periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 - Tribunale Civile di Roma, Sezione Stampa -  n.106/2003
 
n.  378 - Roma, 1 ottobre 2004

Sommario

Emendamenti "Bipartisan": enti locali con ricorso a Consulta

Spesa farmaceutica: in rosso per 1477 milioni di euro

Fini e il federalismo fiscale: "caro Silvio" ti scrivo

Regionali Lazio: centrosinistra manda Marrazzo

Finanziaria: Lorenzetti è "inaccettabile"; Billè:  una "cambiale"

Storace: è sparita la devolution. Bubbico: impianto confuso

Emendamenti "Bipartisan": comuni e province con ricorso a Consulta

Ultimata la parte relativa al Titolo V della Costituzione. L'Aula di Montecitorio ha detto quindi di si' alla riforma mentre i poli votano insieme alcuni emendamenti, o meglio con l'opposizione che si astiene.
E' passato Bipartisan l'emendamento che da' la possibilita' anche a comuni, province e citta' metropolitane di ricorrere alla Corte Costituzionale, ma sul riconoscimento istituzionale delle citta' metropolitane le Province sono molto critiche.
Quindi più di 8000 soggetti istituzionali con possibilità di ricorso alla Consulta. In tal senso le Regioni avevano proposto (Riforma Costituzione - proposte delle Regioni):
"h) accesso diretto alla Corte Costituzionale per gli enti locali.
Sull'emendamento le regioni non comprendono come una riforma giustificata dalla motivazione di rimediare ad un eccessiva conflittualità del sistema vigente possa estendere la facoltà di ricorso alla Corte costituzionale.
Del resto alle esigenze che stanno alla base delle disposizione già ha inteso dare una risposta la disciplina contenuta nella legge n. 131 del 2003 (art.9), che eventualmente potrebbe essere, nei suoi contenuti essenziali, recepita in Costituzione.
In sintesi, in relazione all'accesso diretto alla Corte Costituzionale per gli enti locali le Regioni propongono: a)
   
