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Gruppo di studio sul riequilibrio della rappresentanza di genere nei procedimenti di nomina: seminario conclusivo del 1° dicembre
La Ministra Gelmini in un fermoimmagine del seminario
(Regioni.it 4200 - 10/12/2021) Si è tenuto il 1° dicembre – presso la sede dell’Avvocatura Generale dello Stato (Sala Vanvitelli) il "seminario conclusivo" del “Gruppo di studio” sul “riequilibrio della rappresentanza di genere nei procedimenti di nomina”.
La ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, Elena Bonetti, a margine della presentazione dei risultati del Gruppo, ha sottolineato che "Il governo guidato dal presidente Draghi sta dando alle Pari Opportunità una spinta propulsiva straordinaria ed estremamente concreta. Lo abbiamo fatto - ha spiegato Bonetti - nella individuazione della Prima Strategia nazionale della Parità di genere, poi nell'aver imposto la parità di genere come uno degli assi prioritari del PNRR che si tradurrà in una modifica anche delle regole. Ad esempio, negli appalti pubblici riferiti ovviamente
alla spesa dei fondi che arrivano dall'Europa. Lo facciamo con la riforma del Family Act. Il presidente Draghi e tutto il governo porta avanti una visione delle Pari Opportunità che non è solamente ascrivibile ad una giustizia nei confronti delle donne ma necessario per il pieno raggiungimento della nostra democrazia e quindi di uno sviluppo sociale ed economico per
tutte e per tutti".
La ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, Elena Bonetti, a margine della presentazione dei risultati del Gruppo, ha sottolineato che "Il governo guidato dal presidente Draghi sta dando alle Pari Opportunità una spinta propulsiva straordinaria ed estremamente concreta. Lo abbiamo fatto - ha spiegato Bonetti - nella individuazione della Prima Strategia nazionale della Parità di genere, poi nell'aver imposto la parità di genere come uno degli assi prioritari del PNRR che si tradurrà in una modifica anche delle regole. Ad esempio, negli appalti pubblici riferiti ovviamente
alla spesa dei fondi che arrivano dall'Europa. Lo facciamo con la riforma del Family Act. Il presidente Draghi e tutto il governo porta avanti una visione delle Pari Opportunità che non è solamente ascrivibile ad una giustizia nei confronti delle donne ma necessario per il pieno raggiungimento della nostra democrazia e quindi di uno sviluppo sociale ed economico per
tutte e per tutti".
Quanto alle proposte che emergono dai risultati del Gruppo di studio sul riequilibrio della rappresentanza di genere nei procedimenti di nomina presentati il 1° dicembre possono essere sintetizzati in quattro punti:
1) Trasparenza nelle procedure di nomina;
2) quote modulate sulla base degli organismi da comporre;
3) circolazione delle informazioni sulle posizioni disponibili;
4) continuo monitoraggio sui dati e sul rispetto della normativa, attraverso la creazione di un Osservatorio nazionale per la parità di genere (Osservatorio nazionale per l'eguaglianza di genere nei procedimenti di nomina), da istituirsi presso il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Gruppo, composto da nove docenti universitarie di diritto costituzionale, istituzioni di diritto pubblico e di diritto comparato, è stato istituito da Bonetti nell'aprile del 2021 presso il dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.
"La partecipazione delle donne ai processi decisionali - scrivono nella premessa gli estensori del documento - resta uno dei punti deboli dell'uguaglianza di genere in Italia. Le donne sono ormai il 35% dei Parlamentari e il 42% dei componenti italiani al Parlamento europeo; la rappresentanza femminile è aumentata nelle Assemblee elettive degli enti locali e delle Regioni, pur con risultati non omogenei sul territorio nazionale. Se si estende l'analisi ad ambiti esterni alle istituzioni, altrettanto positivi sono i dati relativi alla presenza femminile negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate".
