periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 208 - Roma, 21  gennaio 2004

Sommario

Federalismo: bocciati "parlamentini sovraregionali" Veltroni su riforme: Roma come Berlino
Proposta Calderoli: i commenti dei Presidenti delle Regioni Opere pubbliche: nuovi interventi
Emilia-Romagna: scuola; sentenza "bomba" Consulta Farassino: Così lavorerò per identità piemontese
Federalismo: bocciati "parlamentini sovraregionali"
La "sepoltura" delle assemblee di coordinamento interregionale ha permesso una schiarita all'interno della maggioranza sul tema riforme costituzionali. La controproposta Calderoli di inserire i presidenti delle regioni all'interno del futuro senato federale è stata quindi accolta come punto di intesa. Insomma, dopo la tempesta "Ruini" sui parlamentini sovraregionali, c'era bisogno di tornare al sereno almeno all'interno della maggioranza.
Quindi marcia indietro, con un  passo in avanti da parte del senatore della Lega. Calderoli si è infatti detto d'accordo sulla eventualità di abrogare l'emendamento che prevede le assemblee di coordinamento, ma ha chiesto anche come contropartita l'inserimento nel Senato federale dei presidenti delle regioni. Proposta subito apprezzata da FI e dal ministro Buttiglione: ''Credo che la proposta di Calderoli  potrebbe funzionare, bisogna riflettere e approfondirla bene''.
''Si puo' registrare un'intesa'', ha subito commentato il capogruppo  della Lega a Montecitorio, Alessandro Cè (nella foto) valutando  positivamente la disponibilita' espressa da Buttiglione. Ma il capogruppo della Lega alla Camera - che ha rilasciato anche un'intervista al quotidiano "Il Gazzettino" - non risparmia critiche neanche al presidente dei vescovi italiani Cardinale Ruini. ''Su questa questione Ruini dovrebbe parlare il meno possibile. La Chiesa ha un ambito piu' spirituale che materiale. Il Paese ha necessita' di questo cambiamento, altrimenti non si salva piu''': ''La locomotiva del Nord non ce la fa piu' a pagare per tutto il Paese''.
Apprezzamenti al "lodo" Calderoli sulle riforme anche da parte del coordinatore di An La Russa: ''Questa idea, d'altronde, al contrario di quella dei parlamentini interregionali, non e' mai stata osteggiata da  Alleanza Nazionale che vede, nella partecipazione dei  governatori a un'istituzione parlamentare della Repubblica, un  modo per sottolineare l'importanza delle autonomie, ma, nello  stesso tempo, per garantire l'unitarietà della Nazione''. Ma è ancora "critico" Follini che parla di "seppellire  l'idea balzana di creare un Parlamento del nord, del sud, del  centro. Siamo lieti che Calderoli partecipi a questo rito di  sepoltura'', ha detto il leader dell'Udc.
''Invito Calderoli e tutto il Senato ad essere piu' coraggiosi. Il problema non e' la presenza dei Presidenti delle Regioni ma quello di fare un Senato autenticamente federale'', ha invece sottolineato il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni.
''La proposta di inserire nel Senato  i presidenti delle Regioni e' vicina alla proposta del  centrosinistra'', ha detto Vannino Chiti. Il capo della segreteria Ds ha sostenuto che si tratta di una ''marcia indietro'' da parte di Calderoli in tema di riforme. Secondo Chiti ''la Lega ha subito una sconfitta sonora''  sulla contrastata ipotesi dei Parlamenti regionali attribuendo  questo anche alla ''ferma opposizione del centrosinistra''.
''Nei giorni scorsi avevamo annunciato - osserva Chiti  - che l'avremmo  seppellita con un referendum abrogativo. Ora grazie anche alla  nostra fermezza c'e' un ritorno di riflessione nel centrodestra  ed una consapevolezza del problema da parte di Udc e An''.
