periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 267- Roma, 14  aprile 2004

Sommario

Vale 36.7 miliardi lo "stallo" Stato-Regioni Friuli-Venezia Giulia: si discute su Udine "capitale" regionale
Argentina; Errani : Governo sta bloccando iniziative regioni "Caro-farmaci": si attende il vertice con Sirchia
Protezione civile: modello Piemonte per avvio rete "antidissesto" Umbria: lotta al morbillo
Argentina; Errani: Governo sta bloccando iniziative Regioni
"Ho visitato l'Argentina nel gennaio del 2002, appena iniziata la crisi detta del "corralito", richiamato anche dall'allarme che mi giungeva dalle comunità di emiliano-romagnoli", comincia così il "racconto" del viaggio in Argentina da parte del Presidente dell'Emilia-Romagna, Vasco Errani (nella foto), pubblicato oggi su l'Unità .  "In quella occasione - scrive Errani - misurai la distanza che divideva il popolo argentino dal governo di quel grande paese, di fronte ad una crisi economica e morale gravissima, con dietro la pesante responsabilità del Fondo Monetario Internazionale"
"Sono ritornato in questi giorni in Argentina per verificare se i progetti impostati due anni fa dall'Emilia-Romagna sono stati realizzati e devo dire che la situazione mi sembra chiaramente migliorata. Noi, nei nostri limiti, abbiamo stanziato 2 milioni di euro per interventi di emergenza (e tra questi sei mense per bambini e ragazzi poverissimi) ma anche per progetti di formazione con l'Università Cattolica Argentina e l'Università di Bologna (che ha aperto una propria sede a Buenos Aires). I progetti sono stati tutti realizzati, anche attraverso Ong giovani e dinamiche.  "Ho trovato - sottolinea Errani - una voglia di futuro che due anni fa non c'era proprio. Gli argentini vogliono avere fiducia nel nuovo governo (che gode oggi di un consenso
alto) e vogliono scommettere su se stessi".
Affrontando poi il contesto socio economico dell'Argentina e dell'America del Sud, il Presidente dell'Emilia-Romagna afferma che "se la crisi del Mercosur precedette qualche anno fa i crolli finanziari e valutari di Brasile e Argentina, oggi credo che occorra un Mercosur rinnovato e rafforzato per rilanciare una prospettiva economica stabile per i paesi del
continente. L'Europa ha interesse a contribuire a questa novità, come ha interesse ad una Argentina credibile ed affidabile. Per questo la stessa vicenda dei bond argentini non può essere un macigno inamovibile sulla strada della cooperazione internazionale, come invece la interpreta oggi il Governo italiano che ha congelato i rapporti, bloccando persino iniziative e finanziamenti già concordati fra Stato e Regioni, tra lo sconcerto dei milioni di italiani che vivono in Argentina. Scelta sbagliata che non tutela i nostri risparmiatori, rende l'Italia gravemente assente dallo scenario latinoamericano, impedisce di lavorare sulle priorità che I'Ue ha stabilito verso l'Argentina e l'America latina, di pari passo con lo sviluppo delle relazioni commerciali: diritti umani, ambiente, sostenibilità, coesione, lotta alle povertà.
"Brasile e Argentina - conclude Errani - stanno costruendo una alleanza inedita e ci guardano con attesa: noi saremo all'appuntamento?" (gs)
Vale 36.7 miliardi lo "stallo" Stato-Regioni

