dettate dalla disponibilità di risorse (ad esempio ove queste venissero distribuite per mezzo di bandi).
Programmare la rigenerazione urbana, articolandone i singoli interventi entro un orizzonte temporale ben definito, favorirebbe lo sviluppo di adeguate competenze e di idonee soluzioni progettuali, anche in esito a processi di riutilizzo di buone pratiche mutuate da altri contesti.
Inoltre, l'eventuale previsione di un Programma nazionale per la Rigenerazione consentirebbe la necessaria programmazione a livello regionale degli interventi entro un orizzonte temporale ben definito favorendo lo sviluppo di adeguate competenze e di idonee soluzioni progettuali, anche in esito a processi di riutilizzo di buone pratiche mutuate da altri contesti. La Programmazione nazionale consentirebbe, altresì, la condivisione, qualità, efficacia e fattibilità degli obiettivi e delle azioni.
- Previsione di incentivi ed agevolazioni di natura economica e fiscale.
La previsione di strumenti normativi e fiscali in grado di favorire l’azione pubblica, o pubblico-privata appare quanto mai opportuna, per un doppio ordine di motivi: in quanto gli interventi di rigenerazione urbana hanno generalmente costi maggiori rispetto ad analoghi interventi di nuovo consumo di suolo, a causa degli oneri, spesso ingenti, di demolizione e bonifica; nonché per favorire l’azione pubblica verso l’inerzia alla trasformazione delle aree dismesse e degradate, quale concreto presupposto al riuso dell’esistente e al contrasto al consumo di suolo.
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In conclusione, si riportano di seguito, a titolo esemplificativo, le tematiche che potrebbero essere opportunamente declinate nella legge per la rigenerazione urbana.
- Art. … Finalità;
- Art. … Definizioni;
- Art. … Soggetti istituzionali della rigenerazione urbana;
(Stato, Regioni / Province autonome, comuni);
- Art. … Cabina di regia nazionale per la rigenerazione urbana;
- Art. … Programma nazionale per la rigenerazione urbana;
- Art. … Fondo nazionale per la rigenerazione urbana;
Ulteriori risorse per il finanziamento degli interventi di rigenerazione urbana;
- Art. … Riparto delle risorse per la rigenerazione urbana;
- Art. … Bandi regionali e provinciali per la rigenerazione urbana;
- Art. … Programmi comunali per la rigenerazione urbana;
- Art. … Qualità della progettazione: concorsi di progettazione e concorsi di idee;
- Art. … Strumenti e misure operative per l’attivazione di processi di rigenerazione;
- Art. … Incentivi economici e fiscali;
- Art. … Destinazione dei proventi dei titoli abilitativi edilizi.
Roma, 09 novembre 2023
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( gs / 29.02.24 )
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Anziani: riforma all'attenzione di Regioni ed Enti locali
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(Regioni.it 4577 - 29/02/2024) Sulla riforma delle politiche per gli anziani si è svolta il 29 febbraio una seduta della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome con all’ordine del giorno il tema dell'avvenuta e successiva Conferenza Unificata : "Intesa, ai sensi dell’articolo 6, comma 1, della legge 23 marzo 2023, n. 33, sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, in attuazione degli articoli 3, 4, e 5 della legge 23 marzo 2023, n. 33".
Si è registrata la mancata intesa della Conferenza delle Regioni in sede di Conferenza Unificata.
La Conferenza delle Regioni ha sottolineato il grande senso di responsabilità, come sempre, nell'affrontare tutti i temi, ma soprattutto quelli socio-sianitari, ma visto i tempi ristretti sono state evidenziate, in modo articolato tra le stesse Regioni, alcune criticità che ancora permangono nel provvedimento e che hanno portato ad esprimere la mancata intesa.
Si chiede cosa succeda dopo il 2026 al finanziamento della stessa riforma quando finiranno le risorse legate al Pnrr. Dal 2027, infatti, mancheranno le risorse ai servizi aggiuntivi forniti agli anziani negli anni, con evidenti future ricadute negative nei bilanci regionali e quindi alle erogazioni delle stesse prestazioni.
C'è anche un problema nella normativa da chiarire, in quanto contraddittorio nel provvedimento, se l'età all'accesso di alcuni servizi sia per gli over 65 o per gli over 70.
Inoltre si evidenzia come non si possa escludere tutta la parte sanitaria legata al provvedimento e di materia strettamente regionale.
Quindi c'è la richiesta di apertuta di un Tavolo con il Governo per affrontare insieme, con spirito di leale collaborazione istituzionale, questi nodi ancora da sciogliere.
