Conferenza Regioni
e Province Autonome
Doc. Approvato - Regioni. proposte sulle politiche sociali
Conferenza Regioni
e Province Autonome
giovedì 29 luglio 2010
in allegato il documento in formato pdf
CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME 10/083/CR09/C7
PROPOSTE DELLE REGIONI SULLE POLITICHE SOCIALI
Le premesse da cui partire per avviare un percorso di lavoro tra Ministero e Regioni devono tenere conto delle condizioni di contesto collegate alla crescita economica del Paese dove dal 2009 ad oggi è stata in costante caduta la produzione industriale, che, solo nell’ultimo trimestre dimostra segni di ripresa. Il rilevante calo delle esportazioni, la crisi delle piccole imprese e la specializzazione produttiva con gli annessi problemi di mantenere alta la competitività, hanno influito ed influiscono sui livelli e sulle possibilità di accesso o di rientro nel mercato del lavoro, con un aumento delle povertà e l'entrata nelle povertà di lavoratori precari o inadatti al nuove occupazioni.
Le condizioni osservate hanno una forte influenza e ricaduta sulle politiche sociali che si aggiungono e si sostituiscono ai tradizionali ammortizzatori del mercato del lavoro, diventando a loro volta un ammortizzatore delle differenze, delle disoccupazioni, della incapacità di produrre reddito, dei problemi collegati all'alloggio e alla sopravvivenza quotidiana. A questo va aggiunto l’evolversi degli scenari demografici, orientati nel prossimo decennio ad un importante aumento degli ultrasettantacinquenni (oggi incidono mediamente per il 9,6 % passeranno al 13, per giungere al 16,06 nel 2025).
Lo stesso aumento della vita media accresce i nuclei familiari monopersonali con le conseguenti difficoltà di cura nel caso di riduzione delle abilità. La permanenza dei giovani in famiglia e le loro difficoltà di accesso al mercato produttivo indeboliscono la famiglia sotto il profilo dei redditi e dei regime di vita.
LA PROPOSTA OPERATIVA: UN PATTO PER LE POLITICHE SOCIALI
Sul versante delle disponibilità economiche e su quello della organicità di risposte ai problemi evidenziati, in ossequio alle modifiche dei poteri costituzionali (Titolo V rinnovellato) legge 42/09 sul Federalismo, va significato che ci troviamo invece di fronte ad una frammentazione degli interventi dello Stato e ad un’incertezza delle risorse tale da non permettere una programmazione pluriennale.
In ordine alle risorse economiche, evidenziamo una tabella che riassume la dotazione del Fondo nazionale per le Politiche Sociali dal 2002 ad oggi:
Anno |
Fondo Nazionale Politiche Sociali |
Quota Regioni e Province Autonome |
2002 |
1.622.889.199,00 |
771.461.269,00 |
2003 |
1.716.555.931,00 |
896.823.876,00 |
2004 |
1.884.346.940,00 |
1.000.000.000,00 |
2005 |
1.308.080.940,00 |
518.000.000,00 |
2006* |
1.624.922.940,00 |
775.000.000,00 |
2007 |
1.635.141.000,00 |
745.000.000,00 |
2008 |
1.582.815.000,00 |
656.451.148,80* |
2009 |
1.311.555.000,00 |
518.226.539,00 |
2010 |
1.174.944.000,00 |
380.000.000,00** |
* Sono stati aggiunti in corso di esercizio "25.000.000,00 di curo e 186.237.991,00 (disaccantonamento somme derivate dalla finanziaria 2007)
** Comprese le risorse destinate a Trento e Bolzano
Le risorse, come si può osservare, rispetto al 2004, sono state più che dimezzate. Certamente si aggiungono dal 2007 al 2010 gli stanziamenti del Fondo per le non Autosufficienze ammontanti complessivamente a 1.200.000.000,00 euro, ma è più che ovvio, che trattasi di interventi finalizzati, che a norma di legge (finanziaria 2006) non erano e non sono sostitutivi del Fondo Nazionale Politiche Sociali, ma aggiuntivi per una specificità. Anche valutando alcune centinaia di milioni di euro per i Fondi a favore della famiglia, asili nido e minori, (anch'essi finalizzati), ci troviamo di fronte ad un minor impegno economico del livello nazionale per garantire i "bisogni primari" di chi si trova in situazioni di disagio.