Tra intese già raggiunte e altre da definire, vale almeno 36,7 miliardi lo stallo delle Conferenze Stato-Regioni e Unificata. E' questa la stima tracciata in un articolo pubblicato oggi da Il Sole 24 ore.
Si va dal "Fondo per le politiche sociali" al riparto della compartecipazione Iva 2003. Ma ci sono le risorse per l'agricoltura e quelle per la lotta all'Aids e per gli interventi sanitari nelle grandi città e ancora il riparto per le aree sottoutilizzate. E attendono il via libera decine di provvedimenti amministrativi: dalla commercializzazione di farmaci anche generici all'intesa per le prestazioni termali, dalle agenzie per il lavoro all'etichetta-tura del pollame, dagli impianti a fune agli imballaggi in legno. 
Un'impasse - sottolinea l'articolo - che dura "ormai da tre mesi" e "che il Governo sta cercando di sbloccare per fine mese: il 29 aprile, data della prossima convocazione delle Conferenze. Secondo quanto riportato da il Sole 24 ore a cercare di tessere la riapertura del dialogo è stato, la settimana scorsa, Silvio Berlusconi che, in un incontro con alcuni Presidenti di Regione di Forza Italia, avrebbe rivolto alcune sollecitazioni "per convincere l'universo regionale a sbloccare l'impasse istituzionale. Sul piatto, una proposta fatta esplicitamente alcuni giorni prima dal ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia: approvare intanto i provvedimenti        sui quali già esiste un'intesa tecnico-politica tra Governo e Regioni, in attesa che le cause dell'Aventino dei Presidenti di regione siano risolte, principalmente col ministero dell'Economia. Ma  "le cosiddette questioni irrinunciabili poste come condizione dalle Regioni nel disertare le sedi istituzionali di confronto col Governo sono intatte rispetto a tre mesi fa: le regole capestro della Finanziariche bloccano l'indebitamento (valore calcolato: 3,5 mld); la proroga del fondi di garanzia del decreto sul federalismo fiscale; la compartecipazione Iva; l'assistenza agli immigrati regolarizzati (1 mld). Senza dire del capitolo amaro del finanziamento del Servizio sanitario nazionale: per il 2004, secondo le Regioni, mancano all'appello almeno 5 mld. Per queste ragioni lo strappo istituzionale s'è aperto e mai, in tre mesi, s'è ricomposto.
E d'altra parte, a pagare le conseguenze della paralisi amministrativa apertasi col blocco delle "Conferenze" sono in primo luogo Regioni ed enti locali. Che, non a caso, hanno chiesto esplicitamente al Governo una "Conferenza" ad hoc, dedicata anche ai contenuti del prossimo Dpef 2005-2008". 
E mentre l
a trimestrale di cassa potrebbe arrivare nel giro della prossima settimana, il Dpef, come annunciato da Silvio Berlusconi, potrebbe essere anticipato e presentato invece che a giugno, come previsto dalla legge, già alla fine del mese di maggio.
Nel frattempo
al Dicastero di via XX settembre si lavora per una riduzione fiscale ''strutturale e diffusa'', senza creare però nuovo deficit,  ma tagliando i rami secchi della spesa pubblica.
Lo spiega lo stesso Ministro dell'Economia,
Giulio Tremonti (nella foto) in un lungo intervento su 'Il Sole 24 Ore' del  attualmente impegnato con il suo staff nella messa a punto della Trimestrale di cassa che conterrà le nuove stime del Governo su crescita e deficit. C'e'  inoltre in cantiere il documento di programmazione economica e finanziaria che potrebbe invece contenere i dettagli del nuovo modulo della riforma fiscale.
Diverse le ipotesi di contenimento della spesa che sono sul tappeto e di cui  il ministro ha parlato. In ogni caso- secondo il Ministro - la riduzione fiscale "sarà ''strutturale'' e ''diffusa'' coinvolgerà cioè anche i ceti medi e bassi. ''La riduzione delle tasse - ha spiegato Tremonti - dovrà essere tanto strutturale da non essere fondata su un nuovo deficit ma su reali tagli di spesa pubblica improduttiva''. E su questo fronte molte sarebbero le ipotesi al vaglio: tra queste si parla, ad esempio, di un intervento del taglia-spese che, come riferivano dalla Ragioneria l'anno scorso, nel 2002 aveva contribuito a contenere dello 0,2% il rapporto defici-Pil frenandolo al 2,3%. Tra le ipotesi che circolano anche quella di tagliare alcuni trasferimenti legati al territorio, come ad esempio, i fondi destinati alla montagna o alcune voci dirette alle regioni a statuto speciale. C'e' poi l'ipotesi di rivedere e razionalizzare gli incentivi alle imprese ma questa strada - si fa notare dalla maggioranza - potrebbe frenare lo sviluppo potenziale di un taglio fiscale.
Fra le molte ipotesi al vaglio, fonti parlamentari ipotizzano anche di dare nuovo slancio all'attività della Consip e rimettere mano alle decisioni dell'ultima Finanziaria con le quali si e' liberalizzata l'attività locale per l'acquisto di beni e servizi che non è più centralizzata''. (sm)

