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Conferenza delle Regioni: Fedriga spiega la lettera inviata al Presidente Draghi
(foto us)
"Non c'è mai stato uno strappo, c'è stata una sottolineatura delle cose che non vanno, la Conferenza delle Regioni l'ha fatto anche con il Governo precedente e continuerà a farlo, ma in una logica migliorativa"
(Regioni.it 4054 - 23/04/2021) La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che si è riunita in seduita straordinaria il 22 aprile ha deciso di inviare una lettera al Presidente del Consiglio per sottoporre alla sua attenzione le proposte prioritarie rispetto alle misure in via di adozione con il Decreto Legge sulle riaperture, dando la disponibilità per un incontro urgente. Oggi però il Decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (vedi notizia successiva)
"Le Regioni e le Province autonome prendono atto con amarezza delle decisioni emerse in Consiglio dei Mininistri in relazione al tema della percentuale minima per la didattica in presenza" per le scuole superiori - si legge, fra l'altro, nella lettera , firmata dal Presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga ed inviata ieri pomeriggio al al Presidente del Consiglio, Mario Draghi - "in contrasto con le posizioni concordate in sede di incontro politico, alla presenza di cinque ministri, dei Presidenti di Regioni e Province autonome, Anci e Upi, nonché con le istruttorie condotte nell'ambito dei tavoli prefettizi. Un metodo che non ha privilegiato il raccordo tra le diverse competenze che la Costituzione riconosce ai diversi livelli di Governo".
Un accordo che oggi riconosce lo stesso ministro Patrizio Bianchi, ma con alcune precisazioni. Sulla riapertura delle scuole da lunedì "era stato definito in sede di Conferenza"" Stato-Regioni "il margine del 60-100%, ma la direzione di marcia era concordata" con i Presidenri "verso il 100%: il Consiglio dei Ministri ha poi ritenuto di porre il 70%, ma non c'è divergenza sull'idea che si debba andare gradualmente verso il 100%".ha spiegato il ministro, a Radio24. "Tutti concordano nella necessità di portare in presenza anche i ragazzi delle scuole superiori di quel 50%"" escluso ancora dalle lezioni in presenza. "Tutti i bambini sono già in presenza e vi è una forte spinta per portare in presenza anche gli ultimi, quelli delle superiori: su questo concordavamo tutti"", ha ribadito il ministro. In ogni caso l'indicazione del governo "lascia un'ampia fase di flessibilità per raggiungere il 100%, nei tempi e nei modi che poi i territori potranno riconoscere. Le possibilità di deroga", cui ha accennato ieri la ministra Gelmini, "sono già descritte nel decreto e riguardano le situazioni particolari in cui vi sono focolai o altre considerazioni che possono mettere a rischio la riapertura delle scuole o la situazione in generale. Ma il tema non è deroghe o non deroghe: è la direzione di marcia verso cui stiamo andando e su questo mi pare siamo d'accordo. Poi i presidenti Draghi e Fedriga troveranno il modo di ragionare anche su queste modalità di rapporto con le Regioni", ha concluso Bianchi.
Accordo confermato anche dal Presidente dell'Anci, Antonio Decaro, che sottolinea come la presenza al 70% "non va bene, in alcune zone di alcune regioni andrebbe meglio il 60%. Il Governo ci dice che all'interno del decreto è fatta salva la possibilità per i presidenti di Regione di fare un'ordinanza diversa che però non scenda sotto il 50%. Dovremmo trovare una soluzione nelle prossime ore", detto il presidente Anci e sindaco di Bari, intervenendo a Skytg24. "Io in rappresentanza dei sindaci, il presidente dell'Upi e il presidente della Conferenza delle Regioni - ha spiegato Decaro - avevamo partecipato a una riunione in cui avevano sottoposto al Governo un problema, che se andiamo con la presenza al 100% e non si scalano gli orari di ingresso e uscita delle scuole, è chiaro che il sistema di trasporto pubblico, anche se incrementato, non avrebbe retto. Quindi eravamo rimasti con un accordo fatto in conferenza unificata che prevedeva un minimo di presenza pari al 60% fino ad arrivare al 100% nei territori dove si può fare, e sono tanti. In altri purtroppo non si può, perché non ci sono mezzi di trasporto all'infinito e perché c'è il problema degli spazi. Questa era l'intesa - ha concluso - e invece poi ci siamo ritrovarti al termine del Consiglio dei ministri una percentuale pari al 70%".
