Stralcio resoconto stenografico della seduta n. 036 del 02/02/2023 - Interrogazione a risposta immediata: disparità di trattamento tra specializzandi medici e non medici
venerdì 3 febbraio 2023
Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 036 del 02/02/2023
Stralcio
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Interrogazione a risposta immediata:
PRESIDENTE. Il senatore De Poli ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00192 sui canali di accesso alle prestazioni sanitarie pubbliche, per tre minuti.
DE POLI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signora Presidente, onorevoli colleghi, sottopongo oggi all'attenzione dell'Assemblea e del ministro Schillaci, che ringrazio per la sua disponibilità, un argomento su cui il Governo, fin dall'inizio, ha posto la massima attenzione. Parliamo di salute, di cure e di assistenza ai soggetti più fragili della nostra popolazione, come anziani, persone non autosufficienti, persone con disabilità, malati cronici, bambini.
La pandemia che ci siamo lasciati alle spalle ha coniato il termine «fragili»: parliamo di tre milioni di anziani non autosufficienti che, secondo le stime, raddoppieranno entro il 2030, di 6 milioni di persone con disabilità, la cui metà soffre purtroppo di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali, ma anche di bambini e malati cronici che richiedono un'assistenza continuativa e costante.
Secondo gli ultimi dati dell'Istituto superiore di sanità, sei anziani su dieci sono colpiti da una malattia cronica e uno su quattro ne ha due o più. Se diagnosi, assistenza e cure sono necessarie per queste categorie di persone, lo sono ancora di più quando parliamo, ad esempio, di lotta al cancro: il fattore chiave è la prevenzione.
A causa della pandemia, nel 2020 sono saltati - ma è solo un esempio - 2,5 milioni di screening oncologici. Siamo tutti ben consapevoli di quanto sia importante una diagnosi precoce quando parliamo, ad esempio, di tumori.
Quello che emerge è che sono ancora tanti i ritardi delle Regioni nel recupero delle prestazioni sanitarie rinviate a causa del Covid, nonostante i fondi destinati a tale scopo. Le liste di attesa costituiscono purtroppo una barriera troppo spesso insormontabile per accedere a visite e accertamenti diagnostici: fino a settecentoventi giorni per una mammografia, un anno per TAC ed ecografie, sei mesi per una risonanza. È un problema nazionale, quello delle liste d'attesa, che riguarda purtroppo Regioni virtuose, ma in generale tutte le Regioni italiane. Spesso, infatti, i centri unici di prenotazione, non riuscendo a rispettare le date indicate nella prescrizione del medico, mettono i pazienti in standby. Dunque, le lunghe liste di attesa rischiano seriamente di diventare un muro che impedisce soprattutto ai soggetti più fragili, di cui parlavo all'inizio, di accedere ai servizi sanitari. I canali di accesso ai CUP attraverso i call center non riescono ad intercettare la domanda di servizi di tutte quelle persone che, pur bisognose di cure urgenti, non hanno corsie preferenziali di accesso.
Chiedo al Ministro quali fondi e quali iniziative siano state approntate per risolvere queste criticità e soprattutto se non ritenga opportuno individuare nuovi percorsi di priorità di accesso alle cure ambulatoriali e ospedaliere e alle diagnosi, in particolar modo per tutelare le fasce sociali più deboli della nostra popolazione: anziani, disabili, persone non autosufficienti, malati cronici e pazienti oncologici. Sommessamente ricordo al Ministro la grave mancanza di medici, che purtroppo è un altro problema che grava su tutti noi.
PRESIDENTE. Il ministro della salute, professor Schillaci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SCHILLACI, ministro della salute. Senatore De Poli, in relazione ai fondi e alle iniziative per facilitare l'accesso dei cittadini fragili alle cure, rammento il decreto del Ministero della salute del 20 agosto 2019, in materia di ripartizione tra le Regioni dei fondi per la riduzione dei tempi di attesa nell'erogazione delle prestazioni sanitarie, che ha consentito l'attivazione di una serie di interventi volti a ridurre i tempi di attesa nell'erogazione delle prestazioni secondo il principio della appropriatezza clinica, organizzativa e prescrittiva, mediante l'implementazione e l'ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche legate ai sistemi di prenotazione elettronica per l'accesso alle strutture sanitarie, anche in osservanza delle indicazioni previste nel vigente Piano nazionale di governo delle liste d'attesa. Sebbene le iniziative poste in atto non siano esclusivamente destinate ai soggetti fragili, le stesse hanno favorito una rapida ed avanzata digitalizzazione, potenziando la fruibilità dell'accesso dei pazienti nella direzione di un forte efficientamento dei sistemi di prenotazione.
