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periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003
presso il Tribunale Civile di Roma
Sezione Stampa n.106/2003 |
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n. 324-
Roma, 6 Luglio 2004 |
Sommario |
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Istat:
inadeguate risorse per sanità |
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Conti ed aggregati economici delle
Amministrazioni pubbliche negli anni 2000-2003
(on line sul sito dell'Istat, cfr:
Comunicato stampa in pdf
;
Conti ed aggregati economici - serie ).
''Le risorse messe a disposizione della sanita' risultano, anno
dopo anno, inadeguate rispetto alle necessita' di spesa'' e ''cio'
contribuisce alla formazione di un debito che sara' necessario coprire in
futuro attraverso trasferimenti in conto capitale''.
L' Istat ha diffuso il rapporto
''Conti e aggregati economici delle Amministrazione
pubbliche relativi agli anni 2000-2003'' nel quale analizza l' andamento
della spesa del settore.
A
fronte di un deficit in crescita, le dinamiche dei costi per alcuni
settori (come i farmaci e le prestazioni in convenzione) risultano
rallentare con l' arrivo dei ticket introdotti dalle regioni. Un
contributo arriva anche dal mancato rinnovo dei contratti per i dipendenti
della sanita' pubblica.
Ciò nonostante i conti risultano sempre più in rosso perché sono
diminuiti i trasferimenti da parte dello Stato centrale e i maggiori
esborsi delle Regioni non bastano a compensarli.
Sul fronte del deficit di parte corrente si registra cosi' una vera
impennata nel 2003 visto che lo scorso anno e' risultato pari a -5.417
milioni contro i -3.661 milioni del 2002 e i -3.366 milioni nel 2001,
secondo le elaborazioni dell'Istat realizzate in base ai conti economici
delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere rilevati in
modo centralizzato dal ministero della Salute.
E i disavanzi crescenti sono da imputare secondo l'Istat ad una riduzione
dei trasferimenti da parte dello Stato, non compensati a sufficienza
dall'aumento dei fondi stanziati dalle regioni. ''La persistenza di
elevati disavanzi - scrive infatti l'Istat - e' da imputare per il 2003
alla riduzione delle contribuzioni da parte dello Stato (-1,3%) non
sufficientemente compensate dall'aumento delle contribuzioni da parte
delle Regioni (+3,9%)''.
Per coprire i debiti pregressi sono state trasferite risorse al settore
della sanità pari a 4.385 milioni di euro nel 2001, a 2.979 milioni nel
2002 e a 6.168 milioni nel 2003. Risorse comunque non sufficienti a
coprire il debito che si sta formando, sottolinea l'Istat, e che dovrà
essere coperto in futuro con trasferimenti in conto capitale.
Tra il 2000 e il 2003 la spesa ha rallentato la sua crescita passando da
un +10,6% del 2001 al 5,5% del 2002 e al 3,2% nel 2003, grazie anche al
mancato rinnovo del contratto del personale del settore sanitario
nazionale e della mancanza di assunzioni a fronte di pensionamenti o
trasferimenti. Ma ancora piu' marcata e' stata la riduzione della crescita
delle fonti di finanziamento della spesa sanitaria che passano da un +9,9
nel 2001 a +5,3% nel 2002 al +1% nel 2003. Cresce invece leggermente l'incidenza
delle spese per la sanita' rispetto al Pil tra il risulta pari al 6,3% nel
2003, cosi' come nel 2002, ed e' leggermente superiore a quanto registrato
nel 2001 (6,1%) e nel 2000 (5,8%).
C'e' stato un forte rallentamento dei livelli di crescita della spesa per
assistenza sanitaria erogata attraverso le convenzioni che passa dal
+14,1% del 2001 arriva a +0,4% del 2003 - l'aumento era stato pari al
+5,4% nel 2002. Un contenimento ottenuto, rileva l'Istat, con un controllo
piu' incisivo da parte delle regioni sul consumo dei farmaci con
l'introduzione di ticket a carico delle famiglie (+33,4% nel 2001, +0,5%
nel 2002 e -5,3% nel 2003), sulle convenzioni di medicina specialistica
(+5,7% nel 2001, +9,4% nel 2002 e +2,7% nel 2003) e su quelle di
assistenza ospedaliera (+2,7% nel 2001, +8,9% nel 2002 e +4,7% nel 2003)
con l'introduzione di tetti di spesa autorizzabili.