Accordo confermato anche dal Presidente dell'Anci, Antonio Decaro, che sottolinea come la presenza al 70% "non va bene, in alcune zone di alcune regioni andrebbe meglio il 60%. Il Governo ci dice che all'interno del decreto è fatta salva la possibilità per i presidenti di Regione di fare un'ordinanza diversa che però non scenda sotto il 50%. Dovremmo trovare una soluzione nelle prossime ore", detto il presidente Anci e sindaco di Bari, intervenendo a Skytg24. "Io in rappresentanza dei sindaci, il presidente dell'Upi e il presidente della Conferenza delle Regioni - ha spiegato Decaro - avevamo partecipato a una riunione in cui avevano sottoposto al Governo un problema, che se andiamo con la presenza al 100% e non si scalano gli orari di ingresso e uscita delle scuole, è chiaro che il sistema di trasporto pubblico, anche se incrementato, non avrebbe retto. Quindi eravamo rimasti con un accordo fatto in conferenza unificata che prevedeva un minimo di presenza pari al 60% fino ad arrivare al 100% nei territori dove si può fare, e sono tanti. In altri purtroppo non si può, perché non ci sono mezzi di trasporto all'infinito e perché c'è il problema degli spazi. Questa era l'intesa - ha concluso - e invece poi ci siamo ritrovarti al termine del Consiglio dei ministri una percentuale pari al 70%".
Nella lettera inviata dalla Conferenza delle Regioni al Presidente del Consiglio inoltre si "sottolinea la necessità della previsione di un'apposita norma" nel prossimo decreto "che consenta di modulare le aperture delle attività in relazione all'andamento della situazione epidemiologica".
Le Regioni ritengono "necessario consentire, nel rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza, l'effettuazione dei servizi di ristorazione sia al chiuso che all'esterno, senza differenze di trattamento con riguardo agli orari di somministrazione (pranzo, cena). Una tale previsione - scrivono le Regioni in merito alla misura prevista dal dl sui ristoranti aperti con posti a sedere solo a cena - rischia di discriminare gli esercizi che dispongono degli spazi esterni rispetto a coloro che non ne dispongono".
Le Regioni ritengono "necessario consentire, nel rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza, l'effettuazione dei servizi di ristorazione sia al chiuso che all'esterno, senza differenze di trattamento con riguardo agli orari di somministrazione (pranzo, cena). Una tale previsione - scrivono le Regioni in merito alla misura prevista dal dl sui ristoranti aperti con posti a sedere solo a cena - rischia di discriminare gli esercizi che dispongono degli spazi esterni rispetto a coloro che non ne dispongono".
Poi si fa anche cenno all'esigenza di programmare le riaperture del settore del wedding e delle piscine al chiuso.
''Abbiamo sempre cercato di tenere aperto il dialogo con il Governo ed è quello che vogliamo fare: portare al Paese e al Governo delle proposte costruttive. Non vogliamo la polemica fine a se stessa, la guerra delle Regioni contro il Governo. Stiamo cercando semplicemente di migliorare quello che riteniamo opportuno, per dare risposte al Paese, ma in totale collaborazione con l'Esecutivo. Vogliamo un'alleanza e un'unità tra istituzioni, soprattutto in un momento così difficile per il Paese'', ha spiegato oggi, su Sky Tg24, Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. ''Non c'è mai stato - ha chiarito poi - uno strappo, c'è stata una sottolineatura delle cose che non vanno, la Conferenza l'ha fatto anche con il Governo precedente e continuerà a farlo, ma in una logica migliorativa. La Conferenza è formata da presidenti di tutti i colori politici e decidiamo all'unanimità, siamo riusciti a trovare una totale unità di visione e di intenti. Penso sia un'esperienza da portare a livello nazionale, tra di noi non ci sono polemiche, ma soluzioni concrete".
''Vorremmo portare il nostro apporto nelle scelte che sta compiendo il governo su questa fase, molto delicata, sul processo delle riaperture. Condivido che ci debbano essere riaperture graduali per non perdere gli sforzi fatti fino ad oggi. Dall'altro lato questo processo è utile per tutelare non solo tante realtà economiche e lavorative che sono state penalizzate quest'anno, ma penso possa essere utile anche a contenere la pandemia. Sui territori ora mi sembra molto evidente che i divieti assoluti stiano funzionando molto poco. È meglio forse avere delle regole rispettate che dei divieti elusi, anche per combattere la pandemia', ha aggiunto Fedriga. ''Abbiamo mandato un documento scritto - ha aggiunto - dove non chiediamo di aprire qualsiasi cosa, non è così. Abbiamo cercato, rispetto alla bozza che ci era stata fornita, di fare delle piccole misure correttive anche per garantire maggiore equità all'interno del Paese. Le Regioni, di qualsiasi colore politico, stanno lavorando insieme, mostrando una grande maturità''.