Per Chiti ''le dichiarazioni di Ce' e la marcia indietro di Calderoli sono due cose profondamente diverse''.  ''Il fatto positivo e' che oggi il centrosinistra - ha  concluso Chiti - ha presentato un documento unitario che  affronta vari problemi. Se ci sono cambiamenti veri da parte  della destra si potra' avere un confronto alla luce del sole in  Parlamento. Se son rose fioriranno...''.
L'opposizione ha sottolineato di essere unita sul testo elaborato da Giuliano Amato, come base delle controproposte che l'Ulivo si appresta a presentare in vista dell'esame dell'aula. ''Noi pensiamo all'Italia -fa sapere il presidente dei senatori dei Ds, Gavino Angius- la Cdl no. Noi pensiamo all'ammodernamento della Costituzione, loro fanno delleriforme l'oggetto della verifica di governo; un mezzo per uscire dalla crisi che li attanaglia da mesi. Le riforme non possono diventare merce di scambio. L'unita' dell'Italia e' inviolabile e non sara' toccata''.
Per il presidente della commissione parlamentare per gli Affari regionali Carlo Vizzini le proposte avanzate da Calderoli sono ''di buon senso e politicamente giuste''. ''In realtà -aggiunge- se ci fosse la possibilita' di attuare in Italia il modello tedesco realizzeremmo in modo stabile e credibile un vero federalismo''. Ma precisa che ''una proposta di modifica costituzionale politicamente realizzabile non puo' prescindere dall'esistenza dell'attuale Senato che sara' chiamato ad approvare la riforma''. Percio' ''se le assemblee di coordinamento delle autonomie provocano una sindrome da rottura dell'unita' nazionale -conclude Vizzini- allora bisogna avere il coraggio di viaggiare verso una riforma molto piu' profonda e inserire nel Senato i presidenti delle Regioni diventerebbe il primo passo verso il modello tedesco''
Anche Bassanini interviene con in un'intervista al quotidiano "La Stampa" e afferma: ''Oggi la Costituzione prevede che le Regioni possano costruire insieme degli uffici amministrativi, quella era invece un'assemblea politica. Con poteri solo consultivi ma in grado, se le sue proposte non fossero state ascoltate, di arrivare a uno scontro politico con il Parlamento. Perche' l'obiettivo consisteva nel mettere assieme il Parlamento del Nord: il 60 per cento del Pil del Paese, e minacciare che il Nord puo' fare da se', se vuole. Adesso Calderoli propone i presidenti di Regione in Senato. La nostra idea e' che sarebbe utile avere non solo loro ma anche i sindaci delle grandi citta' e una rappresentanza dell'Italia non metropolitana, oltre a duecento senatori eletti direttamente dai cittadini. In modo da tornare alla proposta che la commissione Ruini per la Costituente formulo' nel lontano 1946-47. Un Senato delle Regioni come momento di dialogo e armonizzazione tra le esigenze nazionali e quelle locali. E poi dovrebbe essere un organo di contrappeso. A parole, c'e' un accordo generale con la Cdl''.
Nessun problema nella maggioranza afferma invece La Loggia: ''C'e' un'evoluzione positiva - precisa il ministro agli Affari regionali - giovedi' inizia il dibattito parlamentare e c'e' tutta una settimana per discutere, c'e' tutto il tempo dunque per chiarire, approfondire, migliorare''.