Quanto all'accessibilità delle prestazioni erogate, comunico che l'osservatorio nazionale delle liste d'attesa ha emanato in data 16 gennaio scorso le linee di indirizzo relative ai requisiti e monitoraggio delle sezioni dedicate ai tempi e alle liste di attesa sui siti web di Regioni, Province autonome e aziende sanitarie. Dette linee contengono le indicazioni per uniformare e rendere chiare e fruibili ai cittadini le informazioni sui tempi di attesa, sulle modalità di accesso alle cure, nelle quali è stato dato uno specifico risalto agli aspetti di trasparenza, accessibilità e fruibilità per qualunque tipo di utenza. Il monitoraggio è in capo alle Regioni e al Ministero della salute.
Tra gli impegni derivanti dal vigente Piano nazionale di governo delle liste d'attesa, rientrano la definizione e l'applicazione da parte delle Regioni dei percorsi di tutela, ovvero l'attivazione di modalità alternative di accesso alle prestazioni nei casi in cui ai cittadini non possa essere assicurata la prestazione entro i limiti previsti dalle Regioni. Ricordo inoltre che sono già attive in fase di prenotazione le cosiddette classi di priorità, che tengono conto dell'urgenza delle prestazioni per l'accesso alle prestazioni ambulatoriali, così come sono previste nel Piano nazionale di governo delle liste d'attesa le classi di priorità di ricovero, che tengono conto delle specifiche patologie e condizioni in cui versano le persone fragili: i disabili, le persone non autosufficienti, i malati oncologici gravi.
Sempre sulle liste d'attesa, ricordo che nel 2022 sono state rese disponibili risorse pari a 500 milioni di euro, di cui 150 milioni per consentire lo smaltimento delle liste d'attesa tramite ricorso alle strutture private accreditate.
Tenuto conto che al termine dell'anno 2022 non tutte le risorse erano state utilizzate, per consentire nel corso di quest'anno la prosecuzione delle attività già avviate, mi sono attivato affinché in fase di conversione in legge del decreto-legge n. 198 del 2022 in materia di termini legislativi possa essere approvata la proroga anche per il 2023.
Quanto ai servizi di assistenza domiciliare, ricordo che il decreto del Ministero della salute del 23 maggio 2022 ha riformato l'assistenza territoriale e ha definito le cure domiciliari come un servizio a valenza distrettuale, finalizzato all'erogazione a domicilio di interventi caratterizzati da un livello di intensità e complessità variabile, nell'ambito di specifici percorsi di cura e di un piano personalizzato di assistenza, introducendo lo standard organizzativo del 10 per cento della popolazione over sessantacinque anni, da prendere in carico progressivamente, con monitoraggio a cura dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Da ultimo, cito l'intesa in Conferenza Stato Regioni del 21 dicembre scorso, che ha ripartito le risorse per l'assistenza domiciliare, di cui all'investimento componente 1 - missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore De Poli, per due minuti.
DE POLI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta e per l'impegno suo e del suo Ministero nel trovare le soluzioni migliori per dare risposte ai cittadini, soprattutto a quelli che hanno più bisogno. Credo che questo sia uno degli aspetti prioritari di uno Stato: senza la salute non ci può essere null'altro e credo che questo sia l'aspetto primario. Proprio per questo motivo e per il percorso a cui ha appena accennato, per l'anno 2023 e non solo, credo ci siano tutte le possibilità per raggiungere l'obiettivo di dare le opportune risposte. Per questo motivo, mi ritengo soddisfatto.
PRESIDENTE. La senatrice Floridia Aurora ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00187 sulla chiusura dell'ospedale di Malcesine (Verona), centro di riferimento per gli esiti tardivi della poliomielite, per tre minuti.
FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, sono qui a parlarvi dell'ospedale di Malcesine, sul lago di Garda, in provincia di Verona, che il 29 marzo del 2007 è stato riconosciuto Centro di riferimento nazionale per lo studio e la cura degli esiti tardivi della poliomielite dalla Conferenza permanente tra Stato, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano. L'Italia è stata ufficialmente certificata polio-free il 21 giugno 2002. Essa è ricomparsa ultimamente in alcuni Paesi, in altri non è ancora stata debellata e va continuamente monitorata per impedire la sua reintroduzione nel nostro Paese. Inoltre, si stima che in Italia oltre 70.000 persone, sopravvissute alla malattia, ne patiscono tuttora gli esiti. Nel corso dei decenni, l'ospedale di Malcesine, sul lago di Garda, è stato l'unico a non cessare mai l'attività a favore dei pazienti polio, mantenendo sempre dei letti a loro dedicati, tenendo viva la conoscenza e l'esperienza maturata dall'applicazione di tecniche e trattamenti effettuati su questo tipo di malattia.
Il 30 novembre 2014, presso la Camera dei deputati, l'ordine del giorno 249 alla legge di stabilità per il 2015 ha impegnato il Governo a valutare l'opportunità di farsi promotore di un accordo affinché tutte le Regioni e le Province autonome concorrano con fondi alla gestione del centro nazionale di riferimento per lo studio e la cura degli esiti tardivi della poliomielite.
