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Sommario |
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Lombardia: rating a lungo termine Aa e dodicesima provincia | ||||||||||||||||||||||||||
Fitch Ratings ha assegnato un rating
a
lungo termine Aa alla Regione Lombardia. Nel breve termine il giudizio è
F1+, mentre l'outlook e' stabile.
Il rating riflette il forte profilo socio-economico della Regione, spiega
Fitch in una nota, le solide performance di bilancio, il basso livello di
indebitamento e la buona liquidità e gestione finanziaria. La valutazione
prende in considerazione anche le incertezze che riguardano i processi di
decentramento e l'alta concentrazione delle spese sanitarie. La Lombardia ha raggiunto una performance finanziaria adeguata, precisa quindi Fitch, nonostante i margini attuali siano bassi rispetto alle entità analoghe a livello internazionale. Non di meno, l'agenzia di valutazione si attende che i margini si stabilizzino e migliorino, mentre il modesto livello di indebitamento dovrebbe venir mantenuto. Il programma ambizioso della Regione di investimenti in conto capitale, spiega l'agenzia, verrà ampliamente co-finanziato dai contributi sostanziali di parti terze, prevalentemente con trasferimenti di fondi statali, ma anche attraverso iniziative di project financing. La regione e' stata abile a coprire la sua quota di deficit sanitario, spiega Fitch, e ha iniziato a implementare una strategia di controllo dei costi che dovrebbe aiutare a ridurre la spesa nella sanità. La concentrazione nella sanita', al 75% circa della spesa operativa, e' simile alla quota registrata da altre regioni; tuttavia la spesa sanitaria rimane una sfida dal momento che questo tipo di investimenti e' difficile da controllare. Come altre Regioni italiane, la Lombardia sta affrontando profonde variazioni nei suoi poteri e nelle sue responsabilità di spesa. Il processo di decentramento, tuttavia, e' giunto ad un parziale stallo nel 2003 e 2004, con le restrizioni imposte dallo stato centrale alla possibilità delle regioni di raccogliere imposte. Fitch monitorerà l'implementazione pratica del progetto federalista italiano e l'impatto sul rating della Lombardia, anche se ritiene che il processo probabilmente non verrà completato nel breve periodo. Per la Lombardia arrivano anche riconoscimenti e cambiamenti istituzionali. A Forum P.A., è stato consegnato un premio alla Lombardia per l'efficienza amministrativa. E arriva anche una nuova provincia in Lombardia. Monza e Brianza sono diventate la dodicesima provincia della Lombardia. A riguardo si è detto ''molto soddisfatto'', il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, sul si' del Senato alla nuova provincia di Monza e Brianza, ed ha ricordato che ''la Regione Lombardia e' stata la prima istituzione ad appoggiare concretamente, da subito, il progetto''. ''Ho sempre sostenuto - ha detto Formigoni - che il territorio di Monza e della Brianza aveva ed ha tutte le caratteristiche per numero di abitanti, per qualità degli insediamenti produttivi, per tradizione culturale, per storia e capacità di relazioni per assurgere a dignità di provincia. (gs) |
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Censis: 118 funziona almeno in cinque regioni, progetto Marche | ||||||||||||||||||||||||||
Il servizio118 di emergenza funziona, almeno in cinque regioni italiane. A'promuoverlo' e' il 90% degli utenti del 118 intervistati per un'indagine presentata oggi a Milano e realizzata dal
Censis su 500 tra pazienti e familiari, che hanno 'sperimentato' il servizio in 13
città di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Lazio, per
quattro patologie gravi (arresto cardiocircolatorio, dolore al
torace, ictus e trauma cranico). |
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Secondo rapporto sull'innovazione nelle regioni | ||||||||||||||||||||||||||
2°
rapporto innovazione Regioni:
il mercato italiano dell'informatica
frena. Nel 2003 la spesa è calata in tutte le regioni italiane
con contrazioni piu' marcate al Nord. In Piemonte il calo e'
stato del 3,5%, in Veneto del 3,6%, mentre in Lombardia, Emilia
Romagna e Marche e' stato del 3,8%; l'Abruzzo ha registrato un
