Conferenza Regioni
e Province Autonome
Doc. Approvato - Agricoltura: riforma dell'OCM Vino
Conferenza Regioni
e Province Autonome
giovedì 15 marzo 2007
Riforma dell’OCM vino
Posizioni delle Regioni e Province Autonome in ordine alle proposte di riforma dell’OCM vino della Commissione U.E.
Roma, 15 marzo 2007
Riforma dell’OCM vino
Il 22/6/06 la Commissione UE con comunicazione al Consiglio e al Parlamento Europeo ha presentato ufficialmente la proposta di riforma dell’OCM. Il documento prospetta diverse opzioni: [1) adattamenti allo Status quo, 2) disaccoppiamento nella linea della riforma PAC, 3) liberalizzazione totale, 4) profonda riforma dell’OCM], ma evidenzia un chiaro orientamento della Commissione per una profonda riforma, dove sono prospettate due varianti che riguardano i tempi di attuazione (immediato o graduale).
La riforma si pone due obiettivi:
- riequilibrio del mercato
- rafforzamento della competitività
Il negoziato sulla riforma richiederà una forte convergenza tra i paesi produttori e un’azione incisiva sugli altri paesi UE per creare nuovi atteggiamenti positivi verso il corretto consumo del vino e sul ruolo di conservazione di attività agricola-ambientale e paesaggistica, che la viticoltura riveste.
In questo contesto, il primo passo è quello di realizzare una forte azione comune tra tutte le Regioni italiane.
A questo scopo le Regioni e Province Autonome italiane ritengono doveroso formulare al Governo prime valutazioni delle proposte della Commissione al fine di avviare un primo percorso comune a livello nazionale.
Le osservazioni e le valutazioni formulate sono svolte in riferimento all’opzione di “Profonda riforma” in due fasi.
Le Regioni e Province Autonome ritengono prioritario che i due obiettivi di carattere economico/settoriale proposti dalla Commissione (riequilibrio del mercato e rafforzamento della competitività) vadano collocati e contemperati all’interno del modello vitivinicolo che si è andato consolidando nelle regioni viticole europee.
La riforma deve tener conto del fatto che la viticoltura ha una particolare capacità di attivazione di economie e sinergie a monte e a valle per cui bisogna considerare il ruolo più ampio che il comparto, in senso allargato svolge.
La viticoltura si realizza in aree che non avrebbe alternative produttive valide in grado di conservare il territorio ed ha una capacità di attivare occupazione a livelli decisamente superiori alle altre attività agricole.
Per queste ragioni gli strumenti da mettere in atto, insieme al perseguimento di un migliore rapporto con il mercato e di una maggiore competitività devono, partendo proprio dal riconoscimento delle funzioni economiche, occupazionali e di presidio del territorio, intervenire per rafforzare e consolidare questo modello, di vitale importanza per il positivo governo e la valorizzazione di territori di grande pregio ambientale e paesistico.
Le misure da mettere in atto dovranno perseguire un rafforzamento del rapporto tra vino e attività agricole
Alla luce di quanto sopra esposto riteniamo che il ripristino dell’equilibrio di mercato vada perseguito in modo attivo attraverso politiche che favoriscano l’affermazione sul mercato dei vini europei.
Si rende necessario passare da un approccio di difesa di un comparto “ridimensionato” ad un approccio di attacco che consente di valorizzare a pieno il nostro patrimonio produttivo per il significato economico, ambientale e occupazionale e per le valenze storiche culturale e paesaggistiche.
La cospicua dotazione finanziaria prevista per l’estirpazione potrà essere meglio usata in favore del comparto per azioni positive in relazione agli aspetti ambientali, occupazionali e allo sviluppo dei mercati (comunicazione e promozione)
La proposta di estirpare 400.000 ha contribuirebbe ad un’ulteriore penetrazione sul mercato delle produzioni extra-UE, causerebbe gravi danni ambientali e ripercussioni negative sull’occupazione e sull’economia di aree ove non vi sono alternative produttive ed occupazionali.
Inoltre, nella prospettiva di andare verso la liberalizzazione degli impianti costituirebbe una misura incoerente.
