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periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003
presso il Tribunale Civile di Roma
Sezione Stampa n.106/2003 |
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n. 368 -
Roma, 17 settembre 2004 |
Sommario |
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"I Presidenti delle Regioni e delle
Province autonome
condividendo
le riflessioni del Presidente della
Repubblica e preoccupati per i nuovi contenuti del Disegno di Legge
costituzionale recante “Modificazione di articoli della parte II della
Costituzione” (AC 4862) che aggravano l’allarme per l’efficacia e la
funzionalità delle Istituzioni, che rischiano di essere compromesse
chiedono
al Governo la formale convocazione della
Conferenza Stato-Regioni prima che riprendano alla Camera dei Deputati le
votazioni sul provvedimento,
chiedono
altresì al Presidente della Camera dei
Deputati di favorire una programmazione dei lavori parlamentari che
consenta l’esame degli articoli della riforma costituzionale
successivamente alla conclusione dei lavori nella Conferenza
Stato-Regioni, nella convinzione che sia indispensabile sviluppare il
confronto istituzionale fino a condividere tra Governo e Regioni una
proposta di assetto della Repubblica equilibrato ed efficace
nell’interesse del Paese".
E' con questo "Ordine del giorno" che
ieri la Conferenza delle Regioni ha voluto richiamare l'attenzione del
Governo ad un confronto in sede istituzionale
per discutere e presentare un proprio documento sulla riforma
costituzionale ora all'esame della Camera. Dovrebbe - ma non è ancora
ufficiale - essere convocato un incontro Stato-Regioni a Palazzo Chigi per lunedì prossimo
ed è prevista poco prima una Conferenza delle Regioni (intorno alle ore
17,30) sempre a Roma.
(gs) |
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''Ho proposto una
iniziativa istituzionale sulla quale, ora, si e' aperta una discussione",
aveva dichiarato ieri il presidente della regione Lazio, Francesco
Storace, in una pausa della Conferenza delle Regioni: "Ci sono questioni
di forma che ci legittimano ad intervenire ai piu' alti livelli''.
Per
Francesco Storace:
''Qui c'e' un nuovo testo - ha affermato - dov'e' l'interlocuzione?
Con chi? Le Regioni hanno diritto di parola''.
''Siamo molto preoccupati per come sta evolvendo il dibattito; ci troviamo
davanti ad un nuovo testo. Chiediamo l' immediata convocazione della
Conferenza Stato-Rergioni'', ha poi ribadito il presidente della regione
Emilia-Romagna e vicepresidente della Conferenza delle regioni: ''Serve un
confronto istituzionale vero -
ha osservato Errani
- per dare efficacia alle istituzioni nell'
interesse del Paese. Il rischio e' quello di un pasticcio istituzionale.
Il quadro che si sta delineando e' quello di una inefficacia del lavoro e
delle funzioni delle istituzioni. La situazione e' critica e complicata''.
Due i punti al centro delle critiche dei governatori, secondo quanto ha
riferito Errani: la funzionalita' del processo legislativo, ''non si
capisce chi deve fare cosa'' e la composizione del Senato federale,
perche' come e' previsto ''non e' tale, con un ruolo del tutto
inefficiente delle rappresentanze territoriali. La funzione del senato e
la sua base di rappresentanza - ha detto ancora Errani - deve essere
federale''.
I governatori si preparano a presentare un ordine del giorno - annuncia
Errani - nel quale chiedono la convocazione straordinaria di una
conferenza Stato-Regioni e la possibilita' di discutere nel merito.
''Siamo al paradosso: si discute dei conflitti istituzionali criticando il
Titolo V - ha concluso il governatore dell' Emilia-Romagna - ma questa
riforma portera' ben altri conflitti''.
''Invito il Parlamento ad un supplemento di intelligenza e di generosita'.
Le forme di cui si e' parlato fino ad oggi appaiono pasticciate'', aveva
detto il
presidente della Regione Lombardia,
Roberto Formigoni,
a proposito del Senato Federale, sostenendo tra l'altro che le elezioni
dei membri di questa nuova Camera dovrebbero avvenire contestualmente
all'elezione dei consiglieri regionali e del presidente della Regione.
