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periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003
presso il Tribunale Civile di Roma
Sezione Stampa n.106/2003 |
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n. 362 -
Roma, 9 settembre2004 |
Sommario |
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"Penso che non c'è nessuna onda, è tutto
nella norma. Il governo ha detto che vuole darci una mano
nell'organizzazione di un evento storico per l'Italia e dovrei forse
essere preoccupato? O peggio scontento? Ma scherziamo ? L'unica risposta
razionale è: ben venga l'aiuto, è doveroso dire grazie a Roma", parola del
Presidente del Piemonte che respinge così gli allarmi lanciati su un
presunto "commissariamento" delle Olimpiadi 2006. "Non c'è nessun golpe in
atto - rassicura Ghigo in un'intervista a La Stampa di ieri ("Non
ci sarà alcun golpe, ma i Giochi sono di tutti") - qualunque
decisione governativa dovrà essere condivisa da noi. per noi intendo gli
enti locali. Comune, Provincia e Regione".
E' anzi "felice" il Presidente del Piemonte per la discesa in campo del
governo: "Il Governo ha fatto la sua parte benissimo, pensiamo solo alla
barca di soldi che ci ha dato. Adesso, vuole darci un ulteriore aiuto, ben
venga. Non dobbiamo essere gelosi delle Olimpiadi, bisogna essere
disponibili a dividerle con gli altri. Solo così raggiungeranno quella
notorietà cha attualmente latita. Anche la Rai ha le sue colpe, non ha
certo contribuito a farle conoscere, spero si decida a fare la sua parte
d'ora in poi. Inoltre ad Atene, Torino 2006, è stata poco sponsorizzata
pochissimo è stata poco sponsorizzata, è stata sprecata una enorme
occasione. Resta comunque "ottimista" il presidente Ghigo e sprona la
regione "è il caso che una volta tanto noi piemontesi si vinca la nostra
proverbiale chiusura e ricordiamoci che possiamo essere più bravi se
qualcuno ci aiuta".
(sm) |
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Federalismo, nel nuovo testo i deputati a
vita, titola il "Corriere della Sera", mentre il "Sole 24 Ore":
Calderoli- federalismo fiscale in cinque anni.
Per "il Giornale":
Riforme, anche i sindaci nel Senato federale.
Dalle prime indiscrezioni la "Bozza" Calderoli di riforma costituzionale
dovrebbe prevedere un Senato federale eletto con il metodo proporzionale.
E nel 'nuovo' Senato ci sara' spazio anche per sindaci, presidenti di
provincia e consiglieri regionali. Accanto ai 252 senatori ci saranno,
infatti, anche 2 rappresentanti per regione. Questi ultimi, eletti da
ciascun consiglio regionale con la garanzia della
rappresentanza delle minoranze, saranno un consigliere regionale e un
sindaco o un presidente di provincia o di città metropolitana della
regione.
''Siamo alla stretta finale: qualche
apertura c'e' stata sulla composizione del Senato federale''. Cosi' si e'
espresso il presidente dell'Upi, l'Unione delle Province italiane,
Lorenzo Ria (nella
foto), al
termine dell'incontro per le Riforme, con il ministro Roberto Calderoli
sui temi della riforma costituzionale.
''Noi - ha spiegato Ria - ci siamo sempre espressi per una composizione
mista del Senato, con una rappresentanza, cioè, non solo dei senatori ma
anche, paritariamente, di Regioni, Comuni e Province. La composizione del
Senato federale per noi deve essere paritaria con una adeguata presenza
del sistema delle autonomie''. Ria ha però ammesso che non sembrano
esserci i margini per arrivare ad una composizione paritaria del Senato.
La delegazione dell'Upi, guidata da Ria era composta dal vicepresidente
Forte Clo, dal presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra, e
quello della provincia di Milano, Filippo Penati. E' stato presentato un
documento con le proposte delle Province italiane in tema di riforme
costituzionali.
''C'e' stato un passo in avanti rispetto alla presenza degli enti
locali nel Senato territoriale - ha detto Gasbarra - ma la proposta l'ho
colta più nei termini di equilibrio politico-partitocratico che di
equilibrio istituzionale e territoriale. Si parla di un Senato con 40
senatori, 20 espressione delle Regioni e 20 di Province e Comuni,
scelti in relazioni alle minoranze e maggioranze territoriali: credo che
tutto cio' debba essere rivisto in termini istituzionali''.
