periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 263- Roma, 7  aprile 2004

Sommario

Ciampi: sanita' pubblica mantenga un'impronta unitaria Friuli ed Emilia-Romagna puntano su sicurezza idrogeologica
Regioni pronte a quota oneri contratto dei 600mila dipendenti sanita' (non medici) Bubbico, Pace, Errani: solidale collaborazione per  rifiuti in Campania
Documento Sirchia-assessori regionali alla sanità Veneto: Consiglio regionale con certificazione UNI EN ISO 9001
Friuli ed Emilia-Romagna puntano su sicurezza idrogeologica

Affrontare il problema idrogeologico in modo preventivo. “Non ci sono solo i grandi interventi, per garantire una sicurezza del territorio valida, è necessaria anche la manutenzione ordinaria”. Lo ha dichiarato l'assessore regionale alla Difesa del suolo e della costa e Protezione civile della regione Emilia-Romagna, Marioluigi Bruschini, presentando un progetto pilota: "che sarà esportato in tutta la regione". Il progetto si basa su un’analisi minuziosa e concreta dello stato di manutenzione del territorio e permette di evidenziare qual è il suo stato di salute dal punto di vista idrogeologico: "sono le basi per una conoscenza puntigliosa, necessaria per fare quella manutenzione ordinaria che è la ‘conditio sine qua non’ per garantire una valida sicurezza del territorio”.
Il progetto preliminare è stato predisposto attraverso la collaborazione di tutti gli Enti competenti ed il coinvolgimento dei privati. Due anni di lavoro hanno portato all’individuazione delle criticità e degli interventi necessari.
“Per fare questo monitoraggio, che ha interessato parecchi chilometri di corsi d’acqua minori - spiega l’assessore -, sono stati utilizzati i volontari, grazie ad una convenzione firmata con la Comunità montana. Questo importante risultato dimostra come la Protezione civile non serve solo per interventi sulle emergenze, ma può essere utilizzata in modo intelligente anche per interventi preventivi. Se impiegassimo le nostre decine di volontari in tutta la Regione, riusciremmo davvero ad avere un quadro preciso dello stato del nostro territorio”.
Ammonta invece a 5.574.784,34 euro la spesa approvata dalla Giunta regionale friulana su proposta del vicepresidente e assessore all'Ambiente e ai Lavori Pubblici, Gianfranco Moretton, per interventi di prevenzione del rischio idrogeologico in diversi punti del territorio regionale e affidando l'esecuzione delle opere in "delegazione amministrativa" ad altri soggetti pubblici.
Un intervento per 4.219.000 euro riguarda il completamento delle diaframmature e difese longitudinali lungo gli argini del Tagliamento nel tratto a valle di Ronchis fino a Latisana, nel territorio di quei due Comuni, i cui abitati sarebbero a rischio esondazione in caso di "rotta" degli argini.
Un secondo intervento - la cui esecuzione è stata affidata al Comune di Pasiano di Pordenone per un importo di 1.335.784.34 euro - riguarda la prosecuzione del consolidamento degli argini sia di destra e che di sinistra del fiume Meduna nel tratto dal ponte della Statale 13 "Pontebbana" alla confluenza con il fiume Livenza. Tale intervento è volto a mettere in sicurezza gli abitati di "Case Russolo" e "Case Fava" in comune di Pasiano.
Anche in questo caso - come emerso in seguito alle piene del 2002 - gli argini hanno bisogno di consolidamento e di diaframmature per evitare che l'acqua filtri.
(sm)

Regioni pronte a quota oneri contratto comparto sanita'

