[Comunicato stampa Giunta regionale Calabria]
Autonomie differenziate, Russo:" Via possibile se non significa secessione dei ricchi"
mercoledì 13 marzo 2019
Il vicepresidente della Regione ne ha parlato a Napoli nel recente convegno "La precaria unità: autonomie differenziate e coesione nazionale"
Vicepresidenza - Catanzaro, 13/03/2019
Il vicepresidente della Regione Francesco Russo ha preso parte ad un confronto pubblico lo scorso 8 marzo, a Napoli, sul tema “La precaria unità: autonomie differenziate e coesione nazionale”, organizzato dalla Fondazione Banco di Napoli a cui hanno partecipato i governatori meridionali.
Al centro della riflessione, il tema della riforma delle autonomie, un dibattito sul rischio che aumenti la disuguaglianza tra le regioni del Nord e quelle del Sud, a discapito della coesione territoriale.
Il confronto ha avuto inizio con l’introduzione della presidente della Fondazione Rossella Paliotto, alla quale sono seguiti gli interventi dei docenti universitari: Gianfranco Viesti, ordinario di Economia Applicata presso l’Università di Bari; Massimo Villone, docente emerito di Diritto Costituzionale presso la Federico II di Napoli; Nicola Occhiocupo, docente emerito di Diritto Costituzionale presso l’Università di Parma. Successivamente si è svolta la sessione istituzionale, cui hanno preso parte: il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio; la presidente della Basilicata Flavia Franconi; il vicepresidente della Calabria Francesco Russo; il presidente della Regione Molise Donato Toma; il presidente della Puglia Michele Emiliano (in collegamento); il presidente della Campania Vincenzo De Luca.
Il prof. Russo, nel corso del suo intervento, ha precisato che “la via dell’autonomia è possibile solo se questo non significhi secessione dei ricchi. Ritengo che l’autonomia sia un passo in avanti per il nostro Paese, ma se questo significa ristrutturare il debito, ristrutturare la finanza del Paese, il ragionamento è viziato sin dall’inizio”.
Secondo quanto espresso dal vicepresidente Russo, in merito al ruolo dell’autonomia, occorre rivedere il rapporto tra Stato e Regioni, partendo dai temi relativi sia alla programmazione finanziaria e sia alla gestione della spesa corrente. A tal proposito il prof. Russo cita ad esempio il tema delle risorse comunitarie la programmazione e la gestione dei fondi POR e PON: “sui fondi europei, la Regione Calabria ha superato gli obiettivi di spesa, al 31 dicembre 2018, arrivando al 116% delle risorse programmate per il POR 14-20 mentre rispetto alle risorse PON 14-20, lo Stato (Ministero delle Infrastrutture) non ha speso nemmeno 1 euro dei circa 150 milioni di fondi europei che dovrebbero andare all’Area Logistica Integrata di Gioia Tauro”.
Per specificare da un altro punto di vista il tema dell’autonomia differenziata, il vicepresidente Russo, pone come esempio il consumo dell’energia elettrica: posto 100 il consumo di energia elettrica in Calabria, 80 è la quantità prodotta sempre in Calabria da fonti rinnovabili mentre la produzione complessiva della Calabria è pari a 250. Per cui 150 va all’export regionale, senza produrre alcun vantaggio diretto per i cittadini calabresi.
Relativamente al tema della spesa nel rapporto Stato-Regioni, facendo un altro esempio, è poco chiaro come mai, nonostante lo studio di fattibilità per l’A.V. Salerno – Reggio Calabria sia stato finanziato con fondi FSC e nonostante siano stati già nominati i 3 rappresentanti istituzionali (due dello Stato, Presidenza Consiglio e Ministero Infrastrutture, ed uno della Regione), non è stato mai convocato il tavolo per sviluppare lo studio.
“Certamente molte responsabilità storiche ricadono sulle classi dirigenti meridionali e calabresi ma oggi – conclude il vicepresidente della Regione Russo – la Calabria è pronta alla sfida dell’autonomia applicando l’art. 119 della Costituzione relativo al fondo perequativo, mai completamente applicato. Su questa base l’autonomia può essere verificata con premialità e con penalità, puntando all’efficienza e alla qualità. Il Sud del Paese, che è al centro del Mediterraneo, non deve più essere considerato come la frontiera meridionale dell’Europa ma per quello che è: area centrale e sempre più di riferimento dei commerci mondiali”. mdv