Nel corso degli anni, purtroppo, più volte è stata paventata la chiusura del nosocomio di Malcesine, provocando la comprensibile preoccupazione da parte dei pazienti che provengono da tutte le Regioni d'Italia, dei loro familiari e del personale medico. La forte preoccupazione è condivisa anche dalla popolazione tra Malcesine e Lazise, che si trova attualmente in grave difficoltà rispetto alla copertura sanitaria, con - aggiungo - milioni di turisti che ogni anno vengono a visitare la sponda veronese del lago di Garda, ai quali l'ospedale di Malcesine attualmente garantisce un punto di primo intervento. Oggi la struttura è parzialmente operante. Secondo una ricognizione effettuata da FP CGIL Verona e dall'Associazione interregionale disabili motori (AIDM), con sede interna all'ospedale, mancano più della metà degli 80 posti letto previsti dal piano socio-sanitario della Regione Veneto, con più o meno 800 disabili in lista di attesa che attendono di essere ricoverati; per non dimenticare l'ospedale di comunità, con 12 posti letto, che, seppur inaugurato, non è mai stato aperto.
Per questo, signor Ministro, le chiedo quali azioni concrete intenda intraprendere il Governo al fine di scongiurare la chiusura o un ulteriore depotenziamento dell'ospedale di Malcesine e di valorizzarne anzi le eccellenze, che ha sempre avuto a livello nazionale e che si merita di avere.
PRESIDENTE. Il ministro della salute, professor Schillaci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SCHILLACI, ministro della salute. Signor Presidente, senatrice Aurora Floridia, con riferimento al quesito in esame ricordo che il Centro nazionale per esiti tardivi della poliomielite anteriore acuta dell'ospedale di Malcesine accoglie pazienti da tutte le Regioni d'Italia.
L'ospedale in questione è inquadrato quale punto di primo intervento con attività H24 e numero di accessi da 3.000 a 6.000. Nella programmazione ospedaliera il citato ospedale è inquadrato come struttura riabilitativa post acuzie, con 50 posti letto di codice 56 programmati. La trasformazione verso il sistema 118, e quindi in postazione territoriale per emergenza, prevista dal decreto ministeriale n. 70 del 2015, è stata differita in considerazione non solo dell'elevato afflusso turistico nella zona, ma anche per la distanza dal più vicino pronto soccorso, raggiungibile peraltro solo tramite una viabilità difficoltosa.
Come riferiscono la Regione Veneto e l'azienda ULSS 9 Scaligera di Verona, le modalità di accoglimento dei pazienti sono state recentemente riviste a favore di un progressivo azzeramento del tempo medio di attesa per il ricovero. Nel corso del 2022 sono state prese in carico le richieste pervenute con di fatto il loro azzeramento programmato entro i primi mesi del 2023, e a partire dal primo aprile 2023 in poi sarà attiva un'agenda di prenotazione con una nuova modalità di accesso, basata su criteri di priorità clinica valutati dallo specialista fisiatra prima dell'inserimento nella stessa. I posti letto attualmente attivi sono 29, tutti in un unico piano.
Al fine di portare a compimento la programmazione prevista dalle schede regionali, ex deliberazione della Giunta regionale n. 614 del 2019, è necessario un ulteriore incremento di organico nella dirigenza medica e delle professioni sanitarie, fisioterapisti, infermieri e operatori sociosanitari, per il cui reclutamento sono attivate varie procedure concorsuali, non sempre però pari a quello desiderato, anche probabilmente in ragione della posizione decentrata della struttura, non attrattiva per le risorse acquisibili in questo particolare scenario della sanità nazionale.
L'azienda ULSS 9 ha sempre espresso particolare sensibilità per le cure altamente specialistiche in favore dei pazienti con esiti tardivi da poliomielite, tanto che il servizio di degenza non è stato mai interrotto, nemmeno durante le fasi di maggiore pressione della pandemia da Covid-19 sui servizi sanitari. È volontà dell'azienda ULSS 9, condivisa dalla Regione Veneto e dal Dicastero di cui ho la responsabilità, di portare al pieno funzionamento il Centro nazionale per gli esiti tardivi della poliomielite di Malcesine non appena si potrà completare la dotazione di organico, come previsto dalla normativa.
In data 23 febbraio sarà espletata la prova di selezione del direttore di struttura complessa di riabilitazione. I lavori effettuati presso il presidio ospedaliero sono sempre stati condivisi con l'associazione AIDM (Associazione interregionale disabili motori), con cui perdura un trasparente rapporto di collaborazione.
Concludo dicendo che condividerò tutte le iniziative e azioni possibili, ive incluse quelle per garantire le necessarie risorse finanziarie, per dare sempre un'ampia e tempestiva risposta ai bisogni di salute dei cittadini che presentano esiti tardivi di poliomielite e che trovano nel nosocomio di Malcesine un centro di eccellenza per la loro cura.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Floridia Aurora, per due minuti.
FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). La ringrazio, signor Ministro, per la sua replica, della quale posso ritenermi parzialmente soddisfatta.
L'ha detto anche lei: degli 80 posti letto riservati dalle schede ospedaliere al momento lei ne ha citati 29, a me ne risultano 25, comunque quelli sono. C'è quindi una difficoltà oggettiva, per cui accolgo con favore la sua risposta e la sua intenzione di collaborare per fare in modo che il Centro di riferimento nazionale per la poliomielite possa veramente offrire ai pazienti poliomielitici l'assistenza che si meritano.
Lei sa benissimo che in questi cinque minuti sto dando voce a migliaia di pazienti poliomielitici che, oltre ad aver avuto la sfortuna di avere contratto questa terribile malattia da anni, sentono un forte disinteresse da parte del Servizio sanitario regionale e anche nazionale. Noi, lo Stato, abbiamo in mano un gioiello che, per scelte politiche effettuate in passato, è stato riposto in cantina e adesso merita di tornare quello che era. Si potrebbero veramente cogliere e sfruttare diverse funzioni di questo ospedale che, essendo in una posizione invidiabile, proprio sulle rive del lago di Garda, potrebbe dare assistenza ai turisti che vengono nel nostro Paese, nonché assicurare la copertura sanitaria alla popolazione e, quindi, anche ai pazienti poliomielitici.
La invito poi a conoscere e a interpellare le associazioni e i volontari che da anni si stanno occupando della salvaguardia di questo ospedale. La invito a Malcesine e rimango a disposizione, perché - come lei sa, essendo un medico - dietro quei numeri ci sono storie, ci sono comunità, ci sono lavoratori. (Applausi).
PRESIDENTE. La senatrice Sbrollini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00188 sulle misure per contrastare la cronica carenza di personale in ambito sanitario, per tre minuti.
SBROLLINI (Az-IV-RE). Signor Ministro, la carenza di personale sanitario - come sappiamo - può stimarsi attorno ai 25.000 medici e ai 63.000 infermieri, a fronte di un sistema sanitario che, in ragione anche della crisi della natalità, è chiamato a rispondere a una popolazione che già nel 2050 sarà costituita per circa l'8 per cento da persone con più di ottantacinque anni e a fronte anche di pensionamenti che, per il prossimo quinquennio, sono stimati in circa 21.000 unità per gli infermieri e in quasi 30.000 unità per i medici. Oltre a questa cronica carenza di personale, destinata ad aggravarsi ulteriormente dopo la pandemia, sappiamo che non si potranno offrire risposte in tempi rapidi a tutti i pazienti, dal punto di vista sia delle liste d'attesa, sia dei fenomeni sanitari e sociali della rinuncia alle cure.
Secondo il report dell'osservatorio GIMBE, la riduzione complessiva delle prestazioni sanitarie si attesta su un valore di meno 144,5 milioni, di cui la maggior parte in strutture pubbliche, con una diminuzione media del 40 per cento delle attività di screening per condizioni cliniche il cui esito è fortemente condizionato dalla tempestività della diagnosi (pensiamo solo alle mammografie, per fare un esempio). I tempi di attesa mediamente superano l'anno e spesso riguardano non solo le tempistiche relative alla diagnosi, ma anche quelle di interventi terapeutici e assistenziali-riabilitativi, che finiscono inesorabilmente per aggravare il quadro clinico del paziente. Secondo il rapporto civico sulla salute di Cittadinanzattiva, almeno l'11 per cento delle persone ha già rinunciato a visite e a esami diagnostici specialistici, anche per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio, con Regioni dove il tasso è ancora più elevato.
C'è un problema quindi, Ministro, che lei conosce bene, di prevenzione che viene meno, di strutture sanitarie che, nonostante le risorse stanziate nel corso della pandemia, hanno anche bisogno, per il 70 per cento, di urgenti interventi di rinnovamento. Per non pensare a quello che è accaduto, anche dal punto di vista drammatico, al Pertini di Roma lo scorso gennaio.
Concludo dicendo, Ministro, che c'è anche una carenza di alcuni farmaci - come lei sa bene - dagli antibiotici agli antipiretici, persino agli antitumorali. Con questo question time vorremmo sapere qual è la sua linea e quali saranno le sue iniziative per far fronte a queste grandi e importanti criticità, perché sappiamo che - come sancito dalla Costituzione - il primo diritto di un cittadino è quello alla cura e alla salute. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro della salute, professor Schillaci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SCHILLACI, ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio la senatrice Sbrollini. Con riguardo alle criticità sollevate, ricordo che il reiterarsi nel tempo delle diverse misure di contenimento della spesa, in particolare dei vincoli assunzionali, ha determinato da anni una significativa riduzione del personale del Servizio sanitario nazionale. Andiamo per gradi, esaminando le criticità sollevate.