Le Regioni ribadiscono che sono pronte a fare la loro parte "finanziaria" sul contratto già firmato per il comparto sanità, rispondendo così ai rilievi resi noti dalla Corte dei Conti. La Consulta ha infatti rilevato che ci sono delle criticità sulle compatibilità finanziarie dell'ultimo contratto che non interessa i medici, ma le Regioni rassicurano la Consulta e i sindacati. Se ne occupa oggi anche il quotidiano "il Sole 24Ore" con gli articoli: Contratto sanita', l'ok delle Regioni; Sanita', le Regioni danno l'ok.
Stiamo parlando della ''Certificazione non positiva'' per il contratto del comparto sulla sanita' resa nota dalla Corte dei Conti attraverso il suo sito Internet con le motivazioni del provvedimento: 6 aprile 2004 - Delibera n. 7/CONTR/CL/04 Sezioni Riunite in sede di controllo - Ipotesi di accordo relativa al CCNL del comparto sanità per il quadriennio normativo 2002-2005 e il biennio economico 2002-2003 sottoscritta in data 11/12/2003.
Intanto - come abbiamo detto - per la Corte dei Conti (sezioni riunite in sede di controllo, sotto la presidenza di Rosario Elio Baldanza), sono stati sollevati dubbi sulla sostenibilita' dell'onere finanziario a carico delle Regioni e sulla disponibilita' di alcune risorse contrattuali per l'ultimo contratto del comparto non medici. In particolare ''non sembrano sussistere i presupposti per una valutazione positiva di compatibilita' finanziaria degli oneri contrattuali derivanti dall'ipotesi di accordo all'esame''.
La bocciatura non e' definitiva: le motivazioni di questo parere negativo vengono ora trasmesse dai magistrati di Viale Mazzini all'Aran. Per il biennio 2002-2003 il contratto sanita' prevede un incremento di costo di 1,1 miliardi di euro. Se l'agenzia per la contrattazione del pubblico impiego fornira' chiarimenti o correttivi soddisfacenti, allora la Corte dei Conti dara' il suo via libera.
In tal senso a Cernobbio c'è stata una riunione straordinaria del Comitato di settore per la sanita' presieduto dall'assessore alla Finanze della Lombardia, Colozzi che ha valutato le motivazioni con cui la Corte dei Conti ha deciso di bloccare il rinnovo del contratto ai lavoratori della Sanita' che era stato siglato dal governo nel novembre 2003.
Le Regioni sono pronte - hanno affermato a Cernobbio i rappresentanti del Comitato di settore - ad assumersi  una quota degli oneri derivanti dal rinnovo del contratto dei  600 mila dipendenti della sanita' (non medici) perche' ritengono  ''di prioritaria importanza'' l'applicazione dell'accordo. Lo ha ribadito anche
Romano Colozzi (nella foto), coordinatore del comitato di settore delle Regioni, rispondendo così alle motivazioni con cui la Corte dei Conti ha deciso di bloccare gli aumenti contrattuali per il personale non medico della sanita'.
Il Comitato di settore ha risposto, attraverso l'Aran,  alla Corte fornendo così le precisazioni che potrebbero sbloccare la situazione e garantire pertanto il via libera all'applicazione del contratto.
In particolare, il documento elaborato dal Comitato sottolinea che ''e' gia' stata data indicazione alle Aziende Sanitarie e agli Enti del Comparto per una puntuale e tempestiva contabilizzazione nei propri bilanci delle risorse economiche necessarie per far fronte agli oneri previsti dall'ipotesi di contratto sottoscritta l'11 dicembre 2003''.
La Consulta afferma che
spetta infatti all’ARAN il compito di condurre le trattative nei limiti delle compatibilità economiche e finanziarie così individuate e di quantificare i relativi oneri, diretti ed indiretti, derivanti dall’applicazione del contratto.
Infine c'è da rilevare anche l'annuncio sempre da Cernobbio a margine del Forum Sanita' Futura - del sottosegretario alla Salute, Cesare Cursi, di conferma che la riforma del rapporto di lavoro dei medici sara' presentata come emendamento al Decreto legge sulle emergenze sanitarie: cancellera 'l'irreversibilita' della scelta fra pubblico e privato, consentira'di lavorare in ospedali, studi e cliniche private e manterra' un'indennita' medica' in busta paga per tutti i camici bianchi.  Non e' ancora chiaro quale maggiore onere quest' ultimo  emendamento comportera' e come sara' finanziato, perche' ''sara'  necessario - ha detto Cursi - trovare le risorse per estendere a tutti le indennita' attualmente riservate a chi ha scelto il  rapporto esclusivo col Servizio Sanitario Nazionale''.