Protezione civile: modello Piemonte per avvio rete "antidissesto"
Entro tre anni saranno uniformi in Italia sistemi di allertamento in caso di alluvioni o dissesti idrogeologici, mentre la rete di monitoraggio sarà potenziata con l' acquisto di sei nuovi radar. Lo prevede la creazione dei 22 'centri funzionali' (supportati da uno nazionale di coordinamento) gestiti dalla Protezione Civile secondo un piano illustrato a Torino dal dirigente generale dell' Ufficio pianificazione, Bernardo De Bernardinis.
Proprio il Piemonte avrà il primo 'centro funzionale' in attività, già tra un anno. Un anticipo sui tempi consentito dall'organizzazione all'avanguardia del settore nella regione: dopo la disastrosa alluvione del '94, infatti, previsioni ed eventi meteorologici curati dalla 'Sala rischi' dell' Arpa del Piemonte vengano 'trasformati' in informazioni di possibile allertamento per le undici aree in cui è stato suddiviso il territorio. ''Il nostro modello -
ha spiegato Vincenzo Coccolo, direttore generale dell' Arpa - ci ha consentito di ridurre i danni e le vittime nei successi eventi alluvionali, come quelli dell' autunno 2000, in tutto simile, per magnitudo, a quello di sei anni prima''.
La 'Sala rischi' dell' Arpa piemontese elabora i dati trasmessi da 374 stazioni automatiche, 270 pluviometri, 74 nivometri e, inoltre, 82 apparecchiature per misurare l' altezza dei fiumi, 82 per la velocita' del vento, 75 per la direzione del vento, 252 termometri. ''Le previsioni - spiega Coccolo - vengono fatte su tre versanti: gli eventi meteo, i rischi e gli effetti connessi e la valutazione delle criticità. In questo modo, possiamo prevedere piene fluviali e frane, avvalendoci anche di una banca dati che ci permette il confronto con gli eventi degli ultimi 200 anni''. E ora il 'modello Piemonte' sara' utilizzato per le altre regioni italiane. In totale sono previste 102 zone di allertamento. (red)
Friuli-Venezia Giulia: si discute su Udine "capitale" regionale
In Friuli-Venezia Giulia si comincia a lavorare attorno allo Statuto e già si discute attorno alla futura capitale con una proposta che sta animando il dibattito in Regione. ''Perche' Udine non può essere la capitale della Regione Friuli-Venezia Giulia?'': e' la domanda che pone il consigliere regionale della Margherita, Virgilio Disetti, in una lettera inviata al suo capogruppo, Cristiano Degano. Secondo Disetti, nel momento in cui si inizia il lavoro preparatorio per la revisione dello Statuto di autonomia, appare opportuno aprire il dibattito sulla possibilita' che Udine diventi il capoluogo della Regione. Il consigliere ritiene infatti che ''i tempi siano maturi per dare una risposta concreta ai 'desiderata' di gran parte della popolazione della Regione'' e che la situazione sia cambiata rispetto al 1963: ''Trieste - sostiene - non si trova più in un 'budello', ma è nuovamente punto di riferimento di un territorio vasto ed importante, tanto che sembrano tornati per la citta' giuliana i tempi (sotto il profilo geografico) dell' impero austro-ungarico''.
Coglie la palla al balzo il Sindaco di Udine,
Sergio Cecotti : ''E' indubbio che per la nostra Regione si sta aprendo una fase interessante. E in questa fase la fantasia di ognuno si può liberare''.  ''Questa Regione - ha proseguito Cecotti - si dovrà dare un nuovo Statuto di autonomia. Naturalmente non sarò io a riscriverlo. Annoto con piacere che in questa interessante fase di preparazione ci sono personaggi che lavorano di fantasia. Personalmente sono molto curioso di vedere come risponderà a  questa proposta-provocazione il Presidente del Friuli-Venezia Giulia, Riccardo Illy''. (red)
"Caro-farmaci": si attende il vertice con Sirchia