sopprimere l' art. 39 bis(128) degli emendamenti; b)    in via alternativa, introdurre in Costituzione  un sistema basato sulle Conferenze e sui consigli delle autonomie, secondo una logica ispirata alla legge 131 del 2003.
E' passata anche la proposta di modifica richiesta dal presidente del Senato Marcello Pera: la Conferenza Stato-Regioni inserita nella Carta Costituzionale non potra' in alcun modo interferire con l'attivita' del Senato perche' avra' una competenza esclusivamente amministrativa e non legislativa. ''Il pericolo  era - ha dichiarato il presidente dei senatori di Forza Italia, Renato Schifani (nella foto)- che la Conferenza Stato-Regioni, costituzionalizzata con il voto della Camera, stipuli accordi svuotando di qualunque competenza le funzioni del Senato''.
''Non si capiscono le obiezioni di chi non condivide l'inserimento nella Costituzione della Conferenza Stato-Regioni, visto che questo e' il minimo che si potesse prevedere in una riforma che di federalista ha solo il nome'', ha affermato Donato Robilotta, assessore agli Affari Istituzionali, Enti Locali e Sicurezza della Regione Lazio. ''In tutti gli stati federali - prosegue Robilotta - e' previsto un Senato delle Regioni mentre nel testo in discussione alla Camera l'attuale previsione del Senato federale e' l'esatto opposto. E' evidente che serve un luogo alto di mediazione istituzionale tra Stato e Regioni''. ''Mi auguro - conclude Robilotta - che nella discussione sull'articolo che riguarda l'interesse nazionale prevalga il buon senso e che venga assegnato al Capo dello Stato un potere vero e non quello di notaio, cambiando la parola 'emanare' con 'puo' emanare' ''.
Ecco un'altra intesa avvenuta tra i poli: 1) sull' inserimento in Costituzione delle Authority: 2) sul coordinamento tra Senato federale ed enti locali: la Conferenza Stato-regioni ha una competenza esclusivamente amministrativa.
La Cdl poi ha recepito la proposta del centrosinistra (primo firmatario Marco Boato) di vietare il terzo mandato consecutivo per i governatori e accoglie anche quella che permette l'inserimento in Costituzione della definizione in francese della Valle d'Aosta e in tedesco del Trentino-Alto Adige.
Lo scontro invece resta sui tempi. L'ostruzionismo dell' opposizione rischia di far slittare il voto finale a meta' ottobre. Come ammette anche il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini: ''L'approvazione del provvedimento sulle riforme entro l'otto ottobre - dichiara Casini a meta' pomeriggio - mi sembra difficile. Le posizioni tra maggioranza e opposizione sono distanti. Ho valutato che un'intesa politica e' impossibile, ma vorrei trovare almeno una condivisione del percorso parlamentare''.
Intanto l'Aula reintroduce in Costituzione il principio dell'interesse nazionale, approvando l'emendamento che da' la possibilita' al governo di intervenire nel caso in cui una legge regionale ''pregiudica l'interesse nazionale della Repubblica''.
Ottiene il via libera anche un'altra la proposta: affidati alla legge dello Stato il compito di fissare 'i criteri' di composizione dei consigli regionali, di indicare cioè il numero dei consiglieri, definita "una norma di buon senso che mira a ridurre i costi della politica''.
Inoltre c'è la polemica tra Pera  e il vicepresidente di Montecitorio Clemente Mastella. Il leader dell'Udeur di prima mattina attacca: ''Se persino il presidente del Senato si sveglia dal torpore della sua presidenza istituzionale e si rende conto che gli stanno sfilando il Senato non c'e' dubbio che la riforma sia un pasticcio''. Immediata la replica di Pera: ''Svegliatomi di soprassalto dal mio torpore istituzionale e stropicciatomi gli occhi, mi sono accorto con stupore che il vicepresidente della Camera e' affetto da maleducazione istituzionale nei confronti del presidente del Senato. Di questo fatto inusuale nella storia della Repubblica sono certo che il segretario dell'Udeur vorrà informare il vicepresidente della Camera anche per non mettere in imbarazzo il Presidente della Camera''. ''Sorprende il tentativo del presidente del Senato - è la controreplica di Mastella - di portare sul piano istituzionale un commento politico da me espresso che non ho alcuna difficoltà a confermare...''.
Grazie ad un emendamento al testo delle riforme dell'opposizione approvato dall'Aula della Camera su cui commissione e governo hanno espresso parere favorevole la Valle d'Aosta ed il Trentino-Alto Adige saranno citate rispettivamente anche con la denominazione rispettivamente in francese ed in tedesco nel nuovo articolo 131 della Costituzione. Dunque, come già accade nell'articolo 116 della Costituzione, anche nel 131 si leggerà Valle d'Aosta/Vallee d'Aoste e Trentino-Alto-Adige/Suedtirol.
Le province infine ribadiscono di essere contro l'introduzione delle città metropolitane:
''L'approvazione da parte della Camera dei Deputati dell'emendamento sul procedimento d'istituzione delle città metropolitane conferma che la maggioranza di governo afferma solo a parole il principio di leale collaborazione ed, invece,opera concretamente soltanto per creare ulteriori conflitti istituzionali'', ha dichiarato il Presidente dell'Unione Province Italiane Lorenzo Ria.
Ora si passa alla composizione delle Camere. Intanto per il Senato
due membri per ogni Regione, uno in rappresentanza delle Regioni stesse l'altro delle Autonomie locali, senza avere comunque diritto di voto. E' il contenuto di un emendamento al disegno di legge di riforma costituzionale presentato dalla commissione, sul quale hanno trovato l'accordo maggioranza e centrosinistra con la contrarieta' di Rifondazione comunista.
''Non mi sembra utile che si proceda a colpi di maggioranza quando sono in gioco interventi sui poteri dello Stato, su ruolo di Camera e Senato, sui poteri del premier e del Capo dello Stato''. E' questo il monito sulle riforme costituzionali lanciato dal Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, in un'intervista al Corriere della sera di oggi: Ciampi e le riforme Non utili i colpi di maggioranza. Ciampi sottolinea l'importanza di ''mettersi all'opera con spirito unitario, ricercando convergenze le più larghe possibili tra tutte le forze politiche, di governo e di opposizione''. Ciampi invita anche a porre ''la più attenta cura'' per soluzioni che ''assicurino la coerenza e la funzionalità del quadro costituzionale, nel suo insieme e in tutte le sue parti''.
Il presidente della Repubblica dice di non aver chiesto calcoli sui costi del federalismo, ''anche se certo - aggiunge subito - vorrei conoscerli'', e infine invoca un passaggio da ''l'amor di patria più emotivo'' a un ''vero e proprio patriottismo costituzionale''. E spiega la sua decisione di intervenire sulla materia delicata delle riforme costituzionali (come ha fatto gia' una decina di giorni fa), anche in conseguenza del fatto che la Carta ''attribuisce al Capo dello Stato proprio la funzione di rappresentante garante dell'unita' nazionale''.
(gs)