Ecco uno stralcio della relazione della Corte dei conti:
6.2. Ciò premesso, sotto lo stretto profilo di copertura, intesa nella fattispecie come raffronto tra le risorse quantificate nell’atto di indirizzo dal Comitato di settore e gli oneri derivanti dal contratto, occorre evidenziare che, a fronte di risorse quantificate a regime in relazione tecnica pari a 109,78 milioni di euro al lordo degli oneri riflessi, il computo degli oneri non quantificati dalla relazione tecnica derivanti dall’art. 33, comma, 1 dell’ipotesi di accordo (pari a 21,09 milioni di euro), determina la mancanza di copertura degli oneri contrattuali a regime per un importo di 25,96 milioni di euro al lordo degli oneri riflessi,
6.3. A prescindere dai profili attinenti alla copertura in senso stretto, manca, poi, da parte del Comitato di settore una corretta individuazione delle fonti di finanziamento idonee a supportare il costo dei rinnovi contrattuali relativi al personale, all’interno di un quadro di soddisfacente sostenibilità d bilanci delle singole amministrazioni. Il Comitato di settore si limita, nella fattispecie, soltanto ad indicare la fonte di legittimazione del riconoscimento dei benefici contrattuali, senza dare alcuna indicazione dei mezzi di copertura e dei parametri su cui avrebbe dovuto fondare, ai sensi dell’art. 16, comma 7, della legge n. 448 del 2Q01, la quantificazione delle risorse necessarie per il rinnovo contrattuale. Tanto più che, nella nuova cornice disegnata nel settore dall’accordo dell’8 agosto 2001, la sostenibilità degli oneri derivanti per il comparto sanità dalla nuova tornata contrattuale avrebbe dovuto trovare essenziale termine di riferimento nella sostanziale tenuta del patto di stabilità in materia sanitaria.
Prime indicazioni, al riguardo, stilla sostenibilità degli oneri derivanti dalla presente ipotesi di accordo sono soltanto offerte dall’ARAN, che tuttavia concentra la verifica di sostenibilità finanziaria su due soli indicatori, rappresentati dall’incidenza delle spese di personale rispetto alle entrate correnti e alle uscite correnti sulla base di informazioni tratte dai conti delle amministrazioni pubbliche 1998-2001 redatti dall’ISTAT. Tali indicatori, come già affermato dalla Corte, non esauriscono gli indici cui ricorrere per monitorare lo stato di salute finanziaria degli enti del comparto. Ciò anche in relazione al aggiornamento delle fonti utilizzate d per la compilazione dei conti pubblica amministrazione. I citati indicatori, elaborati, peraltro, sulla base dei conti delle amministrazioni pubbliche — anni 1998-2001 (25 giugno 2002), sembrano infatti subire una inversione di tendenza in relazione al successivo aggiornamento dei dati (3 luglio 2003). Tale ultima edizione — nella quale sono da considerare provvisorie le stime per il 2002, semidefinitive quelle del 2000 e 2001 e definitive quelle del 1999 — ha evidenziato un rialzo delle stime delle uscite correnti per redditi da lavoro dipendente e una flessione del trend di crescita delle entrate correnti determinando risultati meno confortanti, anche in relazione al 2002, e cioè nell’esercizio destinato a sopportare i maggiori oneri legati all’entrata a regime di tutte le clausole contrattuali del precedente biennio economico.
A ciò va aggiunto che una valuta di sostenibilità non può prescindere per il comparto sanità dagli esiti che il monitoraggio della spesa sanitaria ha dato in termini di tenuta del patto di stabilità in materia sanitaria con l’accordo dell’agosto 2001. A questo riguardo, come la Corte ha già sottolinea nella Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni (armi 2001-2002), le verifiche definitive a febbraio 2003 del tavolo tecnico di monitoraggio della spesa sanitaria non ha consentito l’erogazione dell’integrazione dei finanziamenti per il 2001 a tutte le Regioni, molte delle quali sono state inoltre dichiarate adempienti al patto dell'agosto 2001 dietro dimostrazione della copertura dei disavanzi sanitari 2001 con risorse di competenz4 dell’esercizio successivo. Di recente, poi, nel corso dell’audizione tenuta al Senato l marzo scorso dinanzi alla V Commissione permanente, il Ragioniere generale dello stato ha affermato che “la spesa sanitaria per gli anni 2001, 2002 e 2003 è risultata strutturalmente superiore a quella convenuta” nell’accordo dell’ agosto 2001 e che “nel 2003 il costo della spesa sanitaria ha ecceduto il livello concordato di 2,736 miliardi di euro, senza comprendere gli oneri legati al rinnovo sia delle convenzioni sia dei contratti di lavoro del personale.
7. In tale situazione di criticità non sembrano, pertanto, allo stato, sussistere i presupposti per una valutazione positiva di compatibilità finanziaria degli oneri contrattuali derivanti dall’ipotesi di accordo all’esame.