Pertanto dalle
prime indiscrezioni sulla "bozza" Calderoli il
Senato torna quindi a essere eletto con il sistema proporzionale, come
prevedeva il testo del governo. C'è l'impegno a varare per legge entro 5
anni il federalismo fiscale, altrimenti scatterà per le Regioni la
facoltà di imporre nuove tasse con corrispondente riduzione delle imposte
statali; il trasferimento di beni e risorse per l'attuazione del
federalismo fiscale entro 5 anni; il Senato federale 'allargato' a
rappresentanti di regioni, comuni, province e città metropolitane (due
per regione, uno in rappresentanza del consiglio regionale, uno degli enti
locali) e la novità dei 'deputati a vita'; il 'ritorno' delle materie
come l'energia, le grandi reti infrastrutturali ma anche la comunicazione
e gli ordini professionali e la tutela della salute alla competenza
esclusiva dello Stato. Non ci sono novità su premierato e interesse
nazionale.
I rappresentanti delle regioni nel Senato federale, che dovranno avere
compiuto 40 anni, avranno diritto di voto su diverse materie tra cui
quelle relative ai conti pubblici.
Il regolamento del Senato federale viene adottato a maggioranza assoluta e
''garantisce i diritti delle minoranze''.
L'iter per la formazione delle leggi: ''Entro quindici giorni dalla
conclusione dell'esame da parte della commissione competente, il Senato
federale (o la Camera, ndr) della Repubblica può proporre modifiche a
tali disegni di legge, sulle quali la Camera decide in via definitiva.
Sulle modificazioni proposte puo' riferire alla Camera un senatore
designato dal Senato''.
C'e' la possibilita', per il governo di far inserire ''con priorita'''
propri disegni di legge nell'ordine del giorno delle due Camere.
Il capo dello Stato promuove lo scioglimento dei consigli regionali, ma il
decreto di scioglimento e' adottato solo ''previo parere del Senato della
Repubblica''.
'Tornano' di competenza esclusiva dello Stato le grandi reti,
l'ordinamento sulla comunicazione, l'ordinamento delle professioni
intellettuali, trasporto e distribuzione della energia e anche la tutela
della salute. Su deliberazione del consiglio delle autonomie locali puo'
essere promossa di fronte alla Consulta la ''questione di legittimita'
costituzionale proposta da un ente locale della regione'' sulle leggi.
Comuni, province e citta' metropolitane potranno sollevare la questione di
'legittimita' costituzionale' nei confronti di leggi dello Stato o delle
Regioni che ledono le proprie prerogative costituzionali.
Ritorna la contestualità. ''Le elezioni del Senato federale - si legge
nella 'bozza' - hanno luogo contestualmente a quelle di tutti i consigli o
assemblee regionali in carica in tale data, che sono conseguentemente
sciolti''.
(gs)
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Nel Senato federale ci
sara' spazio anche per sindaci, presidenti di provincia e consiglieri
regionali. E' questa una delle novita' della 'bozza' stilata dal ministro
Roberto Calderoli
sulle riforme. Nel
nuovo Senato, infatti, accanto ai 252 senatori (eletti con il sistema
proporzionale), ci saranno, anche 2 rappresentanti per regione.
Questi ultimi, eletti da ciascun consiglio regionale con la garanzia della
rappresentanza delle minoranze, saranno un consigliere regionale e un
sindaco o un presidente di provincia o di citta' metropolitana della
regione. I rappresentanti delle regioni nel Senato federale avranno
diritto di voto su diverse materie tra cui quelle relative ai conti
pubblici.Per quanto riguarda, invece la Camera, ci sara' l'aumento (da 12
a 15) del numero dei deputati eletti nella circoscrizione Estero.
Per il presidente della Regione Lazio
Francesco Storace
le Regioni portano un contributo ''decisivo'' nel dibattito sul
federalismo. Il tema e' stato al centro dell' incontro avuto da Storace
con il senatore Domenico Nania, presidente del gruppo parlamentare di An a
palazzo Madama, a seguito della decisione del partito di Fini di allargare
alla rappresentanza regionale la discussione sulle riforme costituzionali,
in preparazione del vertice di fine settimana e in vista del dibattito
generale che comincera' a Montecitorio.
