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Regioni.it

n. 4193 - martedì 30 novembre 2021

Sommario
- Residenze sanitarie assistenziali: Donini, in audizione alla Commissione speciale Diritti umani al Senato, riassume l’impegno costante delle Regioni  
- “Agricoltura contadina”: Murgia (Regioni), diverse criticità nella proposta di legge in discussione al Senato
- Soppressione edizione notturna del Tg regionale Rai: coro di no dalle Regioni
- Pnrr: istruzione, esperti per territori, infrastrutture
- Pnrr: Rapporto SVIMEZ 2021
- Pandemia: più personale per nuova campagna vaccinale

+T -T
Pnrr: Rapporto SVIMEZ 2021

Mezzogiorno parteciperà attivamente alla ripresa

(Regioni.it 4193 - 30/11/2021) “Il Mezzogiorno parteciperà attivamente alla ripresa nel biennio post-Covid, a differenza di quanto avvenuto nelle precedenti fasi cicliche espansive”.
Nel Rapporto SVIMEZ 2021 sull'economia e la società del Mezzogiorno, si prevedono effetti positivi dagli investimenti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Tra il 2021 e il 2024 il Pil al Sud crescerà del 12,4%, al 15,6% del Centro-Nord.
Nel 2021 i valori si attesteranno a +6,8% al Centro-Nord e +5% al Sud.  Dei quasi 15 punti di crescita previsti 7 saranno riconducibili al Pnrr e alle politiche di bilancio alla crescita. Al Sud il contributo copre il 58,1% della crescita cumulata, contro il 45% nel Centro-Nord.
Il Rapporto SVIMEZ 2021 sull’economia e la società del Mezzogiorno intende analizzare le ricadute economiche e sociali della pandemia nella nuova geografia dei divari territoriali europei e italiani e offre una prima valutazione sulla partecipazione delle diverse aree del Paese alla ripartenza dell'economia nazionale.
“Nel quadriennio le misure di politica economica complessivamente considerate offrono un contributo alla crescita cumulata del PIL nazionale pari a circa il 48%. L’effetto delle misure è maggiore al Sud, dove il contributo offerto dagli interventi arriva a coprire il 58,1% della crescita cumulata del periodo, a fronte di circa il 45% nel Centro-Nord”. In questo quadro, l’analisi SVIMEZ sottolinea il vincolo alla crescita determinato dall’insufficienza dinamica dei redditi da lavoro.
In Italia la caduta del PIL nel 2020 è stata di quasi 3 punti superiore alla media europea (-8,9% contro il -6,1%). A differenza dell’impatto profondamente asimmetrico della precedente crisi, il calo del PIL nel 2020 è stato relativamente omogeneo a livello territoriale: -8,2% nella media delle regioni meridionali e -9,1% nel Centro-Nord.
Anche la riduzione degli investimenti ha riguardato tutto il territorio nazionale, con differenziali territoriali coerenti con la diffusione della pandemia, con cali mediamente più intensi nelle regioni centro-settentrionali (-9,2%) rispetto al Mezzogiorno (-8,5%). Un risultato però determinatosi per una maggiore flessione nel Centro-Nord degli investimenti in costruzioni (-6,6% contro il -5,3% del Sud), mentre nelle regioni del Mezzogiorno sono calati più intensamente gli investimenti in macchine, attrezzature e mezzi di trasporto (-12,6% contro -11% nel Centro-Nord).
I consumi nel Sud soffrono di un problema strutturale di “crescita anemica rinvenibile nel mix bassi salari/eccesso di flessibilizzazione”. Gli investimenti pubblici nel Sud, da un lato, non hanno la forza di sostituirsi completamente a consumi ed export nel sostenere la congiuntura, e infatti complessivamente l’area cresce un po’ meno rispetto al resto del Paese, ma almeno impediscono al divario di riaprirsi come avveniva in precedenza durante le fasi ascendenti del ciclo post “lunga crisi” quando il PIL delle regioni meridionali aumentava dello zero virgola (ad eccezione del 2015). L’elemento che potrebbe fornire ulteriore spinta all’economia meridionale rimanda alla capacità di trasformare questo notevole incremento, per il Sud, di spesa in investimenti pubblici in nuova capacità produttiva capace di intercettare una quota maggiore di domanda, interna ed estera. L’offerta meridionale, infatti, specie durante e dopo la “lunga crisi” si è notevolmente depauperata, e quindi l’economia del Sud è capace di trasformare in produzione realizzata in loco solo una quota modesta della domanda ad essa rivolta.
È nell’aumento strutturale di questa parte che risiedono le possibilità di recupero dell’economia e della società meridionale
“Le risorse dal Recovery ormai ci sono, -afferma il ministro per il Sud, Mara Carfagna – si tratta di 82 miliardi di euro per il Sud che vanno spesi nell'arco temporale di 5 anni. Saranno risorse determinanti se governo, regioni, enti locali e imprese sapranno cogliere al meglio questa straordinaria opportunità”. 
Quindi l'economia meridionale potrebbe avere una spinta decisiva se si spenderanno interamente i fondi destinati al Mezzogiorno: “Il Sud –afferma il direttore SVIMEZ, Luca Bianchi -può partecipare al nuovo percorso di rinascita e ripresa del paese se verrà investito da una trasformazione”, e aggiunge: “il nuovo sentiero è un piano di investimenti che tenga insieme politica di sviluppo e politica di coesione. Per questo motivo l'impostazione del Pnrr può essere un elemento decisivo. La sfida sarà l'attuazione”.
Intanto oggi per le donne del Mezzogiorno l'accesso al mercato del lavoro resta comunque difficile: il tasso di occupazione delle 20-34enni laureate da 1 a 3 anni è il 44% al Sud a fronte di valori superiori al 70% nel Centro-Nord. Rispetto al secondo trimestre 2019, l'occupazione femminile nel Sud si è ridotta di circa 120mila unità nel 2021, (-5%, contro -3,3% del Centro-Nord).


( gs / 30.11.21 )
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