''Non vogliono il federalismo,  vogliono tenere il potere concentrato a Roma, questa la  verita''' ha infine ribadito il ministro per le Riforme, Umberto  Bossi: ''Adesso  e' in atto il contrattacco del partito trasversale  romano che vuole bloccarle le riforme. Tutto li'. Il resto e'  una conseguenza di questo, anche il processo per i fatti di via  Bellerio e' una conseguenza''.(gs)
Proposta Calderoli: i commenti dei Presidenti delle Regioni
La proposta del Vicepresidente del Senato Roberto Calderoli fa, ovviamente, discutere i diretti interessati: i Presidenti delle Regioni, che a partire da oggi si confronteranno a Roma sul tema della ripartizione del Fondo sanitario 2004. ''Non e' con questi giochetti che si può affrontare il tema del serio completamento della riforma federalista''. E' il commento del presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani  alla controproposta avanzata. A Roberto Formigoni invece " sembra un buon passo quello di andare oltre le polemiche strumentali. Calderoli ha fatto bene e ha spazzato via il campo dalle polemiche. La sua proposta non vuol dire creare un Senato padano''... Ma ''Ci vorrebbe più coraggio - sottolinea il Presidente della Lombardia - per proporre un vero Senato delle Regioni''. E in un'intervista a La Repubblica (pubblicata oggi e intitolata  Formigoni avverte il Carroccio "La secessione padana è morta ), il Presidente della Lombardia oltre a ribadire la necessità della contestualità dllll'elezione del nuovo Senato e dei consigli regionali, afferma "il terso in discussione al senato deve essere modificato. Ora Calderoli fa delle aperture, vedremo. Due cambiamenti sono essenziali. Punto primo: il Senato federale così com'è, non è affatto federale, poiché non c'è una vera rappresentanza delle Regioni. il modello deve essere il Bundesrat tedesco, composto dagli esecutivi dei Laender: è quello un federalismo limpido che funziona. Certo, va adattato al nostro paese: ma nel testo attuale, non ci sono rappresentanti delle Giunte e qu9ndi il meccanismo sarebbe monco e si rischierebbe di perpetuare i contenziosi regioni-stato, davanti alla consulta. non è per l'ambizione dei Governatori di sedere in Senato, ma perché il nuovo Senato deve essere il luogo della mediazione politica. Il mio appello - conclude Formigoni - è che giovedì al Senato il testo sia modificato per inserire almeno un congruo numero di rappresentanti delle giunte regionali".
Perentorio il commento del Presidente del Veneto: ''La si faccia finita con il vedere complotti e trabocchetti dappertutto quando si parla di riforme costituzionali. La Lega ha proposto un puro e semplice coordinamento fra regioni a cui ha dato il nome di assemblee di coordinamento", ha detto Giancarlo Galan. ''Non ci vedo nulla di eversivo, anche perché - spiega Galan - per esempio, il sottoscritto sta lavorando con Illy alla creazione di un'Euroregione assieme alla Carinzia, alla Slovenia e alla Croazia. E allora? Siamo per questo degli eversori? Insomma, un'assemblea di coordinamento metterebbe a rischio l'unita' nazionale. Se lo diciamo per riderci su ci sto''. ''Adesso sento dire che nel Senato federale si vuole che siano presenti i Presidenti di Regione. Io so solo che se il Senato dovrà essere federale, dovrà essere un luogo istituzionale e democratico in cui far sentire la volontà istituzionale e democratica dei federati''.
Secondo il Presidente della Regione Abruzzo Giovanni Pace ''La proposta del vicepresidente Calderoli ha il preciso scopo di rafforzare il ruolo delle autonomie regionali''. ''In tal modo risulterebbe enormemente rafforzato il peso delle Regioni, che potrebbero così intervenire in maniera diretta sulle decisioni più importanti. Senza contare che -ha concluso Pace- si amplificherebbe anche il senso di unitarietà della nazione''. E' una proposta - ha dichiarato il Presidente del Molise Michele Iorio - che mi trova completamente d'accordo''. "Oltre che all'ingresso dei presidenti delle Regioni in Senato -ha proseguito- sono favorevole anche alla contemporaneità delle elezioni al Senato e nelle regioni''. L'auspicio di Iorio è che  che ''si possa, al più presto, attuare la riforma federale per superare l'attuale bicameralismo imperfetto con l'augurio che ciò si attui con la collaborazione di tutte le forze politiche''.