Sul tema del finanziamento del Sistema sanitario nazionale, tengo a ribadire quanto già comunicato in fase di replica delle mie linee programmatiche e cioè che, dopo un periodo di definanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, che addirittura negli anni dal 2012 al 2019 ha visto incrementi annui in valore percentuale negativo, la legge di bilancio per il 2023 ha previsto un incremento del Fondo sanitario nazionale. In particolare, il comma 535 ha disposto che il finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è incrementato di 2,15 miliardi di euro per l'anno 2023; 2,3 miliardi per l'anno 2024; 2,6 miliardi a decorrere dall'anno 2025. Per l'anno 2023, una gran quota dell'incremento per il primo periodo, pari a 1,4 miliardi di euro, è destinata a contribuire ai maggiori costi determinati dall'aumento dei prezzi delle fonti energetiche.
Tornando al personale sanitario, con riferimento al decennio 2009-2019, il personale dipendente a tempo indeterminato del comparto sanità è diminuito complessivamente del 6,5 per cento, passando da 693.600 unità del 31 dicembre 2009 a 648.547 del 31 dicembre 2019. Per quanto riguarda il solo personale del ruolo sanitario comparto dirigenza, la diminuzione registrata nel decennio 2009-2019 è pari a meno 4,1 per cento. In particolare, il numero dei dirigenti medici è diminuito in termini percentuali del 5 per cento, passando da 112.700 a 107.044 unità. Per quanto concerne invece il personale infermieristico, il decremento di dipendenti a tempo indeterminato registrato nel medesimo periodo è stato pari a meno 3 per cento. Questa contrazione di risorse ha finito per generare nel medio periodo una grave carenza di professionisti sanitari nelle strutture con riferimento soprattutto ad alcuni settori. Questo ha comportato difficoltà nell'organizzazione e nella gestione dei servizi sanitari.
La situazione emergenziale ha ulteriormente acuito le difficoltà del sistema sin dal manifestarsi della pandemia da Covid-19. Questo ha reso necessario adottare misure straordinarie per consentire alle Regioni di poter reclutare in tempi rapidissimi i professionisti, stanziando all'uopo le risorse necessarie. Anche per effetto di queste misure, i dati del conto annuale a partire dal 2020 mostrano un'inversione di trend decrescente registrato fino al 2019. Nel 2020 il personale dipendente con contratto di lavoro a tempo indeterminato del comparto sanità è cresciuto del 2,3 per cento rispetto all'anno precedente.
Proprio nella consapevolezza delle criticità connesse alla carenza del personale sanitario, ho proceduto intanto prorogando le misure straordinarie già vigenti non solo nella legge di bilancio per il 2023, ma anche mediante le disposizioni del decreto legislativo proroga termini, in ordine al quale la legge di conversione sarà integrata con ulteriori proroghe delle misure che consentono alle strutture del Sistema sanitario nazionale di fronteggiare l'emergenza del personale. Ci tengo a precisare che la mia strategia di azione non si esaurisce solo prorogando misure emergenziali. Per rimediare agli errori del passato ribadisco il mio impegno a trovare le risorse necessarie per superare il blocco del turnover, ma soprattutto a mettere in campo una strategia generale che riveda l'intero assetto relativo al reclutamento del personale sanitario con misure di carattere sistemico, anche intervenendo d'intesa con il Ministro dell'università sul tema degli accessi ai corsi universitari e alle scuole di specializzazione.
Quanto alla necessità di valorizzare la professionalità acquisita dal personale sanitario che ha prestato servizio durante l'emergenza pandemica, ricordo che l'articolo 1, comma 268, lettera b), della legge di bilancio per il 2022 ha previsto la possibilità per gli enti del Sistema sanitario nazionale di stabilizzare il personale assunto a tempo determinato che abbia svolto un periodo rilevante del proprio servizio nel corso dell'emergenza pandemica. Al fine di ampliare l'ambito di applicazione della stessa, l'articolo 1, comma 528, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, ha esteso fino al 31 dicembre 2024 la possibilità di ricorrere alle predette procedure.
Con specifico riferimento al tema delle strutture, è mia intenzione rivedere il decreto ministeriale n. 70 del 2015, che ha disciplinato gli standard delle strutture ospedaliere, per adeguare i contenuti alla domanda di assistenza.
In ordine alle liste di attesa per i tempi contingentati a disposizione, rinvio a quanto riferito al senatore De Poli. Mi limito a ribadire il mio impegno a prorogare le misure esistenti, che già prevedono i piani regionali.
Sul tema della carenza farmaci, infine, a gennaio scorso ho convocato il tavolo di lavoro permanente sull'approvvigionamento per definire la reale entità del fenomeno e indicare proposte risolutive, alla presenza dei rappresentanti del Ministero della salute, di Aifa, della filiera farmaceutica produttiva, ma soprattutto dei medici di medicina generale. Ritengo infatti che una misura di contrasto della carenza in esame sia rappresentata dal limitato ricorso alla prescrizione e all'utilizzo dei farmaci equivalenti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Paita, per due minuti.
