Gestione acque pubbliche: Spano (Regioni) facciamo appello al Parlamento perché modifichi profondamente la proposta di legge. Agire per evitare contenzioso Stato-Regioni
martedì 5 febbraio 2019
Roma, 5 febbraio 2019 (comunicato stampa) “Facciamo appello al Parlamento perché la proposta di legge sulla gestione dell’acqua pubblica sia profondamente modificata”, a sottolinearlo è la coordinatrice della commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Donatella Spano (Assessore della Regione Sardegna).
“Come abbiamo detto in audizione alla Camera il 10 gennaio e come è scritto a chiare lettere nel documento approvato all’unanimità dalla Conferenza delle Regioni – ha spiegato Spano - esistono almeno tre ragioni per rivedere l’impianto della proposta, a meno che non si voglia dar luogo ad un lungo ed estenuante contenzioso Stato-Regioni.
Il primo motivo è che la proposta non disciplina il necessario coordinamento fra la nuova disciplina e la normativa vigente, va chiarito esplicitamente quali articoli delle leggi vigenti si intendono modificare o sostituire e per quali motivi. Il rischio è di trovarsi di fronte ad una disciplina di settore tutta da interpretare e sconnessa.
La seconda ragione – ha proseguito coordinatrice della commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni - sta nell’esigenza di dipanare diversi dubbi di legittimità costituzionale. La gestione del demanio idrico è una competenza delle Regioni per cui prevedere che il rilascio o il rinnovo di concessioni di prelievo di acque sia disposto dall’Autorità di distretto non solo appare in contrasto con quanto previsto dal d.lgs. 112/1998, ma renderebbe assai problematico il sistema del rilascio delle concessioni di derivazione. Considerare poi il servizio idrico integrato come ‘servizio pubblico locale di interesse generale non destinato ad essere collocato sul mercato in regime di concorrenza’ contrasta con quanto stabilito della Corte Costituzionale secondo cui siamo di fronte invece ad un ‘servizio pubblico locale di rilevanza economica’.
Terza ed ultima ragione: la proposta modifica pianificazione e regolazione del servizio idrico integrato riportandoci indietro nel tempo, a prima della Legge Galli. Vale la pena ricordare – ha sottolineato l’assessore della Regione Sardegna - che proprio in attuazione di quella legge tutte le regioni hanno disciplinato la materia istituendo le Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale, i vecchi ATO, adesso Enti di governo d’Ambito (EgATO), le quali hanno provveduto ad affidare la gestione e l’erogazione dei Servizi di Acquedotto, Fognatura e Depurazione ad Aziende (peraltro prevalentemente pubbliche) dotate di adeguata capacità tecnico-organizzativa e gestionale. La suddetta organizzazione territoriale e di governance, attuata da oltre vent’anni in tutta Italia, si è rivelata uno degli elementi essenziali delle politiche per la tutela delle risorse idriche su tutto il territorio nazionale, che ha consentito di superando la frammentazione dei sistemi idrici ed ha portato – ha concluso Spano - ad un progressivo aumento dei volumi di investimento e dello sviluppo infrastrutturale.
Link al documento della Conferenza delle Regioni:
RIFORMA SERVIZIO IDRICO INTEGRATO: OSSERVAZIONI SUI PROGETTI DI LEGGE C52 E C773
(2019-016sm)