Regionali Lazio: centrosinistra manda Marrazzo

Lazio, Marrazzo sfidera' Storace. Dubbi a sinistra, titola il Corriere della Sera, mentre "la Repubblica e "il Secolo d'Italia", titolano rispettivamente: Lazio, Marrazzo puo' sfidare Storace alle Regionali; Regionali, contro Storace spunta I'ipotesi Marrazzo ma diventa solo l'ultimo litigio della sinistra.
Si  profilano le
14 sfide che ad aprile, il 10 o il 17, vedranno impegnati in altrettante regioni ordinarie i candidati a presidente.
''Mi e' stata avanzata una proposta unitaria alla quale daro' una risposta in tempi brevissimi''. Cosi' il conduttore di 'Mi manda Raitre'
Piero Marrazzo conferma le indiscrezioni degli ultimi giorni che lo davano come candidato dal centrosinistra per sfidare Storace nella corsa alla presidenza della Regione Lazio.
''E' una proposta molto seria - afferma Marrazzo - che mi gratifica e mi ha anche colpito. Capisco che non viene chiamato il giornalista televisivo ma un uomo che per 8 anni ha vissuto in mezzo ai cittadini, ascoltando e cercando di dare una risposta a 200mila segnalazioni di problemi a stagione''. La sfida a Storace? ''Sarebbe da champions league''.
''Piero Marrazzo è un giornalista che stimo, fa molto bene la televisione e se sceglierà di candidarsi io stesso gli consiglio la sfida, se a lui la sfida piace, anche perché la politica fa bene'', ha detto il presidente della Regione Lazio Francesco Storace riguardo alla possibile candidatura del giornalista di Raitre alle prossime elezioni regionali.
''Marrazzo deve sapere comunque che le campagne elettorali sono difficili - ha proseguito Storace - e che non ci si deve illudere come successe a un suo collega, Piero Badaloni. Il governo regionale è impegnativo, bisogna convincere milioni di persone che si e' il candidato giusto. Se accetta la sfida con me, e' vero che come lui stesso ha detto è come andare in Champions League, ma è anche vero che per la Champions League e' sufficiente arrivare secondi''.
In Campania invece il presidente Bassolino riflette sul ripresentarsi o meno alle prossime regionali: "
prima dell'estate si pensava di poter prendere una decisione entro la fine dell'anno, comprendo bene che invece la decisione debba essere assunta prima, gia' nelle prossime settimane, e cosi' faro''. Cosi' il presidente della giunta campana, Antonio Bassolino: ''Sto lavorando - ha aggiunto Bassolino - perche' si possa andare avanti con un programma di fine legislatura ricomponendo dovunque e' possibile problemi e conflitti che c'erano. Lo considero un dovere in ogni caso, al di la' della scelta che faro' per le prossime elezioni regionali'''.
Bassolino si e' soffermato sulla necessità di presentare liste unitarie regionali all'interno del centrosinistra:''Di questo - ha detto - si tornera' a discutere dentro la federazione a Roma. Penso che quanto più c'è la lista unitaria nelle regioni italiane, meglio e', perché si da' il senso di una continuità rispetto alle elezioni europee e si da' il senso di un cammino che dovrà andare avanti anche oltre le Regionali''.
E a proposito delle elezioni regionali
Clemente Mastella aveva dichiarato: o il centrosinistra offre all'Udeur la candidatura in Campania, Basilicata o Calabria, o valuterà le offerte della Cdl.
Una sintesi di fonte Ansa dell'attuale situazione candidature alle regionali, tra indiscrezioni e ufficializzazioni ancora in corso.