(gs)

Documento Sirchia-assessori regionali alla sanità

Gli assessori regionali alla sanità – riunitisi ieri a Cernobbio - hanno redatto un documento con il ministro della sanità, Girolamo Sirchia, che sarà sottoposto alla ratifica della prossima Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle province autonome.  Il documento si colloca comunque in una confermata situazione critica generale dei rapporti Stato-Regioni su questioni finanziarie che interessano anche la sanità.
''Il documento siglato ieri - ha ribadito Fabio Gava (nella foto), l'assessore veneto che e' anche coordinatore degli assessori regionali - era preparato da tempo, anche se la parte finale e' stata fortemente discussa e limata nei giorni scorsi''. Per Gava ''la firma di questo documento non significa che la situazione generale, per quanto riguarda il rapporto tra Regioni e governo, si sia modificata. Noi vediamo con apprezzamento il documento, ma rimangono ferme le criticita' che erano gia' state evidenziate, relative ai famosi punti non indifferibili che erano stati posti in essere. Soprattutto, per quanto riguarda la preoccupazione del finanziamento sanitario''.
Ecco il testo del documento: 
Premessa
Malgrado le difficoltà economiche e politiche di questo periodo storico, malgrado le legittime posizioni dei vari schieramenti politici, malgrado i differenti ruoli delle Istituzioni che intervengono nel governo della sanità, si è stabilito nel biennio passato una convergenza di Stato e Regioni su alcuni grandi obiettivi strategici, che possono essere raggruppati in tre principali capitoli:
1)     organizzare meglio e potenziare la promozione della salute e la prevenzione;
2)     organizzare meglio e potenziare le misure di protezione della salute pubblica e la risposta alle emergenze sanitarie;
3)      ridisegnare alcuni ambiti del Servizio Sanitario Nazionale per meglio rispondere ai nuovi bisogni dei cittadini.
Contenuti
La rivoluzione tecnologica e demografica intervenuta nell’ultimo decennio ha posto tutti gli Stati occidentali di fronte all’evidenza che i nuovi e vecchi bisogni della popolazione richiedono l’impiego di crescenti risorse. Malgrado ogni Paese, inclusa l’Italia, abbia aumentato i fondi per la sanità, la crescita della spesa risulta ancora maggiore. Tutti i Governi quindi si trovano di fronte alla necessità di definire un piano strategico che permetta loro di continuare ad erogare servizi sanitari in modo efficiente e soddisfacente per i cittadini. Anche l’Italia si trova di fronte allo stesso problema; il Ministro della Salute e gli Assessori regionali alla Sanità  sono concordi nel ritenere che due siano le linee di intervento necessarie:
1)ottenere maggiori finanziamenti pubblici per affrontare meglio l’area socio-sanitaria e, in particolare, la non-autosufficienza delle persone anziane;
2)razionalizzare maggiormente il Servizio Sanitario esistente, così da aumentarne l’efficienza e la qualità.
Per quanto riguarda il primo punto, la strada è quella di destinare nuove risorse anche attraverso la costituzione di un fondo per la non-autosufficienza.
Per quanto riguarda il secondo punto, si condivide di dover intervenire secondo le seguenti priorità:
