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Emergenza Covid 19: i commenti dei presidenti sull'ultimo DPCM
Tabelle richieste e interventi
Per il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, intervenuto a Radio 1 Rai , "Quello che e' certo e' che viviamo in un momento di grandissima confusione perché ci si rimpalla la responsabilità su chi deve fare qualcosa a seconda dell'inadempienza. Io credo che si debba dare un chiarimento. Le regioni per me dovrebbero avere maggiori competenze ma soprattutto competenze ben individuate, ben delineate, ben chiarite".
E sul piano economico c'è "una situazione che rischia di far scomparire un intero comparto, un'intera sezione della nostra economia rischia di essere travolta", ha detto il Presidente lombardo, ai microfoni di 'Cento città'. "Sono sempre stato molto rigido nel momento in cui si doveva essere rigidi - ha rimarcato Fontana - e sono stato anche preso in giro per questa rigidità. Adesso bisogna cercare di capire fino a che punto possiamo andare e quando potremo assumere qualche atteggiamento magari anche un po' coraggioso".
"Per ora rilevo che viene escluso ogni ruolo alle Regioni e trovo che sia inaccettabile, viste le scelte. Soprattutto sulle libertà fondamentali previste dalla Costituzione". Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, via facebook, ha commentato così le misure previste dal nuovo Dpcm del premier Giuseppe Conte sull'emergenza coronavirus."Le libertà di spostarsi sul territorio nazionale, di lavorare, di impresa, di ricevere una educazione, la libertà della cultura e la libertà di culto. Libertà fondamentali che si possono sospendere per un breve e dichiarato periodo di tempo, ma non all'infinito, rinviando di settimana in settimana - evidenzia Toti - Il tutto mentre il resto dell'Europa riparte". "Troppe cose mancano ancora nel provvedimento del Governo e ancora una volta ci si ostina a voler decidere tutto da Roma, lasciando pochissimo spazio all'iniziativa degli enti territoriali che conoscono meglio di altri le esigenze di famiglie e imprese". Continua il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti stasera via fb a criticare l'insieme di misure previste dal nuovo Dpcm del premier Giuseppe Conte sull'emergenza coronavirus. "Nel provvedimento del Governo ancora si bloccano gli spostamenti, anche solo tra province, mentre nessuna data (neanche lontana) viene data per quelli tra Regioni. - sottolinea Toti - Non si capisce bene come e in che modalità si potranno andare a trovare genitori e figli ormai lontani da mesi"."Per parrucchieri, estetisti e altri artigiani della cura per la persona, le date di riapertura sono spostate non prima di giugno. Per ristoranti, bar e turismo forse dopo la metà di maggio. E su tutto questo non è chiaro come le famiglie dovranno fare con i bambini e i ragazzi, tornando al lavoro e senza scuole aperte - aggiunge - Un argomento che il premier Conte ha affrontato in modo fumoso". .
Preoccupata la Presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, secondo cui arriva "Dal governo via libera ad un nuovo esodo verso Sud. La dichiarazione di principio che fa divieto degli spostamenti interregionali viene smentita dalla norma di chiusura che consente il ritorno nel proprio domicilio, abitazione o residenza. Tradotto un ‘liberi tutti’ che va oltre i casi specifici. Il governo si assume in pieno la responsabilità di un nuovo esodo verso Sud e dell’eventuale aumento di contagi che potrebbe derivarne. Le misure di contenimento attuate dalle Regioni del Sud possono essere gravemente compromesse da questa decisione di autorizzare ritorni in massa da zone ancora con altissimi numeri di contagi".