Per Storace e' ''assolutamente positivo l'ampliamento della platea che
partecipa alla discussione sul federalismo, una platea che deve
comprendere anche le Regioni. La presenza delle Regioni al tavolo politico
che sta discutendo le riforme, infatti, e' necessaria, per il contributo
che i rappresentanti del territorio possono dare al dibattito. Un
contributo, a mio modo di vedere, decisivo, perche' il federalismo e' la
vita stessa delle Regioni e non si puo' prescindere dal loro apporto di
idee, nel momento in cui si procede alla riforma, ma anche perche' ci
troviamo a dover affrontare un referendum, che non vogliamo si trasformi
in un campo di battaglia. Percio', dobbiamo lavorare, con l'obiettivo di
dar vita a un'alleanza politico-istituzionale sul sistema delle Regioni''.
''La legge approvata dal Senato e attualmente in discussione alla Camera,
dunque - ha continuato - contiene principi giusti e condivisibili: si
tratta, ora, di lavorare sui contenuti, partendo dalla composizione del
Senato e scrivendo in concreto chi deve stabilire un'eventuale lesione
dell'interesse nazionale. E bisogna dire parole molto chiare sul tema
delle risorse. Lo abbiamo sottolineato tante volte: se non ci sara'
chiarezza sulle risorse, se non si affrontera' in modo definitivo il nodo
del federalismo fiscale, qualsiasi riforma rischia di rimanere 'zoppa'''.
In particolare, sul tema del Senato federale, secondo Storace, ''si gioca
una partita decisiva. Nell'attuale testo, e' previsto il Senato federale,
eletto contestualmente alle elezioni regionali (con una contestualita'
cosiddetta 'affievolita'), mentre la nostra proposta e' quella di una
contestualita' vera: in caso di scioglimento di un consiglio
regionale, si deve procedere anche all'elezione dei senatori di quella
Regione. E credo sia sensato riproporre la proposta del Senato misto,
meta' elettivo e meta' nominato dalle Regioni''.
''Certo e' - ha continuato - che non mi trova d'accordo, e arrivo, cosi',
all'interesse nazionale, il fatto che tra i compiti che avra' il Senato
federale ci debba essere quello di bocciare le leggi regionali. Peraltro,
il meccanismo previsto dal testo approvato da Palazzo Madama appare
farraginoso e contrario a quei principi di snellezza e rapidita', che
rappresentano gli elementi-cardine del federalismo. Sono convinto che la
cosa migliore sia quella di porre l'interesse nazionale in capo al
presidente della Repubblica, al quale conferire anche il potere di
promulgare le leggi regionali cosi' come avviene come per quelle approvate
dal Parlamento''.
Storace attribuisce ''enorme importanza'' anche alla questione dei poteri
che verranno assegnati a Roma Capitale d'Italia. ''Su questo tema - ha
osservato - abbiamo ingaggiato battaglie memorabili, non per spirito
campanilistico, ma perche' e' assurdo che, fino a oggi, la capitale del
nostro Paese, che e' anche la Capitale della cristianita', non sia stata
messa in grado di competere con le altre grandi Capitali europee e
mondiali e che il suo sindaco abbia gli stessi strumenti legislativi che
ha il sindaco di un Comune di mille abitanti''.
''Mi
piacerebbe che il
Presidente del Consiglio esplicitasse di piu' le sue
intenzioni su riforme, finanziaria e sulle prossime regionali'', ha anche
detto Storace.
''Si tratta, insomma - ha concluso - di lavorare insieme, di lavorare per
e non contro: la riforma federalista dello Stato e' quella che potra' e
dovra' consentirci di governare bene nel futuro, sempre nell'interesse del
cittadino. E questo significa procedure piu' snelle, significa dare
risposte nel piu' breve tempo possibile alle istanze della comunita'. La
riforma federalista dello Stato, insomma, e' il futuro stesso: stiamo
giocando una partita decisiva e non possiamo permetterci di sbagliare''.
Intanto i sindacati si esprimono in modo negativo sulla devolution.
Cgil, Cisl e Uil sono contrarie all'attribuzione di competenze esclusive
alle regioni su scuola, sanita' e sicurezza, in occasione di un
incontro con il sottosegretario alle Riforme Brancher.
I sindacati hanno detto che in settori "particolarmente delicati", come
scuola, sanità e sicurezza, la competenza esclusiva delle regioni
determinerebbe "l'inevitabile rischio di sperequazioni territoriali nel
godimento di diritti fondamentali, che devono invece essere garantiti in
maniera uniforme su tutto il territorio nazionale".
I sindacati hanno, poi, richiamato la necessita' di procedere
all'attuazione del federalismo fiscale "secondo il modello previsto
dall'articolo 119, perche' solo in questo modo sara' possibile dare
efficienza al sistema".
