Conferenza Regioni
e Province Autonome
Doc. Approvato - "Sistema montagna": documento su questioni aperte
Conferenza Regioni
e Province Autonome
giovedì 19 marzo 2009
CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME
09/019/CR/C1
DOCUMENTO SULLE PRINCIPALI QUESTIONI APERTE
DEL “SISTEMA MONTAGNA”
Le norme emanate dai Governi nazionali nella XV e nella XVI legislatura relativamente al “sistema
della montagna” impongono oggi una riflessione, resa ancor più necessaria ed opportuna in ragione
anche dei provvedimenti che si stanno elaborando da una parte per fronteggiare da parte del
Governo e del sistema degli enti territoriali la crisi economica, dall’altra per realizzare il
federalismo fiscale. E’ necessario evidenziare, in prima analisi, come la salvaguardia e la
valorizzazione delle specificità culturali, economiche sociali ed ambientali delle zone montane
rivestono carattere di preminente interesse per le Regioni e le Province autonome, con la
conseguenza che qualsiasi approccio alla montagna va affrontato in maniera sistematica ed
organica.
Lo stesso documento italiano di osservazioni al Libro Verde della Coesione Territoriale contiene un
riferimento esplicito ai territori montani, considerandoli ambiti cui prestare particolare attenzione in
quanto la loro economia è sfavorita dai sovraccosti dovuti a gravi svantaggi naturali o demografici.
Per questo la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha espresso, e già rappresentato
al Governo, la necessità di riprendere il confronto con tutte le Istituzioni competenti al fine di
esaminare tutte le questioni aperte ed individuare soluzioni normative e finanziarie in grado di
rispondere pienamente ai problemi degli Enti, degli operatori e delle realtà locali.
FONDO NAZIONALE MONTAGNA
In relazione al fondo nazionale per la montagna, tre sono le questioni che debbono, con urgenza
essere affrontate:
1. Un’importante quota (circa il 60%) del Fondo Nazionale Montagna 2004 non è stata ancora
liquidata alle Regioni e ad oggi, ci risulta, siano somme in perenzione. Per questo, è
necessario chiedere la re iscrizione nel bilancio statale dell’intero importo non ancora
erogato dallo Stato e contestualmente al Governo l’immediato accredito di tali risorse.
2. Anche in relazione alla situazione di particolare criticità in cui versano le Comunità
Montane, a causa della drastica riduzione e dei ritardi dell’erogazione dei Fondi per le
Comunità Montane, è necessario sollecitare il CIPE ad adottare con la massima urgenza tutti
gli atti necessari per addivenire alla liquidazione delle somme del Fondo Nazionale
Montagna relativo all’anno 2008, nel più breve tempo possibile, considerato che i relativi
criteri di riparto sono stati approvati dalla Conferenza Stato-Regioni il 18 dicembre 2008.
3. Per le stesse ragioni, si chiede il massimo impegno di tutte le parti per definire celermente i
criteri di riparto del Fondo Nazionale Montagna 2009, presupposto per giungere
all’individuazione dell’entità delle somme assegnate alle singole Regioni e consentire un
rapido svolgimento delle procedure di liquidazione. Le Regioni, chiedono che qualora
l’entità dell’importo stanziato per il fondo Nazionale della Montagna anno 2009 sia
effettivamente di 39 milioni di Euro, si proceda all’integrazione di detto importo in modo da
raggiungere la cifra di 50 milioni di Euro come per l’anno 2008.
SEMPLIFICAZIONE PROCEDURE ED EFFETTIVA PARTECIPAZIONE DELLE
REGIONI AL TAVOLO DI CONCERTAZIONE DEL FONDO NAZIONALE MONTAGNA
(CTIM)
In relazione alle effettive e concrete modalità di definizione degli indicatori di riparto in ultimo del
Fondo Nazionale Montagna 2008 tra le diverse Regioni e considerata l’attuale situazione di
riduzione dei fondi e, quindi, la necessità di addivenire, nel più breve tempo possibile,
all’erogazione dei fondi 2009, è necessario rivedere la procedura di ripartizione del fondo
procedendo da subito ad una semplificazione, che contempli necessariamente l’effettiva
partecipazione delle Regioni per la definizione degli indicatori, avendo conoscenza di tutti i dati a
disposizione del Governo, dell’impatto, delle ripercussioni che essi avranno e del riparto effettivo
dei Fondi.
