Conferenza Regioni
e Province Autonome
Doc. Approvato - internazionalizzazione imprese: Regioni su attuazione delega
Conferenza Regioni
e Province Autonome
giovedì 1 ottobre 2009
in allegato il documento in formato pdf
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CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME
09/064/CR/C11
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Documento delle Regioni per l’attuazione della delega legislativa
in materia di internazionalizzazione delle imprese
In primo luogo le Regioni e le Province autonome desiderano richiamare le proposte formulate in
occasione del Tavolo Strategico Governo-Regioni del 31 luglio 2008 e contenute nel proprio
documento “Una politica strategica e di sistema per l’internazionalizzazione, proposte che
costituiscono ancora oggi una valida premessa alla futura riforma legislativa del sistema di
internazionalizzazione.
La delega assegnata al governo per il riordino del settore rappresenta, infatti, un’occasione unica
per dare attuazione nel nostro paese ad un nuovo corso di politica economica per
l’internazionalizzazione e dare così risposte concrete ai problemi enunciati. Come già sottolineato
nel suddetto documento, le Regioni, che dopo la riforma del Titolo V della Costituzione dispongono
di competenze esclusive in materia di politica industriale e concorrenti in materia di
internazionalizzazione, sono convinte che un’autentica collaborazione istituzionale e progettuale tra
Istituzioni, Categorie produttive e Forze sociali rappresenti la via obbligata per il rilancio e per un
reale sviluppo del Sistema Paese e per una sua ancora maggiore affermazione nei mercati globali.
Le Regioni italiane chiedono quindi di partecipare a pieno titolo al processo di riforma
complessiva degli strumenti, degli enti e delle modalità di finanziamento per il commercio estero e
l’internazionalizzazione delle imprese, nonché di orientare tale riforma verso una forte
semplificazione dell’attuale sistema di sostegno alle imprese attive sui mercati esteri e di rafforzare
l’impronta federalista degli attuali assetti pubblici, a partire dalle sedi territoriali dell’ICE come già
proposto dalle Regioni nell’ambito dell’incontro fra i Ministri degli Esteri, dello Sviluppo
Economico e degli Affari Regionali e i Presidenti regionali, in occasione dell’intesa in materia di
rapporti internazionali del 10 giugno 2009.
Le Regioni desiderano cogliere l’occasione della riforma introdotta con la delega suddetta per
segnalare al governo alcune criticità che devono essere superate con l’obiettivo di aumentare
l’efficienza dell’attuale sistema di sostegno all’internazionalizzazione dell’economia italiana.
Il primo ambito di criticità riguarda gli evidenti problemi di governance delle politiche pubbliche
dell’internazionalizzazione. Da ormai molti anni si registra infatti un vero e proprio deficit di
coordinamento e di interazione funzionale tra i soggetti, le politiche e gli strumenti attivi in
questo ambito. Deficit correlato alla mancanza di strumenti idonei a garantire un governo strategico
della promozione estera del sistema economico italiano ed un sufficiente coinvolgimento delle
Regioni italiane nella definizione “a monte” delle strategie e delle priorità di settore.
Al riguardo, le Regioni richiamano con forza la necessità di migliorare il sistema di governo delle
politiche per l’internazionalizzazione e di dotare il Sistema Paese di un centro decisionale
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unitario, in grado di individuare in maniera condivisa le priorità geoeconomiche, settoriali e
territoriali per lo sviluppo della nostra competitività internazionale. L’esigenza non emerge soltanto
in coerenza con la competenza concorrente detenuta dalle Regioni italiane in materia di
internazionalizzazione, ma ancor di più in ragione del ruolo di rappresentatività, ascolto e
mobilitazione che le Regioni stesse sono in grado di assumere nei confronti del proprio tessuto
imprenditoriale.
In particolare si registrano:
a. Un’eccessiva frammentarietà di competenze e di soggetti impegnati a sostegno delle
imprese italiane all’estero. In ambito ministeriale si evidenziano competenza sovrapposte
del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero degli affari esteri, entrambi
attivi su questo fronte, con conseguente mancanza di punti di riferimento certi per la
programmazione nazionale e regionale che può generare frizioni, scollature e perdite di
efficienza nella promozione economica internazionale dell’Italia. Si ravvisa altresì un deficit
nel coordinamento/raccordo operativo tra la rete estera e la rete territoriale di sostegno
all’internazionalizzazione del Sistema Italia. Al riguardo, le Regioni italiane ribadiscono la
necessità di un Centro strategico di programmazione, coordinamento e monitoraggio
delle politiche e strumenti d’intervento nel campo dell’internazionalizzazione e della
politica economica estera dell’Italia per evitare, da un lato, il rischio di una eccessiva
frammentazione degli interventi e, dall’altro, per garantire un adeguato coinvolgimento delle
Regioni in fase di definizione delle priorità strategiche del settore. Per questo, le Regioni
avevano proposto uno specifico emendamento al DDL “sviluppo” per il rilancio della
Commissione permanente per il coordinamento e l'indirizzo strategico della politica
commerciale con l'estero, istituita dall’art. 24 del D.Lgs 143/98 presso il CIPE (V
Commissione), individuando i necessari meccanismi di raccordo con le Regioni stesse.