Il regime di estirpazione, in forma molto limitata e mirata potrebbe essere previsto nei programmi regionali (ENVELOPE) per quelle viticolture non qualitative e senza possibilità di riconversione.
Dovrà avvenire sulla base di regole stabilite dalle Regioni d’intesa con la filiera con possibilità di modulazione del premio: questo anche al fine della massima responsabilizzazione sull’uso delle risorse finanziarie che in linea di principio dovranno essere prioritariamente destinate ad azioni di sviluppo e di qualificazione del comparto.
Per quanto attiene all’abolizione delle restrizioni dei diritti di impianto si possono valutare aperture differite nel tempo; anche l’ipotesi del 2013 in relazione a tutti gli investimenti effettuati legati ad acquisto di diritti sembra troppo vicina.
La questione richiede una valutazione attenta in relazione alle diverse problematiche e specificità dei vini da Tavola dei vini a D.O.
Per il vini a D.O. che vengono prodotti su superfici delimitate si potrebbe pensare a programmi regionali di adattamento delle superfici in relazione agli equilibri di mercato.
Rendere maggiormente flessibile, in favore della Amministrazioni pubbliche, la gestione dei Diritti di impianto quale strumento per il governo e la programmazione delle produzioni soggette a Denominazione di Origine, anche in rapporto al loro territorio.
La possibilità di trattenere presso la pubblica amministrazione i diritti di impianto, acquistarli, rilasciarli o di contingentarli con elevata elasticità costituirebbe, come detto prima, un potente strumento di governo del potenziale viticolo.
La soppressione delle misure di mercato, in particolare per quanto riguarda la distillazione del prodotto che non trova collocazione dovrà essere affrontata con gradualità e con adeguate garanzie sulla disponibilità e destinazione delle risorse finora destinate a questo intervento.
Andranno previste possibilità di intervento di crisi nell’ambito dei programmi regionali che comportano sicuramente una maggior responsabilizzazione della filiera sul territorio.
Ben diversa dovrà essere la valutazione degli aiuti per la distillazione dei sottoprodotti, che non dovrà più essere collocata come misura di mercato bensì come misura di qualità e antifrode.
Si potrebbe prevedere una flessibilità dal 10 al 15% come strumento di miglioramento qualitativo e come contributo ad un miglior governo dell’equilibrio di mercato.
Abolizione dell’aiuto al mosto concentrato e contestuale divieto dell’uso dello zucchero nei paesi ove oggi è previsto:
La misura va sostenuta nel suo insieme, in quanto non sarebbe accettabile la soppressione dell’aiuto ai mosti in presenza della possibilità dell’uso dello zucchero in altri paesi.
La proposta della Commissione va sostenuta con forza in quanto contribuirebbe in maniera decisa al ripristino dell’equilibrio di mercato.
L’attuale meccanismo di arricchimento “facilitato” (zucchero o mosto con aiuto), insieme agli aiuti per la distillazione dei prodotti che non trovano mercato, inducono i produttori di vaste aree a privilegiare la quantità.
Inoltre il divieto dello zucchero avrebbe effetti immediati nella riduzione dell’offerta, (oggi una parte del vino deriva da zucchero non prodotto nelle vigne).
Lo zucchero verrebbe sostituito da mosti concentrati (maggiori sbocchi per questi prodotti) o da tecniche come la concentrazione a freddo o l’osmosi inversa che comportano una riduzione della massa del prodotto.
Il produttore, maggiormente motivato ad ottenere il necessario grado in vigneto sarà maggiormente responsabilizzato nel rispetto di rese più equilibrate e avremo produzioni di maggior qualità, contribuendo così a meglio caratterizzare e distinguere le produzioni europee sul mercato internazionale.
Si tratta di una riforma “epocale”, bisogna capire se ci sono le condizioni per renderla fattibile a livello europeo.
Noi oggi abbiamo l’interesse a sostenere la proposta della Commissione per quanto riguarda zucchero e aiuti ai mosti; più in generale, divieto zucchero, aiuti ai mosti e distillazione devono essere valutati nel loro insieme.
Se la Commissione non riuscirà nel suo intento dovranno essere previste adeguate contropartite.