Per il Presidente della Giunta Regionale della Calabria, Giuseppe Chiaravalloti , siamo di fronte ad "una delle proposte praticabili'', perché spiega ''rappresenterebbe un raccordo fortissimo tra Regioni e Senato. Raccordo - aggiunge - di cui nei vari progetti si lamenta la mancanza''. Quindi, praticamente, per Chiaravalloti quella di cancellare le assemblee delle autonomie a patto che nel Senato vengano inseriti i presidenti di Regione e' ''una proposta possibile. Chiaramente le proposte di ingegneria costituzionale vanno esaminate a fondo con tutti i loro riflessi e contraccolpi possibili, altrimenti si creano dei mostri. E' quello che accade talora al legislatore frettoloso''. La proposta di Calderoli per il Presidente della giunta regionale calabrese anche ''se non e' il massimo, il meglio del meglio, è una proposta praticabile, che deve essere studiata e se non produce inconvenienti è da prendere in considerazione''.
l'ipotesi Calderoli non entusiasma molto il presidente delle regione siciliana, Salvatore Cuffaro (nella foto) che spiega: "se si tratta di un organo designato dalle Regioni, auspico piuttosto una rappresentanza elettiva'' e si dice d'accordo ''ma solo a meta''', ma comunque ''aperto al dialogo'': ''Come più volte ho avuto modo di rimarcare - spiega Cuffaro - sono contrario all'istituzione dei tre parlamenti, perché l'Italia e' una realtà unica.  E' auspicabile invece il coinvolgimento delle Regioni nel nuovo Senato. Sulle modalita' di accesso, c'è la massima apertura''. ''Da modesto operatore del diritto quale io sono - spiega invece il presidente della Sardegna Italo Masala - l'idea di considerare i Presidenti di Regione membri di diritto del Senato non va bene. Il Presidente è esponente del potere esecutivo, invece il Senato e' un organo legislativo''. Funzioni diverse e quindi incompatibili, dice Masala, aggiungendo che ''non e' attraverso questo che si garantiscono le presenze regionali''. ''Piuttosto - precisa il presidente della Regione sarda - suggerirei a Calderoli di proporre che il Senato venga composto in maniera paritaria, ad esempio se i componenti sono 200, a ogni regione ne devono spettare dieci. Se tutto viene fatto in proporzione, non basterà la presenza del Presidente per tutelare le identità''.
''Mi piace vedere la fine del  film''. Così il Presidente della Regione Lazio Francesco Storace (che ieri ha avuto un lungo incontro con il Vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini) ha commentato la proposta, aggiungendo poi con riferimento alle elzioni europee che ''non è accettabile che scompaia dalla scheda elettorale il nome del candidato premier''. Più duro il giudizio del Presidente delle Marche: ''Aggiungere 22 Presidenti delle Regioni ai 200 senatori previsti, come propone il vicepresidente  del Senato Calderoli, è un rimedio peggiore del male''. E' il commento fatto dal Presidente della Regione Marche Vito D'Ambrosio riguardo alla proposta fatta oggi dall' esponente leghista. ''Infatti - motiva D'Ambrosio - il Senato rimarrebbe un vero e proprio comitato di controllo sulle leggi delle Regioni, ruolo assolutamente inaccettabile, con un coinvolgimento del tutto marginale dei rappresentanti delle Regioni e senza nessun reale collegamento con il territorio''. 'Quindi "nonostante questa maldestra proposta di modifica, il progetto all'esame del Senato  rimane preoccupante e da respingere''. (sm)
Farassino: Così lavorerò per identità piemontese
"Le polemiche sono superate, ora non resta che rimboccarsi le maniche e continuare a lavorare'': con queste parole il presidente della Regione Piemonte, Enzo  Ghigo, ha sancito in una comunicazione all'aula del Consiglio regionale l'avvenuta pacificazione della maggioranza sul tema controverso del rimpasto di giunta che ha impegnato Presidente e partiti del centro destra negli ultimi mesi.