PIEMONTE: Al Presidente uscente della Cdl Enzo Ghigo si potrebbe opporre la neo eurodeputata Ds Mercedes Bresso.    
LOMBARDIA: nel centrosinistra circolano i nomi di Chicco Testa e soprattutto di Umberto Veronesi, forte negli ambienti chiave della Sanita'. Raccoglierà la sfida Roberto Formigoni.
VENETO: Al vertice della Cdl del 23 settembre Giancarlo Galan ha incassato l'ok di tutte le forze del Polo, Udc compreso. Il centrosinistra potrebbe puntare sull'ex eurodeputato Ds Massimo Carraro, o sul deputato della Margherita Maurizio Fistarol, su Franco Frigo o su Achille Variati, capogruppo dei Dl in Regione. In lizza e' anche  un industriale (si parla di Mario Carraro presidente dell'omonimo gruppo).
LIGURIA: il centrosinistra schiererà Claudio Burlando mentre il Presidente Sandro Biasotti ha minacciato di non candidarsi. Berlusconi tenta di convincerlo.
EMILIA-ROMAGNA: La Cdl non ha ancora deciso chi sfiderà il Presidente uscente Vasco Errani. ''Stiamo sondando anche la societa' civile'', spiega Isabella Bertolini, coordinatrice regionale di Fi. In tal caso, il candidato piu' probabile sarebbe Giorgio Guazzaloca; ma altri esponenti della coalizione hanno lanciato quello del ministro Carlo Giovanardi.
TOSCANA: Per la Cdl An rivendica la candidatura (nel 2000 si presentò Matteoli) così come Fi, che sceglie tra i sindaci di Lucca Pietro Fazzi o di Grosseto Alessandro Antichi. Per il centrosinistra resta in campo il presidente Claudio Martini.
MARCHE: il Presidente uscente, il Ds Vito D'Ambrosio, non si ricandiderà; al suo posto correrà il suo vice, Gian Mario Spacca, della Margherita. Il candidato della Cdl e' invece ancora indefinito.
UMBRIA: Rita Lorenzetti (Ds), unica Presidente donna in Italia, non ha ancora uno sfidante della Cdl. An e Fi, a livello locale rivendicano la candidatura, mentre Maurizio Ronconi (Udc) propone ''un progetto aperto alla società civile''.
ABRUZZO: in dubbio la candidatura del Presidente Giovanni Pace. In tal caso Forza Italia rivendica il posto: in ballo il coordinatore regionale Sabatino Aracu, il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Tagliente, il senatore Rocco Salini. Per il centrosinistra, Franco Marini ha rinunciato alla  candidatura, che spetta comunque alla Margherita: si parla del sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso.
LAZIO: Ancora molti i nomi del candidato del centrosinistra che affronterà il Presidente Francesco Storace. Il giornalista Rai Giuseppe Marrazzo, a cui avrebbero chiesto di candidarsi Fassino e Rutelli, si è riservato qualche giorno per decidere. Resta in corsa anche Giovanna Melandri dei Ds.
CAMPANIA: Se l'Udeur si accordera' con il centrosinistra e  Antonio Bassolino si ricandidera', il centrodestra presenterà un esponente di An: Italo Bocchino, di Destra protagonista, o Pasquale Viespoli, di Destra sociale.
PUGLIA: Raffaele Fitto non ha ancora uno sfidante. In corsa l'assessore al Bilancio del comune di Bari, Raffaele Boccia; il Ds Vincenzo Divella presidente della provincia di Bari, l'ex ministro dell'agricoltura Paolo De Castro. Si sussurra che D'Alema spinga su Franco Tatò.
BASILICATA: Rientra nelle indicazioni Udeur. La Margherita rivendica la candidatura. L'attuale presidente è Filippo Bubbico (Ds). Potrebbe spuntarla l'Udeur Gaetano Fierro, se la Margherita otterrà la Calabria. Per la Cdl sono accreditati il deputato di Fi Gianfranco Blasi o il senatore Udc Corrado Danzi; o... Fierro se Mastella salta lo steccato.
CALABRIA: Il Presidente (della Cdl) Giuseppe Chiaravallotti è in bilico. Al suo posto, in pole position, il ministro Mario Tassone (Udc), l'eurodeputato di An Umberto Pirilli, il Presidente della provincia di Reggio Pietro Fuda (Fi). Ma si parla anche di Agostino Saccà e Anna La Rosa. Per il centrosinistra il più accreditato e Agazio Loiero della Margherita, ma potrebbero spuntarla anche Marco Minniti (Ds), Pietro Larizza o Armando Veneto (Udeur).
(red)