Programmi nazionali/regionali (ENVELOPE)
Si tratta di un’opportunità importante che deve potersi estrinsecare a livello regionale nell’ambito di un quadro di riferimento nazionale/comunitario concertato.
Le prime ipotesi di contenuto da valutare potrebbero riguardare:
a) Misure sul potenziale produttivo:
- (ristrutturazione riconversione vigneti, ricostruzione vigneti colpiti da fitopatie (non prevedibili), misure per il contenimento temporaneo delle produzione, eventuali misure di estirpazioni (in casi limitati e da decidere a livello regionale).
b) Misure per la tutela e lo sviluppo di sistemi produttivi di qualità e per la promozione
- promozione e marketing (la promozione istituzionale e la promozione delle imprese)
- comunicazione e informazione per far conoscere prodotti e territori di produzione e la modalità e le regole di produzione, rafforzamento del legame del vino con l’agricoltura e con la cultura locale
- comunicazione sugli aspetti salutistici
- possibilità di sviluppo di programmi di filiera – regionali e interregionali e di accordi interprofessionali
- sviluppo di O.P.
- concentrazione dell’offerta e coordinamento delle azioni a supporto della commercializzazione
- eventuali interventi per fronteggiare situazioni di crisi
In merito alla proposta di trasferire risorse sul 2° pilastro riteniamo necessaria una più attenta valutazione in relazione alla specificità del settore, all’esigenza di non perdere risorse finora destinate al comparto; si tratta di definire meglio forme di coordinamento tra gli interventi dello sviluppo rurale e le politiche di comparto che dovranno essere realizzate con i programmi regionali (ENVELOPE).
Per quanto riguarda le politiche di qualità si sostiene con forza la necessità di un consolidamento del sistema di protezione delle D.O.
Non è sufficientemente chiara la proposta della Commissione sul rapporto tra D.O. dei vini e DOP-IGP.
Si ravvisa la necessità di una tutela della viticoltura in aree particolarmente difficili.
Si concorda sulla necessità di poter disporre di strumenti per favorire un maggior ruolo dell’interprofessione di filiera quale strumento di governo delle produzioni.
Nel riconoscimento delle pratiche enologiche ammesse dall’OIV darà necessario porre maggior attenzione alla tutela delle tradizioni enologiche consolidate.
Le proposte della Commissione in materia di arricchimento, così come già illustrato in precedenza in relazione alle misure di mercato, sono condivisibili in una logica di far diventare premiante la produzione di qualità nel vigneto.
L’arricchimento visto come pratica enologica dovrebbe essere mantenuto nel limite del 2% anche in Italia.
Le proposte in materia di etichettatura dovranno essere più chiare, in ogni caso bisogna evitare confusioni tra VQPRD e vini da tavola;
nelle attuali DO il vitigno è sovente associato al territorio; inoltre senza un albo vigneti non sarebbe credibile l’indicazione del vitigno e dell’annata sui vini da tavola.
Si concorda sulla necessità di attivare corrette azioni di informazione e promozione che valorizzino l’origine e le specificità delle produzioni europee insieme all’esigenza di attivare azioni di coordinamento e concentrazione dell’offerta, in relazione a una produzione caratterizzata da aziende di piccole e medie dimensioni.
Le proposte in materia di ambiente dovranno essere più esplicite e meglio raccordate con le misure agroambientali già previste da altre normative UE; potrebbe essere opportuno valutare comportamenti e azioni da incentivare all’interno degli “ENVELOPE” nazionali/regionali per premiare comportamenti virtuosi e rafforzare il legame della produzione vitivinicola con gli aspetti paesaggistici ambientali
In relazione al rapporto con l’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) non è assolutamente accettabile l’eliminazione del divieto di vinificazione dei mosti di importazione.
Al fine di tutelare la competitività del vino europeo negli accordi internazionali sul commercio sarebbe necessario/opportuno pretendere per tutti standard minimi sui prodotti impiegati nei processi produttivi, a partire dal vigneto e sulla tutela del lavoro.
Si ritiene infine di fondamentale importanza salvaguardare l’invarianza delle risorse complessivamente destinate al comparto.