La pace fra il nuovo assessore all'Identita' Piemontese Gipo Farassino (nella foto), nominato il 13 gennaio, e l'assessore alla Cultura Giampiero Leo (Fi), che gli ha ceduto parte delle proprie deleghe riguardanti il teatro ma non la disponibilità dei relativi fondi, e' stata fatta ieri con l'accordo che li vedrà decidere ''di concerto'' sull'assegnazione delle risorse.  ''In un primo momento - ha spiegato Ghigo - il mio decreto non era sufficientemente esplicativo. Così ieri l'ho corretto, chiarendo che la delega sulla legge 68 va a Leo, che dovrà decidere di concerto con Farassino''. Sul fronte Sanita', dove l'ex responsabile del 118 Valter Galante (An) ha sostituito fra Natale e Capodanno il dimissionario Antonio D'Ambrosio, Ghigo ha sottolineato che si è trattato della scelta di ''un tecnico che ha il compito di rappresentare la continuita' gestionale e rimotivare gli operatori della sanita' piemontese'', dopo i tanti scandali che hanno colpito il settore. Ma a Galante, ha sottolineato, toccherà anche il compito di attivare ''un meccanismo più articolato di controlli'', oltre a quello (ancora in fase di valutazione) di sottoporre a sua volta l'attivita' del proprio assessorato ai ''controlli di gestione'' dell'assessorato al
Bilancio. Il neo assessore leghista all' Identità piemontese,
Gipo Farassino, ha ribadito in una conferenza stampa come intende procedere per riscoprire l'identità piemontese. ''Oggi - ha spiegato - ho usato malauguratamente la parola etnia, evocatrice di tristi scenari da Germania hitleriana, alludendo alle importanti comunità di pugliesi, calabresi, siciliani e di altri immigrati degli anni cinquanta presenti in  Piemonte. Agli immigrati di ieri e di oggi, inclusi quindi gli stranieri regolari o i figli di questi stranieri che sono nati in Piemonte - ha sottolineato - intendo rivolgermi per riscoprire l'identità del Piemonte, che la grande migrazione interna del dopo guerra ha disgregato. Non vedo cosa ci possa essere di male - ha aggiunto - nell' idea di prendere un caffé  con il presidente della comunita' pugliese a Torino per raccogliere suggerimenti utili per arrivare a ricostruire l'identità collettiva di coloro che vino sulla nostra terra''.
''Il nuovo incarico - ha sottolineato lo chansonnier - mi da' una grande carica nel momento in cui ero a corto di passioni e non me lo aspettavo. Ho accettato volentieri, anche se il tempo fino alla scadenza della legislatura e' poco, perche' sarei soddisfatto se nei due anni scarsi che abbiamo a disposizione riuscissi a imbastire un protocollo di intenti con tutti i pilastri necessari per rifondare e valorizzare l' immagine e l'identita' del Piemonte''.
Dall'identità alla comunicazione: il presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, inconterà giovedi' a Roma
il direttoregenerale della Rai Flavio Cattaneo. ''Nel colloquio - ha annunciato il presidente piemontese - ribadirò le preoccupazioni degli enti locali per la progressiva marginalizzazione di Torino nel contesto dell'attività dei centri di produzione Rai italiani e la necessità non più procrastinabile di un concreto rilancio della sede piemontese. E a questo proposito - ha aggiunto - presenterò soluzioni operative''. Ghigo ha poi precisato con il dg Cattaneo ''parlero' anche dell'increscioso episodio della dimenticanza di Torino, che ha dato i natali alla televisione, durante la trasmissione dello scorso 3gennaio sui 50 anni della Rai''. (red)
Veltroni su riforme: Roma come Berlino
I tagli decisi dal Governo hanno inciso drasticamente sul bilancio 2004 del comune di Roma, comportando un taglio alla spesa corrente per circa 200 milioni di euro rispetto al 2003, tagli che colpiscono le esigenze e le attese dei cittadini e Roma non può continuare ad essere penalizzata dalla politica del governo, ma le va dato il ruolo che merita di capitale della Repubblica. Sono queste le ragioni che il Sindaco di Roma Walter Veltroni (nella foto) espone in una lettera inviata al  Vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, certo di trovare un interlocutore sensibile.