''E' bene - per Formigoni - che il Senato sia autenticamente federale con
una rappresentanza delle Regioni attraverso le elezioni contestuali, nello
stesso giorno che vengono eletti i senatori che rappresentano la regione e
i consiglieri regionali e il presidente della Regione''.
I presidenti sono preoccupati che il meccanismo del Senato federale non
funzioni.
''La nostra preoccupazione -
ha spiegato Enzo Ghigo,
presidente della conferenza e governatore del
Piemonte - e' quella di far riflettere sul meccanismo di funzionamento
dell'iter legislativo, ovvero sulle competenze del Senato federale.
Abbiamo superato gli altri aspetti, ma questo e' il punto sul quale
vogliamo porre l'attenzione: va verificata la tenuta di questo meccanismo
nell'ottica della reale funzionalita' delle riforme''.
Ghigo ha aggiunto di aver parlato con il ministro degli Affari Regionali,
Enrico La Loggia, e di attendere che arrivi la convocazione della
conferenza Stato-Regioni, che e' stata ieririchiesta dai presidenti ''In
quella sede - ha concluso - rappresenteremo l'elaborazione del documento
che abbiamo messo a punto sulla proposta emendativa del ministro
Calderoli''.
(gs)
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Più di 8000 soggetti istituzionali con
possibilità di ricorso davanti alla Corte Costituzionale, è uno degli
aspetti più criticati della nuova riforma costituzionale "emendata" e
proposta dal ministro Calderoli.
"I Leghisti sostengono che il federalismo è “un sogno”. - inizia
così in prima pagina un fondo di Giulio Anselmi su "la Repubblica":
Federalismo ideologico -
Certamente non fai conti con la realtà: una riforma così radicale
dell’organizzazione del Paese a livello nazionale, regionale e locale può
essere effettuata solo in tempi di vacche grasse. Ma, quanto alle vacche,
cioè alla produzione di ricchezza che si traduce in stabilità finanziaria,
c’è poco da mungere. Le Regioni ne sono convinte, tanto che la Conferenza
dei Presidenti s’è riunita in sessione straordinaria e ha chiesto al
Governo una sospensione del voto e un incontro immediato per discutere
questa “rivoluzione” allarmante".
Lo stesso giornale oggi titola un altro articolo:
L'altolä dei governatori Cosi' si bloccano le istituzioni,
mentre "la Stampa":
Le Regioni chiedono un nuovo vertice col governo,
e "il sole24Ore":
Si al senato federale, regioni all'attacco,
il Mattino:
La rabbia delle Regioni- è solo un Pasticcio;
Giornale di Sicilia:
Allarme dei Governatori- a rischio a funzionaiità
delle istituzioni; Gazzettino:
Altolà da governatori e sindaci;
Il Messaggero:
Stop dai governatori. Il Listone si astiene.
Tra gli emendamenti "Calderoli" più "critici" c'è sicuramente l'"Art.39-bis"
che si intende introdurre in Costituzione:
“Art. 128, già abrogato dall’articolo 9, comma 2, della legge
costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, è così reintrodotto:
“Art. 128. – Ciascun Comune, Provincia o Città metropolitana, qualora
ritenga che una legge o un atto avente forza di legge dello Stato e della
Regione leda le proprie competenze costituzionalmente attribuite, promuove
dinanzi alla Corte costituzionale la questione di legittimità
costituzionale, salvo che il Consiglio delle autonomie locali della
propria Regione, ne dichiari la manifesta infondatezza. La legge dello
Stato, approvata ai sensi dell’art. 70, terzo comma, disciplina le forme
ed i termini di proponibilità della questione”.
(red) |
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''Io
propongo - dice in un'intervista al CORRIERE DELLA SERA (bassanini-
si alla devolution, poi basta riforme a maggioranza)
il ds Franco Bassanini, ex ministro della Funzione Pubblica dell'Ulivo e
autore della prima riforma federalista - che insieme alla riforma del
titolo quinto della
Costituzione che e' la parte piu' urgente e sentita anche dagli
industriali, dagli enti territoriali e dai sindacati, si approvi una
modifica dell'articolo 138 che renda obbligatori i due terzi dei voti in
Parlamento per qualsiasi modifica costituzionale. Cosi' non si avranno
piu' le riforme a maggioranza come quella della scorsa legislatura''.