1)utilizzare il ridisegno del sistema informativo sanitario, che è già stato finanziato ed appaltato, per rimettere ordine nei fondamentali del Servizio Sanitario. Questi fondamentali o “mattoni” includono l’univoca definizione delle strutture e delle prestazioni, l’evoluzione del sistema del DRG e la definizione di standard ottimali di offerta, senza i quali si rischia di eccedere con incrementi inappropriati della spesa o di essere in difetto con allungamento delle liste di attesa. Il contenimento delle liste d’attesa per le prestazioni urgenti e per quelle meno urgenti resta una priorità assoluta, cui dedicare la massima attenzione;
2)il secondo obiettivo è quello di ottimizzare la domanda attraverso la migliore organizzazione della medicina territoriale, che valorizzi il ruolo del medico di medicina generale chiamato ad operare in stretta collaborazione con l’insieme dei servizi sanitari territoriali ed ospedalieri. Si tratta di prevedere un processo di riaggregazione organizzativo ed operativo dell’azione dei medici di medicina generale nell’ambito del quale favorire la nascita di esperienze più avanzate di aggregazione e di lavoro in gruppo quali le Unità Territoriali di Assistenza Primaria (UTAP) o i Poliambulatori. Tale processo dovrà realizzare da parte di medici convenzionati (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti, medici della continuità assistenziale e di Guardia Medica), che operano in gruppo, la possibilità di erogare una serie di cure primarie ininterrottamente, corresponsabilizzandoli in ordine alla spesa all’interno di una quantità di risorse programmate, sottoponendosi a verifica su indicatori di quantità e qualità. Compito dei nuovi modelli organizzativi sarà anche quello di farsi carico della cura della cronicità, riducendo in tal modo il ruolo dell’Ospedale per acuti che, in quanto tale, non è adatto alla cura del cronico; questo può essere curato meglio e a minor costo nella struttura ambulatoriale vicino a casa. Inoltre, una organizzazione delle cure primarie così impostata  riduce il ricorso al Pronto Soccorso, che oggi è spesso intasato per l’accesso improprio di pazienti. Dalla combinazione dei due sopraddetti punti si ottiene la riduzione delle liste d’attesa e la riduzione dei costi dell’inappropriatezza, che possono essere dirottati verso la copertura di nuovi bisogni. I medici convenzionati del territorio, infine, hanno un ruolo fondamentale nella realizzazione del successivo punto 4 (piani nazionali di prevenzione oncologica e cardiovascolare, educazione sanitaria); 
3)un terzo importante elemento è costituito dal miglioramento continuo della qualità, che passa nella misura degli outcomes e dall’applicazione nella pratica del governo clinico, soprattutto all’interno dei Dipartimenti degli Ospedali di alta specialità. Il governo clinico si basa sull’educazione continua in medicina, la cui attuale impostazione va opportunamente rivista, spostando la priorità dalla convegnistica alla capillare attività locale e all’aggiornamento sul lavoro e nello studio del medico, così da evitare l’attuale spostamento di grandi quantità di personale per i Convegni e i conseguenti ingenti costi. Va prioritariamente sistemato l’aggiornamento nell’ambito dei Dipartimenti Ospedalieri, realizzando un sistema organizzato a responsabilità del Capo Dipartimento per assicurare che i processi di diagnosi e cura si svolgano sulla base dell’evidenza clinica più aggiornata e consentano una serie di riscontri e verifiche all’Azienda sanitaria e alla Regione, tali da garantire che variazioni individuali e sprechi siano ridotti al minimo. Contestualmente, il governo clinico riduce il rischio di errore in medicina e quindi i danni e relativi risarcimenti che ne derivano. Il Governo clinico quale strumento di miglioramento continuo dell’efficienza e della qualità è quindi un sistema organizzato utile ai cittadini, ai medici e alle aziende sanitarie;