Spesa farmaceutica: in rosso per 1477 milioni di euro

Sarà di 1.477 mln di euro a fine anno il rosso della spesa farmaceutica pubblica, lo sostiene in un articolo il Sole 24 ore che utilizza l’analisi dei dati che, ieri, sono stati sottoposti al CdA dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che secondo quanto stabilito dalla Finanziaria dovrà avviare tutte le misure necessarie per mantenere in carreggiata i conti della farmaceutica a carico dello Stato.
L'Aifa - secondo quanto riportato da il Sole 24 ore - "per il momento s’è limitata a prendere atto delle proiezioni di spesa, che tra l’altro già incorporano il taglio sui listini del 4,12% (per un totale di 499 mln) a carico delle aziende, scattato col decreto legge di giugno. Qualsiasi decisione verrà presa in un secondo momento, forse già entro ottobre. A meno che, nel frattempo, nell’ambito dell’esame alla Camera della Finanziaria 2005 non spuntino novità legislative che potrebbero rinviare le decisioni dell’Agenzia. Anche perché sul piatto  tra le tante possibilità tutte  da valutare, c'è l'insistente richiesta delle industrie di non dover pagare da sole la quota del 60% dello sfondamento oggi prevista a loro carico (quota che peraltro col decreto di giugno è stata del 40% circa).
Secondo quanto riportato da il Sole 24 ore sono 6 le Regioni che, da sole, contribuiranno per il 99,8% del totale dello sfondamento: Lazio (455 mln) Sicilia (411 mln), Campania (278 mln), Puglia (152 mln) Calabria (101 mln) Sardegna (78 mln).
Tra le ipotesi in discussione per riportare in pareggio i conti del 2004 - spiega ancora il Sole 24 ore - potrebbero scattare quanta meno due misure: un taglio più elevato dei listini dei farmaci di classe A (quelli rimborsati dallo Stato) per oltre 530 mln; una revisione del "Prontuario" per altri 260 mln circa, senza però eliminare alcun farmaco dalla rimborsabilità. Si discute, infatti, della possibilità di prezzi di riferimento aven do come base i generici. là dove ci sono nelle singole classi terapeutiche. Senza dimenticare, poi, che l’Aifa ha ereditato dalla vecchia Cuf un doppio intervento oro da ratificare: la revisione delle Note che limitano la rimborsabilità dei farmaci e la lista dei medicinali del cosiddetto doppio canale per la distribuzione diretta da parte delle strutture extra Ssn.
(red)