Di diverso avviso il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, interveneuto a Centocitta' su Rai Radio 1. Per quanto riguarda la mobilita' intraregionale, "noi siamo all'interno del Dpcm nazionale. Io credo pero' che sarebbe una cosa di buon senso permettere un minimo di mobilita' in piu', mantenendo le regole di buon comportamento". Cosi' . "Noi dobbiamo iniziare a fidarci dei cittadini a cui abbiamo dato delle regole molto forti - sottolinea Fedriga - da me, in Friuli Venezia Giulia, c'e' l'obbligo della mascherina o di coprirsi naso e bocca. Ma in questo momento penso che dobbiamo andare in una direzione nella quale non si limiti piu' la mobilità, ma si diano delle forti regole comportamentali, perche' altrimenti rischiamo di non mettere insieme l'esigenza sanitaria e quella del lavoro". "Non vorrei trovarmi il primo giugno, e ho paura sarà così, in una situazione in cui avremo attività produttive che terranno giù la saracinesca non per il nuovo Dpcm del presidente Conte ma perché non avranno più la forza di riaprire quella saracinesca. Si rischia di mettere in ginocchio il Paese e di non farlo piu' rialzare". Il presidente Fedriga, a Canale 5 è comunque piuttosto critico sulle scente dell'Ultimo Dpcm: "Non si puo' pensare di fare mezz'ora di conferenza alle 20.20 di domenica in pieno Tg e creare panico nella classe imprenditoriale di questo paese. Io sono estremamente preoccupato" dell'intervento del presidente Conte, perche' temo che avanti cosi' "l'Italia da Nord a Sud non ci sara' piu'" perche' temo che sino al "primo giugno alcune aziende non ci saranno piu', scompariranno, delle attivita' economiche". "Adesso - ha aggiunto - l'unica cosa da fare è ripartire, naturalmente farcendolo in sicurezza. Ci sono imprenditori, bravi, virtuosi che si sono gia' organizzati con tanti sacrifici: o gli diamo respiro e li facciamo lavorare oppure ammazziamo il paese. Forse di questo qualcuno non se ne rende conto. Io non so se e' chiaro questo dramma economico. Qualcuno vive con i comitati scientifici, che certamente sono bravissimi, ma spetta alla politica fare lavorare la gente. Perche' altrimenti la politica a cosa serve? Perche' allora diamo al comitato tecnico scientifico il compito di governare e lo togliamo a Roma ed alle regioni". Per Fedriga "se non riprendiamo presto a lavorare non abbiamo piu' futuro. E poi un'altra cosa: manca ogni certezza. Ma possiamo si o no dare una prospettiva alle persone che stanno investendo soldi e fanno sacrifici. Ed e' di queste persone che bisogna fidarci, dobbiamo credere a questi nostri cittadini che sanno benissimo che per lavorare bisogna rispettare la distanze di sicurezza, mettersi la mascherina e lavarsi le mani".
Le regole, le date e le prescrizioni contenute nel nuovo decreto sono caratterizzate, secondo il Presidente della Provincia autonoma Arno Kompatscher, da un approccio centralistico e burocratico, espressione di una totale assenza di fiducia da parte dello Stato nelle sue cittadine e cittadini. "Nelle numerose videoconferenze che ho avuto con gli esponenti del Governo ho più volte chiesto che a livello statale per la Fase 2 fossero emanati solo criteri e linee guida. Si sarebbe dovuto lasciare alle Regioni e alle Province autonome la decisione finale su quali provvedimenti e regole adottare, sulla base delle rispettive situazioni epidemiologiche e delle specifiche esigenze dell'economia locale. Purtroppo qualche presidente delle altre Regioni ha adottato solo per pochissimo questo approccio autonomista, per poi dichiararsi d'accordo con regole dettagliate e centralizzate, probabilmente per evitare di doversi assumere direttamente la responsabilità delle decisioni" ha detto Kompatscher. Il risultato è stato ora un regolamento molto centralistico, che non rende possibile alcun provvedimento specifico per le esigenze dell'economia altoatesina. "Inoltre è diventato per noi quasi impossibile programmare riaperture anticipate, anche se la situazione epidemiologica e la responsabilità dimostrata dalla popolazione le potessero consentire" prosegue il presidente. "Sin dall'inizio abbiamo scelto in Alto Adige un approccio basato sul senso di responsabilità delle cittadine e dei cittadini in una società matura, mossa da volontà e obiettivi comuni. Questo approccio si è dimostrato quello giusto, anche se in questo modo non sono mancate le critiche anche a questa scelta. L'approccio romano, che presuppone cittadini quasi inabili e di conseguenza un ampio programma di controlli e monitoraggi, non rispecchia né la situazione attuale in Alto Adige né il carattere stesso della nostra popolazione" prosegue Kompatscher. L'obiettivo a livello locale resterà comunque quello di mitigare al massimo le conseguenze del modo di procedere del governo centrale, chiedendo parallelamente un ampliamento degli spazi di manovra dell'Autonomia in questo contesto, conclude Kompatscher.