-5,2% e la Sardegna un -6,2%. E' quanto emerge dal secondo rapporto sull'innovazione nelle regioni d'Italia, presentato questo pomeriggio - nell'ambito della XV/ma edizione del Forum Pa - dal Ministro per l'Innovazione e Tecnologia, Lucio Stanca (nella foto), il quale ha anche presentato altre due pubblicazioni che riguardano lo stato di informatizzazione degli enti locali, il primo dal titolo ''Dalle code al click'', visibile sul sito www.italia.gov.it , il secondo è ''I Rapporto statistico sulla società informazione in Italia''. In particolare nel 2003 su tutto il territorio nazionale e' stato registrato un calo del 3,2% rispetto all'anno precedente con un investimento di 19,4 miliardi di euro. La domanda si e' contratta del 3,6% nel Nordovest, del 3,5 nel Nordest del 2,5, al Centro e del 2,8 al Sud. Le regioni del Nordovest continuano ad attirare la maggior parte della domanda, con oltre 7,5 miliardi di euro (38,7% della domanda nazionale), contro i circa 4,7 delle regioni del centro Italia (24,1%), i 4 miliardi delle Regioni del Nordest (20,9%) e i 3,1 miliardi delle Regioni del Sud (16,3%). La riduzione della spesa al Centro e al Nord - si legge nel rapporto - ha inciso di poco sulle differenze delle dotazioni tecnologiche nelle regioni, che resta elevato. La spesa di informatica per occupato continua ad apparire nettamente al di sotto della media nazionale (880 euro) al Sud, con valori che vanno dai 372 euro della Sardegna ai 607 della Campania, contro i 1284 della Lombardia i 1006 euro del Piemonte, i 933 dell'Emilia Romagna e i 1479 del Lazio, che si aggiudica il primo posto in classifica, grazie anche alla elevata concentrazione della pubblica amministrazione. Altri indicatori, come per esempio la percentuale di spesa informatica sul pil regionale, che vede solo il Lazio, la Lombardia, il Piemonte e l'Emilia Romagna collocarsi al di sopra del valore medio nazionale (1,65), confermano anche il ritardo di alcune regioni del Centro e del Nord come la Liguria (1,17%) le Marche (1,21%) il Veneto (1,47%) e la Toscana (1,36%). (red) |
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Colozzi: finanza regionale in difficoltà per mancate erogazioni | ||||||||||||||||||||||||||
La finanza regionale dispone di strumenti
fiscali - Irap, addizionale Irpef, compartecipazione Iva e fondo
perequativo - entrati ''in
una posizione di incertezza e di difficolta' applicativa''
che pesa sui bilanci basati, di fatto, sulle anticipazioni mensili dello
Stato mentre nelle casse devono ancora entrare 10,3 miliardi quale
risultato della mancata erogazione del Fondo sanitario per il 2002 (2,3
mld) e del 2003 (8 mld). A rendere meno precaria questa situazione e' sopraggiunta la disponibilita' del governo, ribadita dal ministro Tremonti, a prorogare per il 2004 il fondo di garanzia e l'aliquota provvisoria di compartecipazione delle Regioni all'IVA. Lo stesso ministro ha accolto la richiesta che quanto meno le disposizioni dell'articolo 3 comma 18 della Finanziaria (blocco dell'assunzione di mutui per spese di investimento) non operino su impegni assunti o da assumere fino al 31 dicembre 2004. E' il quadro in chiaroscuro della finanza regionale tracciato dall'assessore al Bilancio della Lombardia, Romano Colozzi (nella foto), coordinatore degli assessori regionali al Bilancio, nel corso dell'audizione alla Commissione Bilancio della Camera, alla quale ha partecipato anche l'Assessore al bilancio della Regione Puglia Rocco Palese. Colozzi ha sottolineato l'elevato grado di incertezza determinato dalla prospettiva di abolizione dell'Irap ma anche dal blocco, per il secondo anno, dell'addizionale Irpef (nonostante fosse questa leva fiscale la garanzia riconosciuta alle Regioni per far fronte alle loro responsabilità in materia di erogazione dei Livelli essenziali di assistenza). ''Non e' ancora chiaro - ha spiegato l'assessore - con quali strumenti si intenda sostituire il venir meno di questi fonti di finanziamento della spesa regionale''. Contro le incertezze finanziarie le Regioni, in attesa che venisse attuato il federalismo fiscale, avevano chiesto che venisse prorogato per il 2004 il fondo di garanzia, l'aliquota provvisoria di compartecipazione all'Iva e venisse sbloccata la sospensione della facolta' di aumento dell'IRAP e dell'addizionale IRPEF in maniera da restituirgli lo strumento necessario a far fronte alle loro responsabilita' di coprire l'eventuale maggiore fabbisogno per la sanita'. Le Regioni avevano anche chiesto che fosse stanziato un fondo aggiuntivo per la copertura degli oneri per l'assistenza sanitaria agli immigrati regolarizzati in quanto prestazione aggiuntiva ai Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria convenuti nell'Accordo dell'8 agosto 2001. Sui primi due punti, in verita', era stato raggiunto un accordo tra governo e Regioni pero' il Parlamento non li ha recepiti. ''Sulla restituzione della leva fiscale non solo vi e' stata l'indisponibilita' del governo - ha spiegato Colozzi - ma anche i tempi dei lavori dell'Alta Commissione sono stati slittati al 30 settembre 2004 con la recente Legge Finanziaria''. Quanto al fondo aggiuntivo per l'assistenza agli immigrati regolarizzati le Regioni ''hanno avuto solo la disponibilita' del governo ad attivare un Tavolo di confronto''. Le Regioni criticano il Patto di stabilita' interno (Psi) perche' le obbliga, diversamente dai parametri Eurostat, al rispetto di un tetto di spesa per la spesa corrente al netto di quella sanitaria, di quella per interessi passivi e per le funzioni statali trasferite a decorrere dal 2000, e per la Sanita' al rispetto dell'accordo del 3 agosto 2001 con la responsabilita' di dare copertura alla maggiore spesa rilevata a seguito del monitoraggio. Il sistema Regioni - ha proseguito Colozzi - ha sempre rispettato il Psi e ha adempiuto agli obblighi del monitoraggio e della copertura della spesa sanitaria per l'anno 2001 con l'eccezione di alcune regioni i cui disavanzi, nel complesso, sono stati di 1.729 milioni. Colozzi ha poi ricordato che la Corte dei Conti ha esposto la rappresentazione del conto 2001 delle Regioni come riclassificato dall'ISTAT secondo la metodologia di Maastricht, evidenziando un saldo positivo del comparto (accreditamento netto) pari a 2,9 miliardi (0,2% del PIL). Nello stesso anno 2001 il sistema della PA registrava invece un indebitamento netto di 32,2 miliardi pari al 2,6% del PIL. Colozzi ha criticato la decisione del governo di includere nelle limitazioni anche la spesa di investimento ''operazione effettuata - ha spiegato - senza alcun preventivo confronto con le Regioni, anzi in maniera improvvisa e unilaterale''. A suo avviso il governo non può invocare a giustificazione della decisione che il debito regionale sia fuori controllo, poiche' il debito delle Regioni a Statuto ordinario secondo rilevazioni della Corte dei Conti ammontava alla fine del 2003 a 29 miliardi di euro di cui 16 miliardi con oneri a carico delle Regioni e 13 miliardi a carico dello Stato. In definitiva il debito regionale (29 miliardi) rilevato dalla Corte dei Conti alla fine del 2003 e' circa il 2,2% del PIL (1301 miliardi) e contribuisce solo per il 2% allo stock del complessivo debito pubblico (1381 miliardi). Le Regioni si sono molto impegnate a ottimizzare la gestione delle passivita' di bilancio con operazioni di rinegoziazione del debito o una sua estinzione anticipata, gestione del debito sulla base di strumenti derivati. Operazioni gestite con qualche successo - ha aggiunto Colozzi - se e' vero che recentemente Standard & Poor's ha declassato il giudizio di rating di Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Valle d'Aosta al livello di quello della Repubblica solo per il fatto che le leggi finanziarie 2003 e 2004 hanno bloccato la possibilità per le Regioni di utilizzare la leva fiscale. Al termine del 2003: oltre il 50% del debito regionale e' a tasso variabile, il 26% e' a tasso fisso, il rimanente assume formule intermedie volte a limitare il rischio (variabile con protezione, opzione fisso-variabile); mentre nel 2002 il ricorso ad emissioni di bond (Umbria, Toscana, Lombardia, Marche, Lazio, Abruzzo, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia) e' stato complessivamente di 4.718 milioni, nel 2003 e' diminuito a 2.308 milioni; l'utilizzo dello strumento swap sul debito passa al 32,5% del debito totale contro il 24% del 2000; a fine 2003 lo stock del debito delle Regioni a Statuto ordinario e' appena il 2 per cento dell'intero debito pubblico. Poiche' la gestione della sanita' e' determinante per la tenuta degli equilibri dei bilanci regionali, suscita preoccupazione nelle Regioni il fatto che il trend annuale medio di crescita della spesa sanitaria dell'ultimo quadriennio, oltre il 6%, sia molto superiore a quello prefigurato nel DPEF 2004/2007 che e' del 3,1-3,7%. Il governo ha riconosciuto le sottostime dei livelli di finanziamento della spesa sanitaria ed ha adeguato le risorse come segue: milioni di euro 2001 2002 2003 2004 Accordo 3/8/ 2000 67.729,71 70.100,25 72.518,71 74.621,82 Accordo 8/8/ 2001 71.271,05 75.596,90 78.564,46 81.275,36 (red) |
