Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 075 del 01/06/2023 - Interrogazione: nuove norme in materia di dimensionamento degli istituti scolastici

lunedì 5 giugno 2023


Interrogazione: nuove norme in materia di dimensionamento degli istituti scolastici

Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00484

Atto n. 3-00484

Pubblicato il 31 maggio 2023, nella seduta n. 74

Svolto question time il 1° giugno 2023 nella seduta n. 75 dell'Assemblea

MARTIMINASIROMEO - Al Ministro dell'istruzione e del merito. -

Premesso che:

la norma sul dimensionamento della rete scolastica, in attuazione della riforma prevista dal piano nazionale di ripresa e resilienza, è divenuta, soprattutto in questi ultimi giorni, oggetto di scontro politico;

l’opposizione è stata espressa da UPI e ANCI e dalle Regioni che hanno sollevato preoccupazioni in merito agli effetti devastanti che avrebbe tale riforma che, a loro dire, comporterebbe l’accorpamento di molteplici istituzioni scolastiche con meno di 900 alunni;

il dissenso si è tradotto nel mancato accordo in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni per la contrarietà di quattro Regioni, che tra l’altro hanno impugnato la norma davanti alla Corte costituzionale, a cui si sono aggiunte anche Abruzzo e Sardegna, che hanno considerato la proposta irrispettosa verso le specificità dei territori e lesiva del diritto a un’istruzione di qualità;

tra le criticità segnalate vi sarebbero anche la riduzione degli organici e la conseguente soppressione di scuole che penalizzerebbe soprattutto le regioni del Mezzogiorno e delle aree interne del Paese, con il rischio di aumentare le sperequazioni territoriali nell’erogazione del servizio pubblico essenziale garantito dalla Costituzione, ovvero la scuola;

invero, risulta agli interroganti che la norma non prevede chiusure di plessi scolastici né interviene sui criteri di formazione delle classi che continua ad essere regolata dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, bensì conferisce maggiori margini di autonomia alle Regioni che possono procedere ad un’articolazione degli istituti scolastici a prescindere dal parametro rigido del numero di alunni minimo per singola istituzione scolastica, valorizzando proprio le peculiarità dei singoli territori,

si chiede di sapere, in merito all’allarme lanciato dalle Regioni, se il Ministro in indirizzo intenda chiarire se effettivamente il nuovo sistema di dimensionamento possa mettere a rischio la funzionalità degli istituti scolastici, nonché se intenda esplicitare i reali effetti della riforma sul sistema scolastico.

Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 075 del 01/06/2023

Stralcio

[…]

RISPOSTA

MINASI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Ministro, l'opposizione alla riforma in materia di dimensionamento degli istituti scolastici è stata espressa soprattutto dall'Unione delle Province d'Italia (UPI), dall'Associazione nazionale dei Comuni italiani (ANCI) e dalle Regioni, che hanno sollevato molte preoccupazioni in merito agli effetti devastanti che avrebbe tale riforma, che a loro dire comporterebbe l'accorpamento di molteplici istituzioni scolastiche con meno di 900 alunni.

Tale dissenso si è poi tradotto nel mancato accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano per la contrarietà di quattro Regioni (che tra l'altro hanno anche impugnato la norma davanti alla Corte costituzionale), a cui si sono aggiunte anche l'Abruzzo e la Sardegna, che hanno considerato la proposta irrispettosa verso la specificità dei territori e lesiva del diritto a un'istruzione di qualità.

Tra le criticità segnalate vi sarebbe anche la riduzione degli organici e la conseguente soppressione di scuole, che ovviamente penalizzerebbe soprattutto le Regioni del Mezzogiorno e le aree interne del Paese, con il rischio di aumentare le sperequazioni territoriali nell'erogazione del servizio pubblico essenziale garantito dalla Costituzione, ovvero la scuola.

Di fatto, invece, a noi risulta che la norma non prevede chiusure di plessi scolastici, né interviene sui criteri di formazione delle classi, che continuano a essere regolati dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009, bensì conferisce maggiori margini di autonomia alle Regioni, che possono procedere ad un'articolazione degli istituti scolastici a prescindere dal rigido parametro del numero degli alunni minimo per singola istituzione scolastica, valorizzando proprio le peculiarità dei singoli territoriali.