Poiché tale proposta non è stata recepita, andrebbero comunque identificate nuove
procedure che consentano di introdurre una strategia unitaria fra tutti i soggetti istituzionali
coinvolti.
b. I limiti della programmazione di settore e dei meccanismi partenariali Stato-Regioni: le
Regioni evidenziano la necessità che gli accordi di programma tra il Ministero dello
Sviluppo Economico e le Regioni a legislazione vigente siano il quadro di riferimento per
l’attività degli altri soggetti (Unioncamere, Camere di commercio locali ed italiane
all’estero etc.) che operano nel settore dell’internazionalizzazione delle imprese a livello
nazionale e territoriale, evitando che vengano raggiunti accordi paralleli su base
regionale, quali ad esempio quelli promossi tra ICE ed Unioncamere. La definizione di più
stabili e certi canali di raccordo tra livelli decisionali potrebbe così garantire una migliore
ripartizione dei compiti e dei programmi da realizzare, tenendo conto anche di valutazioni
legate alla scala di intervento e alla potenziale ricaduta delle attività programmate.
c. Uno scarso e tardivo coinvolgimento delle Regioni nelle grandi iniziative di sistema
(missioni paese e iniziative progettuali di respiro strategico), dalle quali esse vengono spesso
escluse a favore di organizzazioni di carattere privatistico. A tal proposito, le Regioni
richiamano il Governo ad una reale collaborazione che sia più rispettosa dell’attuale riparto
delle competenze costituzionalmente garantite. Le Regioni sono convinte infatti che
relazioni istituzionali più fluide possano determinare significativi vantaggi anche in termini
di perseguimento di adeguate economie di scala e di scopo nelle attività di promozione
internazionale da realizzare.
Pertanto le Regioni sottolineano la necessità che il sistema degli incentivi venga gestito dalle
Regioni, che la programmazione del Ministero con le Regioni ricomprenda anche gli accordi con le
categorie, e che i progetti paese, di grande rilevanza strategica per lo sviluppo
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dell’internazionalizzazione, siano il frutto di una programmazione unitaria fra i Ministeri coinvolti,
in raccordo con le Regioni e con il concorso delle Associazioni di categoria e del sistema fieristico
nazionale.
Altro ambito di rilevanza prioritaria per un’efficace azione riformatrice riguarda i soggetti e gli enti
attivi a sostegno dei processi di internazionalizzazione economica e imprenditoriale.
A tal riguardo, le Regioni richiamano in particolare:
a. L’urgenza di una riforma strutturale dell’Istituto per il Commercio Estero che,
attraverso l’esercizio della delega legislativa, possa consentire di rivedere natura, assetti e
meccanismi di funzionamento, prevedendo, tra l’altro, una partecipazione diretta delle
Regioni all’interno delle sedi decisionali/esecutive dell’Istituto (Consiglio di
Amministrazione) e la regionalizzazione delle sedi territoriali dell’ICE con la confluenza
delle stesse nell’ambito delle strutture regionali, con l’obiettivo di snellire e semplificare
le procedure gestionali ed organizzative dell’Istituto. Le Regioni, in linea con tale
processo di riforma dell’Ice, ritengono necessario partecipare alle azioni di
accorpamento/soppressione/individuazione delle sedi Ice nel mondo.
b. L’esigenza di una riflessione sulle modalità di individuazione, programmazione e
trasferimento delle risorse finanziarie dell’internazionalizzazione alle Regioni, con
l’obiettivo di fornire una risposta coerente al processo di riforma in atto degli enti operanti
nell’internazionalizzazione. Va superato, ad avviso delle Regioni, il meccanismo
dell’accordo di programma quadro che sconta una disciplina non coerente con il Titolo V
della Costituzione e che non fornisce una risposta pubblica tempestiva e efficace per le
imprese del settore. Al contrario, le Regioni chiedono una programmazione finanziaria
pluriennale e la costituzione di un fondo nazionale per l’internazionalizzazione delle
imprese da ripartire tra le stesse sulla base di criteri da definire d’intesa con la Conferenza
Stato-Regioni. Ferma restando la possibilità, da parte del Governo, di destinare risorse
aggiuntive per il sostegno del settore da gestire in modo complementare con le analoghe
misure di carattere regionale.
