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Emergenza Coronavirus: si lavora alla progettazione della fase 2
La Lombardia solleva il tema dei rimborsi del materiale acquistato
(Regioni.it 3816 - 08/04/2020) Per la fase 2, dopo il lockdown, "dovremo immaginare un'organizzazione che ci consenta di uscire dal blocco totale, ma ci vorra' tempo e tantissima gradualita'. Partiremo dalle cose piu' essenziali per la ripresa, quindi dalle attivita' produttive, ma in sicurezza. Poi, col massimo della gradualita', costruiremo delle modalita' che riguardino coloro che non sono impegnati in tali attivita' essenziali". Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza a Dimartedi' su La7. Nella fase 2 "sara' importante investire sulla Medicina del territorio e sui Covid-Hospital per superare la struttura dell'ospedale 'misto'. Inoltre, ci sara' una campagna di test diagnostici e test sierologici e punteremo sull'uso di nuove tecnologie con il lancio di una app che ci consenta una maggiore velocita' nel tracciare i casi positivi".
"I dati di oggi ci dicono che il cosiddetto fattore R con zero è leggermente sotto uno. È un risultato straordinario se si pensa che qualche settimana fa eravamo a 3 e in certe zone del pase a 4. Essere intorno a uno o leggermente sotto uno ci consegna una novità e possiamo iniziare a programmare il futuro enlla consapevolezza che la sfida non è stata ancora vinta", ma "Ogni leggerezza - ha detto Speranza - rischia di vanificare i risultati"". "Non bisogna mollare la guardia. Guai a pensare che il nemico è stato sonfitto. Servono ancora atteggiamenti rigorosi e continuare a ridurre i contagi. Le misure stanno iniziando a dare qualche risultato"".
Ma è comunque "difficile dire quando usciremo dall'emergenza perche' dobbiamo vedere l'andamento epidemiologico, sapendo che l'Italia e' divisa fra le regioni del nord che hanno subito l'evento importante e il centro-sud che e' stato protetto delle misure di contenimento", ha detto il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri in Basilicata.
Il centro-sud potrebbe accedere alla fase due prima delle regioni del nord. Lo afferma Walter Ricciardi, membro dell'esecutivo dell'Organizzazione Mondiale della Sanita', consigliere del Ministro della Salute Speranza, intervenuto ai Lunatici di Rai Radio2. "Oggi il centro-sud non ha raggiunto i livelli del nord - spiega - perche' abbiamo preso delle decisioni molto dure nel limitare la mobilita'". Potrebbe riaprire prima? "Si' - dice Ricciardi - se noi riusciamo ad attivare una strategia di testing allargata e mirata, con un tracciamento tecnologico individuale, a quel punto possiamo liberare le persone che non hanno problemi, isolare per il loro bene le persone malate, e limitare il contagio. E naturalmente farlo in maniera differenziata. Se un'area ha una circolazione virale molto piu' intensa puo' avere misure differenti rispetto a un'area che ha minore circolazione di virus".
In ogni caso "E' prematuro parlare di date per la ripartenza. Dobbiamo fare tutti insieme altri sforzi per vincere questa battaglia di contenimento del virus. Ne discuteremo in Consiglio dei Ministri e questa fase che incidera' sul modo in cui vivremo nei prossimi mesi dovrà avere come punto fermo la cabina di regia, di cui ha parlato il presidente Conte. Le decisioni dovranno essere prese con un confronto permanente tra maggioranza e opposizione, Regioni ed enti locali, parti sociali e comunita' scientifica. La fase 2 e' l'interruttore generale del Paese che si rimette su 'on'. Ma non c'e' un solo interruttore e questo lavoro delicato va fatto con estrema cautela e attenzione. Sara' necessario valutare il grado di rischio di ciascuna attivita' produttiva, condividendo le modalita' di riapertura". Cosi' il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia.
"In una situazione di emergenza come quella che stiamo attraversando con il Covid-19 non era semplice omogeneizzare 21 modelli territoriali sanitari ma alla fine ringrazio tutte le Regioni per aver raccordato sin qui con inevitabile fatica le loro azioni con gli obiettivi nazionali di lotta all'emergenza nazionale più drammatica della storia. Poi arriverà il tempo delle analisi e delle valutazioni sul ruolo di ogni livello istituzionale nella gestione della sanità, ma ora dobbiamo solo continuare a correre, risolvendo ogni problema quotidiano che mette a rischio la salute dei cittadini" ha concluso Boccia.