La riduzione nella crescita della spesa corrente dipende anche dal mancato
rinnovo delle convenzioni per i medici di base, generici e pediatrici, con
il Servizio sanitario nazionale. Frena in modo significativo la dinamica
dei redditi da lavoro dipendente nel settore sanitario: +1,2% nel 2003
contro il +3,3% nel 2002. Una riduzione, e un sollievo alla spesa
corrente, dovuto all'assenza di rinnovi contrattuali e al mancato
turn-over del personale.
In crescita invece la spesa per consumi intermedi che arriva nel 2003 a un
+12% rispetto all'anno precedente contro il +8,7% del 2002 e il +9,4% del
2001. E questo rileva l'Istat e' da imputare solo in parte alla
sostituzione di servizi in convenzione con servizi erogati direttamente.
(red)
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Sardegna: si
insedia Giunta Soru |
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La Giunta di Renato Soru si è insediata
ufficialmente ieri pomeriggio dopo il giuramento di fedeltà alla
Costituzione e allo Statuto sardo. I 12 assessori, di cui sei donne, sono
stati presentati alla stampa dal presidente (cfr. fra i diversi articoli :
l'unione Sarda,
Soru,faremo un gioco di squadra;
il Manifesto:
La rivoluzione targata Soru. Sei donne
nella giunta sarda; Libero:
Tiscali. Soru lascia cda e presidenza)
Per Soru: ''Questa e' una Giunta che ha una forte caratteristica di
innovazione e cambiamento. Tutti noi sentiamo il peso della
responsabilità che i sardi ci hanno dato, le attese e le speranze, più
forti che nel passato, che vengono riposte in questa squadra di governo e
che non verranno deluse''. ''Ci siamo visti oggi tutti insieme per
la prima volta - ha spiegato Soru - ed era necessario dirci quale era il
senso, il motivo vero per cui stavamo assieme''.
Il presidente si è soffermato in particolare sulla scelta di affidare a un
non sardo l'assessorato della Sanità (la torinese Nerina Dirindin):
''Intendiamo affrontare in maniera unitaria i temi dello sviluppo della
nostra Regione. Non ci sono deleghe in concessione, ma responsabilità
primarie in ogni settore. Il presidente darà gli indirizzi e le scelte
saranno collegiali''. Inoltre si intende riorganizzare e ridisegnare le
competenze degli assessorati, per meglio rispondere alle mutate esigenze
della società sarda.
''Non abbiamo il programma dei 100 giorni - ha detto Soru (nella foto), abbiamo il
programma dei 5 anni e nelle prossime settimane ci daremo gli obiettivi di
medio termine. Faremo due cose - ha precisato - innanzitutto una
ricognizione precisa dello stato della Regione attraverso la situazione
dei vari assessorati, che poi renderemo pubblica. Quindi metteremo mano
alla burocrazia perche' il governo rimane lettera morta se non si ha la
piena e sentita partecipazione dell'apparato regionale, dai più alti
dirigenti fino agli impiegati, recuperando così il senso civico''.
''Questa Giunta - ha sottolineato Soru - risponde alla responsabilitàche
io sento, e che mi e' stata data dai sardi, di presentare un governo
forte, competente, leale, che abbia un forte senso etico e questa squadra
e' un ottimo risultato".
In tema di trasparenza, ha inoltre reso noto che tutti gli atti della
Giunta saranno presto a disposizione sul sito internet della Regione (''ma
prima andra' opportunamente modificato - ha detto con un accento polemico
- perché ora non e' proprio un esempio di trasparenza di informazioni'').
On line sul
sito della Regione Sardegna la composizione della nuova giunta:Presidente
Renato Soru;
Affari Generali Personale e Riforma della Regione,
Massimo Dadea;
Programmazione Bilancio, Credito e Assetto del
Territorio,
Francesco Pigliaru;
Enti Locali Finanze ed Urbanistica,
Assessore Gianvalerio Sanna;
Difesa dell'Ambiente,
Assessore Antonio Dessì;
Agricoltura e Riforma Agro-Pastorale Salvatoricca
Addis;
Turismo Artigianato e Commercio,
Luisanna
Depau;
Lavori Pubblici
Carlo Mannoni;
Industria,
Concetta Rau;
Lavoro, formazione professionale, cooperazione e
Sicurezza Sociale
Maddalena Salerno;
Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione,
Spettacolo e Sport, Elisabetta
Pilia;
Igiene e Sanità e dell'Assistenza Sociale Nerina
Dirindin;
Trasporti, Sandro
Broccia.
