Durante la conferenza il direttore di Iprase Luciano Covi ha illustrato nel dettaglio alcuni risultati della rilevazione, affiancato dal responsabile nazionale delle prove Invalsi Roberto Ricci. “Si tratta della prima rilevazione standardizzata dall’inizio dell’emergenza sanitaria, perché nel 2020 le prove sono state sospese - ha spiegato Covi – e ci offre un quadro oggettivo dell’impatto della pandemia sugli apprendimenti dei nostri studenti, aiutandoci a capire se c’è stato o meno quello che si definisce tecnicamente “learning loss”, cioè la perdita legata alla sospensione della didattica in presenza, ma in Trentino siamo di fronte a dati particolarmente positivi. Il nostro sistema scolastico mostra una bassa variabilità tra i risultati: non c’è chi va malissimo e chi invece eccelle: c’è equità e forte coesione dei dati rispetto ai livelli alti”.
Ricci ha espresso parole di elogio per la serietà e la cura che dimostra la scuola trentina, approfondendo alcuni aspetti emersi dalla rilevazione: “La scuola primaria sugli esiti delle prove per le classi seconda e quinta in italiano, matematica e inglese parte con valori non molto dissimili dal dato nazionale, anche se comunque un pochino più alti. Questo perché è proprio la scuola che fa la differenza: non è che i problemi in Trentino non ci siano, ma tutto il Paese deve trarre insegnamento dalla serietà e la cura che vi prendete della scuola. L’equità è il motore primo del successo, nel momento in cui si hanno valori buoni. Trento si differenzia dal resto della nazione per un aspetto, che è tipico dei sistemi scolastici più avanzati, cioè la riduzione verso l’alto della variabilità dei dati”. Ricci ha poi ricordato l’importanza della scuola primaria nel gettare le basi di risultati positivi di apprendimento anche per gli ordini di scuola successivi e il contributo che la scuola in presenza in Trentino ha dato nonostante lo shock che ha rappresentato la pandemia per tutti. “Il Trentino è l’unico territorio che riesce a rimanere al di sopra dei risultati della media nazionale 2019” ha specificato Ricci, sottolineando che questi buoni risultati sono frutto di un lavoro corale, che proviene da tutta la comunità trentina. “La cosa che vi deve rendere orgogliosi, ha detto ancora Ricci, “è che il vostro territorio spicca per tutti i risultati scolastici, non solo in un grado di scuola. In particolare per l’inglese siete primi e questo è un messaggio positivo rispetto a tutti gli sforzi fatti dal Trentino per l’apprendimento delle lingue straniere”.
Come ha spiegato ancora il responsabile nazionale delle prove INVALSI l’ottenimento di questi ottimi risultati è possibile in due modi: si può puntare sui più bravi per compensare le fragilità degli altri, oppure, come nel caso della strada seguita dal nostro sistema scolastico, cercando di giocare su tutta la popolazione degli studenti. “ Questo alla lunga paga: quando si riesce a portare quasi tutta la popolazione verso l’alto, con un effetto moltiplicatore per tutta la società”, ha detto Ricci.
Riguardo alla dispersione scolastica, è stato detto che in Trentino sono praticamente pari allo zero statistico gli allievi definiti tecnicamente “dispersi impliciti”, cioè i giovani che terminano la scuola di secondo grado con carenze in tutte le discipline. “Garantire buone competenze di base a tutti vuol dire costruire premesse essenziali per sviluppare le competenze chiave di volta per il futuro della società”, ha concluso Ricci.
Covi ha ricordato che il Trentino investe particolarmente nella formazione di tutti di tutti gli operatori della scuola. Durante la pandemia 7.500 persone sono state coinvolte in attività di formazione, quasi 10 mila persone sono state raggiunte quest’ultimo anno scolastico e tanti hanno aderito alla formazione estiva.
Alla conferenza hanno partecipato anche la sovrintendente della scuola trentina Viviana Sbardella, il responsabile del Dipartimento istruzione e cultura Roberto Ceccato e il presidente di Iprase Renato Troncon.
Sbardella ha detto che oggi la scuola trentina gioisce di una grande fatica, “frutto di un lavoro di squadra dell’intera comunità perché tutti partecipano alla vita della scuola: gli amministratori, come l’assessore e la Giunta, che investono risorse, gli operatori della scuola con il loro lavoro quotidiano, le famiglie e gli studenti che partecipano con il loro impegno. Margini di miglioramento ne abbiamo anche in Trentino, ma quello di oggi è un risultato dal quale traiamo energie positive per portare avanti il lavoro con le scuole e nelle scuole”. Sbardella ha ribadito che il sistema lavora “per i nostri giovani trentini: ci preme la solidità della loro preparazione, per raggiungere competenze utili alla collettività, al nostro territorio. Vogliamo confermare questi risultati, ma anche sperimentare guardando ad altri territori d’Europa dove i successi sono consolidati”.
Soddisfazione, ma anche preoccupazione per il sistema scuola nazionale, di cui il Trentino è parte, è stata espressa da Roberto Ceccato. “Il nostro sistema ha sviluppato grande equità grazie all’Autonomia. Siamo la realtà territoriale con una capacità autonoma di intervento che altri non hanno: la crisi economica e il rischio del centralismo mettono in discussione la nostra Autonomia, che invece va preservata. In questo anno scolastico è stato fatto un grande sforzo, ma abbiamo garantito gli investimenti e l’organizzazione necessaria per una scuola in presenza”. Ceccato ha anche ricordato i 45 milioni di euro previsti nel bilancio provinciale per la scuola e gli oltre 3 mila operatori contagiati dal Covid, a fronte dei quali è stata sempre possibile la sostituzione.
Renato Troncon si è detto felice della possibilità offerta dall’occasione di oggi per esprimere la forza del sistema scolastico ed educativo trentino. “La nostra idea è quella di una scuola per tutti e per ciascuno, un valore collettivo che impegna tutto il sistema. Abbiamo una meta e una visione: è necessario trattare l’emergenza della pandemia come una sfida che deve portare ad una standardizzazione e ad un miglioramento della performance. Il Trentino ha consapevolezza dell’importanza delle organizzazioni, ma ci vuole un recupero di idee che ci porti a sfidare le realtà maggiori e più importanti d’Europa”.
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