PAITA (Az-IV-RE). Signor Ministro, ho ascoltato con attenzione la sua risposta e devo dirle che sono piuttosto delusa per la seguente ragione: lei è un Ministro tecnico e, quindi, ci aspettiamo che nelle sue risposte ci sia un'analisi più puntuale anche rispetto ad alcune posizioni politiche che non ci convincono.
Siamo di fronte a un'emergenza che ha tante motivazioni. Innanzi tutto abbiamo una crescita della spesa sanitaria dovuta al fatto positivo che le persone hanno aumentato la loro aspettativa di vita (e oltre i sessantacinque anni la spesa sanitaria è chiaramente maggiore); abbiamo subito un contraccolpo forte durante l'emergenza Covid, per cui è necessario avere un piano rivoluzionario sulla sanità, piano che non può passare attraverso politiche ordinarie.
Ci saremmo aspettati da questo Governo - data anche la libertà che il fatto di essere un Ministro tecnico le consente - anzitutto la scelta coraggiosa di acquisire i soldi del MES e di immettere 37 miliardi di risorse per poter modernizzare gli apparati diagnostici e i pronto soccorso, al fine di dare una risposta seria alla medicina territoriale. Allo stesso modo, le dico con grande franchezza che mi aspetto che lei sappia intervenire puntualmente sulla scelta sbagliata di continuare a diversificare la sanità da Regione a Regione. Quando parliamo di autonomia dobbiamo estrapolare il tema della sanità e renderla una delle questioni riguardanti l'intero Paese, con una visione unitaria. È da qui, infatti, che si può passare per sconfiggere, per esempio, una delle altre grandi piaghe che lei ha citato, e cioè le liste d'attesa.
Abbiamo bisogno di progetti che sappiano rivoluzionare anche un po' l'impostazione finora utilizzata. Lo dico perché non c'è nulla di più odioso per una persona avere il proprio percorso di vita condizionato da un esame diagnostico effettuato in ritardo.
Lo dico davvero criticando il suo ragionamento e considerandolo deludente nella fase attuale, ma anche auspicando che la sua libertà possa portarla a scelte più coraggiose e più giuste nel prossimo futuro. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Silvestro ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00189 sul piano di programmazione della rete ospedaliera della Campania, con riguardo all'area di Torre del Greco, per tre minuti.
SILVESTRO (FI-BP-PPE). Signor Ministro, il presidio ospedaliero Agostino Maresca di Torre del Greco, in provincia di Napoli, è stato strutturato fino alla potenzialità di circa 250 posti letti per pazienti acuti, con alti livelli di specializzazione.
Al presidio ospedaliero Maresca ricorrono, in caso di emergenza, i cittadini di Torre del Greco, Ercolano, Portici, San Giorgio a Cremano e San Sebastiano al Vesuvio, ed è accorpato al presidio ospedaliero di Boscotrecase, che serve Boscotrecase, Boscoreale, Trecase e Torre Annunziata; insieme costituiscono gli Ospedali riuniti area vesuviana, con la disponibilità di circa 100 posti letto per acuti, con un bacino totale di utenza di circa 340.000 unità.
Il servizio sanitario di assistenza ospedaliera sul territorio di competenza della ASL Napoli 3 Sud risulta inefficace, inefficiente e inappropriato per errata impostazione del piano regionale di programmazione della rete ospedaliera ai sensi del decreto ministeriale n. 70 del 2015 - decreto del commissario ad acta n. 103 del 2018; risultano poi una notevole riduzione dei posti letto per acuti, con conseguente errata classificazione e con dimensionamento del presidio ospedaliero Maresca e degli altri presidi dell'ASL Napoli 3 Sud, nonché un errato conteggio dei posti letto per acuti nella macro area più popolosa della stessa area Napoli 3.
I dati evidenziano l'assoluta insufficienza dell'offerta sanitaria sul territorio (0,34 posti letto pubblici per acuti ogni 1.000 abitanti), molto lontana dai parametri previsti dal decreto del commissario n. 49 del 2010 (2,7 posti letto per 1.000 abitanti) e anche dal decreto-legge n. 95 del 6 luglio 2012 per il contenimento della spesa sanitaria (tre posti letto per acuti ogni 1.000 abitanti e tasso di ospedalizzazione di 160). Si chiarisce poi che gli indici che recano 2,7 posti letto e 3 posti letto per acuto ogni 1.000 abitanti sono riferiti a strutture pubbliche e private, purché accreditate per il servizio di assistenza ospedaliera secondo il fabbisogno dell'ASL.