(sm) |
Ghigo su fondi strutturali comunitari
per centro-nord |
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''Noi dobbiamo pretendere che il
governo assicuri una partecipazione costante delle Regioni alle
trattative che inizieranno a fine luglio per la definizione dei
fondi strutturali europei nel periodo 2007-2013'': e' la
richiesta avanzata dal presidente della Conferenza delle Regioni,
Enzo Ghigo (nella foto).
''E' necessario - spiega Ghigo - che le Regioni facciano
pressione sul governo affinché sia messo a punto un programma
di fondi che non risulti penalizzante per le nostre imprese. Gli
obiettivi fondamentali sono quelli di non fare venire meno il
principio di coesione, individuando nello stesso tempo una forma
di sostenibilità del sistema dopo l'allargamento.
''I rischi per noi e in particolare per le Regioni italiane
del Centro Nord - aggiunge - sono che se i fondi che prendevamo
in passato vengono assegnati per esempio alla Polonia, che ha
una popolazione maggiore della nostra e un tessuto industriale
caratterizzato da costi del lavoro piu' bassi e minori tutele,
noi veniamo a trovarci doppiamente fuori mercato. E le nostre
piccole e medie aziende - sottolinea - avranno molto piu'
vantaggio a trasferire le produzioni la', togliendo lavoro ai
nostri cittadini. Certo - osserva - noi abbiamo bisogno di aiuti
diversi, non piu' per costruire i capannoni, bensi' per puntare sullo sviluppo dell' innovazione''.
Le Regioni italiane del Centro
Nord, ha spiegato anche il Presidente della Regione Marche Vito D' Ambrosio, dovranno fare sentire la loro voce per
ottenere che venga mantenuta la divisione che prevede di
assegnare il 78% della somma all' obiettivo Convergenza e Competitivita' (ex obiettivo 1), il 18% all' obiettivo
Competitivita' Regionale e Occupazione (ex obiettivo 2), e il 4%
alla Cooperazione Territoriale. Se dovesse venire ridotta la
quota del 18%, che e' la voce cui attingono per la maggior parte
le Regioni italiane settentrionali e centrali, sottolinea, per queste i
fondi diventerebbero insufficienti. ''Noi - afferma D' Ambrosio -
chiediamo che il governo italiano rimanga fermo sulla richiesta
di trasferire all' Ue l'1,2% del pil altrimenti - conclude -
tutto il Centro Nord Italia sarebbe tagliato fuori dai
fondi''.
Al centro del dibattito sono anche i fondi strutturali destinati alle
zone obiettivo 1, che il
Mezzogiorno
dovrebbe ricevere ancora, nel periodo transitorio compreso fra il 2007 al
2014.
(red)
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Da Follini a Veltroni: ripensamenti sul
federalismo |
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La Lega ha ribadito la propria fiducia al
Presidente del Consiglio, ma chiede che si faccia garante del mantenimento
degli impegni presi da tutti i partiti della coalizione sul federalismo.
Il coordinatore delle segreterie nazionali della Lega, Roberto Calderoli,
ha indicato in 15 giorni il tempo necessario per un testo condiviso (la
Repubblica:
E la Lega fa sponda al Cavaliere. Sia reggente fino
alla Finanziaria).
''Soltanto Giulio Tremonti puo' sostituire in questo super-ministero
Tremonti Giulio''. La posizione della Lega viene così sintetizzata, in
un'intervista alla Padania, dal vicepresidente del Senato Roberto
Calderoli: il premier deve mantenere il doppio incarico fino al dicembre
2004: ''Per quanto riguarda la realizzazione e l'approvazione entro la
fine della legislatura del progetto di riforma federalista, abbiamo
chiesto che il presidente del Consiglio stesso si faccia garante, in prima
persona, del rispetto delle date concordate, e si arrivi alla definizione
di un testo e alla relativa sottoscrizione, da parte di tutti i leader
della maggioranza, del suddetto testo''. Infine, il vicepresidente del
Senato ricorda al leader dell'Udc Follini che il federalismo ''e' un
impegno sottoscritto nel 2001'' che non può essere tradito.