Nel lungo periodo sarebbe opportuno rivedere le sedi di concertazione tra lo Stato e le Regioni a
partire dall’Osservatorio della Montagna e dal CTIM al fine di rendere più efficace la concertazione
con le Regioni.
FONDO NAZIONALE PER LE COMUNITA’ MONTANE
Due sono le questioni da affrontare:
1. Risorse statali da attribuire alle comunità montane
Lo Stato deve provvedere ad attribuire le risorse del fondo ordinario alle comunità montane. Per
effettuare questa operazione, essenziale per assolvere all’obbligo di approvare il bilancio entro il
31 marzo 2009, è necessaria l’adozione, con la massima urgenza, del decreto del Ministro
dell’interno di attuazione dell’articolo 76, comma 6 bis, della legge 133/2008, per il quale nella
seduta del 12 marzo 2009 è stato reso il parere della Conferenza Unificata.
Anche in relazione alla recente richiesta del Ministero per gli Affari regionali relativa
all’accreditamento delle risorse del fondo nazionale per le comunità montane per l’anno 2009 a
seguito delle legge regionali di riordino, è necessario programmare una riunione urgente con il
Governo al fine di condividere le modalità operative.
2. Personale delle comunità montane
Fino al 2007, il sistema dei trasferimenti erariali ha dato alle comunità montane certezza di
risorse, sulla base delle quali e nel rispetto dei limiti di legge sono state perseguite le politiche
sul personale. I tagli operati al fondo ordinario sono stati effettuati dalla legge n. 244 del 2007 e
dalla legge n. 133 del 2008, di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008, senza tenere
conto delle ripercussioni sulla copertura finanziaria delle spese per il personale. Ciò è avvenuto
pur nella conferma della salvaguardia dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, disposta
dalla citata legge n. 244.
Si è così determinata una estesa oggettiva difficoltà di “chiudere” i bilanci per il 2009, con il
rischio gravissimo di numerose situazioni di sostanziale dissesto finanziario. Perfino gli enti che
riescono a chiudere i bilanci nel 2009 non saranno in grado di farlo nell’anno successivo,
quando verranno meno sul fondo ordinario ulteriori 20 milioni di euro. La soluzione del
problema non può essere trovata nemmeno nella soppressione delle comunità montane e nel
trasferimento del personale ad altri enti locali, poiché questa operazione non solo non ha
copertura finanziaria, ma comporta anche il superamento dei limiti di legge derivanti, a seconda
dei casi, dal patto di stabilità o dalle norme sulla spesa di personale.
Risulta dunque evidente che lo Stato, che ha determinato questa situazione, è tenuto ad
intervenire con proprie risorse finanziarie per integrare il fondo, a partire dalla copertura delle
spese del personale in servizio presso le comunità montane alla data del 1° gennaio 2008 e per
rendere neutrale – rispetto ai limiti del patto di stabilità o ai limiti imposti per la spesa di
personale di ciascun ente locale – il trasferimento del personale delle comunità montane ad altro
ente. Su questo punto è necessario che si intervenga con specifico atto o circolare del Ministero
che chiarisca la neutralità di dette risorse. Non si tratta, pertanto, di mettere in discussione il
processo di riordino delle comunità montane, quanto di consentire che questo abbia
effettivamente attuazione, con la piena corresponsabilità dello Stato nel processo di compiuta
regionalizzazione della disciplina delle comunità montane e delle risorse finanziarie necessarie
ad integrare la copertura delle spese di personale già oggi sostenute dal sistema regionale e
locale.
REGIONALIZZAZIONE FONDO ORDINARIO COMUNITÀ MONTANE
Il tema della regionalizzazione del Fondo ordinario delle Comunità montane è stato più volte
affrontato sia in sede tecnica che in sede politica. Inizialmente le Regioni avevano sottolineato
l’opportunità di poter disporre direttamente di tale fondo soprattutto a vantaggio di una maggiore
flessibilità nei criteri di riparto.