Pertanto, signor Ministro, le chiediamo, in merito all'allarme lanciato dalle Regioni, di chiarire se effettivamente il nuovo sistema di dimensionamento mette a rischio la funzionalità degli istituti scolastici, nonché di conoscere i reali effetti della riforma sul sistema scolastico.

PRESIDENTE. Il ministro dell'istruzione e del merito, professor Valditara, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

VALDITARA, ministro dell'istruzione e del merito. Signor Presidente, onorevoli senatori, ringrazio la senatrice Minasi perché con la sua interrogazione mi consente di chiarire un punto a mio avviso molto importante e molto delicato.

Innanzitutto desidero precisare che la grande maggioranza delle Regioni ha votato a favore della nostra proposta dimensionamento; aggiungo peraltro che la regione Abruzzo ha accolto favorevolmente i chiarimenti che noi abbiamo dato, quindi credo che da questo punto di vista il problema si sia risolto.

In realtà noi stiamo attuando una disposizione del PNRR che prevede il dimensionamento come milestone e che quindi abbiamo dovuto organizzare. Se avessimo seguito la normativa vigente, che, come lei giustamente sottolineava, è rigida e non consente alle Regioni alcuna possibilità di intervenire e di modellare il dimensionamento sulle necessità del territorio, avremmo avuto 149 istituzioni scolastiche in meno.

Vorrei subito fare chiarezza anche su un altro punto. Oggi in Italia ci sono 40.000 plessi scolastici, cioè 40.000 edifici in cui ci sono insegnanti, studenti, banchi, arredi, personale; nessuno di questi 40.000 plessi scolastici verrà chiuso. Qui non si tratta di chiudere scuole, ma soltanto di razionalizzare le istituzioni giuridiche. Faccio un esempio molto concreto: oggi in molti casi due scuole, ad esempio una intitolata a Manzoni e un'altra intitolata a Leopardi, sono rette dallo stesso preside. Questo perché in Italia ci sono ben 860 reggenze, il che significa che lo stesso dirigente scolastico è costretto a fare due bilanci, due pubblicità di atti, due contrattazioni, eccetera.

Noi andiamo ad eliminare le reggenze, a concentrare e a razionalizzare, facendo sì dunque che l'offerta sul territorio sia la più coerente possibile. Le risorse risparmiate saranno tutte reinvestite nella scuola, e questo è un primo punto. Non solo: proprio aver dato alle Regioni, al di là di qualsiasi numero prefissato, la possibilità di strutturare l'offerta sul territorio consentirà di tenere in considerazione le aree di montagna e le aree disagiate, e quindi di modellare la strutturazione delle istituzioni scolastiche a seconda delle esigenze dei singoli territori.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Minasi, per due minuti.

MINASI (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, la ringrazio. Ovviamente mi ritengo soddisfatta della sua risposta, che mi auguro possa definitivamente eliminare tutti i dubbi che sono stati sollevati in maniera pretestuosa circa il dimensionamento scolastico. Infatti tale dimensionamento, come lei ha sottolineato, produrrà una riduzione graduale nei prossimi dieci anni che interverrà solo sulle dirigenze scolastiche e non sul numero dei plessi, che rimarrà invariato. Quindi non ci sarà la paventata chiusura di 700 scuole, bensì una riorganizzazione della dirigenza con l'eliminazione progressiva delle reggenze, che ovviamente comportano non solo problemi all'apparato amministrativo, ma anche a livello didattico, come anche tanti presidi hanno lamentato in questi anni. Questo per non parlare anche dello stress personale a cui viene sottoposto un dirigente scolastico. In tal modo ci sarà una migliore programmazione pluriennale della rete scolastica e un miglioramento dell'efficienza amministrativa.

Signor Ministro, la ringrazio ancora non solo per la risposta e per aver eliminato tutti i dubbi, ma anche per l'ottimo lavoro che lei sta portando avanti in un comparto così delicato e importante come la scuola. (Applausi).