''Anche a noi piacerebbe aprire le scuole al 100%, anche ai prefetti piacerebbe farlo, però ci sono dei limiti fisici insuperabili. Il numero di mezzi e alcune strutture scolastiche impediscono con queste regole, ovvero il riempimento dei trasporti al 50% e il distanziamento previsto negli istituti, di aprire al 100%. È una posizione che guarda alla realtà. Dopo di che ci saranno regioni che raggiungeranno il 75 o il 100%, credo nessuna, perché è tecnicamente impossibile, e altre che purtroppo non ce la faranno, non per cattiva volontà ma per conformazione o numero di mezzi''. ''L'abbiamo fatto presente - ha detto - e avevamo raggiunto questa intesa, non solo le Regioni, ma anche Province e Comuni, col Governo, trovando questa forchetta tra 60 e 100, poi in Consiglio dei Ministri è stata cambiata. Questo ci ha fatto rimanere male, perché ci sta cambiare idea, però allora si riconvocano coloro coi quali si è preso un accordo e si decide insieme come modificare. Per questo abbiamo voluto sottolineare questa criticità''.
''Pensare che con i soldi si possa far comparire qualche decina di migliaia di autobus e gli autisti, in qualche mese, ma anche in un anno, è tecnicamente impossibile - aggiunge Fedriga - Se mi dicono che devo volare, faccio presente gentilmente che non ho le ali. Come Regioni abbiamo potenziato tutto il trasporto pubblico, facendo accordi in molti casi con realtà private per potenziare l'extraurbano. Oggi andare a queste percentuali, a questi riempimenti, si può fare grazie al lavoro difficilissimo che hanno fatto le Regioni. Dopodiché c'è il limite che oltre una certa soglia non ci sono mezzi, se qualcuno pensa che andare a comprare decine di migliaia di autobus sia come andare a comprare un'auto al concessionario non conosce la realtà dei fatti''.
"La proposta di spostare il coprifuoco avanti di un'ora l'abbiamo fatta in relazione alla proposta del Governo di aprire la sera, seppur solo all'aperto, i ristoranti. Se si dà questa possibilità, bisogna darla veramente. Se una persona deve essere a casa alle 22, la ristorazione di fatto la sera non può essere esercitata, perché non ci sono i clienti. Abbiamo chiesto di spostarlo di un ora per permettere a questa attività di svolgersi, non mi sembra nulla di straordinario. Abbiamo detto con buonsenso ed equilibrio di fare quelle piccole correzioni che servono a tenere in piedi una situazione estremamente tesa nella società del nostro Paese', ha sottolineato ancora Fedriga. Delle tensioni sociali ''penso che tutti siano preoccupati. Per questo dobbiamo essere uniti come istituzioni, per spiegare ai cittadini la situazione ancora difficile e portare la massima prudenza. Penso però - aggiunge Fedriga - che le istituzioni debbano anche mettere in campo delle misure che siano il più possibile eque e comprese dalla gente, altrimenti diventa tutto molto difficile''.
"La proposta di spostare il coprifuoco avanti di un'ora l'abbiamo fatta in relazione alla proposta del Governo di aprire la sera, seppur solo all'aperto, i ristoranti. Se si dà questa possibilità, bisogna darla veramente. Se una persona deve essere a casa alle 22, la ristorazione di fatto la sera non può essere esercitata, perché non ci sono i clienti. Abbiamo chiesto di spostarlo di un ora per permettere a questa attività di svolgersi, non mi sembra nulla di straordinario. Abbiamo detto con buonsenso ed equilibrio di fare quelle piccole correzioni che servono a tenere in piedi una situazione estremamente tesa nella società del nostro Paese', ha sottolineato ancora Fedriga. Delle tensioni sociali ''penso che tutti siano preoccupati. Per questo dobbiamo essere uniti come istituzioni, per spiegare ai cittadini la situazione ancora difficile e portare la massima prudenza. Penso però - aggiunge Fedriga - che le istituzioni debbano anche mettere in campo delle misure che siano il più possibile eque e comprese dalla gente, altrimenti diventa tutto molto difficile''.
Rispondendo poi alla domanda se le Regioni sarebbero soddisfatte da un allungamento del coprifuoco dopo il 15 maggio, Fedriga ha spiegato che ''ogni situazione migliorativa che combacia con le nostre proposte la vediamo positivamente, dopo di che credo che anche la situazione della circolazione del virus stia mutando rapidamente, mi auguro che continui così, in senso migliorativo. È chiaro che decisioni che potremo prendere tra qualche settimana potranno essere di maggior respiro per i nostri cittadini''.
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Il periodico telematico a carattere informativo plurisettimanale “Regioni.it” è curato dall’Ufficio Stampa del CINSEDO nell’ambito delle attività di comunicazione e informazione della Segreteria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome
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