Di avviso contrario al decreto le Regioni Emilia-Romagna, Puglia, Campania e Toscana, che ritengono il Governo, vista l’urgenza, possa adottare il provvedimento nei tempi di cui alla normativa vigente, senza attendere il decorso del termine previsto dal decreto legislativo n. 281 del 1997.
La maggioranza delle Regioni auspica che il Governo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, possa reperire le risorse necessarie per assicurare la completa attuazione del decreto, utili a garantire l’erogazione delle prestazioni e dei servizi a tutta la platea dei beneficiari.
Si ritiene comunque necessaria e opportuna l’istituzione di uno specifico Tavolo di lavoro costituito da rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome e dei Ministeri interessati, per monitorare l’attuazione del decreto e per verificare la compatibilità delle risorse finanziarie, che garantiscano la copertura a partire dal 2027. Pertanto la Conferenza delle Regioni chiede al Governo di valutare eventuali correzioni del decreto.
POSIZIONE SULLO SCHEMA DI DECRETO LEGISLATIVO RECANTE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI POLITICHE IN FAVORE DELLE PERSONE ANZIANE, IN ATTUAZIONE DEGLI ARTICOLI 3, 4, E 5 DELLA LEGGE 23 MARZO 2023, N. 33
Intesa, ai sensi dell’articolo 6, comma 1, della legge 23 marzo 2023, n. 33
Punto 1) O.d.g. Conferenza Unificata
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome esprime la mancata intesa (avviso contrario delle Regioni Emilia-Romagna, Puglia, Campania e Toscana) e ritiene che il Governo, vista l’urgenza possa adottare il provvedimento nei tempi di cui alla normativa vigente, senza attendere il decorso del termine previsto dal decreto legislativo n. 281 del 1997.
Le Regioni Emilia-Romagna, Puglia, Campania e Toscana ritengono che non sussistano i presupposti per esprimere l’intesa non solo per la mancata previsione di risorse finanziarie aggiuntive e strutturali, ma anche per l’impianto complessivo del provvedimento, manifestando la disponibilità a riformulare il testo del provvedimento insieme al Governo.
La maggioranza delle Regioni esprime preoccupazione in relazione alla possibilità di dare concreta attuazione alle disposizioni contenute nel provvedimento per le seguenti motivazioni:
- la mancata previsione di risorse finanziarie aggiuntive e strutturali inficia la portata innovativa della riforma depotenziandone l’efficacia sia nel processo di ampliamento dell'accesso ai servizi, sia nell'intensità e nella durata dei servizi offerti. Le risorse previste per la copertura del provvedimento come dettagliate dal Ministero dell’economia e delle finanze, non sono, infatti, aggiuntive e dedicate, ma si tratta di stanziamenti a valere sulle Missioni 1, 5 e 6 del PNRR e sul Fondo per le Non Autosufficienze che sono già programmati e destinati a specifici diversi interventi;
- la norma contenuta nell’articolo 2 circa la definizione della persona anziana appare critica sotto più aspetti ed in particolare è foriera di possibili ricadute sulle leggi regionali e pertanto si richiede una sua rivalutazione, anche in relazione all’articolo 40.
A tal riguardo, la maggioranza delle Regioni auspica che il Governo, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, possa reperire le risorse necessarie per assicurare la completa attuazione del presente decreto, utili a garantire l’erogazione delle prestazioni e dei servizi a tutta la platea dei beneficiari.
Si ritiene comunque necessaria e opportuna l’istituzione di uno specifico Tavolo di lavoro costituito da rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome e dei Ministeri interessati, per monitorare l’attuazione del presente decreto con riguardo al profilo economico-finanziario, nonché in relazione a eventuali esigenze organizzative e/o anche in relazione ad eventuali esigenze normative, per definire in particolare le risorse eventualmente necessarie a consentire la completa attuazione del presente decreto, anche per gli anni successivi al 2026 e in caso di criticità si impegna a rivedere nel suo complesso la normativa introdotta dal presente decreto.
Le Regioni e le Province autonome, considerato lo sforzo assunzionale che il provvedimento comporta per le Regioni e gli Ambiti territoriali sociali, chiedono inoltre al Governo un impegno ad inserire con urgenza, nel primo veicolo normativo utile, una disposizione che preveda, in analogia con quanto già previsto per gli assistenti sociali e per il personale volto a garantire il funzionamento del RUNTS, una deroga alle assunzioni delle figure professionali previste nel Piano Nazionale per la non autosufficienza 2022-2024, considerato che sono già stanziate a normativa vigente risorse pari a 20 milioni di euro per l’anno 2023 e 50 milioni di euro a decorrere dall’anno 2024.
