Sommario
Documento della Conferenza delle Regioni del 29 luglio
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Valutazioni sul Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023
(Regioni.it 4141 - 15/09/2021) La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nella seduta del 29 luglio, ha approvato un documento di prime valutazioni sulla bozza di piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023. Il testo (che si riporta di seguito) è stato trasmesso alla ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti.
Prime valutazioni sulla bozza di piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023
Prime valutazioni sulla bozza di piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023
Pur riservandosi di poter analizzare, nelle dovute sedi, con maggiore attenzione la bozza di Piano e suggerire eventuali modifiche ed integrazioni nel merito, le Regioni e le Province autonome esprimono un parere complessivamente positivo sul documento, che rappresenta un tentativo pregevole di prendere in considerazione tutte le dimensioni sulle quali occorre agire. È un documento alto, di intenti, che andrà poi declinato in azioni concrete, con individuazione dei livelli di responsabilità, delle risorse occorrenti e della relativa tempistica. Siamo in presenza di una tematica che taglia trasversalmente tutte le politiche, e come tale è necessaria una forte azione di coordinamento, che il Dipartimento Pari Opportunità sta cercando di agire, con crescente pervasività.
La bozza del Piano Strategico 2021-2023 va in continuità con il precedente relativamente alla strutturazione nei 4 Assi strategici ma costituisce senza dubbio una evoluzione in termini di completezza e trasversalità dell’approccio programmatico, nell’ottica di favorire l’integrazione tra le politiche sul tema della violenza contro le donne e la programmazione sociosanitaria. Le Regioni e le Province autonome valutano positivamente che il nuovo Piano valorizzi le esperienze passate, avviando la riflessione sulle criticità registrate nell’attuazione del Piano Strategico 2017/2020, sia relativamente all’impianto programmatorio che relativamente al modello di Governance.
Il documento appare esaustivo, ed affronta almeno concettualmente alcuni nodi importanti che – alla luce delle precedenti esperienze - restano da sciogliere, anche attraverso interventi normativi che il DPO e gli altri Ministeri dovrebbero impegnarsi a portare avanti.
In generale, però, si evidenzia come il ruolo delle Regioni risulti meno incisivo nell’ambito del modello di governance proposto nel Piano: nella valutazione del Piano precedente, per esempio, il ruolo di impulso delle Regioni veniva maggiormente valorizzato.
Sempre con riferimento alla governance e al percorso di attuazione, entrando più nel merito, valutiamo positivamente il riconoscimento delle Reti territoriali interistituzionali antiviolenza come sistema di governance consolidato, di grande valore territoriale e ricco di competenze; occorre evidenziare che è necessario rispettare e valorizzare gli sforzi finora fatti da Regioni e Province autonome per attuare il modello di governance territoriale delineato nel Piano nazionale precedente, anche in considerazione dei tempi (necessariamente medio-lunghi) richiesti per la costruzione e l’implementazione delle reti antiviolenza. Nonostante, il Piano riconosca le Regioni - “nella duplice veste di programmatori di politiche per gli ambiti cui è loro assegnata piena titolarità dalla Carta costituzionale e di co-attori nell’indirizzo e pianificazione e cofinanziamento degli obiettivi strategici nazionali e territoriali, per garantire anche una ricaduta coordinata degli investimenti che - sui territori - convergeranno per effetto dei molteplici strumenti di sviluppo per il rilancio socioeconomico del Paese di cui proprio le Regioni rappresentano un attore chiave. A loro, in ragione delle competenze costituzionali e/o concorrenti, anche il compito di garantire il compimento di azioni di sistema e dirette per un innalzamento generalizzato degli standard di servizio e che riequilibrino le differenze territoriali” – nella parte relativa alle modalità di collaborazione si fa riferimento a protocolli di intesa che l’amministrazione centrale può stipulare con ANCI e UPI per garantire il presidio ottimale degli interventi, senza tenere conto del modello di governance territoriale definito dalle Regioni.
Si richiede, pertanto, di inserire un inciso che faccia riferimento al rispetto e alla coerenza con i modelli di governance regionale e territoriale già in essere e avviati in coerenza con il modello delineato dal precedente piano nazionale.
Con riferimento alla previsione di protocolli con l’UPI, si deve considerare che in molti territori le Province non hanno più alcuna competenza in materia, mentre occorre dare la giusta evidenza al più generale ruolo degli ambiti territoriali.
Restando a pagina 48, laddove si parla della Struttura di governance del Piano, si fa riferimento alla Cabina di regia nazionale, all’Osservatorio con funzioni di natura specialistica e alla Governance territoriale. Nella stessa pagina, si fa riferimento al “Comitato nazionale” che come organo non esiste nella struttura di governance. Occorre capire se si tratta di un refuso, e probabilmente lo è atteso che il livello tecnico dovrebbe far riferimento all’Osservatorio così come quello politico alla Cabina di regia. Auspichiamo che dell’Osservatorio siano componenti le Regioni, attraverso una loro delegazione qualificata.