Fini e il federalismo fiscale: "caro Silvio" ti scrivo

"Caro Silvio - è l'inizio della lettera che il Vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini (nella foto) ha indirizzato a l presidente del Consiglio - desidero richiamare la tua attenzione su una questione sulla quale si registrano diffuse e crescenti preoccupazioni nel Paese ed in particolare nel Meridione. Mi riferisco ai problemi derivanti dall'attuazione del decreto legislativo n. 56/2000 e che tu ben conosci - va avanti Fini - anche per quanto evidenziato dal Presidente Fitto alla manifestazione della Fiera del Levante".
Il decreto legislativo del 18 febbraio 2000 n. 56 - oggetto di una lettera di Gianfranco Fini a Silvio Berlusconi - è noto anche come decreto Visco ed ha introdotto alcune novità rilevanti e metteva mano in modo incisivo al riordino della fiscalità locale. Si decise di abbandonare il criterio della cosiddetta spesa storica nel riparto delle risorse - un criterio che avvantaggiava alcune regioni, quelle che storicamente spendevano di più - ma penalizzava tutte le altre e non era un criterio oggettivo. Si decise di agganciare la distribuzione delle risorse all'andamento delle entrate fiscali dello Stato, introducendo un fondo perequativo per le Regioni con meno capacità fiscale. Al momento in cui furono definiti questi criteri ci fu un unanime consenso.
La prima attuazione del decreto legislativo 56/2000 ebbe una una gestione un po' tormentata. Ci sono state grandi difficoltà nelle sedi istituzionali per la definizione del riparto per il 2002 conclusosi solo nell'agosto 2004. Il fondo perequativo del decreto legislativo mirava prima di tutto a costruire un meccanismo di finanziamento che limitasse i rischi di sfondamenti di bilancio da parte del sistema regionale;  rimuovere i vincoli di destinazione sull'utilizzo delle risorse assegnate dallo Stato alle Regioni, attenuando quindi il concetto di finanza derivata. Le dimensioni del Fondo sono legate direttamente a una compartecipazione al gettito Iva, per cui le risorse delle Regioni aumentavano automaticamente con l'aumentare del gettito Iva, senza bisogno di interventi addizionali. La fine dei trasferimenti basati sulla ''spesa storica'' coincise con l'avvio dei trasferimenti alle Regioni legati a tanti e diversi  programmi di intervento, ciascuno basato su criteri diversi. Proprio questo aspetto e' stato al centro delle recenti critiche del presidente della Regione Puglia. Fitto ha piu' volte richiamato il fatto che il decreto 56 ha un'azione moltiplicatrice degli squilibri finanziari fra le Regioni che invece si proponeva di curare: e una responsabilita' in questo senso sarebbe da attribuire, secondo il governatore pugliese,  alle norme attuative emanate del governo D'Alema. Accusa che l'ex premier ha agevolmente girato all'attuale governo colpevole, secondo D'Alema, di non aver fatto nulla per modificare e correggere i punti critici del decreto Visco.
Nella su lettera Fini scrive di condividere "
l'idea che, nell'ambito di un più generale processo di riordino del sistema tributario e dei rapporti finanziari tra i diversi livelli di governo, si debba assumere anche l'esigenza di un progressivo rafforzamento dell'autonomia finanziaria degli enti territoriali e di una loro maggiore responsabilizzazione. Cio', tuttavia, deve avvenire in termini tali da non pregiudicare la coesione della comunità nazionale e la erogazione a tutti i cittadini, a prescindere dal territorio in cui risiedono e svolgono la loro attivita', delle prestazioni essenziali. Il decreto legislativo n.56/2000 - scrive ancora Fini -non ha raggiunto detti obiettivi, ma ha causato ulteriori iniquità che sono emerse chiaramente con il riparto formulato dal DPCM  del 14 maggio 2004, che di fatto si configura come mera attuazione del provvedimento varato dal governo D'Alema. Alla luce degli esiti sperequativi prodotti dai criteri del 56/2000 - afferma perciò il Vicepresidente del Consiglio - ritengo che il governo debba intervenire in via transitoria, in attesa delle conclusioni cui perverrà l'Alta Commissione per il Federalismo fiscale, con l'adozione di un provvedimento che blocchi gli effetti futuri del decreto legislativo 56/2000. Contestualmente dovremo avviare il confronto con le Regioni per individuare soluzioni condivise tali da garantire responsabilità ed equità". "Credo possa essere la via migliore - conclude - per assicurare, come hai espressamente garantito di voler fare, la tempestiva soluzione del problema".
"
Fini non ha letto bene il provvedimento e non ha capito come si sono verificate alcune distonie e scorrettezze nella distribuzione delle risorse'': ha detto il capogruppo della Lega alla Camera, Alessandro Ce', commentando la lettera che il Vicepresidente Gianfranco Fini ha scritto al premier Berlusconi per bloccare il decreto 56 sul federalismo fiscale. ''C'è stato un errore - spiega Ce' - sui parametri riguardanti la popolazione, ma pensiamo che il decreto sia comunque migliorativo della situazione precedente. Si ponga mano all'errore sulla distribuzione delle risorse - conclude - ma sarebbe sbagliato bloccare il decreto. Fino a quando non verrà applicato il federalismo fiscale è comunque un passo avanti''.
Completamente d'accordo il presidente della Puglia, fitto: un'iniziativa che va nella direzione "auspicata da tutti i cittadini meridionali'': così il
presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, esprime il proprio apprezzamento. "Non solo non posso che condividere pienamente il merito della lettera di Gianfranco Fini al Presidente del Consiglio - afferma Fitto - ma devo pubblicamente ringraziarlo per la sensibilità e la tempestività con le quali ha preso posizione su una questione tanto delicata come il Decreto 56/2000 e il successivo DPCM del maggio del 2004. La proposta, formulata dal Vicepresidente Fini, di un provvedimento che blocchi gli effetti del Decreto 56 va esattamente nella direzione auspicata da tutti cittadini meridionali ben al di là delle appartenenze politiche e di schieramento (cfr. fra l'altro Documento di Potenza). Con l'autorevolezza politica e istituzionale dell'intervento di Gianfranco Fini - prosegue Fitto - la battaglia intrapresa dalla Regione Puglia trova piena conferma di correttezza e giustizia". Fitto si fa interprete della "gratitudine" e dell'apprezzamento "di tutti coloro che in queste ore si stanno preparando alla raccolta di firme per la petizione popolare per fermare un provvedimento che, come ha ricordato Fini , pregiudica 'la coesione della comunità nazionale".
Sull'argomento, infine, www.lavoce.info  ha recentemente pubblicato un articolo di Piero Giarda e Massimo Bordignon.
(sm)