Tutta la rete ospedaliera di emergenza all'ASL Napoli 3 è strutturalmente insufficiente per assicurare i minimi LEA, e le strutture private accreditate contribuiscono effettivamente alla rete dell'emergenza solo se dotate di adeguato pronto soccorso.
Gli interroganti chiedono di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, nell'ambito delle proprie competenze, come voglia intervenire affinché la Regione Campania possa garantire una corretta programmazione, assicurando a tutti i cittadini un servizio di assistenza ospedaliera efficace, efficiente e appropriato, come previsto dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 e come richiesto all'articolo 32 della Costituzione; nonché come intenda salvaguardare l'ospedale Agostino Maresca di Torre del Greco, a tutela della salute dei cittadini, con il potenziamento di ambulatori, reparti e servizi del pronto soccorso di eccellenza per l'intero territorio, ridando dignità ai pazienti e al personale sanitario.
PRESIDENTE. Il ministro della salute, professor Schillaci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SCHILLACI, ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio il senatore Silvestro. In ordine alla questione in esame, la Regione Campania ha segnalato che la programmazione della rete ospedaliera regionale è stata realizzata in conformità al decreto ministeriale n. 70 del 2015. Ha comunicato inoltre che l'ospedale Agostino Maresca di Torre del Greco, sede di pronto soccorso, ha un totale di 150 posti letto programmati e 103 posti letto attivi, di cui 32 Covid. In particolare, i posti letto programmati per il presidio ospedaliero di Torre del Greco sono 150, quelli del presidio ospedaliero di Boscoreale sono 153, i posti letto per acuti sono complessivamente 239. La Regione Campania, in data 28 dicembre 2018, con delibera n. 103, ha approvato il documento recante il piano regionale di programmazione della rete ospedaliera, ai sensi del decreto ministeriale n. 70 del 2015, articolata su macro aree territoriali; macroarea delle Province di Avellino e Benevento, macroarea della Provincia di Caserta, area della Provincia di Napoli con la macroarea della ASL Napoli 1 Centro, la macroarea dell'ASL Napoli 2 Nord, la macroarea dell'ASL Napoli 3 Sud e, infine, la macroarea della Provincia di Salerno.
Nel menzionato documento programmatorio la Regione Campania fa presente che, nell'area di Napoli, il patrimonio edilizio della ASL Napoli 3 fa rilevare una carenza di strutture di rilevanti dimensioni, utilizzabili nell'area dell'emergenza urgenza. Ulteriore complessità è rappresentata dalle forti criticità di viabilità esistenti in penisola sorrentina, dove insiste anche un rilevante flusso turistico.
Con l'attuazione degli interventi del primo stralcio del programma di edilizia sanitaria si prevede la messa a norma del presidio ospedaliero di Nola, del presidio ospedaliero di Boscoreale-Boscotrecase e del presidio ospedaliero di Torre del Greco, con incremento relativo di posti letto rispetto a quelli attualmente disponibili.
Lo standard dei posti letto della rete ospedaliera della Regione Campania si compone dell'offerta pubblica e privata accreditata. Nel complesso la media regionale è di 3,4 posti letto per mille abitanti; la media aziendale dell'ASL Napoli 3 Sud tuttavia è pari a 2,2 posti letto per mille abitanti, di cui 1,7 posti letto per acuti e 0,5 posti letto per post-acuti. La Regione segnala che in effetti l'attivazione dei posti letto assegnati viene condizionata dalla carenza del personale sociosanitario.
In merito alla necessità di una fattiva collaborazione con le case di cura private, la Regione precisa che sono attivi rapporti contrattuali ai sensi dell'articolo 8-quinquies del decreto legislativo n. 502 del 1992, con 12 case di cura accreditate, le quali operano nel rispetto del tetto di spesa imposto dal decreto legislativo n. 95 del 2012.
Per quanto riguarda i profili di competenza del Ministero della salute, rassicuro i senatori che hanno sollevato la questione che sarà garantita, da parte della competente direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero, tutta l'attività istituzionale per verificare che siano rispettati i parametri che consentono un servizio di assistenza ospedaliera efficiente e appropriata nella Regione Campania.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Silvestro, per due minuti.
SILVESTRO (FI-BP-PPE). Signor Ministro, sono soddisfatto della sua risposta e sono convinto soprattutto del suo impegno per la nostra sanità in Campania.
PRESIDENTE. La senatrice Murelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00159 sulla vicenda del neonato deceduto all'ospedale Pertini di Roma, per tre minuti.
MURELLI (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, ho voluto portare in Aula la vicenda del povero neonato deceduto all'ospedale Pertini di Roma dopo essere stato allattato nel letto dalla madre. Tale triste accadimento ha portato direttamente alla memoria di molte donne quello che è successo durante il parto.