''E' una garanzia - spiega Bassanini - che offriamo al centrodestra e al
Paese, altrimenti ogni maggioranza finira' per fare una nuova
Costituzione: una doccia scozzese. Perche', se le riforme non sono
condivise, non vengono attuate dalla maggioranza della legislatura
successiva e anzi vengono sabotate, creano continui contenziosi. (...)
Invocare un pessimo precedente non legittima un nuovo errore. Dire che
poiche' un altro ha gia' ammazzato sua moglie posso uccidere anch'io la
mia non giustifica il crimine''.
''La devolution e' l'unica parte della riforma che c'e' nel programma
della Casa delle Liberta', poi cammin facendo e' stato aggiunto il
premierato onnipotente. Sono molto pessimista sulle possibilita' di un
accordo - sottolinea Bassanini - perche' il progetto finale del
centrodestra e' un mostro giuridico che e' il risultato della
spartizione della Costituzione tra i partiti.
Ognuno puo' sbandierare il suo pezzo: Berlusconi il premierato, la Lega
la devolution, Fini, che ha scarsa consapevolezza, pensa che il
premierato sia un surrogato del presidenzialismo all'americana, e con l'Udc
ha ottenuto che si ribadisca l'unita' nazionale. E' come se un bambino
pazzo avesse messo insieme a caso i pezzi del meccano e credesse di aver
fatto un'automobile''.
Nell'intervista invece al SOLE 24 ORE (Vanno
tagliate le burocrazie),
Bassanini sostiene che ''e' assurdo riscrivere la Costituzione
prevedendo l'avvio del federalismo fiscale solo tra 5 anni''.
nello stesso contesto anche il ministro La Loggia viene intervistato (Il
problema dei costi esiste) che
ringrazia
Franco Bassanini per la ''sincerita' con la quale ha ammesso gli errori
dell' Ulivo sulla riforma del titolo VV della Costituzione''. Il
ministro per gli affari regionali ritiene comunque che le proposte
dell'esponente Ds ''non possono essere accolte perche' fatte con troppo
ritardo''.
Sempre sulle riforme sono intervenute anche le Province.
''Pensavamo di
esserci capiti, noi eil ministro Calderoli, nel recente incontro in cui
abbiamo presentato la nostre proposte di modifica al disegno di legge di
riforma costituzionale. Ma e' stato tutto un fraintendimento'', ha
dichiarato il presidente dell'Upi,
Lorenzo Ria (nella foto):
''La presentazione degli emendamenti al disegno di legge di riforma
della seconda parte della Costituzione da parte della maggioranza di
governo -prosegue- non colma in alcun modo le gravi lacune del testo
approvato dal Senato, ma ne moltiplica la confusione''.
''Il Ministro - prosegue il presidente Ria - aveva convenuto su alcune
proposte presentate dalle autonomie locali: quella relativa alla
facolta' di Comuni, Province e Citta' metropolitane di accedere alla
Corte costituzionale in caso di lesione delle loro funzioni fondamentali
ad opera di leggi statali e regionali; quella relativa al riconoscimento
costituzionale degli organismi di confronto tra il governo e gli enti
territoriali. Il risultato evidenziato dagli emendamenti presentati
risulta apprezzabile ma insoddisfacente''.
''Gli emendamenti non prevedono un vero Senato federale - aggiunge il
presidente dell'Upi - caratterizzato dalla presenza delle autonomie
territoriali, ma offrono uno strapuntino a 40rappresentanti di regioni e
autonomie locali, che possono partecipare ai lavori del Senato, senza
diritto di voto e senza alcun potere effettivo''. ''Viene, inoltre,
rinviata sine die l'attuazione del federalismo fiscale e di tutta la
riforma del titolo V gia' approvata''.
''Da ultimo - conclude Ria - invece di definire esattamente le citta'
metropolitane in Italia, risolvendo i problemi aperti, gli emendamenti
presentati minano alla radice la certezza degli assetti istituzionali
locali''.