Cgil, Cisl e Uil si riservano il giudizio generale in merito al ddl
sulle riforme costituzionali in discussione al Parlamento "alla luce delle
modifiche che in queste ore si stanno apportando al provvedimento".
(gs)
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Lo Statuto della Regione Umbria e'
''eccellente: in Consiglio dei ministri c'e' stato un ampio apprezzamento
del lavoro svolto e non ne e' mai messo in discussione l'impianto; e'
stato fatto un ottimo lavoro''.
Il ministro degli Affari Regionali,
Enrico La Loggia
(nella foto), è
quindi ritornato sulla decisione del Cdm di venerdi' scorso di portare
davanti alla Consulta alcuni punti della carta statutaria umbra.
''Si tratta - spiega il ministro - di tre o quattro punti su cui qualche
dubbio tecnico-giuridico permane. Non si tratta di valutazioni ne' di tipo
politico ne' fazioso, ma, al contrario, molto serene. Io avevo fatto la
proposta di non impugnare lo Statuto ma il Consiglio dei ministri ha
ritenuto fosse meglio approfondire alcuni aspetti''.
Riferendosi in particolare agli articoli relativi alle politiche per la
famiglia, il ministro fa notare come ''rispetto alla Toscana la soluzione
trovata dallo Statuto dell' Umbria e' sicuramente piu' vicina alle norme
costituzionali, e' piu' blanda, e' una sorta di compromesso. Sicuramente
la soluzione umbra non e' la migliore possibile ma rispetto alla Toscana
e' stata trovata una soluzione meno traumatica, piu' morbida, di incontro,
piuttosto che non di scontro''.
Dunque, prosegue il ministro, ''lo sforzo e' stato fatto, anche se non si
puo' essere totalmente soddisfatti della soluzione trovata, tanto che
qualche perplessita' l'avevo e la ho ancora: e' uno degli elementi di
maggiore attenzione su cui la Corte costituzionale decidera''', a meno
che, osserva ancora La Loggia, ''il Consiglio regionale non voglia
autonomamente modificare qualche parte, non procedesse ad una
riformulazione piu' chiara, il che farebbe accelerare di molto di tempi''.
Piu' in generale, sulla elaborazione in corso, da parte delle Regioni, dei
nuovi Statuti regionali, La Loggia sostiene
di aver apprezzato il confronto preventivo che si e' voluto sviluppare tra
Governo e Regioni, anche e soprattutto a livello tecnico. ''Tutto questo -
conclude il ministro - ha consentito di sciogliere molti nodi''.
(red) |
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La Commissione europea ha deciso oggi di
rinviare a data da destinarsi la contrastata proposta di accettare la
presenza accidentale di organismi geneticamente modificate (Ogm) anche
nelle sementi, come avviene gia' per gli alimenti.
Ufficialmente la Commissione afferma che: ''la conferenza sulla soglia
di etichettatura delle sementi Ogm era annullata in quanto il punto era
stato ritirato dall'agenda'' dell'esecutivo Ue.
La proposta che doveva normalmente essere adottata su iniziativa della
commissaria europea all'ambiente Margot Wallstrom, fortemente sostenuta
da Fischler, prevedeva una soglia di tolleranza di Ogm dello 0,3% nelle
sementi di colza e di mais. Per la soia si attendono ancora dei parere
scientifici.
Questo avrebbe significato che al di sotto della soglia dello 0,3% la
presenza di prodotto transgenico non sarebbe stata segnalata
nell'etichetta sulle sementi in quanto considerata accidentale o
tecnicamente inevitabile.
La questione e' fondamentale, soprattutto per paesi come l'Italia che
molto ha investito nell'agricoltura biologica e negli alimenti di alta
qualita' che difende a livello europeo e internazionale.
Il ministro per le politiche agricole Gianni Alemanno aveva lanciato
ancora lunedi' scorso un appello al presidente della Commissione europea
Romano Prodi in cui sottolineava che ''tutti i controlli effettuati in
questi anni in Italia dimostrano che uno zero tecnico di contaminazione
e' sicuramente raggiungibile''.