Finanziaria: Lorenzetti è "inaccettabile"; Billè: una "cambiale"

Finanziaria "inaccettabile che mette in grave difficoltà il sistema sanitario umbro,rischiando di comprometterne il livello di qualità": questo il commento della Presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti e dell'assessore regionale alla sanità, Maurizio Rosi, all'ipotesi avanzata a nome del governo dal ministro dell'economia Siniscalco che, nella finanziaria 2005 (cfr. testo finanziaria 2005), prevede per il Fondo sanitario nazionale 88 miliardi 200 milioni di euro, contro i 91 circa richiesti dalla Regioni.
"Siamo nettamente contrari ad una previsione di spesa che è palesemente inferiore alle reali necessità -
affermano Lorenzetti e Rosi - e che sembra voler spingere le Regioni ad applicare quote di addizionali per coprire l'insufficienza del fondo nazionale, stravolgendo di fatto il meccanismo di finanziamento del fondo sanitario nazionale, e cominciando a segnare la parola fine di un sistema sanitario pubblico efficiente, equo ed universalista". Lorenzetti e Rosi entrando nel merito delle cifre proposte riconoscono che "rispetto allo scorso anno la cifra è stata incrementata di poco più di sei miliardi di euro, ma è altrettanto vero che questa continua ad essere fortemente sottostimata in quanto i livelli essenziali di assistenza (Lea), già garantiti dalle Regioni in base ad accordi  precedenti con il governo, non trovano adeguata copertura finanziaria". "Non vengono poi individuate - spiegano - risorse per gli investimenti e per l'innovazione, due aspetti che sono di estrema rilevanza per l'Umbria, sia per ciò che riguarda il completamento e l'adeguamento delle strutture ospedaliere, sia per quanto attiene ai necessari investimenti sull'alta tecnologia. Non sono inoltre stanziati i fondi per i contratti 2004 della dirigenza, della medicina convenzionata e del comparto sanità. E senza queste risorse non e' possibile per le Regioni mantenere l'equilibrio e garantire il pareggio del bilancio. C'è infine - aggiungono Lorenzetti e Rosi - la questione relativa ai cittadini extracomunitari che hanno acquisito il diritto all'assistenza e che vengono solo parzialmente riconosciuti da un punto di vista di spesa, in quanto lo stanziamento previsto e' al di sotto delle necessità reali e tale da provocare, per una regione come l'Umbria, ulteriori difficoltà di bilancio". "La proposta del governo - concludono presidente e assessore - se mantenuta ed attuata, rischia di compromettere la qualità del sistema sanitario regionale che noi siamo invece impegnati a difendere, in nome del diritto dei cittadini alla salute e per continuare a garantire un servizio sanitario pubblico di qualità, equo, universalistico, senza tasse, ticket o altri oneri aggiuntivi per i cittadini".
Stile inglese e toni tranquillizanti quelli usati invece dal
Ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco: la Finanziaria ha rimesso a posto i conti, ora bisogna pensare allo sviluppo e a ricreare un clima di fiducia tra i cittadini. Il Ministro difende la logica alla base della manovra di correzione dei conti pubblici varata dal governo mercoledi' scorso e l'introduzione della golden rule per limitare la crescita della spesa corrente. "Sono convinto", ha affermato nel corso di una conferenza stampa "che buone regole, semplici e condivise aiutino moltissimo la formazione della politica economica. Il 2% è solo una tecnica per liberare risorse, poi fai la politica economica che ti piace. Fino a oggi abbiamo fatto soltanto una politica economica di rientro. Nel '92 era essenziale, ma oggi non c'e' alcun motivo perché si continui in un gioco a costo zero con un ministro che si espande a scapito di un altro". Da lunedì comincerà il confronto con le parti sociali per creare un nuovo patto per lo sviluppo che si fonderà su competitività e potere d'acquisto. "I motivi della crescita lenta in Europa", ha spiegato Siniscalco, "sono tanti. Da noi poi c'è un problema di competitività e di investimenti, anche in capitale umano. Ma c'e' soprattutto un problema di aspettative. La fiducia ha ripreso ma è ancora molto bassa. C'è bisogno di un grande sforzo e di un disegno condiviso per far virare le aspettative. Il che non e' ottimismo a tutti i costi, ma la gente deve restare serena, convinta che non succedera' niente. Le famiglie italiane hanno consumato di meno ma investito di piu', come dimostra il boom della casa. E questo e' un comportamento precauzionale. Si tratta di rimettere in moto la fiducia, che pero' non si fa in un mese". Anche per questo il Governo ha deciso di non inserire il taglio delle tasse in Finanziaria. "Bisogna fare una cosa per volta. La riduzione fiscale si fara'", ha assicurato Siniscalco, "ma senza avventure. Cito il governatore della Banca d'Inghilterra, Marvin King, quando dice che la politica economica deve essere noiosa e si deve lavorare ogni giorno per renderla più noiosa. Da noi non ci si annoia ancora abbastanza". Il titolare del dicastero di via XX settembre si dice anche d'accordo con i sindacati quando sostengono che "la Finanziaria non fa sviluppo. La Finanziaria", ha detto, "e' la base su cui costruire i provvedimenti sulla competitività e il potere d'acquisto. Da lunedì ci occupiamo di questo". Ma la manovra era necessaria per reperire le risorse. "E' la base su cui costruire le riforme perché mette a posto i tendenziali per tre anni. Se sei soffocato nel breve periodo non puoi pensare alle riforme".
Ma il confronto con le parti sociali non si preannuncia tranquillo. da Confcommercio arriva una vera e propria "sciabolata". "La Finanziaria? Una cambiale di  colossale entità destinata alle famiglie e alle piccole imprese sulla quale lo Stato ha però scritto 'pagherete' e non 'paghero'''. Così in un'intervista al Quotidiano Nazionale il Presidente di Confcommercio, Sergio Billè (nella foto).
(sm)

