[Comunicato stampa Giunta regionale Marche]
Danni da fauna selvatica, il presidente Ceriscioli e l’assessora Bora incontrano i vertici regionali Cia nell’ambito di un’iniziativa nazionale dell’associazione agricola. La Regione appoggia la proposta di riforma presentata dall’organizzazione
venerdì 17 maggio 2019
La Regione Marche condivide e appoggia la richiesta della Cia-Agricoltori Italiani di riforma della legge 157/1992 sulla protezione della fauna selvatica e il prelievo venatorio. Insieme all’associazione agricola, condivide la necessita di una nuova disciplina normativa per una gestione dei selvatici compatibile con le attività agricole ed economiche del territorio. Lo ha assicurato il presidente Luca Ceriscioli che ha incontrato, insieme all’assessora Manuela Bora, i vertici della Confederazione degli agricoltori italiani presso la sede del Cis di Maiolati Spontini. Guidata dal presidente regionale Mirella Gattari, la Cia ha presentato la proposta nell’ambito di un’iniziativa nazionale che si svolge contestualmente in tutte le regioni il 17 maggio: l’obiettivo è sensibilizzare le istituzioni per un approccio costruttivo al tema, disciplinato da una legge del secolo scorso. “Non solo accogliamo la richiesta di portare avanti insieme questa iniziativa di modifica legislativa nazionale, perché l’associazione riconosce la necessità di cambiamento nella gestione della fauna selvatica, ma ribadiamo che siamo i primi interessati proprio per le iniziative prese dalla Regione - ha detto il presidente Ceriscioli - La riteniamo una proposta utile perché in questi anni, per rispondere al tema di uno squilibrio e di una presenza eccesiva di animali che fanno danni all’agricoltura e incidenti sulle strade, abbiamo preso provvedimenti avanzati, che andavano a leggere i tempi cambiati, in mancanza di una legge nazionale adeguata alle nuove necessità”. Spingere per una modifica della legislazione che miri a portare equilibrio al sistema, offrendo strumenti nuovi, adatti ai cambiamenti, “è molto utile anche per la Regione, perché copre e protegge iniziative che abbiamo già preso, come la possibilità, per l’agricoltore, di abbattere nel campo il cinghiale che fa danni, e però non trovano un corrispettivo nella legge nazionale. Avere norme che leggono e danno questo tipo di contributo permette anche di essere più sereni su iniziative che stiamo portando avanti, in sintonia tra caccia e agricoltura, per riportare in equilibrio il sistema”. Ceriscioli ha poi ricordato che la questione va affrontata anche a livello europeo: “Nella maggior parte dell’Unione, l’animale selvatico è di proprietà di chi detiene il fondo agricolo, in Italia e in pochi altri Paesi, dello Stato. Questo produce effetti che ci hanno bloccato per diversi anni sul problema del contributo o del risarcimento, che rischiava di divenire un aiuto di Stato. Anche a livello europeo sarebbe, quindi, molto utile iniziative che chiarissero questi contorni, per giungere a una modifica della legislazione nazionale compatibile con le norme Ue”. Gattari ha evidenziato che “i danni da fauna selvatica hanno assunto una dimensione insostenibile. La semplice conservazione, che caratterizza le strategie attuali, ha amplificato l’entità dei danni sia sul piano economico che ambientale e sociale. Il concetto di tutela va ricondotto all’interno di quello più generale di gestione”.