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Ricette per la spesa sanitaria senza risorse | ||||||||||||||||||||||||||
Le risorse per la sanità sono
insufficienti e quindi sono tre le strade che si prospettano per risolvere
i problemi aperti: intervenire con una riduzione dei livelli essenziali di
assistenza o una compartecipazione maggiore all'erogazione dei servizi da
parte dei cittadini; individuare risorse aggiuntive per permettere il
funzionamento del sistema o fare uscire
la spesa sanitaria, almeno in parte, dal Patto di stabilita' europeo in
modo che non incida nel rapporto del 3% tra il pil e il disavanzo. Per il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità e assessore del Veneto, Fabio Gava (nella foto): ''Lo sport da cui tutti dobbiamo uscire e' quello del catastrofismo'', ha ammonito Gava, secondo il quale non e' vero che si stanno accentuando le diversità tra i sistemi sanitari regionali, ''anzi di differenze oggi ve ne sono meno''. L'assessore alla Sanita' della Regione Lombardia, Carlo Borsani, ha però detto di aver provato a chiudere gli ospedali con pochi posti-letto ma di essersi scontrato con l'ostilità tanto degli esponenti della CdL quanto di quelli del centrosinistra, ''tutti raccoglievano firme per impedire la chiusura di queste strutture dal momento che si era sotto elezioni'', ha detto l'assessore. Il vicepresidente di Farmindustria, Gianni Marini, ha difeso il ruolo delle industrie farmaceutiche dall'accusa di crescita della spesa farmaceutica. ''L'industria farmaceutica - ha detto - ha ridotto i propri margini e ha contribuito al contenimento della spesa. Mi auguro che non vi siano colpi di mano''. Marini ha detto che per numerose Regioni la spesa farmaceutica si attesta tra il 9 e il 13% e che solo alcune Regioni, che tradizionalmente registrano una spesa piu' alta, si attestano su una spesa media pari al 16%. ha risposto il sottosegretario Cursi, secondo il quale ''quest'anno c'e' stato un aumento di milioni di ricette'' ma il raggiungimento di una media del 16% per a spesa farmaceutica potrebbe essere ''accettabile''. Infine il sottosegretario ha assicurato che la spesa sanitaria non verrà toccata: ''L'investimento complessivo fissato lo scorso anno - ha detto - non verrà toccato; è un impegno assunto da tutta la CdL''. ''Se un ministro dell'economia pensa di gestire i finanziamenti come fa un commercialista non ci siamo ... La politica si deve interrogare su cosa e' più importante per la gente''. Ecco la critica al ministro Tremonti dell'assessore della Regione Lombardia alla Sanita' Carlo Borsani. ''In Italia - ha spiegato l'assessore - abbiamo un sistema 'ospedalo-centrico', per acuti, ma non ci sono le risorse per riorganizzare la sanita' sul territorio. Bisogna avere il coraggio di fare delle scelte. La politica sanitaria deve uscire dallo scontro ideologico''. (red) |
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Nuovo Statuto in Toscana. Martini: "è un buon prodotto" | ||||||||||||||||||||||||||
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La Regione
Toscana ha approvato, in prima lettura,
Statuto e legge elettorale
(on line sul sito del consiglio regionale
della Toscana l'indice,
e il
testo), con voto
contrario di Prf e Pdci e astensione dell'Udc. La Toscana è la
prima Regione d'Italia ad avere
una
legge elettorale regionale
(on line anche le osservazioni allo statuto del
Consiglio delle autonomie locali)
.E il Presidente della
Regione Toscana,
Claudio Martini (nella foto), definisce - in un'intervista rilasciata a
La Nazione - il nuovo Statuto come "un buon prodotto nel merito" e
"per il clima nel quale si è costruito". In particolare Martini si dice
soddisfatto della "parte sui diritti" che ha elementi innovativi. sul voto
agli immigrati siamo i primi ad aprire una prospettiva di integrazione
rilevante", e per quel che concerne la famiglia, il presidente della
Toscana sottolinea che si è trovato "un equilibrio fra chi chiedeva di
riconoscere il valore primario della famiglia pur aprendo a forme di
convivenza diverse". Quanto poi alla legge elettorale (e alle polemiche
che ne hanno accompagnato la discussione) Martini preannuncia: "uno
dei passaggi fondamentali sarà la discussione della legge sulle primarie.
In quella sede, tutti coloro che hanno a cuore la partecipazione dei
cittadini avranno l'opportunità di spendersi". |
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