Storace: è sparita la devolution. Bubbico: impianto confuso

''Mi pare che la devolution che faceva tanto paura stia in realta' sparendo, perché si reintroduce un principio che è bene comunque che ci sia, intendo dire quello dell' interesse nazionale, con il quale coincide il ritorno allo Stato di competenza che prima riguardavano la legislazione concorrente''. Lo ha detto il  presidente della Regione Lazio, Francesco Storace (nella foto): "Mi riferisco - ha precisato Storace - alla sanità e alla polizia locale, che in realtà è polizia locale amministrativa.  Francamente vorrei capire di che cosa si ha paura, il conflitto di potere infatti c'è sempre stato nella storia dell' uomo".
Più preoccupato e di diverso avviso il Presidente della Regione Basilicata:''I Comuni hanno ragione, ne condivido il giudizio severo: la Costituzione non puo' essere lottizzata: un pezzo di devolution, un pezzo di centralismo ...'': e' il commento di
Filippo Bubbico, Presidente della Regione Basilicata. ''Questo impianto costituzionale così confuso - ha aggiunto Bubbico - non serve al Paese. Le Regioni, come gli enti locali, sono convinte che debbano essere definiti i luoghi e gli spazi per il confronto. La Conferenza Stato-Regioni avrebbe dovuto prevedere la presenza dei Comuni quando sono in discussione materie di loro competenza''. Bubbico ha detto di avere fiducia che la volontà popolare saprà porre rimedio alla confusione della maggioranza e a una decisione ''non utile per il Paese''.
(red)
 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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