PRIMA CONFERENZA NAZIONALE
PER L’ELIMINAZIONE E IL SUPERAMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE
UNA POLITICA MIRATA E INNOVATIVA
Dai lavori della Conferenza è emerso che:
Ripensare, arricchire, sviluppare la relazione tra ambiente e persona, tra differenti ambienti e persone diverse, risulta determinante per il raggiungimento delle pari opportunità e della non discriminazione di tutti i cittadini.
L’integrazione sociale attraverso la non discriminazione e l’azione positiva deve essere conseguita con il supporto attivo degli interessati secondo il principio: niente per le persone disabili senza le persone disabili.
Moltissime persone incontrano ostacoli e barriere create dalla società che limitano la loro partecipazione alla vita civile: l’accessibilità è un problema di democrazia.
Il quadro di riferimento culturale è quello dell’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), classificazione approvata dall’Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2001 e accettata da 191 Paesi, inclusa l’Italia che è tra i 65 Paesi che hanno contribuito alla sua creazione.
Il concetto di salute e il benessere di ciascun individuo è legato al funzionamento umano a tutti i livelli – biologico, personale e sociale. Questo non può essere staccato dall’ambiente in cui la persona vive. Pertanto, l’obiettivo del benessere e la promozione della salute non è solo responsabilità dei settori sanitari, ma coinvolge necessariamente l’intera esperienza della persona ed il suo ambiente.
Le caratteristiche qualitative e quantitative dei fattori ambientali (intesi come tutti gli aspetti dell’ambiente che ci circonda) hanno un impatto sul funzionamento della persona e quindi sulla partecipazione alle situazioni di vita. L’implementazione di facilitatori e la rimozione degli ostacoli da spazi, prodotti, servizi e politiche sono il presupposto per consentire il coinvolgimento di tutte le persone in tutte le aree di vita, a livello personale e sociale.
Il concetto di accessibilità – con specifico riferimento al tema delle cosiddette barriere architettoniche – appare mutevole nel tempo così come mutevoli sono i soggetti a cui si riferisce. Nel passato era riferito al “disabile standard” - per lo più identificato come il disabile motorio su sedia a ruote; successivamente è stato riconosciuto l’impatto negativo delle cosiddette barriere sensoriali e, finalmente, si comincia a studiare l’impatto dell’ambiente antropico sulle persone con disabilità intellettive e relazionali.
La sfera d’influenza del concetto di accessibilità tende nel tempo ad includere un numero di persone sempre maggiori – disabili motori, sensoriali, intellettivi e relazionali, anziani, bambini, donne in gravidanza, ... – che differiscono dallo “standard” di riferimento dei progettisti. Fino al punto che oggi appare impossibile stilare una lista esaustiva.
È necessario pensare all’accessibilità come accesso all’esperienza di vita, che significa: superare lo standard a favore della centralità della persona;
superare la separazione tra corpo e mente riconoscendo che l’identità di ciascuno di noi si fonda sulle esperienze corporee ed emotive.
Progettare e pianificare l’accesso all’esperienza significa considerare l’ambiente che ci circonda come un complesso insieme di opportunità per la crescita personale e sociale di tutti gli individui.
Al di là del giudizio positivo sull’impostazione del corpus normativo nazionale in materia, si riscontra una inadeguatezza e una mancanza di efficacia nel dare risposte alle mutate esigenze che tutti hanno riconosciuto riguardare la totalità delle persone ed il complesso di tutti gli ambienti di vita.
Sul versante della ricerca il concetto di Universal Design, ed i sette principi connessi, risulta lo strumento più adeguato per impostare l’elaborazione delle risposte ai bisogni di partecipazione e non discriminazione. Esso infatti racchiude in se tutte le elaborazioni teoriche precedenti (eliminazione delle barriere architettoniche, progettazione accessibile, ecc.) fornendo risposte che non sono limitate all’eliminazione delle barriere ma che hanno come obiettivo quello di eliminare la discriminazione dalla progettazione e di fornire una piena partecipazione sociale a tutti i membri della società. L’Universal Design si occupa del benessere di tutta la popolazione in ogni luogo.