''Qualora il testo - ha infine spiegato il presidente dell'Anci
Domenici, critico anche con le Regioni
- dovesse rimanere invariato, la nostra proposta di ineleggibilita' e
incompatibilita' rimarrebbe. Noi non chiediamo che sia introdotta in
Costituzione, ma chiediamo un ordine del giorno di indirizzo per cui poi
si adotti una misura attraverso la legislazione ordinaria che arrivi
alle stesse conclusioni''.
(red)
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L'affondo del governatore, titola "la
Gazzetta del Mezzogiorno" (Si
discutera' anche del decreto 56 alla prossima «Stato-Regioni»).
Per il presidente della Regione Puglia,
Raffaele Fitto
(nella foto), il presidente dei ds, Massimo D'Alema, deve "dire di aver
commesso un grosso errore nel firmare il decreto 56/2000''.
Fitto replica così alle affermazioni fatte da D'Alema a Bari sulla
questione.
''Gli effetti sperequativi - ha detto
D'Alema - si sono determinati non a causa del decreto 56 ma a causa delle
decisioni assunte successivamente, o non assunte, da parte del governo
Berlusconi ''.
Fitto risponde di volere che l'
on.D' Alema ''dicesse,
tanto in Puglia quanto in Emilia, Lombardia, Veneto, Calabria e Campania,
esattamente le stesse cose'', e rileva che dal presidente dei Ds ''non
sembra emergere una posizione chiara in riferimento alla revoca del
decreto 56''.
''La iniquita' del provvedimento - spiega Fitto
(Documento
"Potenza")
- e' esattamente cio' che e' previsto nel decreto di attuazione perche'
quello che fa parte del primo decreto di attuazione e' assolutamente
identico. Se c' e' bisogno di un confronto nel merito della questione e
sugli aspetti tecnici sono d'accordissimo nel farlo in qualsiasi momento
per dimostrare che questo tentativo di spostare la polemica sul fronte
politico non serve a nessuno''.
Per il presidente della Regione, ''la Puglia e il Mezzogiorno si attendono
una presa d' atto ed una consapevolezza del' erroneita' di questo decreto,
firmato dall' on. D' Alema ed attuato dall' on.Berlusconi''.
Fitto ha infine ricordato che il 22 dicembre 1999 la Conferenza
Stato-Regioni dette ''un parere condizionato'' sulla questione e che
''alcuni di quegli aspetti non hanno visto un ricevimento tant' e' che la
Regione Puglia ha votato contro''.
D'Alema ha poi voluto precisare nel merito la questione del
decreto del cosiddetto federalismo fiscale: ''Il decreto legislativo 56
del 2000 - ha detto - rispondeva a criteri che furono unanimemente
condivisi dalle Regioni italiane, compresa la Puglia''.
''Questi criteri - ha aggiunto - erano quelli di eliminare i trasferimenti
di scopo e cioe' di dare alle Regioni una effettiva autonomia (prima le
Regioni avevano dei finanziamenti finalizzati). Si decise di abbandonare
il criterio della cosiddetta spesa storica nel riparto delle risorse, che
era un criterio che avantaggiava alcune regioni, che erano quelle che
storicamente spendevano di piu', penalizzava tutte le altre e non era un
criterio oggettivo''. Si decise ''di agganciare la distribuzione delle
risorse all' andamento delle entrate fiscali dello Stato, naturalmente
introducendo un fondo perequativo per le Regioni con meno capacita'
fiscale. Al momento in cui furono definiti questi criteri ci fu un unanime
consenso''.
Sulla base dei criteri contenuti del decreto legislativo la Regione
Puglia, a regime, nell' attuazione di quei criteri, secondo D' Alema,
''avrebbe avuto un sia pur lieve aumento della quota delle risorse
destinate e non una riduzione. E le Regioni che erano in qualche modo
penalizzate erano appunto le Regioni che si erano di piu' avvantaggiate
nei criteri della spesa storica, Veneto, il Lazio e, nel Mezzogiorno, la
Campania e la Calabria''.