Veltroni fa notare, in particolare, che nonostante le rassicurazioni ricevute l'11 novembre scorso nell'audizione in I commissione dal relatore di maggioranza senatore D'onofrio, nel testo della legge di revisione della parte seconda della Costituzione, ora all'esame dell'aula del Senato, l'articolo su Roma Capitale ''e'  rimasto identico a quello proposto dal Governo'', condizionando ''l'autonomia della capitale alle decisioni dello statuto della Regione Lazio''. ''Quasi che Roma - osserva Veltroni - sia soltanto un capoluogo di Regione, e non la capitale della Repubblica tutta, la cui autonomia deve essere garantita, perciò, con legge dello Stato, come è nel testo oggi vigente, ovvero direttamente dalla Costituzione, come avevo anche proposto sulla scorta, ad esempio, dello statuto di Berlino nella Costituzione della Germania Federale''.   In quella occasione, ricorda inoltre Veltroni, fu anche  riconosciuto il dato dell'insufficiente finanziamento della
Capitale. ''Una situazione - fa notare il Sindaco - aggravatasi con la legge finanziaria 2004, riassumibile nello squilibrio dei trasferimenti erariali correnti (Roma riceve, per ogni  cittadino, circa 80 euro in meno rispetto alla media delle grandi città), nella progressiva riduzione delle risorse di investimento per l'ammodernamento della città, sino al definanziamento totale dal 2005 della relativa legge per Roma Capitale, nella sottovalutazione dei trasferimenti per il trasporto pubblico locale (in crescita per le principali Regioni ed in costante diminuzione per il Lazio), nel taglio, infine, di 6 milioni di euro del fondo per il 'buono casa' nel 2004, nonostante le formali assicurazioni al riguardo pure date dal governo''.(red)
Opere pubbliche: nuovi interventi

La newsletter di www.governo.it rende noto che con la legge 29 dicembre 2003 n. 376 (in vigore dal 31 gennaio 2004) vengono stanziati cospicui fondi per finanziare numerose opere d'interesse locale. Tra gli interventi previsti, vi sono opere di interesse viario in Veneto, Abruzzo, Calabria, Campania e Basilicata. Opere di ripristino di edifici ad Urbino, Torino e Reggio Calabria. Inoltre, vengono destinati fondi alla tutela del carattere storico, monumentale e artistico della città di Siena e alla laguna di Venezia, per eliminare gli effetti negativi dovuti al Canale dei petroli. Infine, la legge prevede un sostegno anche allo sviluppo economico e all'occupazione nei distretti economico-produttivi di Cassino, Coreno Ausonio e Sora investiti dalla crisi.
Inoltre la Newsletter del Governo informa tra l'altro su:
Il varo del nuovo codice per i Beni Culturali e Paesaggistici. Il cardine attorno al quale ruota il Codice, che aggiorna norme risalenti al 1939, è l'art.9 della Costituzione.
La circolare del ministro Sirchia pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 10 gennaio 2004. La circolare arriva dopo alcune analisi sul consumo dei farmaci oppiacei per i malati terminali. (red)

Emilia-Romagna: scuola; sentenza "bomba" Consulta

'Una sentenza bomba'', che allunga ombre anche sulla riforma Moratti. E' il commento dell'  assessore alla Scuola della Regione Emilia-Romagna, Mariangela Bastico, alla sentenza della Corte Costituzionale che ha  stabilito - ancora parole dell' assessore - ''come la gestione  del personale scolastico sia di competenza della Regione''. Della sentenza se ne occupa anche il quotidiano "l'Unità", titolando "La Corte costituzionale smonta la Scuola Moratti".
Una decisione, quella del 13 gennaio che accogliendo il ricorso dell' Emilia-  Romagna, ha dichiarato l' illegittimita' costituzionale dell'  articolo 22, comma 3, della Finanziaria 2002: ''La sentenza - ha  spiegato Bastico - va molto oltre il nostro ricorso, che era per  il rispetto dell' autonomia scolastica. Le Regioni dovranno  intervenire su questa materia, con leggi regionali''. Per il  principio di continuita' del servizio - ha disposto ancora la  Corte - la legislazione rimarra' pero' in vigore ''fino a quando  le singole Regioni si saranno dotate di una disciplina e di un  apparato istituzionale idoneo''.