4)va continuato lo sforzo culturale ed organizzativo per potenziare le misure di educazione sanitaria, di prevenzione primaria e di diagnosi precoce. Le iniziative di contrasto al fumo, all’eccesso alimentare, all’alcoolismo, alla droga, agli incidenti stradali, ma anche il piano nazionale per la prevenzione oncologica e degli incidenti cardiovascolari sono investimenti ad altissimo ritorno sociale  ed  economico che tutti i Paesi avanzati, compresa l’Italia stanno sviluppando. Si tratta di uno sforzo organizzativo, ma anche comunicativo che deve vedere impegnate tutte le Istituzioni, ma anche tutte le componenti del Servizio Sanitario Nazionale. Su alcuni di questi temi, cui si può aggiungere - per il suo carattere esemplare, ma anche per il grande impatto in termini di salute - anche la prevenzione delle complicanze del diabete, è possibile puntare per  configurare un Piano nazionale di prevenzione attiva (Allegato 1). E’ infatti dimostrato che solo un sistema organizzato che vede l’azione congiunta dei medici di medicina generale e delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere e che consente di censire i cittadini target, di raggiungerli con molteplici sollecitazioni, di fornire loro il risultato della loro partecipazione al programma di prevenzione, dà il risultato di ridurre l’insorgenza delle patologie e dei relativi costi;
5)vi è la necessità di sviluppare e potenziare Centri di Eccellenza Clinica per competere in Europa e prepararci alla libera circolazione dei pazienti e dei medici. La maggior percezione del bene salute da parte dei cittadini ci obbliga ad investire nella qualità, giacché la qualità dei servizi è divenuta anche in Italia un bene strategico. Il recente decreto legislativo, che offre una normativa speciale per gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e che consente loro di mettere a frutto le loro capacità e le loro invenzioni, ha anche lo scopo di creare una rete delle migliori esperienze tra IRCSS e le altre strutture Ospedaliere in modo da sviluppare sinergie che rendano competitiva l'offerta sanitaria italiana;  
6)ricerca clinica e traslazionale
, utile al Servizio Sanitario Nazionale e all’industria nazionale, e che offra una sorgente di risorse economiche aggiuntive a quella dei finanziamenti pubblici  nazionali o internazionali. Abbiamo bisogno di meglio scolpire il senso e il ruolo della ricerca sanitaria, diversa da quella dell’Università e degli Enti di ricerca, mirata a tradurre rapidamente in servizi per i malati e in prodotti utili all’industria nazionale le scoperte che  quotidianamente si realizzano nei nostri Ospedali e che per ragioni di carattere organizzativo non riusciamo a trasformare in prodotti o servizi che contribuiscano al benessere dei singoli cittadini e delle nostre imprese.
Si dovranno infine identificare le modalità con cui sostenere le Regioni che hanno più difficoltà a realizzare il governo del sistema, in modo tale che esse possano migliorare la loro efficienza e porre termine a costi che sono insostenibili e fortemente penalizzanti per le Regioni stesse. Grande rilievo va dato in particolare al ridisegno della rete ospedaliera e al corretto dimensionamento delle strutture accreditate. A questo scopo si potrebbe utilizzare come riferimento quanto previsto dall' ex art. 19 ter del D.lgs 502/92, unitamente allo sviluppo di esperienze di partneriato con Regioni virtuose di sostegno.
(gs)