"Ci aspettavamo, ma continuiamo ad augurarcelo, piu' coraggio da parte del governo nelle decisioni che riguardano i settori dell'economia reale anche se, ovviamente, siamo consapevoli delle enormi difficolta' che sta affrontando il nostro Paese e che la sicurezza e la salute vengono al primo posto". Cosi' il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, commenta il nuovo dpcm sull'emergenza Covid-19 firmato dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte sulle misure in vigore dal prossimo 4 maggio. Trento, 27 apr. - "Sicurezza e salute sono inevitabilmente garantite dall'operosita' di milioni di lavoratori e imprenditori, dalle fabbriche al turismo, dalla scuola all'artigianato, dai bar alle parrucchiere", aggiunge Fugatti. "Per tutti loro, e per il bene di tutti, occorre trovare il miglior sincronismo per non far perdere il treno a nessuno". In provincia di Trento da oggi, come da ordinanza del presidente Fugatti, e' consentita la coltivazione dei terreni agricoli e degli orti anche fuori dal proprio Comune di residenza, da soli, una sola volta al giorno. Per i genitori e' possibile passeggiare vicino a casa con i propri figli nel rispetto della distanza di un metro dalle altre persone. Da mercoledi' 29 sara', inoltre, possibile l'attivita' di 'take away' con cibi che possono essere "Io penso che ieri sera sia stata una brutta serata, speravamo in un approccio diverso", ha dichiarato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, nel corso della quotidiana conferenza stampa per fare il punto sull'emergenza coronavirus, presso la sede della Protezione Civile di Marghera (Venezia), commentando l'intervento del premier Conte. ""In questi momenti ci vuole senso di responsabilità e obbiettività ma detto questo non si può non rilevare che ne viene fuori che si stanno dando indicazioni che stanno creando fibrillazione"" ha sottolineato Zaia. ""E' giusto che si condivida sfida con i cittadini, i dati epidemiologici ci dicono che virus c'è e continua ad esserci ma l'approccio deve essere più razionale - ha aggiunto -. Non sto cercando polemiche, sto cercando di inquadrare il problema, ma serve capire che il sacrificio si può fare ma non si può protrarlo in questa maniera. Si poteva e si deve fare uno sforzo in più"" ha concluso. "L'approccio deve essere un po' piu' razionale e capire che il sacrificio lo si puo' fare ma senza protrarlo in questa maniera. Bisogna comunque aprire. Siamo in un momento storico in cui si parla di test, test rapidi, sierologici, terapie e cure che non avevamo solo due mesi fa. Si poteva e si doveva fare uno sforzo in piu'". Cosi' il governatore del Veneto Luca Zaia commentando la conferenza stampa del premier di ieri sera. "Non possiamo diventare un laboratorio o delle cavie, dobbiamo anche vivere. Sarebbe come dire che chiudiamo tutte le strade perche' ci sono troppi incidenti. Esiste la sostenibilita'".