Secondo il Presidente della Conferenza delle Regioni e Presidnte dell'Emilia-Romagna "Quali regole seguire per la 'fase 2' "ce lo devono dire gli esperti della sanità. Quando sento alcuni politici miei colleghi fare gli scienziati mi viene da sorridere o da piangere. Devono essere coloro che hanno gli strumenti a dirci quali sono le migliori buone pratiche per garantire che le persone non si ammalino". Così la pensa il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. "
Bonaccini sottolinea chiaramente un concetto: "Bisogna riuscire a garantire che possano ripartire le attivita' sapendo che la salute va messa al primo posto". Nuove speranze vengano dall'andamento degli ultimi giorni dell'epidemia di Covid 19 in regione. "I numeri finalmente cominciano a farci avere qualche fiducia in piu'", dice il presidente dell'Emilia-Romagna. "Io non guardo i contagi come fate voi o i comuni cittadiniprecisa- ma telefoniamo tutti i giorni agli ospedali per sapere gli accessi ai Pronto soccorso, in terapia intensiva e nei reparti. Stanno calando decisamente quei numeri, vuol dire che la prospettiva dei prossimi giorni e delle prossime settimane dovrebbero vedere la curva cominciare ad arrivare al picco e poi via via a scendere". Ed ecco il tema della ripartenza, a cui in Emilia-Romagna si sta gia' lavorando insieme alle parti sociali. Ma senza forzare troppo le tappe.
"Bisognera' immaginare di ripartire con totale cautela, senso di responsabilita' e testa sulle spallesottolinea Bonaccini. "Con un protocollo rigoroso per il quale, una volta deciso dal Governo quali altri settori possono riaprire oltre a quello primario, le imprese diano determinate garanzie sul distanziamento sociale e sui sistemi di protezione individuale per i lavoratori". Quindi serviranno le mascherine? "Ce lo diranno gli esperti della sanita'- risponde Bonaccini- quando sento politici o miei colleghi fare gli scienziati mi viene da sorridere, o da piangere. Devono essere coloro che hanno degli strumenti a dirci quali siano le migliori buone pratiche per evitare che le persone si ammalino".
Anche per il Presidente della Toscana, Enrico Rossi,"le riaperture dovrebbero avvenire con gradualita' e mi sembra interessante soprattutto domandarci in che modo si puo' riaprire". Quanto alla riapertura delle fabbriche "a condizione che ci siano chiarissime le indicazioni. Io aggiungerei che sia tutelata la salute dei lavoratori e dei cittadini prima di aprire negozi e avere assembramenti".
"L'imbarazzo e' soprattutto verso gli operatori sanitari che sono stati mandati in una guerra senza i minimi dispositivi di protezione.
"La Lombardia ha dimostrato di avere un sistema sanitario, costruito nel passato, che oggi ha saputo reggere. Nessun'altra regione sarebbe stata in grado di piu' che raddoppiare i posti letto di terapia intensiva. Il governo, che deve costruire le strategie sulle pandemie, a noi aveva dato indicazione di aumentare del 50% le terapie intensive. Noi, tra pubblico e privato accreditato, li abbiamo aumentati del 120%", affermal'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, intervenendo a Radio24 questa mattina, rispondendo a chi gli chiedeva di commentare le critiche alle scelte passate di chi ha gestito la sanita' lombarda. "Il mix pubblico-privato - ha proseguito Gallera - in questo caso ha dimostrato di saper fare squadra nella maniera piu' totale, fin da subito. Questo dimostra che le scelte fatte nel passato sono state quelle giuste".
La Lombardia apre poi un fronte nelle relazioni con la protezione civile e lo fa con la voce dell'assessore al Bilancio, Davide Carlo Caparini. "Senza polemica chiarendo come sono state impiegate le risorse regionali ribadisco che i dati ufficiali di ciò che abbiamo acquistato direttamente, che ci hanno donato ovvero che ci ha trasferito la Protezione civile nazionale sono quelli pubblicati
sul sito di Regione. Sono cifre che corrispondono al materiale transitato dal magazzino o in attesa di essere distribuito. Al momento quelli resi pubblici dalla Protezione civile sembrano i numeri del lotto". L'assessore regionale al Bilancio, Davide Caparini, torna sul tema aiuti e presidi sanitari distribuiti dalla Protezione civile nazionale alla Lombardia per l'emergenza coronavirus.
Ieri Caparini aveva messo in evidenza che i 400 milioni anticipati dalla Regione, stando a quanto appreso dal Dipartimento Protezione civile, non sarebbero stati rimborsati come invece inizialmente comunicato.