Tuttavia, continua il testo, "i dati sono incoraggianti dove l'intervento del Legislatore statale, ma anche regionale, ha regolamentato la partecipazione con norme di riequilibrio. Viceversa, nei settori
dove non si è intervenuti con la legge, la presenza femminile rimane molto limitata; persiste un significativo gender gap in rilevanti istituzioni i cui componenti sono nominati o eletti da organi politici, cioè dal Governo, dal Parlamento in seduta comune, dalle Camere o dai loro Presidenti. Ô come se, in assenza di espresse e specifiche norme di riequilibrio, il dato "culturale" della politica come tradizionale monopolio maschile tendesse a prevalere continuando così a limitare l'impegno e la presenza delle donne nei luoghi decisionali e sbarrando loro la strada". "Nel complesso - si spiega ancora - sembra mancare nel nostro ordinamento una adeguata considerazione dell'eguaglianza di
genere laddove si sia di fronte a nomine dei vertici di enti o istituzioni i cui componenti sono scelti da organi politici, che godono di una ampia discrezionalità. Tutto ciò impone di intervenire a livello normativo, andando ad incidere sui procedimenti di nomina, in modo tale da tutelare, ad un tempo, l'eguaglianza di genere, la trasparenza dei procedimenti e il buon andamento della pubblica amministrazione".
1) Trasparenza nelle procedure di nomina;
2) quote modulate sulla base degli organismi da comporre;
3) circolazione delle informazioni sulle posizioni disponibili;
4) continuo monitoraggio sui dati e sul rispetto della normativa, attraverso la creazione di un Osservatorio nazionale per la parità di genere (Osservatorio nazionale per l'eguaglianza di genere nei procedimenti di nomina), da istituirsi presso il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Gruppo, composto da nove docenti universitarie di diritto costituzionale, istituzioni di diritto pubblico e di diritto comparato, è stato istituito da Bonetti nell'aprile del 2021 presso il dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.
"La partecipazione delle donne ai processi decisionali - scrivono nella premessa gli estensori del documento - resta uno dei punti deboli dell'uguaglianza di genere in Italia. Le donne sono ormai il 35% dei Parlamentari e il 42% dei componenti italiani al Parlamento europeo; la rappresentanza femminile è aumentata nelle Assemblee elettive degli enti locali e delle Regioni, pur con risultati non omogenei sul territorio nazionale. Se si estende l'analisi ad ambiti esterni alle istituzioni, altrettanto positivi sono i dati relativi alla presenza femminile negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate".
Tuttavia, continua il testo, "i dati sono incoraggianti dove l'intervento del Legislatore statale, ma anche regionale, ha regolamentato la partecipazione con norme di riequilibrio. Viceversa, nei settori
dove non si è intervenuti con la legge, la presenza femminile rimane molto limitata; persiste un significativo gender gap in rilevanti istituzioni i cui componenti sono nominati o eletti da organi politici, cioè dal Governo, dal Parlamento in seduta comune, dalle Camere o dai loro Presidenti. Ô come se, in assenza di espresse e specifiche norme di riequilibrio, il dato "culturale" della politica come tradizionale monopolio maschile tendesse a prevalere continuando così a limitare l'impegno e la presenza delle donne nei luoghi decisionali e sbarrando loro la strada". "Nel complesso - si spiega ancora - sembra mancare nel nostro ordinamento una adeguata considerazione dell'eguaglianza di
genere laddove si sia di fronte a nomine dei vertici di enti o istituzioni i cui componenti sono scelti da organi politici, che godono di una ampia discrezionalità. Tutto ciò impone di intervenire a livello normativo, andando ad incidere sui procedimenti di nomina, in modo tale da tutelare, ad un tempo, l'eguaglianza di genere, la trasparenza dei procedimenti e il buon andamento della pubblica amministrazione".
"Se oggi abbiamo raggiunto qualche risultato sulla parità di genere in molti mondi, non ultimo
quello della rappresentanza politica, trovo che ci sia molto da fare per quanto riguarda il livello apicale delle nomine sia statali, sia delle partecipate. Perciò trovo questo
appuntamento molto opportuno". Ha sottolineato la Ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, Maria Stella Gelmini. Nei Cda delle partecipate "c'è stato un miglioramento ma bisogna ancora intervenire". Inoltre la presenza femminile nel Parlamento europeo "dal 2014 è pari al 40% e nelle istituzioni italiane emerge un lento, ma costante aumento della presenza femminile, superando una donna ogni 3 delegate". Infine "sul fronte regionale – ha aggiunto Gelmini - è rispettata la parità con qualche difficoltà nelle regioni a statuto speciale e mi è stato chiesto di porre la questione nelle commissioni paritetiche".
quello della rappresentanza politica, trovo che ci sia molto da fare per quanto riguarda il livello apicale delle nomine sia statali, sia delle partecipate. Perciò trovo questo
appuntamento molto opportuno". Ha sottolineato la Ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, Maria Stella Gelmini. Nei Cda delle partecipate "c'è stato un miglioramento ma bisogna ancora intervenire". Inoltre la presenza femminile nel Parlamento europeo "dal 2014 è pari al 40% e nelle istituzioni italiane emerge un lento, ma costante aumento della presenza femminile, superando una donna ogni 3 delegate". Infine "sul fronte regionale – ha aggiunto Gelmini - è rispettata la parità con qualche difficoltà nelle regioni a statuto speciale e mi è stato chiesto di porre la questione nelle commissioni paritetiche".