Ciampi: sanita' pubblica mantenga un'impronta unitaria

''La sanita' pubblica sta divenendo sempre piu' responsabilita' delle regioni. E' tuttavia importante che essa mantenga un'impronta unitaria, fatta di tradizione, di missione civile, di servizi erogati in modo uniforme ed egualmente efficiente a tutti i cittadini'', lo ha detto il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi celebrando al Quirinale la Giornata Mondiale della Sanita' insieme al ministro della Salute Girolamo Sirchia. 
Il Capo dello Stato non nasconde che ''nella sanita' italiana non mancano certo difetti e lacune che vanno corretti. Rimane -suggerisce Cia
mpi- da razionalizzare la spesa, per evitare gli sprechi; va migliorata la cultura dell'organizzazione; va migliorata la distribuzione territoriale dei centri d'eccellenza''.
Anche la ricerca in campo medico ''va potenziata, anche per renderla piu' libera dai condizionamenti dell'industria farmaceutica; anche se quest'ultima -riconosce il presidente della Repubblica- sembra divenire sempre piu' consapevole dello stretto rapporto che deve esistere tra l'impegno socialmente responsabile, ancorato a principi di etica, e attivita' di impresa''.
Il nostro Servizio Sanitario Nazionale, pur con le sue imperfezioni e' e rimane tra i migliori dell'Unione Europea'', sottolinea Ciampi esprimendo 'profondo rispetto per il lavoro di tutti i medici e i collaboratori del nostro Servizio sanitario nazionale''.
(sm)