A seguito delle riduzioni intervenute a partire dalla L. 244/07 e dell’ulteriore taglio di 30 mln €
previsto dal Dlgs. 112/08 convertito in Legge n. 133/08, la quantificazione effettiva delle spettanze
riferite al fondo ordinario risulta di ca. 36 mln € per il 2009 e sarà pari a ca. 11 mln € a partire dal
2010.
Le Regioni pur considerando positivamente in linea di principio la regionalizzazione del fondo
ordinario, ritengono che sulla base di questi importi tale operazione non sia al momento opportuna.
Ribadiscono in definitiva la disponibilità alla regionalizzazione a condizione che il fondo ordinario
venga significativamente implementato con risorse statali e con garanzia di continuità negli anni.
REVISIONE DELLA LEGGE 31 GENNAIO 1994, N. 97
La legge n. 97/1994, seppur utile nella sua applicazione, con il tempo ha mostrato tutti i suoi limiti.
La modifica del quadro costituzionale, l’evoluzione delle problematiche montane e la dinamica
costantemente discendente delle risorse destinate alla montagna, suggeriscono e sollecitano
l’adozione di un nuovo provvedimento legislativo che sia non solo di respiro più ampio ma che
tenga maggiormente conto delle istanze regionali e locali.
Il coordinamento ha valutato l'opportunità di impostare il nuovo testo legislativo partendo dal
lavoro presentato nel 2006 dal gruppo di lavoro ristretto costituito in seno alla commissione politica
della montagna.
Tale testo, legge essenzialmente di principi, dovrebbe porre al centro l'obiettivo della valorizzazione
e della tutela dei territori montani, indipendentemente dalla natura dell'ente incaricato di attuare gli
interventi. Il gruppo, in tal senso, sottolineava la necessità di considerare la montagna non come
oggetto di politiche meramente settoriali ma come vero e proprio sistema socio-economico con
connotazioni del tutto peculiari.
Il testo nell'ipotesi del gruppo di lavoro, era strutturato in una parte generale, portatrice degli
elementi fondanti e strategici per la politica della montagna in Italia, e di una parte speciale cui
assegnare il compito di definire puntualmente gli interventi di competenza esclusiva statale nelle
aree montane nell’ambito dei servizi universali, al fine di assicurare il livello essenziale delle
prestazioni erogate.
La struttura tipo sulla quale andrebbero valutati tutti gli aggiornamenti resi necessari in virtù del
mutato quadro normativo, è la seguente:
A) Principi e definizioni
1- ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni
2- individuazione di nuovi criteri di definizione dei territori montani
Al riguardo le Regioni hanno evidenziato due possibili ipotesi di lavoro sulle quali intendono
confrontarsi:
- un’ipotesi condivisa dalla maggior parte delle Regioni, che prevede l’individuazione di un
criterio “misto”, formato da una combinazione di parametri altimetrici, fisici (ad es. acclività
ed in genere parametri che caratterizzino il territorio montano) demografici, e indicatori di
tipo socio-economico che evidenzino condizioni di “svantaggio” dei territori montani; tali
parametri andrebbero poi articolati in modo da rappresentare le diverse criticità regionali;
- una seconda ipotesi formulata da alcune Regioni, che prevede l’individuazione di un criterio
altimetrico “puro”, da abbinare ad un sistema di indicatori sulla falsa riga di quelli sopra
evidenziati da definire e utilizzare a livello delle singole Regioni, allo scopo di orientare le
politiche per la montagna.
B) Interventi di sostegno alle aree montane
1- valorizzazione del sistema delle intese e degli accordi Stato-Regioni-Enti locali
2- deroghe alla disciplina comunitaria in materia di concorrenza
3- interventi specifici nel quadro della politica di coesione economica, sociale e territoriale:
C) Norme di natura finanziaria
1- forme di finanziamento delle politiche per la montagna
D) Funzioni di competenza statale
Roma 19 marzo 2009