"Questo e' il modo migliore per alimentare il conflitto sociale". L'ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia commentando il nuovo decreto del governo per la fase 2 dell'emergenza Covid-19. "O funzionano i dispositivi e allora bisognava aprire tutto oppure di cosa stiamo parlando? Mi pare di essere davanti ad un mondo irriconoscibile ormai. Se vai a riaprire devi pensare anche alle famiglie e alle scuole, qualcosa bisogna fare. Altrimenti e' difficile affrontare il tema cosi'".
"Noi non cerchiamo le prove muscolari, cerchiamo di dare un aiuto ai cittadini. Non stiamo giocando a battaglia navale con il Governo. E lo dice uno che ha sempre avuto un atteggiamento rispettoso, ho sempre fatto squadra con chiunque e voglio continuare a farla. Che il problema nazionale sia la firma sul cibo d'asporto di Zaia vuol dire che chi ha questo problema non ha niente a cui pensare""."Ieri sera sono state dette due cose che non sono vere", afferma il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. "Mi riferisco alle insinuazioni rispetto al fatto che le Regioni non collaborano con la trasmissione dei dati... Noi abbiamo sempre dato tutti i dati che ci sono stati chiesti, il veneto non ha nulla da rimproverarsi", assicura Zaia. E "peggio ancora quando e' stato fatto accenno alla cassa integrazione, che per noi e' ok. Io non voglio cercare contrapposizioni, ma se mi si tira in ballo devo rispondere. La cassa integrazione in Veneto non e' che non sta arrivando per colpa delle Regione. La Regione ha già atto accordi con le banche, le banche ci dicono che aspettano ok del Governo". Quindi, conclude Zaia "non puoi dire in tv che le Regioni non hanno adempiuto ai propri compiti sulla partita della cassa integrazione. Oppure bisogna dire i nomi delle Regioni, sfido chiunque a dire che il Veneto e' stato inadempiente".
“Un Dpcm, quello presentato dal Governo, che oltre a contenere misure discutibili, ha alcune evidenti mancanze e soprattutto imbavaglia le Regioni che posso adottare solamente ordinanze restrittive ma non estensive, non si possono, cioè, allargare le maglie, nemmeno tenendo conto della situazione del contagio nel proprio territorio. In tal senso sottoporremo al Governo un nostro cronoprogramma di riaperture”. È quanto afferma la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei .“Vi sono settori, così come affermano giustamente le associazioni di categorie, non inseriti tra quelli che potranno tornare in attività il 4 maggio e che invece, con le giuste precauzioni sanitarie, avrebbero potuto riaprire”. E proprio i dispositivi di protezione sono un’altra tematica sul tavolo nazionale: “Abbiamo chiesto al Governo – continua Tesei – che ci venga comunicato un piano chiaro sull’uso dei dispositivi e sul loro reperimento. Così come abbiamo chiesto certezze in merito a come e dove i genitori, che torneranno a lavorare, potranno lasciare i loro figli, ed in merito a tutta la materia che riguarda i trasporti pubblici. Domande a cui non ci è stato ancora risposto e che lasciano un’enorme voragine. Grazie alla nostra pressione, abbiamo ottenuto un incontro mercoledì in cui le Regioni chiederanno al Governo un programma di riaperture ben delineato e nero su bianco, non solo attraverso annunci mediatici, e come Regione Umbria sottoporremo anche un nostro cronoprogramma di ripresa. Questo – sottolinea la presidente - è un altro grande tema: l’impossibilità ad oggi da parte delle Regioni di gestire alcune situazioni tramite ordinanze proprie. Vi è infatti, come detto, solo la possibilità di restringere, ma non di ampliare le attività permesse. Chi lo fa corre il rischio che l’ordinanza sia impugnata e comunque ritenuta inefficacie, con le conseguenti sanzioni per chi svolge le attività stesse. Oltre a continuare a batterci sul tavolo nazionale – conclude la presidente Tesei – ci stiamo confrontando con il Prefetto per cercare, nelle more delle norme nazionali, di avviare tutte quelle attività che possono svolgersi in sicurezza”.
( red / 27.04.20 )
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