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Cerved: con la transizione ecologica molte aziende a rischio
(Regioni.it 4363 - 14/09/2022) Sono quasi un milione le aziende che sono a rischio.
Nel 'Rapporto Italia sostenibile 2022' presentato da Cerved si analizza il grado di sostenibilità italiana e dei Paesi europei dal punto di vista economico, sociale e ambientale. L'Italia è promossa sull'ambiente, ma fatica negli ambiti economico e sociale.
Per la transizione sostenibile sono molte le province specializzate in settori che dovranno affrontare forti cambiamenti hanno imprese con una struttura finanziaria più debole e quindi meno pronta agli investimenti.
Gli indici di sostenibilità ambientale, economica e sociale, tracciati da Cerved, potranno essere utili per programmare i 50 miliardi del Fondo sviluppo e coesione e gli 80 miliardi destinati ai territori dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).
Le aziende a rischio medio-alto di mancata transizione ecologica sono le 932mila (con 2 milioni di addetti) che operano nei settori dei combustibili fossili, degli energivori e del sistema moda, afferma Cerved nel secondo rapporto Italia sostenibile, calcolando l'indice in base ai fondi necessari per la riconversione e l'abbattimento delle emissioni.
La gran parte delle risorse finanziarie per i processi di riconversione (14,8 miliardi di euro su 20,6 totali) è al Nord, mentre al Sud sono disponibili per la transizione solo 2,6 miliardi (il 12,8% dei fondi totali).
Dal punto di vista ambientale invece sono più di un milione (il 19,3% di 5,3 milioni tra quelle iscritte all'apposito), con 3,3 milioni di impiegati le aziende a rischio fisico, idrogeologico o sismico, alto o medio-alto, secondo i dati di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e dell'Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).
C’è anche una classifica generale di sostenibilità, in base a diverse variabili: su 29 Paesi analizzati, l’Italia occupa la quindicesima posizione.
A penalizzarla è soprattutto l'economia. Sono pochi sia gli investimenti esteri, sia quelli interni in ricerca, sviluppo e digitalizzazione. I redditi, di conseguenza, sono fermi da dieci anni, con un tasso di occupazione al 57%, 10 punti sotto la media UE. Fanno peggio solo Romania, Cipro e Grecia. Vanno meglio però Nord Ovest e Nord Est: scorporate, sono al sesto e settimo posto, dietro Svezia, Danimarca, Paesi Bassi, Germania e Finlandia.
Dal punto di vista sociale c'è ancora tanto da lavorare: l'Italia è al diciottesimo posto, ben al di sotto della media europea, con il sud terz'ultimo posto davanti a Grecia e Romania. Influiscono le tante famiglie a rischio povertà, la scarsa capacità di formazione del capitale umano e un sistema di sicurezza e giustizia poco efficiente.
Nell'assistenza sociale e nella sanità l'Italia però si piazza al settimo posto.
Sull'ambiente l'Italia fa addirittura meglio della Francia, collocandosi nona, nonostante un territorio fragile dal punto di vista sismico e idrogeologico. Sono bassi i livelli di inquinamento e gas serra. Mentre, in linea con l'Europa, un quinto dell'energia consumata proviene da fonti rinnovabili.
Risultati positivi anche per l'inquinamento industriale: solo 5 tonnellate per abitante, con una riduzione del 25,4% dal 2011 al 2020, superiore di dieci punti alla media UE.
( gs / 14.09.22 )
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