Relazione tra Regioni e Parlamento, “necessaria una riflessione sui modelli istituzionali attuali e le prospettive”
lunedì 13 maggio 2024
Roma, 13 maggio 2024 (comunicato stampa) Come si evolvono la normativa primaria e le relazioni tra le Regioni e il Parlamento? “I decreti legge Omnibus, sempre più frequenti negli ultimi anni, hanno spesso un impatto molto forte sulle competenze delle Regioni che si esprimono non solo nell’ambito delle Conferenze intergovernative, ma anche attraverso i canali parlamentari”. – Così Alessia Grillo Segretario Generale della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, ha aperto il seminario di questa mattina, organizzato dalla Conferenza e dal Cinsedo per i Funzionari e i Dirigenti delle Regioni e delle Province Autonome, con l’obiettivo di approfondire le prospettive legate alle relazioni tra il Sistema delle Regioni e il Parlamento. “L’appuntamento di oggi - ha spiegato la Grillo - nasce perché per noi è importante comprendere le possibili prospettive di questa relazione. La Conferenza ha sempre avuto un’attenzione particolare nei rapporti con Parlamento con cui il lavoro si sta intensificando costantemente, modificando anche il nostro modo di lavorare creando più efficienti modalità di condivisione dei documenti e degli iter che portano all’approvazione di un provvedimento.”
“Un rafforzamento del dialogo non può che giovare sia alle Regioni che al Parlamento” - ha dichiarato Marco Di Folco, professore di Diritto Regionale e degli Enti locali presso l’Università Luiss ‘Guido Carli’ ribadendo l’importanza centrale che assume il principio di leale collaborazione nell’ambito del nostro sistema istituzionale. “Stando al quadro attuale - ha detto - l’autonomia politica regionale si esprime in maniera significativa sui processi decisionali statali, ma ci sono ancora una serie di limiti legati alle caratteristiche strutturali della collaborazione sempre più pervasiva tra i vari livelli istituzionali, disciplinati da fonti normative primarie e non da norme costituzionali. La partecipazione attraverso il sistema delle Conferenza, infatti, non esercita un vincolo giuridico di ordine costituzionale sull’atto legislativo, e questo può incidere sulla fase attuativa dell’atto legislativo. Per questa ragione - ha proseguito - potrebbe essere utile tornare a sollecitare l’attuazione dell’articolo 11 della legge costituzionale n. 3 del 2001, per una più efficace implementazione dei raccordi tra Parlamento e Regioni”.
“Il momento principale di confronto ai lavori parlamentari è rappresentato dall’attività conoscitiva” - ha spiegato Zaira Rinella, consigliere parlamentare e Segretario della VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori pubblici) presso la Camera dei Deputati, che ha proseguito - “il momento principale di confronto con le Regioni ai lavori parlamentari è rappresentato dall’attività conoscitiva, che avviene attraverso le audizioni informali e le indagini conoscitive, indispensabili per apportare alle commissioni tutti gli elementi utili. Anche grazie alla modalità da remoto, il numero delle audizioni ha visto un incremento negli ultimi anni, contribuendo al rafforzamento di un dialogo costante e sempre più pervasivo.”
"Come Regioni - ha dichiarato Riccardo Perini, direttore Unità organizzativa Legislativo, Autonomia e Segreteria di Giunta della Regione Lombardia - siamo in grado di incidere quando riusciamo, nei tempi giusti, ad intercettare le proposte di legge, monitorarle ed arrivare ad una posizione comune. È chiaro, di conseguenza, che il ruolo della Conferenza delle Regioni assume una rilevanza fondamentale nella predisposizione dei pareri e delle intese, soprattutto laddove si toccano gli interessi delle Regioni. Ma è importante anche perché si pone come strumento per favorire il raccordo con le autonomie locali.”
Nicola Lupo, professore ordinario di Diritto parlamentare presso l’Università Luiss ‘Guido Carli’, ha proseguito: “L’esperienza Pnrr ha mostrato un modello, un metodo nuovo a livello europeo, in cui si fa leva su piani di medio termine nazionali, quindi sulla responsabilizzazione della titolarità nazionale, in ambito di macro obiettivi europei, con una attuazione che fa riferimento, quindi, alle commissioni europee e allo Stato membro interessato. In questo quadro - ha concluso Lupo - la capacità di rispondere e di inserirsi in tali meccanismi dipende dalla capacità del sistema Paese di programmare. E in questa prerogativa, che non può prescindere dall’intera filiera istituzionale del Paese, il rapporto tra Parlamento e Regioni diventa di centrale importanza. È necessaria, perciò, anche una riflessione sull’adeguatezza dei modelli istituzionali utilizzati fino ad oggi, così da valutare sistemi eventualmente più efficaci, veloci e alternativi.”