E il segretario dell'Udc, Marco Follini, in un'intervista al Corriere
della Sera (Il
premier ascolti o non va lontano), manda a dire alla Lega che
sulle riforme ''il nostro impegno e' farle -aggiunge- entro la
legislatura. Però il lavoro fatto fin qui va migliorato''. Anzi,
aggiunge, che le riforme istituzionali "non sono un contratto stipulato
davanti ad un notaio, sono un progetto", e ciò significa "un Senato
federale meno onnipossente rispetto al Governo, e un premier meno
onnipossente rispetto al parlamento".
Sempre sul Corriere della Sera interviene anche il Sindaco di Roma, Walter Veltroni (Noi
abbiamo sbagliato, ma questo regionalismo non va): ''Va detto
con onestà che il centrosinistra sbagliò nella revisione del Titolo V
pensando a una sorta di autosufficienza. Ma la posta in gioco oggi è
incomparabile. Oggi, con la riforma che vuole questa maggioranza - sotto
il ricatto
di un partito che rappresenta il 5 per cento degli italiani - viene
imposto un cambiamento profondo e totale delle fondamenta della casa
costituzionale in cui l'Italia repubblicana è cresciuta''. Nell'intervento
sul 'Corriere della Sera' Walter Veltroni (nella foto) afferma che i pericoli della
devolution sono stati indicati nello studio dell'associazione Astrid: ''la
riforma federalista già votata al Senato apre una grande questione
democratica - scrive il sindaco di Roma - minaccia l'unità del Paese,
produce un mostruoso ibrido di spinte secessioniste e di rivincite
centraliste, innesca un processo di allontanamento delle zone ricche del
nostro Paese da quelle più povere''. ''Vedremo -prosegue Veltroni - dove
approderà l'affannoso confronto in atto nella maggioranza e nel governo.
Quello che, come sindaco della Capitale, sento di dover richiamare, è la
necessità che sulla riforma dello Stato si torni alle ragioni del buon
senso e della correttezza istituzionale. Ci si fermi -esorta infine- si
apra un confronto che abbracci tutte le espressioni politiche del Paese,
si considerino insieme le riforme necessarie''.
Infine il presidente della Regione Lazio
Francesco Storace è
intervenuto sul tema del dopo Tremonti e in particolare sulla durata
dell'interim: ''L'economia non ha bisogno di un Rambo ma di un
ministro che si occupi concretamente dei problemi. Per questo sono
iscritto al partito di quelli che auspicano una rapida definizione
dell'interim''. ''La congiuntura in cui ci troviamo a vivere - ha aggiunto
- e' quella di un Paese che ha delle difficoltà''.
(gs) |
Marche: nuovi incarichi
Giunta |
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Gli incarichi relativi
ai compiti di indirizzo e di coordinamento delle attività
regionali tra i componenti della Giunta dopo la nomina ad assessore di
Cataldo Modesti, attribuiti con specifico decreto del Presidente
D’Ambrosio (nella foto), sono i seguenti:
Presidente: Affari generali,
istituzionali, legislativi e legali; Programmazione, in collaborazione con
l’assessore Agostini; Informazione; Rapporti con i soggetti istituzionali,
locali, nazionali e internazionali; Politiche per la sicurezza;
Cooperazione allo sviluppo; Rapporti con le agenzie regionali, in
collaborazione con gli assessori competenti in materia; Interventi per la
ricostruzione post terremoto; Beni ed attività culturali; Nomine.
Gian Mario Spacca
(vicepresidente): Industria e artigianato;
Energia e fonti rinnovabili; Acque minerali e termali; Attività
promozionali all’estero; Protezione Civile; Informatica; Sistema
informativo statistico.
Luciano
Agostini: Bilancio, finanze e credito; Demanio e patrimonio; Agricoltura;
Sviluppo rurale; Agriturismo; Bonifica; Zootecnia;
Forestazione;
Produzione alimentare; Caccia e pesca sportiva; Pesca marittima e nelle
acque interne.
Marco
Amagliani:
Tutela e risanamento ambientale; Attività estrattive; Parchi e riserve
naturali; Gestione dei rifiuti; Risorse idriche; Viabilità; Porti e
aeroporti; Trasporti.
Ugo Ascoli: Politiche dell’istruzione scolastica; Formazione ed
orientamento professionale; Politiche del lavoro; Pari opportunità;
Riforma organizzativa dell’Ente; Risorse umane ed organizzative; Enti
dipendenti dalla Regione; Persone giuridiche private.
Augusto
Melappioni: Sanità e Servizi veterinari.
Lidio Rocchi:
Turismo; Sport e tempo libero; Demanio marittimo, lacuale e fluviale per
attività
turistico-ricreative;
Rapporti con le comunità marchigiane all’estero; Polizia locale.