Bubbico,Pace, Errani: solidale collaborazione per rifiuti in Campania

Il Presidente della Giunta regionale della Basilicata, Filippo Bubbico (Ds), ha chiesto al Consiglio regionale di  ''farsi carico del trasferimento di mille tonnellate di rifiuti  per far fronte all' emergenza in atto in Campania''.
Dopo la nomina da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, di un commissario, il prefetto Catenacci, per redigere un piano per la pulizia delle strade nei Comuni campani, ''la conferenza dei presidenti, svolta a Roma, giovedi' scorso - ha spiegato Bubbico (nella foto) - ha sostenuto che tutte le regioni devono partecipare allo sforzo di pulizia''.
Hanno gia' dato la disponibilita' al piano ''emergenza rifiuti'' - secondo quanto reso noto dallo stesso pèresidente - le Regioni Marche e Calabria (che smaltiranno seimila tonnellate di rifiuti), Toscana e Puglia (che ne smaltiranno quattromila), Lombardia (cinquemila tonnellate), e Molise (500 tonnellate): ''La Regione Basilicata - ha concluso Bubbico - non puo' sottrarsi dal collaborare per risolvere un problema del
Paese''.  Alla conferenza ho sostenuto che tutte le regioni devono partecipare allo sforzo''.
''La Lombardia di Formigoni e' piu'  disponibile dell'Abruzzo di Giovanni Pace'', ha dichiarato il sindaco di Napoli, Rosa Iervolino. Ma
i consiglieri lombardi della Lega Nord presidieranno gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti e si incateneranno ai cancelli per opporsi all'arrivo dei camion dalla Campania, contenenti 5mila tonnellate di spazzatura: ''ci opponiamo a questo ulteriore gesto di colonialismo".
''Si e' inutilmente dispiaciuta il sindaco di Napoli per un diniego della Regione Abruzzo e del suo presidente che invece non vi e' stato''. E' la  replica del presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Pace, alle dichiarazioni di Rosa Russo Jervolino sulla presunta mancanza di solidarieta' da parte dell'Abruzzo nell'emergenza rifiuti.
''Sono dispiaciuto io - ha dichiarato Pace - questa volta ragionevolmente, perche' il sindaco prima di dare all'opinione pubblica notizie dovrebbe documentarsi. L'Abruzzo - ha spiegato - ha mostrato ancora una volta la propria solidarieta' alla vicina Campania e lo ha fatto concretamente, come molte altre regioni italiane rispondendo all'appello del Primo Ministro che sull'emergenza rifiuti ha chiesto lo sforzo e l'impegno di tutti''.
Pace ha sottolineato che la Regione Abruzzo ha comunicato ufficialmente e per iscritto l'assenso a raccogliere rifiuti provenienti dal Napoletano nella quantita' concordata giovedi' scorso nella Conferenza Stato-Regioni. ''Non ha diminuito di un solo grammo - ha proseguito - il quantitativo che era stato definito tra il Governo e i Presidenti delle Regioni. Proprio perche' il sindaco di Napoli mi conosce non avrebbe dovuto esprimersi come fatto oggi alle agenzie di stampa''.
Secondo il presidente Pace ''l'Abruzzo ha nel suo Dna il senso della solidarieta' che ha potuto esprimere anche questa volta badando pero' che non si creasse un'emergenza in questa regione''. Al riferimento del sindaco sulla disponibilita' della discarica di Lanciano, Pace ha fatto notare che ''l'impianto in questione soggiace a un piano volumetrico rigoroso e pianificato a livello regionale e, pertanto, ogni attivita' deve essere concordata e autorizzata dalla Regione Abruzzo''.
Anche la Regione Emilia-Romagna concorrera' a risolvere l'emergenza rifiuti in Campania. Il presidente Vasco Errani, infatti, si e' detto oggi soddisfatto del provvedimento assunto dal presidente del Consiglio dei ministri (n. 3345 del 30 marzo 2004), in linea del resto con quanto la Regione datempo auspicava. Ovvero, ha detto Errani, il superamento dellapratica degli accordi bilaterali tra Regioni per affrontare le emergenze e conferendo al problema dello smaltimento dei rifiuti la sua appropriata dimensione nazionale che si esprime. ha sottolineato ancora, attraverso una comune assunzione di responsabilita' e politiche capaci di incidere efficacemente sul ciclo integrato in tutto il territorio nazionale.
L'accordo raggiunto consegue dunque un obiettivo da tempo perseguito dalla Regione Emilia-Romagna, posto dal Presidente Errani alla Conferenza dei Presidenti fin dal giugno 2003. Il provvedimento prevede, oltre alle misure che riguardano il territorio campano, una forma di partecipazione attiva delle Regioni, su cui la Conferenza dei Presidenti delle Regioni ha espresso il proprio assenso, sotto forma di solidale cooperazione, che vedra' coinvolte tutte le Regioni Italiane, ciascuna delle quali si fara' carico di una quota parte della quantita' complessiva di rifiuti da smaltire, fissata una tantum in 40.000 tonnellate.

(red)

Veneto: Consiglio regionale con certificazione UNI EN ISO 9001

Al Consiglio regionale del Veneto e' stata rilasciata la certificazione UNI EN ISO 9001, la prima ad una assemblea legislativa in tutta Europa, per il complesso della sua attivita' di supporto organizzativo all'attivita' politica.
Il vicepresidente Angelo Fiorin ha spiegato come la spinta ad intraprendere questo percorso sia venuta dalla consapevolezza che nel corso di questa legislatura sarebbero stati affrontati temi importanti (tra tutti la stesura del nuovo statuto e il Piano regionale di sviluppo), e quindi la gestione amministrativa, gia' buona, doveva prepararsi a rispondere alle nuove esigenze.
''In questa logica - ha proseguito Fiorin - ci siamo preparati a conseguire come obiettivo finale la certificazione ISO, che comporta il ridisegno della struttura dal punto di vista organizzativo'', e, una volta conseguito, a proseguire nel percorso di formazione. Il vice presidente ha inoltre reso noto che e' intenzione del Consiglio di non limitare l'esperienza a questa sola struttura, ma di estendere ''una cultura della certificazione etica'' anche alle societa' di servizi che collaborano con la Regione.
(red)
 

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