c. La necessità di rivedere ruolo e funzioni degli Sportelli regionali per
l’internazionalizzazione e/o dei centri regionali/territoriali a sostegno dei processi di
internazionalizzazione delle economie e delle imprese locali, nell’ambito del processo più
generale di riforma degli Enti. In tutte le Regioni italiane sono ormai attivi, infatti,
appositi soggetti di derivazione pubblica i quali, pur organizzati secondo modelli
differenti, agiscono secondo analoghi obiettivi di sostegno allo sviluppo internazionale del
proprio contesto produttivo. Si ravvisa inoltre la necessità di dotare gli Sportelli e le
agenzie regionali di settore di specifiche risorse e strumenti di sostegno
all’internazionalizzazione di imprese, distretti e progetti territoriali nonché di garantire dei
programmi di formazione e aggiornamento rivolti al personale degli Sportelli e dei centri
regionali di settore.
d. L’urgenza di prevedere anche un intervento per riordinare e sviluppare le azioni per la
promozione del sistema fieristico italiano, oggi peraltro pur presenti con interventi
legislativi e programmatici attivati anche recentemente dal Parlamento e dai Ministeri
(legge 99/2009, Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese
nonché in materia di energia, Decreto dello Sviluppo Economico 11 maggio 2009
"Modalità di riparto delle risorse del Fondo per la mobilità al servizio delle fiere, ai sensi
dell'articolo 1, comma 3, della Legge 27 febbraio 2006, n. 105, Accordo quadro Ministero
Sviluppo Economico-Regioni per l’internazionalizzazione del sistema fieristico), ma
appunto frammentari, con incertezza o assenza di risorse, in contraddizione con la
crescente importanza assunta dai centri fieristici. Il sistema fieristico è e può essere ancora
di più un’importante piattaforma operativa per la internazionalizzazione e il sostegno al
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Made in Italy, se si sapranno cogliere le opportunità che possono venire dal raccordo di
funzioni operative che il sistema fieristico può svolgere per la promozione delle
partecipazioni italiane alle manifestazioni all’estero, accanto alle funzioni di ICE più
specializzate nell’assistenza tecnica alle imprese. La previsione legislativa dovrà essere
rispettosa delle funzioni attribuite alle Regioni per la materia fieristica, agendo da un lato
sull’aspetto promozionale (che è materia concorrente) e dall’altro prevedendo ai fini
dell’indispensabile coordinamento chiesto a gran voce sia dai centri fieristici che dagli
organizzatori e dalle stesse Regioni, un rafforzamento di organi per il raccordo dei
Ministeri competenti con la Conferenza delle Regioni.
Ma oltre ai problemi relativi agli attuali assetti istituzionali, vi è la necessità di tenere nel debito
conto, in occasione del processo di riforma degli strumenti di sostegno all’internazionalizzazione,
la rilevanza strategica di dare risposte specifiche ai seguenti obiettivi ed esigenze:
rafforzare le capacità di risposta e assistenza degli strumenti di settore rispetto alle esigenze
delle piccole e medie imprese italiane procedendo ad un ulteriore innalzamento degli
standard di offerta dei servizi reali per l’internazionalizzazione (informativi, di
assistenza tecnica, di orientamento strategico) ed ideando nuovi canali di offerta e
distribuzione di tali servizi a livello territoriale.
prevedere nuovi strumenti di sostegno volti a favorire forme più qualificate di
proiezione internazionale delle imprese. Ciò superando logiche meramente esportative e
favorendo una transizione di imprese e sistemi di produzione territoriale ad un modello di
presidio stabile dei mercati, anche grazie alla revisione di una strumentazione che non sia
solo di «sostegno all’export», ma favorisca una integrazione di medio-lungo periodo sui
mercati internazionali tramite accordi, investimenti e forme di internazionalizzazione
leggera.
introdurre innovazioni normative nella strumentazione nazionale mediante ad esempio la
previsione di bandi per nuove figure manageriali da inserire per determinate esigenze o
periodi di tempo a sostegno alle aziende e ad aggregazioni aziendali territoriali quali export
temporary managers o manager di progetti multi-imprenditoriali aggregativi e territoriali da
realizzare in determinate aree e mercati.
definire forme e strumenti di sostegno finanziario più flessibili e di carattere modulare:
incentrati cioè su specifiche aree/filiere settoriali/categorie d’impresa da mettere in campo
secondo modalità di programmazione concertata tra ministero dello sviluppo economico,
l’ICE e le Regioni italiane. Tali strumenti potrebbero inoltre essere finalizzati all’intervento
in aree di tradizionale debolezza della presenza internazionale del sistema Italia quali ad
esempio la costituzione di reti di assistenza post vendita dei prodotti italiani offerti sui
mercati esteri, nonché per facilitare l’inserimento delle aziende italiane nelle catene
distributive internazionali.
Roma 1 ottobre 2009.