Vi posso portare anche la mia testimonianza: tre parti naturali, tre parti differenti. Dopo trenta ore di travaglio, col secondo, ero veramente esausta. Ho quindi allattato il bambino e, alla sera, ho chiesto alle infermiere, avendo scelto il rooming in, di portarlo al nido, essendo stanca. Le infermiere mi hanno risposto che, avendo scelto il rooming in, dovevo tenere in stanza il bambino.
La mia ossessione era quella di farlo cadere dal letto. Sono stata fortunata: il letto aveva le sponde. Ho dunque sollevato le sponde, ho preso il mio bambino, l'ho allattato al seno, ci siamo addormentati. Quindi, io potevo essere nella stessa condizione di quella madre. Voglio portare in quest'Aula, perciò, la voce di tante donne, tante future mamme e neo mamme che magari hanno subìto una violenza ostetrica, anche solo psicologica o verbale, e attenzionare il Governo.
La pratica del rooming in è sicuramente fondamentale per l'allattamento al seno, ma ci sono Paesi, come per esempio la Svezia, che l'hanno adottata in modo diverso, dando alla madre la possibilità di essere assistita dal partner o da un familiare, nel caso in cui esausta per il parto, o per l'intervento chirurgico, senza naturalmente subire alcuna pressione psicologica.
Le chiedo, signor Ministro, quali iniziative intenda adottare affinché questa pratica possa essere migliorata, nonché quali opportune verifiche del caso intende predisporre sull'ospedale Pertini.
PRESIDENTE. Il ministro della salute, professor Schillaci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SCHILLACI, ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio la senatrice Murelli. La questione sollevata nel question time ha generato, nei giorni scorsi, oltre che una profonda tristezza in tutti noi, anche segnali di allarme per tutte le istituzioni coinvolte.
Come noto, il modello rooming in consiste nel mantenere il neonato nella stanza della madre H24. Come inteso dalla dichiarazione congiunta OMS ed Unicef, quale elemento fondamentale all'interno di un modello virtuoso organizzativo di percorso nascita, esso è finalizzato alla promozione dell'allattamento materno, al benessere neonatale e allo sviluppo delle competenze genitoriali di entrambi i componenti la coppia.
Il rooming in offre i vantaggi: facilitazione dello sviluppo delle competenze materne nella cura del proprio bambino, promozione dell'attaccamento e della relazione mamma bambino, processo di bonding, riduzione del rischio di infezioni ospedaliere per il neonato, promozione dell'empowerment della mamma, dimissione protetta attraverso un'assistenza mirata allo sviluppo della compliance materna e facilitazione e sostegno all'avvio e al mantenimento dell'allattamento materno a richiesta del neonato. Il rooming in prevede il periodico controllo del benessere materno e neonatale da parte del personale di degenza ostetrica e del nido, il quale deve essere però quantitativamente adeguato alle esigenze assistenziali.
Svolte queste considerazioni di carattere generale, tornando al terribile episodio del neonato deceduto all'ospedale Pertini di Roma nella notte fra il 7 e l'8 gennaio scorso, ho dato disposizione alla competente Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero di chiedere una relazione alla Regione Lazio in merito all'evento.
Ha avuto luogo anche un'ispezione dei carabinieri del Nas, svolta compatibilmente con le indagini penali della procura in corso. Ho tempestivamente predisposto la convocazione di un gruppo di lavoro di esperti in materia, che stilerà un protocollo di buona pratica clinica per la gestione del modello del rooming in, anche in termini di fabbisogno del personale e anche per la valutazione dei casi in cui si possa derogare a questo modello nell'interesse esclusivo delle neomamme e dei neonati.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Murelli, per due minuti.
MURELLI (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta. Non avevo dubbi sulla attenzione alla tematica, sua e anche del Governo. Ne abbiamo avuto prova anche l'altro giorno. Il ministro Roccella, in audizione in Commissione affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato e previdenza sociale, ha attenzionato direttamente l'attenzione del Governo verso le famiglie, le donne e sulla volontà di questo Governo di investire sul supporto della futura mamma o meglio dei futuri genitori, come risposta anche per invertire la tendenza al cosiddetto inverno demografico.
È sicuramente una rassicurazione importante per le donne e le future mamme sapere che il Governo voglia aiutarle in un percorso di fertilità, procreazione, assistenza preparto con corsi di preparazione alla maternità e al parto, attenzione durante e dopo il parto, con la pratica del rooming in, come diceva il signor Ministro, affiancate dal partner e dai familiari, che deve essere però uniforme tra le Regioni e gli ospedali, senza avere alcun tipo di differenza. L'assistenza all'allattamento e post parto sono tematiche legate all'alfabetizzazione sanitaria, che è importante per le future mamme e i futuri papà.
Concludo il mio intervento ringraziandola, perché sicuramente ci deve essere la libertà di fare dei figli ed è questo il messaggio che dobbiamo dare: fare figli è nella nostra natura e deve essere bello poterlo fare insieme, sapendo che il Governo è al nostro fianco. Ed è una libertà di crescita personale, familiare e sociale.
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