La Ministra Luciana Lamorgese ha comunque sottolineato che anche le Regioni si stanno adeguando con interventi normativi positivi.
Secondo la Ministra Gelmini c’è però l’opportunità di mettere a fuoco sia dal punto di vista culturale che normativo questi aspetti, grazie al PNRR che pone fra i suoi obiettivi quelli dell’inclusione, del superamento dei divari territoriali, ma anche quello di un miglioramento della condizione femminile. Interventi che solo apparentemente possono apparire distanti dalle questioni al centro del seminario del 1° dicembre, ma che in realtà costruiscono un tessuto sociale favorevole alla parità. Il riferimento è ai temi dell’istruzione, della conciliazione dei tempi vita-lavoro e dell’abbattimento degli stereotipi di genere. Punti contenuti nella ratio e negli interventi che accompagneranno la messa a terra del PNRR e che – secondo la Ministra - aiuteranno anche ad affrontare diverse angolazioni del problema dell’equilibrio di genere e ad aumentare la presenza delle donne anche all’interno dell’apparato dello Stato laddove si procede per nomina e non per elezione. Un grande compito da interpretare tutti insieme e far sì che si vada avanti in un lento costante e inesorabile miglioramento verso la parità di genere .
Rispetto ai dati relativi alla parità di genere, per il Sottosegretario Roberto Garofoli, in Italia c’è nel lavoro un divario di genere acclarato dalla crisi pandemica, per questo è necessario un enforcement normativo e di investimenti. Sotto questo profilo il PNRR l’occasione per superare progressivamente tutti i divari tutti che ostacolano lo sviluppo del Paese. Il Pnrr deve innescare un processo che porti a un equilibrio migliore nel quale la parità di genere diventi connotato spontaneo nel mandato delle istituzioni.
La relazione di Elisabetta Catelani (Università di Pisa) ha fatto il punto sul riequilibrio della rappresentanza di genere nelle Regioni e negli enti territoriali, partendo dalla constatazione che la natura composta del nostro ordinamento implica una rispettosa attenzione all’autonomia costituzionalmente riconosciuta alle entità substatali e obbliga a mettere in campo strumenti diversi a seconda del livello di governo coinvolto con il fine di assicurare la piena applicazione di quei principi di uguaglianza di genere formale e sostanziale sanciti oltre che dall’art. 3 della Costituzione, anche dall’art. 51 e 117.7. La natura della potestà statale di fronte alle regioni impone una relazione di coordinamento centro-periferia rispettosa del riparto di competenze disegnato dal Titolo V della Costituzione, ma che, al contempo, presuppone una dinamica che va oltre il mero approccio basato sulle competenze. Bisogna propiziare prima di tutto una pratica del dialogo, una cultura della decisione partecipata che passa attraverso il confronto nelle sedi della cooperazione con il fine non solo di tracciare confini di azione politica, ma anche di definire piattaforme di responsabilità condivisa. Lo Stato può farsi parte attiva per innescare un circuito virtuoso di collaborazione in seno all’organo che più di ogni altro, rebus sic stantibus, può farsi scenario di pratiche di collaborazione, la Conferenza Stato-Regioni, la cui funzione di facilitatore delle relazioni Centro- periferia è ampiamente riconosciuta. Tenendo comunque conto anche del fatto che le regioni hanno autonomia organizzativa ed il tema delle nomine sotto alcuni profili rientra nell’ambito delle scelte d’indirizzo politico. Questo non esclude – ha sottolineato Catelani - che possano essere individuati i principi generali che le stesse regioni dovranno poi attuare con la propria legislazione, principi che, in assenza di una legislazione d’attuazione, devono tuttavia valere nei confronti delle regioni “inadempienti”. Si può quindi ipotizzare una normativa “cedevole”, che si limiti a fissare alcuni principi generali.
Gruppo di studio sul Riequilibrio della rappresentanza di genere nei procedimenti di nomina : documento di lavoro
( red / 10.12.21 )
Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
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