La Conferenza assume come prioritari e strategici
i seguenti principi:
L’accessibilità è un diritto umano e come tale deve essere garantito a tutte le persone indipendentemente dalle loro condizioni e dappertutto.
L’effettivo ed estensivo conseguimento dell’accessibilità è un obiettivo di interesse nazionale.
Le risorse necessarie debbono essere certe, adeguate, continuative e rinvenute nell’ordinaria programmazione finanziaria dello Stato e degli Enti Locali.
Le politiche, le strategie, le linee di indirizzo, le modalità per la costruzione e la condivisione delle necessarie conoscenze devono essere conseguite all’interno degli ordinari percorsi formativi.
Affinché i principi enunciati possano essere concretamente realizzati, la Conferenza ritiene necessario:
§ promuovere e sostenere il coordinamento, la razionalizzazione, lo sviluppo e l’aggiornamento delle leggi e norme vigenti su scala nazionale, regionale e locale;
§ realizzare una piena armonizzazione normativa in tutti quei casi in cui il tema dell’accessibilità si sovrappone con altri temi specifici (es. Beni Culturali ed Ambientali, Sicurezza, ecc.);
§ estendere il concetto di accessibilità includendo anche quello di mobilità, sia pedonale sia attraverso i vari mezzi di trasporto;
§ rilanciare strumenti di pianificazione e programmazione degli interventi per incrementare in modo estensivo e certo l’accessibilità del territorio nazionale;
§ promuovere l’utilizzo di strumenti pianificatori integrati e partecipati (es. Piano Regolatore integrato con il Piano Sociale)
§ chiarire e definire i ruoli e le responsabilità dei soggetti istituzionali che, a vari livelli, incidono sul processo di programmazione e realizzazione delle opere finalizzate all’accessibilità di spazi, prodotti, servizi;
§ studiare, mettere a punto e condividere modalità di finanziamento integrativo che gli Enti Locali possano adattare alle specifiche realtà territoriali;
§ introdurre meccanismi di premialità per tutte quelle iniziative che garantiscano la realizzazione di soluzioni progettuali che risolvono definitivamente il problema dell’accessibilità di spazi, prodotti, servizi;
§ promuovere e sostenere meccanismi di finanziamento sociale per le situazioni di bisogno;
§ inserire nei livelli essenziali di insegnamento discipline connesse all’accessibilità e all’Universal Design all’interno degli ordinari percorsi formativi delle scuole dell’obbligo, delle scuole superiori, degli istituti professionali, dei corsi di laurea universitari;
§ promuovere lo scambio delle conoscenze tra diverse aree culturali e tecniche per rispondere alla complessità del tema dell’accessibilità con lo strumento della multidisciplinarietà;
§ approfondire gli aspetti tecnico-scientifici legati alle disabilità sensoriali, a quelle intellettive e relazionali;
§ promuovere percorsi formativi di aggiornamento mirato per tecnici ed operatori del settore pubblici e privati sulla base del concetto di life long learning;
§ promuovere progetti di soluzione innovativa finalizzati all’accessibilità per tutti;
§ promuovere l’istituzione di centri regionali di documentazione per la sensibilizzazione e l’informazione sull’accessibilità e sulle barriere architettoniche;
§ promuovere percorsi di intervento personalizzato con caratteristiche interdisciplinari e multidisciplinari mettendo in rete e valorizzando figure professionali già operanti sui territori (comuni, asl, rete dei servizi territoriali, ...);
§ costituire una rete interregionale tra i diversi centri di documentazione;
§ realizzare un’efficace rete informativa tra gli strumenti di monitoraggio regionale e gli organi pianificatori a carattere nazionale;
§ avviare l’istituzione di Uffici che si occupino trasversalmente della materia da inserire in tutti gli Enti Pubblici;
§ proporre alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, che in ambito di riparto del Fondo per le politiche sociali venga determinata dalle Regioni una quota parte, già prevista dal punto b) comma 116 art. 3 della legge 350/2003 (finanziaria 2004), destinata all’eliminazione delle barriere architettoniche di cui alla legge 13/89.