A questo proposito, non si sottovalutano le iniziative collaterali messe in atto per intervenire nelle estreme povertà: dalla Card, ai bonus per riduzione costi dei consumi familiari, agli incrementi delle pensioni minime, che comunque influiscono nelle situazioni conclamate di povertà, lasciando scoperti altri problemi: dalla casa al disagio e alle situazioni di fragilità psico-fisica, e non influiscono nei confronti delle fasce intermedie che si avviano a diventare "nuovi poveri" (basta vedere i rapporti della Caritas, dei Centri di Ascolto, della Comunità di S.Egidio, etc).
Ci sono poi le calamità naturali ed i fatti più gravi fatti, quali il terremoto dell'Abruzzo, che aumentano in maniera smisurata la fila di chi chiede.
Proseguendo nella lettura istituzionale della situazione verso i "diritti civili e sociali" (articolo 117 lettera m) della Costituzione e delle norme sul Federalismo, gli Assessori alle Politiche Sociali ritengono che sia elemento centrale dell’ “agenda di lavoro” con il Ministero Lavoro e Politiche Sociali la discussione sui livelli essenziali delle prestazioni (LEP), peraltro già evidenziata nello “Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di determinazione dei fabbisogni standard di Comuni, Città metropolitane e Province, ai sensi della legge 5 maggio 2009, n. 42.
La preoccupazione odierna è sul come si potranno definire "fabbisogni e costi standard" (a norma della legge 42/09) se non si dispone dei livelli essenziali, perché i diversi interventi adottati piuttosto che ricomporsi in un quadro organico di riferimento, rappresentano una situazione piuttosto fluida, con scarse certezze (anche per i problemi economici citati) per i diritti soggettivi e di cittadinanza di derivazione europea.
Comunque, tutto ciò premesso, gli Assessori alle Politiche Sociali, ben consapevoli delle risorse che lo Stato, le Regioni e le Autonomie Locali hanno messo a sistema nel decennio che ha seguito la legge quadro dei Servizi Sociali 328/2000, con la piena assunzione da parte delle Comunità Locali dei principi di sussidiarietà che attraverso i Piani di zona hanno attuato politiche integrate per le complessità sociosanitarie, non autosufficienza, disabilità, minori e disagio familiare, non ultimi i problemi dell'immigrazione.
Il Libro Bianco e le politiche fiscali ipotizzate a supporto delle famiglie, che ricoprono un ruolo centrale nel sistema sociale, offrono ulteriori spunti per la sussidiarietà e per l'avvio di nuove politiche, ma la situazione socio-economica e demografica descritta richiede di fissare interventi più definiti e mirati per contrastare i disagi sociali, che solo una operatività integrata di più politiche, a partire da quelle sociosanitarie e nel rispetto della governance tra i diversi livelli di Governo, consente di far confluire su obiettivi di sviluppo sociale, risorse nazionali, regionali e locali.
Nel concludere la disamina, gli Assessori regionali alle Politiche Sociali, interpretando anche le istanze degli Amministratori Locali, propongono al Governo, in analogia a quanto si è già fatto per la salute, la stipula di un PATTO PER LE POLITICHE SOCIALI, che abbia valenza per un triennio e si ispiri a questi principi:
1. impegno dei diversi livelli di Governo: centrale, regionale e locale a ridefinire, nell’ambito di percorsi condivisi un sistema organico di benefici sociali in termini di diritti di cittadinanza e sociosanitari, attraverso livelli essenziali uniformi, prendendo a riferimento anche le proposte già avanzate da regioni e Autonomie Locali, a cui si giungerà con le gradualità consentite dalla sostenibilità condivisa dei costi;
2. analisi e proposte innovative per la percorribilità delle politiche integrate con la salute, la scuola, la formazione e l'avvio al lavoro, con mantenimento all'interno del Patto per le politiche Sociali, del Fondo per la non autosufficienza, come misura da continuare a finanziare in maniera autonoma, secondo quanto già previsto nel Patto per la Salute 2010/2012;
3. riconduzione al quadro organico di cui al punto 1), di tutte le risorse finanziarie messe in campo con il Patto, per consentire un'adeguata programmazione regionale e locale;
4. analisi e valutazione delle problematiche connesse l'invalidità civile ed i benefici economici alla stessa collegati, per giungere a misure innovative, appropriate e fruibili solo dagli effettivi aventi diritto;
5. presa in considerazione, in questo momento di estreme limitazioni di disponibilità finanziaria, della possibilità di escludere (anche temporaneamente) le Politiche Sociali dal Patto di stabilità, come avvenuto in precedenza (2004/2006).
Gli obiettivi indicati potranno essere raggiunti con un'intesa tra Governo e Regioni ed un apposito gruppo interistituzionale, con mandato ben preciso e tempi da osservare, dovrà produrre un primo documento da portare all'attenzione della parte politica.
Roma, 29 luglio 2010.
(red/04.08.10)