(Regioni.it 3816 - 08/04/2020) “Il loro prolungarsi acuirebbe situazioni di disagio economico preesistenti e ne creerebbe potenzialmente di nuove".

La Banca d’Italia lancia l’allarme sulle ricadute negative dovute al blocco delle attività produttive e commerciali per l’emergenza coronavirus. In uno studio si evidenziano in particolare le criticità se continua la sospensione dell'attività economica che "inciderà significativamente" sulla capacità delle famiglie europee di fare fronte autonomamente alle proprie esigenze economiche nelle settimane a venire.

Intanto la riunione dell'Eurogruppo che deve decidere sul destino dell’Europa e prendere quindi decisioni sugli interventi economici legati alla crisi da coronavirus ha finora deciso di non decidere.

Non si è ancora infatti vicini all'intesa e si rinvia la riunione a domani pomeriggio. Passi avanti ci sarebbero verso l'apertura a un fondo con i Recovery bond, ma manca l'unanimità sul fondo salvastati. L'Olanda su questo insiste dicendo che l'uso del Mes deve avvenire con una forma di condizioni, e l'eccezione può essere solo per le spese mediche. Ma naturalmente si discute sugli Eurobond e il premier Conte chiede all'Ue di ragionare come una squadra. Ed è allarme economia dall'Ocse, con il super-indice, che offre una possibile interpretazione delle evoluzioni per il futuro, che segnala il più importante calo mensile mai registrato in gran parte delle grandi economie.
Intanto si ragiona nel nostro Paese alla fase due. Si comincia a guardare alla programmazione e al superamento dell'emergenza coronavirus, ma gli scienziati avvertono che durerà a lungo, almeno 6-8 mesi.  E Confindustria sollecita una ripartenza a maggio, perché "se si scavalla l'estate con un blocco di questo tipo i rischi diventano pesantissimi".

Il turismo è il “grande assente nei decreti del Governo: lo diremo come conferenza degli assessori al sottosegretario, Lorenza Bonaccorsi, affinché si possa, nel redigendo decreto, correggere l'impostazione", dichiara l'assessore della regione Abruzzo al Turismo, alla Cultura e allo Sviluppo economico, Mauro Febbo, lanciando l'allarme su uno dei comparti produttivi - quello dei "turismi" - più colpiti dal virus: "l'abbattimento del volume d'affari in Italia si calcola pari a 33 miliardi di euro e non credo che la liquidità prevista dal Governo possa essere una risposta esaustiva”.

Nel contempo il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga., esorta che “il Governo convochi con urgenza il tavolo con le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome per affrontare i riflessi finanziari sulle Autonomie causati dall'emergenza epidemiologica in corso”.

Lo ha chiesto durante la riunione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome dell’8 aprile: “Tale momento di confronto non può più infatti essere oggetto di ulteriori rinvii - sottolinea Fedriga - perché troppe sono le domande rimaste inevase dall'Esecutivo nazionale".

L’assessore al lavoro Donazzan della regione Veneto sottolinea come a un mese e mezzo dall'inizio dell'emergenza Covid-19 si sia registrata in Veneto una perdita netta di circa 35-40 mila posti di lavoro dipendente tra mancate assunzioni e diminuzione effettiva delle posizioni lavorative, pari a circa il 2% dell'occupazione dipendente complessiva.

Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, afferma “non si può riaprire tutto insieme, bisogna essere graduali" nell'allentamento delle restrizioni anti-Coronavirus, ma "credo ci siano aspetti essenziali come gli aspetti produttivi che vengono prima di altri", e fra questi è opportuno riaprire prima "quelli più esposti nella competizione internazionale, bisogna fare delle scelte".

"Per questi settori – spiega Rossi - bisogna dettare linee guida molto precise su come ci si muove da casa al posto di lavoro, misurare la febbre, rispettare le distanze, avere le mascherine, su come si mangia, su come si tutelano i bagni, su come si curano le persone appena c'è il primo sintomo. Credo che le aziende debbano costruirsi un piano per la sicurezza, e inviarlo alle aziende sanitarie, alle istituzioni”.

“Io penso – afferma il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini - che bisognerà immaginare di ripartire con tanta cautela, senso di responsabilità, testa sulle spalle. E credo servirà un protocollo rigoroso per il quale una volta che il Governo avrà deciso quali sono gli altri settori che possono via via riaprire, oltre a quelli primari che sono già aperti" occorrerà valutare "quali garanzie danno le imprese nel distanziamento sociale e nel sistema di protezione individuale da garantire ai lavoratori”.