(red)
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Nella "bozza" Calderoli e'
prevista l'attuazione completa del federalismo fiscale entro 5 anni,
altrimenti scattera' per le regioni la facolta' di imporre nuove tasse con
contestuale riduzione delle imposte statali. Sono anche previste norme per
il trasferimento dei beni e delle risorse alle regioni per l'attuazione
del federalismo fiscale che spettano al governo. In caso poi l'esecutivo
non provveda a questo compito, spettera' al Capo dello Stato, per decreto,
''provvedere al trasferimento di beni e risorse sulla base di indici
oggettivi relativi alla spesa delle pubbliche amministrazioni statali e
alla struttura demografica, sociale ed economica del territorio di
riferimento''.
Entro il 30 settembre l'Alta Commmissione,
in questi giorni al lavoro a ritmi serrati, consegnera' al governo il
documento che costituira' la base per tracciare le nuove imposte locali. E
tra le ipotesi sulle quali si sta concretamente lavorando, per consentire
agli enti locali di avere risorse adeguate rispetto ai maggiori compiti e
servizi che saranno chiamati ad affrontare, figurano ''l'attribuzione agli
enti locali delle tasse sulla casa, la compartecipazione a Irpef e accise
e il mantenimento delle addizionali''.
E' quanto riferisce Maurizio Leo, esperto fiscale di An, componente
dell'Alta Comissione sul federalismo fiscale e coordinatore del gruppo di
lavoro 'perequazione'. Tempi dunque stretti per le linee del nuovo fisco
locale, anche se però con molta probabilità non finalizzati alla
Finanziaria.
''Stiamo lavorando in questi giorni su simulazioni - spiega Leo - per
verificare come rimodulare le entrate degli enti locali, partendo del
principio di base della correlazione tra le spese e la conseguente
necessità di finanziamento''. Le ipotesi sulle quali si sta lavorando
prevedono tre diverse fonti di entrata per Comuni, Province e
Regioni:entrate dirette, in gran parte dalle tasse che ruotano sulla casa,
compartecipazioni di grandi tributi nazionali (Irpef e accise,
innanzitutto) e addizionali.
Le novita', che saranno all'attenzione del governo entro fine mese, non
dovrebbero pero' partire gia' con la prossima Finanziaria. ''Non mi sembra
che ci siano i tempi'', spiega il deputato di An Maurizio Leo. Ma il
componete dell'Alta Commissione sul federalismo fiscale difende l'operato
della stessa: ''Qualcuno dice che la Commissione non ha lavorato, abbiamo
lavorato fin troppo rispetto agli input che ci sono stati dati'', dice
spiegando che l'Alta Commissione avrebbe dovuto lavorare in base alle
linee guida di un documento della Conferenza Stato-Regioni, documento che
in effetti non c'e mai stato.
''Noi stiamo operando sulla base delle indicazioni dell'accordo sul tema
raggiunto dagli enti locali nel giugno dello scorso anno''.
Le nuove tasse locali dovrebbero avere come fonte principale la casa: l'Ici
(l'imposta comunale sugli immobili), la Tarsu (la tariffa sui rifiuti
urbani) e tutte le imposte sul valore degli affitti. Gli enti locali
potrebbero poi contare su delle ''compartecipazioni'' a grande imposte
nazionali: l'Irpef sulla casa innanzitutto. Anche se ''il meccanismo -
dice Leo - e' ancora tutto da studiare visto che si dovrebbe passare da
una tassazione progressiva a un'imposta sostitutiva''. Gli enti locali
dovrebbero ancora beneficiare di parte delle accise che vengono applicate
sulla benzina e sull'energia. Accantonata invece per il momento l'ipotesi
di compartecipazione all'Ires (la tassa sulle società), che pur
introdotta dalla Finanziaria 2003 per le società con stabilimenti in
regioni diverse da quelle dove hanno la sede legale, di fatto non e' mai
stata applicata.
E ancora: resterebbero le addizionali, i cui aumenti sono stati congelati
da un paio di leggi finanziarie, proprio in attesa delle decisioni che
dovrebbero essere presse sul federalismo fiscale, dopo il documento-guida
dell'Alta Commissione.
''Ho l'impressione che i risultati dell'Alta Commissione sul federalismo
fiscale non avranno grande cogenza rispetto all'andamento della finanza
locale e del federalismo fiscale'', ha commentato
il presidente dell'Anci Leonardo Domenici (nella foto)
dopo l'incontro di ieri al ministero dell'economia.
Disgelo con i comuni su spese e tasse,
titola "la Repubblica"; "il Giornale":
Finanziaria 2005 il primo sì dei Comuni soddisfa
Siniscalco e il "Sole 24Ore":
Manovra, Siniscalco apre agli Enti locali.
(red) |
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editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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