''Ma tutto - ha detto D' Alema - era condiviso: si sapeva che quel
criterio non era equo e che lo si dovesse gradualmente superare. I
problemi sono nati successivamente, in fase di attuazione. Il governo
Berlusconi non si e' preoccupato di nulla: la riforma del titolo V e'
avvenuta dopo il decreto 56. Il governo avrebbe avuto il dovere di
predisporre norme attuative della riforma costituzionale che avrebbero
comportato anche un cambiamento del decreto 56. Non lo ha fatto. Perche'
questo non e' stato chiesto? Anzi, il governo Berlusconi ha fatto due cose
che hanno fatto saltare i criteri del decreto 56: nell' agosto del 2001 ha
fatto un accordo con le Regioni che prevedeva un aumento di oltre cinque
miliardi di euro della spesa sanitaria, senza preoccuparsi di armonizzare
la distribuzione di queste risorse con i criteri previsti dal decreto 56 e
quando e' stato fatto il dpcm attuativo dell' anno 2002, lo si e' fatto
applicando solo al 5% il fondo perequativo e quindi determinando uno
squilibrio a svantaggio di tutto il Mezzogiorno''.
''Oltretutto - ha aggiunto il presidente dei Ds - il decreto legislativo
conteneva una norma di salvaguardia per le Regioni svantaggiate: era un
decreto che doveva essere monitorato anno per anno per evitare che vi
fossero effetti sperequativi. E comunque prevedeva chiaramente che si
doveva rispettare la copertura totale del fabbisogno sanitario delle
Regioni con insufficiente capacita' fiscale. Norma che Berlusconi si e'
ben guardato dall' applicare quando emano' il dpcm''.
''Se il riferimento e' ai
criteri indicati nell' ambito del 56- sottolinea invece Fitto - che fa
riferimento al fabbisogno sanitario, l' on.D' Alema dovrebbe sapere, e lo
sa molto bene, che nella legge finanziaria n.662 del 1996 sono stati
modificati i criteri di riparto anche dell' attribuzione delle risorse
sanitarie. La Regione Puglia, da allora, prende circa 1.000 miliardi di
vecchie lire in meno rispetto a quello che prendono analoghe regioni con
lo stesso numero di abitanti''.
Infine Fitto ribadisce la "revoca" e la "sospensione" del decreto.
(red)
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''Siamo preoccupati
- afferma il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni,
intervistato da REPUBBLICA (Il
rilancio punti sul Nord o la Lombardia fara' da sola)
- Se il piano industriale di Alitalia non favorira' un effettivo rilancio
dell'azienda, siamo pronti a impegnarci direttamente per favorire
l'intervento di altri soggetti. Sono mesi che incontro operatori
internazionali, e anche nazionali, che avanzano progetti imprenditoriali.
Siamo disponibili a studiare tutte le alternative possibili a una
compagnia di bandiera in crisi''.
''Sono consapevole - aggiunge - che un progetto alternativo
presenterebbe notevoli difficolta' tecniche. Percio' non escludo un
coinvolgimento economico della Regione e del sistema economico lombardo.
Spero ancora che i segnali positivi emersi nelle ultime ore portino al
piu' presto a un vero piano industriale per Alitalia. Tuttavia, qualunque
ipotesi di rilancio dovra' passare dalla Lombardia. Nella nostra regione
si vendono 1400 milioni di euro l'anno di biglietti, un terzo di tutto il
mercato italiano dei voli. Il doppio di quello del Lazio''.
''Al governo chiediamo innanzitutto che venga convocato al piu' presto
un tavolo con le regioni Lazio e Lombardia, e le societa' che gestiscono
Malpensa e Fiumicino. Vogliamo che vengano ridefiniti i ruoli degli scali
aeroportuali, e che ne venga valorizzata la loro complementarieta'.
Malpensa deve diventare un vero hub internazionale, con un aumento delle
tratte intercontinentali e della frequenza dei voli per l'Italia e per
l'estero. Chiediamo poi investimenti in nuovi aerei per le destinazioni di
medio e lungo raggio. (...) Non e' sostenibile un sistema in cui il 91%
dei piloti e del personale di volo ha base a Roma, quando il 66% di loro
viene impiegato sui voli internazionali che partono da Malpensa. La
Lombardia ha le potenzialita' per diventare anche il centro principale di
armamento e di supporto logistico per gli aerei".
(sm) |
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editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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Direttore responsabile: Marco Tumiati
In redazione: Stefano Mirabelli; Giuseppe Schifini
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