Alcuni ulteriori proposte di integrazione/spunti di riflessione:
- nel cap. 2.1. “contesto normativo” manca il riferimento alla legge 4/2018 che tutela gli orfani a causa di crimini domestici ed al Decreto n.71 del maggio 2020 che definisce le misure di sostegno per gli “orfani speciali”;
- nel cap. 2.2. “conoscenza del fenomeno”, trattandosi di un quadro di riferimento manca tutta l’attività svolta di concerto DPO/ISTAT/REGIONI/CISIS sulla rilevazione di CAV, Case rifugio ed utenza (parzialmente inserito in nota). Manca ancora la possibilità di “dialogo” ed interoperabilità tra le diverse banche dati che consenta di mappare i percorsi delle donne all’interno delle reti territoriali;
- nel cap. 2.4. il riferimento al sistema di monitoraggio e di valutazione dovrebbe essere declinato anche a livello regionale, al fine di poter utilizzare le informazioni e conoscenze utili per la programmazione degli ambiti territoriali e la co-progettazione con il terzo settore (CAV e privato sociale);
- in asse protezione e sostegno, al pr. 2.1 si dovrebbe dare maggiore evidenza ai servizi sociali territoriali per quanto riguarda l’attività di presa in carico in presenza di minori e delle zone distretto per quanto riguarda la programmazione degli interventi (si parla solo delle linee guida ospedaliere…);
- al pr. 2.5 “protezione e tutela e sostegno psicosociale delle/dei minori vittime di violenza assistita”: la materia dovrebbe essere trattata in maniera più approfondita – ci auguriamo che ciò possa avvenire al momento della declinazione operativa del Piano, con il tema del supporto alla genitorialità a partire dalla presa in carico della diade madre-bambino. I percorsi di tutela delle bambine e dei bambini, anche oltre il compimento della maggiore età, devono potersi collocare nel più ampio sistema dei servizi integrati rivolti all’infanzia, in modo da essere al contempo interventi/servizi di prevenzione, protezione, promozione e non un intervento di “riduzione del danno” come sembra delinearsi nella trattazione, in raccordo con i programmi, avviati a livello nazionale, di supporto alle funzioni genitoriali vulnerabili (es. P.I.P.Pi) e realizzati attraverso équipe multidisciplinari stabili. In questa direzione andrebbe valorizzata la presa in carico da parte del servizio sociale professionale, in modo particolare con riferimento alla necessaria presa in carico dei minori, che necessariamente si configura come integrata rispetto alla presa in carico delle donne da parte dei centri antiviolenza.
Occorrerebbe poi inserire anche la previsione di interventi di supporto a coloro che, vittime di violenza assistita in passato, accedono a percorsi di supporto/empowerment in fasi della vita successive, oppure necessitano di percorsi di supporto specifici come gli orfani speciali.
Per quanto riguarda le proposte in materia di protezione e sostegno, considerato che l’Accordo politico tra la Ministra delle Pari Opportunità e la Conferenza delle Regioni e Province autonome a suo tempo ipotizzato (trasmesso con Prot. n. 3611/C8SOC in data 7 maggio 2020 a firma del Presidente Bonaccini) è rimasto senza riscontro, richiamiamo qui la necessità di alcuni interventi già proposti:
- agevolare l’accesso delle donne vittime di violenza alla misura del reddito di cittadinanza senza necessità di allegare l’ISEE, al fine di sostenere economicamente coloro che si allontanano dal maltrattante (sostegno al reddito/contrasto povertà);
- estendere gli ammortizzatori sociali alle donne inserite in percorsi di fuoriuscita dalla violenza che hanno dovuto sospendere tirocini e borse lavoro;
- prevedere, nella ridefinizione dei livelli essenziali di prestazione ex L. 328/2000, gli interventi di tutela e messa in protezione delle donne vittime di violenza, sole o con figli, quali interventi indifferibili e urgenti;
- promuovere e incentivare l’allontanamento dei maltrattanti dalla casa familiare;
Tornando alla disamina puntuale del documento:
- nell’asse assistenza e promozione, al pr. 4.1 valorizzare e integrare e armonizzare le esperienze ed i sistemi informativi regionali
- al pr. 2.6 Tra le categorie fragili, sarebbe opportuno cominciare ad inserire anche le donne anziane e le donne disabili vittime di violenza di genere, che sono soggetti ancor più vulnerabili.
- al pr. 4.3 Predisposizione di linee guida, in accordo con le regioni, per uniformare a livello nazionale gli standard qualitativi e quantitativi dei servizi erogati dai Centri Antiviolenza, dalle reti territoriali e dal sistema socio sanitario si potrebbe prevedere un albo per mediatori linguistici specializzati e formati specificatamente sulle tematiche relative alle donne vittime di violenza maschile o comunque prevedere il/la mediatore/mediatrice linguistica tra le figure di riferimento di CAV e CR, ancorché in termini di collaborazione non continuativa; andrebbe inoltre previsto un collegamento con la rilevazione dei servizi offerti a livello zonale avviata con il SIOSS.
Suggeriamo inoltre che il Piano faccia menzione dei lavori tecnici avviati in tema di revisione dei requisiti previsti dall’Intesa Stato-Regioni del 27 novembre 2014 e sulla definizione dei requisiti dei Centri per Uomini autori di violenza;
Serve sottolineare, infine, la necessità di definire un piano operativo di attuazione, in ordine ai diversi assi strategici, che possa contare su risorse finanziarie certe, strutturali - così da consentire una programmazione di più ampio respiro e potenziate rispetto agli importi finora destinati, contando anche sull’apporto finanziario di tutte le amministrazioni centrali coinvolte.
Roma, 29 luglio 2021
Link al documento approvato della Conferenza delle Regioni del 29 luglio: Prime valutazioni sulla bozza di piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023
Link al documento approvato della Conferenza delle Regioni del 29 luglio: Prime valutazioni sulla bozza di piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023
( red / 15.09.21 )
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