Ad ogni buon fine, si allegano le proposte emendative condivise dalle Commissioni Politiche Sociali, Salute e Infrastrutture, Mobilità e Governo del territorio della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, sulle quali si è sviluppato un ampio confronto a livello tecnico.
Roma, 29 febbraio 2024
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( gs / 29.02.24 )
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Istat: aumenta offerta servizi online Regioni
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Un ufficio autonomo di informatica è presente nel 95,5% delle Regioni e nel 93,6% delle Province, mentre sono appena il 21,0% i Comuni che ne dispongono (14,9% nel 2018). L’8,1% dei Comuni ne ha istituito uno in gestione associata, in particolare in Emilia-Romagna (77,0%).
Il miglioramento delle dotazioni ICT, della gestione in rete e dell’offerta online pone un accento ancor maggiore sulla necessità di valutare la sicurezza informatica delle PA locali. Il 15,1% delle PA locali ha nominato un Responsabile per la sicurezza al proprio interno (54,5% delle Regioni) o in gestione associata; invece, il 21,9% ha affidata la sicurezza ICT all’esterno, tipicamente a un fornitore di servizi (22,7% delle Regioni). Inoltre, le Amministrazioni locali con processi codificati di gestione degli eventi di sicurezza informatica (incidenti, allarmi di sicurezza o tentativi di attacco) sono appena il 29,2% (95,5% delle Regioni).
Il 76,6% delle PA locali dichiara che l’utenza può accedere ai servizi online attraverso l’identità digitale Spid (era 20,5% nel 2018), per le Regioni tale quota sale al 100% e per i Comuni più grandi al 99% (rispettivamente 72,7% e 58,2% nel 2018); emergono differenze territoriali tra i Comuni del Nord con percentuali oltre l’80% e quelli del Mezzogiorno (67,5%). Il 43,9% (21,9% nel 2018) delle PA locali utilizza la carta nazionale dei servizi (CNS) e per la carta di identità elettronica si passa dal 5,5% del 2018 al 59,6%.
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PA LOCALE E ICT - ANNO 2022
Nel 2022 l’86,4% delle Regioni e il 70,4% dei Comuni consente di svolgere l’intero iter di almeno un servizio pubblico online
23 FEBBRAIO 2024
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I SERVIZI PUBBLICA UTILITÀ
Negli ultimi 20 anni in calo la quota di utenti (18 anni e più) di ASL (-16%), Anagrafe (-28%) e Posta (-14%)
23 FEBBRAIO 2024
( gs / 29.02.24 )
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Gas radioattivo: Piano nazionale d'azione radon 2023-2032
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Piano nazionale d'azione per il radon 2023-2032 (PDF 3.50 Mb)




( gs / 29.02.24 )
Documento della Conferenza delle Regioni del 22 febbraio
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Milano - Cortina: osservazioni al decreto legge

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( red / 29.02.24 )
Documento della Conferenza delle Regioni del 22 febbraio
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Sanità: finanziamento SSN, riparti annuali

Con il documento approvato e consegnato al Governo si propone la richiesta che, in sede di riparto del saldo, venga effettuato il conguaglio finale per gli anni 2020, 2021 e 2022 sulla base della percentuale dei permessi richiesti in via definitiva, rispetto agli acconti già erogati sulla base di percentuali di riparto provvisorie. Si chiede che l’intera quota 2023 sia ripartita con maggiore tempestività, provvedendo ad una celere emanazione del decreto ministeriale che completi la ripartizione delle risorse disponibili e già stanziate nel bilancio dello Stato.
Questo schema di decreto provvede il riparto tra le Regioni delle risorse relative al maggior finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale a cui concorre ordinariamente lo Stato, in funzione degli effetti derivanti dall'emersione, alla data del 30 Novembre 2023, dei lavoratori stranieri irregolari, ai sensi dell'articolo 103 del decreto-legge n. 34/2020:
1. Euro 25.928.250,00 corrispondente al 66,08 per cento della somma residua di Euro 39.237.666,00 per l'anno 2020;
3. Euro 224.672.000,00 corrispondente al 66,08 per cento della somma di Euro 340.000.000,00 per l'anno 2022.
Inoltre, considerato che in attesa della regolarizzazione dei rapporti di lavoro le Regioni sostengono gli oneri per assicurare l’assistenza sanitaria ai lavoratori stranieri, si richiede che il finanziamento delle quote a saldo per gli anni 2020, 2021 e 2022 e dell’intera quota per l’anno 2023 venga ripartito con maggiore tempestività, provvedendo ad una celere emanazione del decreto ministeriale che completi la ripartizione delle risorse disponibili e già stanziate nel bilancio dello Stato.
Di seguito la posizione delle Regioni:
( red / 29.02.24 )

Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
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