Marcello Secchiaroli:
Diritto allo studio; politiche giovanili; Immigrazione; Servizi sociali;
Volontariato; Commercio, fiere e mercati;
Tutela dei consumatori.
Cataldo
Modesti: Pianificazione
territoriale ed urbanistica, in collaborazione con il Presidente; Edilizia
pubblica e privata, in collaborazione con il Presidente; Lavori Pubblici e
tutela del suolo; Promozione della cooperazione; Provveditorato ed
economato; Politiche comunitarie; Enti locali e decentramento
amministrativo; Politiche integrate per la montagna.
(red) |
Errani, Formigoni e Illy, puntano su
innovazione |
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Lombardia candidata a diventare una ''bioregione
in ambito europeo''. Lo ha affermato il suo presidente, Roberto Formigoni:
''In Lombardia - ha detto Formigoni - sono attive il 54% delle
organizzazioni che a vario titolo si occupano di biotecnologie in
Italia''. Nel 2003 sono stati censiti ''15 centri di ricerca
pubblici e privati, cinque fondazioni, tre società di venture
capital, due parchi scientifico-tecnologici e due società per la
brevettazione''. La metà delle imprese biotecnologiche italiane
opera in Lombardia.
La Lombardia ha dedicato alle biotecnologie ''due dei cinque metadistretti
istituiti l'anno scorso'' e di aver ''stanziato per il 2003 oltre 17
milioni di euro che, con le risorse di derivazione statale, raggiungono un
totale di 26 milioni di euro''. Eguale cifra e' stata promessa per il 2004
e il 2005. Altri 26 milioni di euro verranno dall'Accordo di programma per
la ricerca nel settore delle biotecnologie, firmato il 22 marzo scorso,
con il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti. Infine ulteriori risorse
saranno erogate dal fondo Next, con al suo attivo 30 milioni di euro, da
investire, ha spiegato Formigoni, ''in settori fortemente innovativi''.
Inoltre è stata siglata fra il presidente del Friuli Venezia Giulia,
Riccardo Illy (nella foto), e i presidenti di Area Science Park Trieste, Maria Cristina Pedicchio, e Friuli Innovazione, Furio Honsell, la Convenzione che
disciplina i rapporti fra i due parchi tecnologici regionali. Il documento
ha la finalità di realizzare un ''sistema unico regionale'', sotto la
regia della Regione, per valorizzare la ricerca e la diffusione
dell'innovazione verso le imprese e prevede l'istituzione di un
comprensorio di Area, che avrà compiti di coordinamento, all'interno del
parco tecnologico friulano a cui spetterà il ruolo di incubatore
d'imprese.
''I
Centri di trasferimento tecnologico dovranno costituire una vera e propria
rete per raggiungere un'elevata prossimità con le imprese'' ha detto
il presidente Illy ricordando i complessivi 35milioni di euro stanziati
per l'innovazione ''per rispondere, da un lato a una crisi congiunturale
che finalmente sta passando - ha spiegato - dall'altro a una crisi
strutturale per l'inadeguatezza in termini di contenuti di conoscenza di
certe produzioni della nostra regione. Dallo scorso anno le domande per
gli aiuti alle imprese che innovano - ha concluso Illy - sono più che
raddoppiate superando i 50 milioni di euro, e ciò dimostra anche la
consapevolezza delle imprese sulla necessità d'innovare''.
C'è anche un intervento - sull'inserto Dossier dedicato all'Emilia-Romagna
de il Sole 24 Ore - del presidente Vasco Errani (Errani-
Investiamo in qualità): "Per mantenere elevata la
competitività bisogna investire in qualità, innovazione, ricerca e
formazione e in questa direzione stiamo concentrando gli sforzi. Così
nasce il Programma regionale per le attività produttive 2003-2005: penso
ai 30 milioni stanziati per sostenere gli investimenti delle imprese; ai
30 milioni appena assegnati per ricerca e innovazione; ai 12 milioni con
cui abbiamo finanziato una nuova rete di laboratori per ricerca
industriale e centri per l'innovazione tecnologica. A maggio 2003 ho
firmato con il Ministro dell'Università un accordo di programma che dà
il via a 50milioni di finanziamenti per la realizzazione di un distretto
della meccanica avanzata".
(gs) |
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editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
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In redazione: Stefano Mirabelli; Giuseppe Schifini
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