Cosi' Bastico (nella foto) ha annunciato il primo passo: ''Un tavolo di  concertazione, e non di confronto, quelli dove ti invitano  qualche volta per un parere, dove si dovranno considerare gli  effetti della sentenza. Un tavolo in cui si confronteranno il  Governo e tutte le Regioni''. Percio', nessuno strappo, ha  garantito un assessore che da anni e' robusta avversaria del  ministro Moratti: ''Nessuna fuga in avanti - ha ribadito Bastico 
- perche' noi non siamo per la regionalizzazione della scuola,  secondo quell' idea bossiana della scuola''.
L
a regione Emilia-Romagna ha inoltre reso noto che sono in tutto 130 i percorsi integrati progettati dagli istituti tecnici, professionali e d’arte e dagli enti accreditati di formazione professionale a cui potranno iscriversi gli studenti emiliano-romagnoli, in applicazione della nuova legge regionale sulla scuola approvata a metà dello scorso anno. Dei 130 percorsi progettati su tutta la regione, 20 si svolgeranno presso scuole di Bologna . Le scuole coinvolte sono 10 Istituti professionali, 6 istituti tecnici, 1 istituto d’arte. 
La nuova legge regionale sulla scuola offre dunque una nuova opportunità: prevede infatti che i ragazzi, al termine della scuola media, debbano iscriversi a scuola sia nel caso siano interessati al ciclo di studi tradizionale, sia che vogliano intraprendere un percorso maggiormente professionalizzante. In quest’ultimo caso verrà proposto un primo anno integrato tra istruzione e formazione che consentirà loro di continuare a studiare materie teoriche di base pur iniziando il percorso che li porterà al conseguimento di una qualifica professionale riconosciuta a livello nazionale.
 Inoltre, il valore di questo primo anno integrato è quello di consentire allo studente di ripensare la propria scelta a un anno di distanza, mantenendo aperte tutte le possibilità al 2° anno: quella di seguire un corso di istruzione tradizionale, quella di continuare un percorso integrato, quella di seguire la formazione professionale (anche se la legge regionale dà priorità alla scelta del biennio integrato come opzione educativa portatrice di valore aggiunto per la persona).
 Questa possibilità di scelta “aperta” nelle tre direzioni (integrazione, istruzione, formazione), sarà possibile anche per il terzo anno al termine del quale, tra l’altro, lo studente conseguirà una qualifica professionale (solo per i ragazzi che, ovviamente, hanno seguito i percorsi professionalizzanti o integrati) valida su tutto il territorio nazionale.
“La proposta ai ragazzi e alle famiglie di questi 130 percorsi rende totalmente operativo uno dei punti più rilevanti della legge regionale, cioè il biennio integrato, in risposta all’abbassamento dell’obbligo scolastico. Voglio sottolineare – conclude l’assessore Bastico – che la legge è stata approvata il 30 giugno scorso e che dunque, in poco più di sei mesi, l’abbiamo resa operativa, recuperando la sperimentazione attualmente in corso nelle scuole e programmando, per il prossimo anno scolastico, un’offerta molto ampia di percorsi e qualifiche corrispondenti. Questo accade quando una legge nasce grazie a percorsi condivisi, concertati, e non per colpi di mano. Dietro questa nuova opportunità, infatti, c’è il lavoro delle scuole e degli enti di formazione che hanno progettato l’offerta formativa, e c’è il lavoro delle Province, che hanno selezionato i progetti: una coralità possibile solo in un clima di condivisione”.
Per facilitare la scelta delle famiglie tutte le Province – cui la Regione ha delegato appunto la selezione dei progetti per consentire percorsi più vicini sia alle esigenze dei ragazzi che ai fabbisogni occupazionali dei territori – hanno diffuso nelle scuole un catalogo che contiene l’offerta formativa dei percorsi integrati. Inoltre, sul sito
www.form-azione.it
sono presenti gli elenchi dei corsi provincia per provincia, le scuole presso cui si svolgono e le qualifiche corrispondenti.
(gs)

 

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