"I dati sono aggiornati settimanalmente, sempre indicando ciò che è stato consegnato ed è pronto all'uso. Abbiamo inoltre deciso di suddividere il computo delle mascherine per uso medico sanitario da quelle che stiamo distribuendo ai lombardi in modo tale da aumentare la trasparenza. Anche in questo sono convinto che faremo un buon servizio alla Protezione civile nazionale in quanto potrà migliorare. Ma "La Protezione civile per bocca del suo Capo, Angelo Borrelli, ci comunica che lo Stato non intende sostenere le spese delle Regioni sui dispositivi di protezione individuali e le spese per gli apparecchi medicali, quindi ciò che noi abbiamo acquistato dobbiamo pagarcelo", ha spiegato Caparini nel corso di una conferenza stampa. La comunicazione - a detta dell'assessore - e' stata data in "una video conferenza tecnica, non abbiamo ancora avuto comunicazione politica", ha precisato. Per la Lombardia "l'esborso e' stato di diverse centinaia di milioni di euro, in particolare 400 milioni". "Le regole non si cambiano in corsa", ha lamentato l'assessore, visto che "avevamo iniziato questa emergenza con dell indicazioni ovvero che la Protezione civile attraverso il suo fondo avrebbe coperto con 1.650 milioni di euro le spese. Ad oggi abbiamo una informazione diametralmente opposta". Per la Lombardia che ha le "spalle larghe e i conti in ordine" questo e' gia' un problema, ma - ha concluso Caparini - alcuni miei colleghi in altre regioni rischiano la bancarotta". In ogni caso "domani porremo la questione in Conferenza Stato-Regioni".
Una posizione ribadita anche dallo stesso Attilio Fontana: "Se la Protezione civile vuole centralizzare tutti gli acquisti, come si paga quanto acquistato finora? questa in sintesi la domanda che il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha messo nero su bianco in una lettera al commissario per l'emergenza Coronavirus Domenico Arcuri. "Ho appreso dell'intenzione di codesto Dipartimento di centralizzare gli acquisti connessi all'emergenza" scrive Fontana. "Ti chiedo pertanto conferma di tale indicazione e, conseguentemente, di voler indicare con quale modalità si farà fronte alle spese nel frattempo sopravvenute, non potendo mancare di soddisfare le esigenze urgenti" ha aggiunto. E nel caso "sia confermato questo orientamento - domanda il governatore - Ti chiedo di indicarmi i tempi previsti per l'acquisizione e consegna dei beni e servizi in questione". Finora la Lombardia per mascherine, protezioni, ventilatori e attrezzature di terapia intensiva, 2000 nuovi medici ha speso circa 400 milioni di euro ma è stata autorizzata a una spesa iniziale di 14 milioni e su 47,7 con riserva".
Il tema della carenza dei reagenti per i tamponi è per la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei "un problema nazionale" e grazie al lavoro della Protezione civile "si sta lavorando molto sul mercato per poterli ottenere". Lo ha detto durante una videoconferenza stampa per illustrare i dettagli di un nuovo ospedale da campo per pazienti Covid-19. Un problema generale, pure per il direttore regionale alla sanità Claudio Dario, "molto importante soprattutto nella richiesta e nella necessità di affrontare gli asintomatici". "Ne abbiamo a disposizione ma solo per pochi giorni e per quanto riguarda la gestione dei pazienti e dei loro contatti".
Rispetto alla diffusione dei contagi "Non c'è una regione che non abbia il problema delle case di riposo. Sono il terreno di coltura ideale per il virus", dichiarato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, nel corso della quotidiana conferenza stampa sull'emergenza coronavirus, presso la sede della Protezione Civile di Marghera (Venezia). "Nei casi peggiori abbiamo un terzo di positivi tra i pazienti e il 10% tra i lavoratori - ha sottolineato Zaia -. C'è quindi il problema di capire come entra il virus, visto che abbiamo messo misure restrittive fin da metà febbraio. Abbiamo anche un caso di una struttura composta di due blocchi, in cui uno ha il 100% di positivi, l'altro nessuno - ha aggiunto -. Stanno cercando di capire se il sistema di condizionamento abbia avuto un ruolo in questo, ma ovviamente sono solo ipotesi senza certezze".
Prosegue poi l'opera di rafforzamento delle strutture sanitarie nella Regione Lazio: Centoventi posti letto, dei quali 30 destinati alla terapia intensiva o sub-intensiva, verranno predisposti in tempi strettissimi, nelle prossime due settimane (i primi 60 entro Pasqua), presso il Policlinico Militare Celio di Roma, il nuovo hub che diventerà polo di riferimento anti Covid-19 del centro Italia. Una specifica struttura con una capacità di ricovero e cura che verrà successivamente implementata fino a 150 posti, di cui 50 per terapia intensiva o sub-intensiva. L'iniziativa si colloca nel quadro di una collaborazione da tempo in atto tra il Ministero della Difesa, il Ministero della Sanità e la Regione Lazio. E' avvenuto il sopralluogo per verificare lo stato dei lavori, già avviati, del ministro della Difesa Lorenzo Guerini e del Ministro della Salute Roberto Speranza presso il Policlinico Militare, riconvertito per venire incontro all'emergenza epidemiologica.
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( red / 08.04.20 )
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