[Comunicato stampa Giunta regionale Marche]
DISTACCO MONTECOPIOLO E SASSOFELTRIO: AUDIZIONE IN SENATO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE MARCHE
martedì 7 maggio 2019
La Regione Marche porta in Senato la propria contrarietà al distacco dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio e al loro conseguente passaggio all’Emilia Romagna. Il presidente della Regione Marche oggi ha partecipato all’audizione della Commissione Affari Costituzionali del Senato, chiedendo la sospensione dell’iter e una nuova consultazione a 12 anni di distanza dalla prima, per evitare il rischio di approvare un provvedimento ormai superato, che non corrisponde più alla volontà dei cittadini.
Il presidente Ceriscioli ha analizzato le conseguenze del passaggio dei 2 Comuni, che insieme contano 2500 abitanti, sottolineando le criticità che si andrebbero a creare: gli ambiti territoriali e sociali, che sono organizzati da anni diventerebbero, con due Comuni in meno, i più piccoli delle Marche mettendo in difficoltà assetto, scelte e strategie nella gestione dei servizi. Due direzioni scolastiche perderebbero i numeri con la necessità di andarsi a riorganizzare. Tutti i percorsi fatti in termini di contributi e fondi, in particolare quelli europei a scadenza nel 2020, non sarebbero più garantiti. Sotto il profilo amministrativi ci sarebbero tanti problemi che non corrispondono, a giudizio della regione Marche, a vantaggi né per l’immagine della regione Emilia Romagna né per i cittadini di questi territori. Tutti perdono opportunità che oggi hanno.
Il modello marchigiano è fatto di piccole e piccolissime imprese, e quasi tutte le attività economiche si vedrebbero penalizzate, dalla zootecnia a chi beneficia delle misure del piano di sviluppo rurale: un paradosso? l’allevatore della marchigiana si trova a farlo in Emilia Romagna, perdendo il senso dell’impegno delle cose che ha fatto.
Secondo il presidente un percorso generale che va a ridisegnare una mappa fatta di Regioni di dimensioni superiori avrebbe un senso. Portare via un Comune alla volta invece no, soprattutto in una Regione già piccola. Le Marche sono particolari perché vivono al confine tra due culture profondamente diverse, la romagnola e l’abruzzese, e costituiscono l’elemento di transizione che porta un marchigiano del nord a essere simile ad un romagnolo, un ‘marchignolo’ diceva Fabio Tombari, e un marchigiano del sud ad essere simile ad un abruzzese ‘un marcuzzo’.
Le Marche sono belle anche per questo: per la loro fragilità e la loro molteplice identità in ogni provincia: una Regione plurale per natura. Questa identità particolare, o diventa un valore in una Regione che fa dialogare modi diversi di essere italiani, oppure viene smembrata un pezzo per volta.
L’auspicio espresso dal presidente della Regione è quindi che le Marche rimangano, in quanto ricchezza di questo Paese, nella loro identità a meno che non ci sia un percorso di revisione più ampio. Resta inaccettabile l’idea di essere sminuiti un Comune alla volta. Sarebbe un’azione ingiusta due volte: primo perché non riconosce la bellezza delle particolarità delle Marche; secondo perché pone le Regioni più piccole come ‘vasi di coccio’ in un sistema di Regioni più grandi che possono permettersi sulla base della loro forza di attrarre e portar via pezzi di territorio in modo insensato.
La storia insegna che Montecopiolo non venne mai conquistata dai Malatesta di Rimini nonostante i numerosi assalti al castello. Montecopiolo è l’origine del Montefeltro. Il Monte Carpegna inoltre, che dà il nome della famiglia di origine dei Montefeltro, verrebbe spaccato in due.
Tante dunque le ragioni per non portare avanti questa legge secondo il Presidente che in conclusione ha chiesto almeno di dare ai cittadini la possibilità di esprimersi di nuovo per sentire se veramente le firme della petizione corrispondo alla loro volontà. A quel punto verrebbe a cadere l’unica ragione, comunque insufficiente per la Regione Marche, in grado di dare un senso alla norma: la volontà di quei cittadini.
In caso contrario chi dovrà approvare questa legge potrà farlo con la serenità di chi è convinto di portare avanti un percorso voluto dal territorio.