''Gli industriali - domanda il Ministro della Salute, Girolamo Sirchia (nella foto), in un'intervista a il Messaggero - devono spiegare che cosa li ha portati a simili decisioni. Si tratta di lievitazioni dei prezzi oltre il possibile''.
E sugli aumenti dei farmaci, il Ministro ha convocato presso il Ministero, un vertice con aziende farmaceutiche ed associazioni dei farmacisti. ''E' vero - spiega - che si tratta di prodotti non in fascia A ma si tratta sempre di prodotti che riguardano la salute. E non è possibile far lievitare in questo modo i prezzi. Devono darne conto''. Sirchia non esclude che gli industriali potrebbero essere convinti ad abbassare i prezzi. E nega l'esistenza un accordo tra governo e industriali che renderebbe non controllati i prezzi dei farmaci di fascia C a carico dei pazienti. ''Da parte mia - precisa - assolutamente no. Nessun accordo e, soprattutto, nessun aumento ingiustificato come sembrano essere questi ultimi''.
Il Ministro della Salute sottolinea infine che la spesa delle Regioni per i farmaci è stata sicuramente abbassata. ''La media per la farmaceutica nell'ambito della sanità - afferma - è scesa dal 16% al 14%. In alcune, con il ticket, anche del 12. Ma, certamente, le Regioni devono usare anche altri strumenti per vigilare sulla correttezza delle prescrizioni''.
"
Quello della salute e del costo dei farmaci è un problema ormai di dimensioni europee. E' dunque impensabile che da noi venga affrontato in modo differente non solo rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea, ma anche tra regione e regione''. Ne è convinta Marida Bolognesi, membro della commissione Affari sociali, a proposito della questione del caro-farmaci emersa in questi giorni.
''In Italia a quanto pare - continua - il caro-euro ha avuto effetti non solo sul costo della vita, ma anche sul prezzo delle medicine.Il governo e le regioni hanno perciò il compito di impegnarsi a proporre a produttori e distributori un paniere di farmaci base a prezzo fisso e calmierato, dal momento che la spesa privata dei farmaci a carico delle famiglie e' piuttosto elevata, con vistose differenze anche da nord a sud''.
E i consumatori incalzano: “La spesa sanitaria-  afferma Rossella Miracapillo responsabile dell’Osservatorio Farmaci&Salute del Movimento Consumatori - direttamente a carico dei consumatori si va facendo sempre più pesante per le tasche, di anziani, pensionati e famiglie con bambini piccoli. Queste sono infatti le due categorie che più spesso ricorrono all’utilizzo dei farmaci. Lo confermano i dati Osmed, e quelli del CERGAS”. Secondo una ricerca dell’associazione un anziano spende mediamente 60/80 euro al mese (durante tutto l’anno) per l’acquisto di farmaci di fascia C; una famiglia con bambini al di sotto dei sei anni 100/120 euro (nei soli mesi invernali).  “I farmaci di fascia C - prosegue Miracapillo - a differenza di quanto ha dichiarato il Ministro Sirchia nella trasmissione Porta a Porta, non possono considerarsi poco importanti. Tra questi infatti ci sono gli ansiolitici che gli anziani usano per i disturbi del sonno, a volte anche gravi, i prodotti vasoattivi e alcuni farmaci come il Tramadolo che viene usato nel dolore, i colliri antibiotici, le pomate antibiotiche per le piaghe antidecubito. Dunque farmaci tutt’altro che inutili o secondari”. Questi farmaci, sottolineano dal Movimento Consumatori, per la maggior parte sono con obbligo di ricetta medica e sono prescritti dai medici che evidentemente ne valutano l’indispensabilità.
“Troviamo apprezzabile l’iniziativa recente del Ministero della salute di creare un osservatorio sui prezzi e il tavolo di trattative con Farmindustria per individuare strumenti di contenimento degli stessi".
Mentre si discute sul caro-farmaci, per i cittadini si profilano ulteriori disagi, a causa dell'imminente protesta dei medici. "
Le assemblee dei medici e dei dirigenti sanitari nei luoghi di lavoro - afferma  il presidente nazionale del sindacato dei medici Cimo Stefano Biasioli - ribadiranno la volontà di tutti i laureati sanitari di arrivare alla soluzione della vertenza salute''. ''Abbiamo nel mirino non solo il Governo - afferma Biasioli - ma anche le Regioni: il Governo perché in 3 anni non ha modificato il quadro normativo; le Regioni perché non vogliono  l'avvio della trattativa contrattuale, considerando intoccabile  il loro atto di indirizzo. Il 24 aprile scendiamo in piazza per far vedere al Paese che i torti sono tutti dall'altra parte''. (red)
Umbria: lotta al morbillo
Entro il 2007, in Umbria, - secondo quanto riportato da Help l'agenzia del Movimento difesa consumatori - sarà debellato il morbillo. La Giunta Regionale, su proposta dell’assessore alla sanità Maurizio Rosi, ha approvato un Piano Regionale per il contenimento prima e l’eliminazione del morbillo poi, dettando “linee-guida” vincolanti alle Aziende USL perché, per fasi successive, si arrivi entro tre anni (nel 2007), a vaccinare, gratuitamente e con chiamata attiva, con il vaccino trivalente contro morbillo, parotite e rosolia, il 95 per cento dei nuovi nati e a somministrare una seconda dose di vaccino ad almeno il 90 per cento di tutti i bambini di 5/6anni.
Com’è noto il morbillo è una malattia altamente contagiosa che, anche nel corso dell’anno 2002, ha causato in Italia circa 30 mila casi stimati, con centinaia di ricoveri, gravi complicanze e anche alcuni decessi; nella nostra regione dove, già nell’anno 2002, l’84 per cento dei bambini di due anni risultavano coperti dalla vaccinazione, si sono verificati un numero contenuto di casi, che non dovrebbero però più verificarsi, a partire dal 2007, quando tutti i bambini umbri saranno adeguatamente protetti.
La somministrazione del vaccino trivalente, anche alle donne in età fertile e al personale esposto a rischio professionale, permetterà inoltre di ridurre ed eliminare i casi di rosolia congenita che sono conseguenti alle infezioni contratte in gravidanza e comportano gravi danni per il neonato; inoltre, con questa vaccinazione, si può ottenere il controllo della parotite epidemica, riducendo significativamente le complicanze di tale malattia.
Per raggiungere questi obiettivi, che rispondono alle indicazioni date dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e in accordo con il documento approvato dalla “Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province Autonome”, la Giunta Regionale, come sottolineato in premessa, ha deliberato linee guida vincolanti per le Aziende USL. E’ stato ribadito quanto era già stato stabilito da un precedente protocollo regionale, sono stati graduati nel corso di tre anni gli obiettivi da raggiungere e sono state date indicazioni per migliorare l’offerta di vaccino alla popolazione, per recuperare i suscettibili non vaccinati in precedenza, per adeguare i servizi vaccinali con la costituzione di anagrafi informatizzate in tutte le ASL e per formare il personale ed infine informare correttamente la popolazione. (red)
 

Proprietario ed editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
Redazione: via Parigi, 11    00185 - Roma
Direttore editoriale: Marcello Mochi Onori
Direttore responsabile: Marco Tumiati
In redazione: Stefano Mirabelli; Giuseppe Schifini
tel. 06.488829200 - fax 06 4881762
e-mail:
redazione@regioni.it

 
 


per iscriversi alla mailing list e ricevere regioni.it alla tua casella di posta elettronica
 

invia
e-mail

 

 

 

numeri precedenti

 


link

no copyright. per pubblicare le notizie di regioni it "clicca"