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Riflessioni e vaticini sul corso delle
riforme federaliste. Dalle preoccupazioni del grande poeta
Mario Luzi,
agli approfondimenti più prosaici del presidente della Camera Casini, si
evince che siamo di fronte a cambiamenti che richiedono
"unità", un sentire comune, anche nell'epoca del
bipolarismo
- o meglio come afferma il presidente della Camera -
dei ''valori che sono di tutti''.
Luzi (nella foto) e Casini sostengono che dobbiamo
confrontarci seriamente con la storia e la
cultura del nostro Paese. "Dobbiamo
cioè riferirci - dice Casini - alle sue grandi tradizioni, alla sua
realtà plurale e diversificata ed al segno dell'apertura e della
solidarietà che gli italiani recano impresso nel proprio patrimonio
genetico''. ''Per questo e' necessario- afferma sempre Casini - che in
Parlamento tutti siano coinvolti quando e' in discussione l'assetto di
quei valori e che tutti possano portare il proprio contributo di idee,
centrodestra come centrosinistra, maggioranza come opposizione''.
Per Luzi in Italia è in atto ''un
discredito delle istituzioni, della politica e della vita nazionale associata'', con effetti ''disastrosi'' sul tessuto della convivenza
civile nazionale. Il poeta Mario Luzi quindi interviene sull'evoluzione della nostra
politica e sul dibattito sulle riforme. Secondo Luzi, sull'onda di questa ''disgregazione,
che si sta creando nel corpo sociale e civile della Nazione'',
fioriscono poi ''anche le peggiori e più egoistiche iniziative e
disegni''. Ciò che è in atto, sottolinea il poeta fiorentino, è un attacco
allo Stato di matrice risorgimentale.
Il tentativo meritorio di corroborare ''il gracile organismo
dello Stato Italiano, portando il Paese all'altezza della sua
importanza nazionale'', da qualche tempo si e' ''completamente
perduto'' ed ora si assiste solo ad una ''fase disastrosa''. ''Con la
massima indifferenza, almeno apparente, e' in corso un lavoro di
distruzione di quello che mio nonno, mio padre, i miei zii hanno
fatto; voglio dire - afferma Luzi - tutte le generazioni che si erano
adoperate per migliorare questo Paese. Questo non lo perdono. Si sta
distruggendo il lavoro del Risorgimento, questa e' una fase
antirisorgimentale''.
E
sulle prospettive delle riforme nel nostro Paese è intervenuto anche
Casini:
''Nessuno sente il bisogno di una Italia a due velocità, in cui la parte
del Paese che più ha, più si tiene. Sarebbe un esito contrario al corso
stesso della storia, destinato ad accrescere quei divari e quegli
squilibri dell'economia e del territorio che dall'Unita' d'Italia stiamo
instancabilmente cercando di superare''. Per il presidente della Camera,
Pier Ferdinando Casini, ''La portata dei cambiamenti istituzionali che si
stanno operando - ha detto - è straordinaria. Mai come in questo
delicato frangente e' necessario che quei mutamenti esprimano
realmente il comune sentire del Paese. Mai come ora tutte le forze
politiche presenti in Parlamento debbono avvertire la consapevolezza
di avere tra le mani il futuro di tutti gli italiani e debbono
sapere distinguere tra le inevitabili contese della politica
quotidiana e dei valori fondanti della collettività''.
''Il federalismo prossimo venturo sarà un federalismo astratto se darà
luogo a forme più o meno raffinate di neocentralismo regionale. Non siamo
in Germania, non abbiamo alle spalle la tradizione dei Laender''.
''Il nostro bagaglio -
ha detto Casini -
è quello dei liberi Comuni,
delle città-Stato, della dimensione delle prefetture e delle diocesi.
Il presidente della Camera ha quindi ribadito che e' necessario costruire
''un federalismo che unisce''. ''Ogni modificazione alla Costituzione
presuppone una consapevolezza: il quadro di riferimento è e resta quello
dell'unità e dell'indivisibilità della Repubblica. In una parola, non si puo' fare dell'Italia quello che l'Italia non
è''.
''La forma del federalismo cooperativo e solidale -
ha aggiunto Casini -
non è uno slogan di comodo: è una profonda verità. E' l'unica via per
far sì che l'azione riformatrice porti ad un miglioramento complessivo
della qualità della vita civile, attraverso servizi più efficienti,
amministrazioni più leggere e più vicine alle esigenze delle comunità
locali, un utilizzo più razionale delle risorse umane e materiali''.
(gs)
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L'Assessorato all'ambiente della Regione
Marche ha pubblicato gli atti del "Forum regionale dei rifiuti".
Il volume, attraverso le diverse relazioni, offre una panoramica che va
dalle pianificazioni, regionale e provinciali, con un'analisi dello
stato di fatto e dei fabbisogni. Ne emerge una vera e propria radiografia
regionale delle "filiere dei rifiuti".
Uno sguardo anche alla raccolta differenziata che secondo i dati forniti
dalla Apat si conferma in lento, ma progressivo, incremento (cfr:tabella).
Ulteriori approfondimenti sull'argomento possono essere effettuati
consultando la sezione "Ambiente" del sito della Regione Marche, i cui
link permetto collegamenti ai seguenti settori:
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(red)
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Rapida
attuazione del federalismo, anche fiscale, adeguamento delle risorse
destinate alla sanità. E, per garantire la tenuta futura del Ssn, il
riequilibrio della spesa sociale, dove le pensioni fanno ancora la parte
del leone, assorbendo circa il 16% del Pil e quasi il 60% del totale della
spesa, contro il 4,8% per la sanita'. Sono le questioni ''irrinunciabili''
poste dalle Regioni, all'inaugurazione del
IV Forum Sanita' futura a Villa
Erba a Cernobbio.
Innanzitutto, vanno risolti i problemi immediati di carattere finanziario,
che hanno spinto le Regioni sull''Aventino', disertando la Conferenza
Stato-Regioni. Lo ha
ribadito il
Presidente della Conferenza delle
Regioni, Enzo Ghigo: ''Mancano all'appello - afferma - ben 10 miliardi di
euro (2,3 mld per il 2002 e 8 per il 2003): non sono risorse aggiuntive,
sono gia' state programmate e assegnate alle Regioni, ma mai trasferite''.
Ancora da risolvere il sottofinanziamento dei Livelli essenziali di
assistenza, quasi 4 mld di euro solo nel 2001, e la questione
dell'assistenza sanitaria agli immigrati in regola secondo la legge
Bossi-Fini, circa 650 mila, per un totale di 850 milioni di euro l'anno.
Nodi da sciogliere urgentemente per continuare a garantire una sanita' di
buon livello, ma non solo.
''Dopo il patto dell'8 agosto 2001, e' necessario -
sottolinea Ghigo - un
nuovo accordo finanziario, su cui governo e Regioni possano cominciare a
confrontarsi prima della presentazione del Dpef. Un nuovo accordo che
dovrà tenere conto dei costi effettivamente sostenuti per garantire le
prestazioni essenziali su tutto il territorio nazionale. Con l'accordo
dell'8 agosto sono stati raggiunti buoni risultati, come la
razionalizzazione degli ospedali a favore del territorio e la diminuzione
della spesa farmaceutica a carico del Ssn, calata del 6,1% nel 2003''.
Tocca anche la spinosa questione di
possibili provvedimenti relativi alla professione medica il
Presidente della conferenza delle Regioni:sono
favorevole "ai principi ispiratori della riforma del rapporto di lavoro
dei medici. Il costo di questa modifica, però non deve gravare sui bilanci
regionali: su questo siamo tassativi e chiari''. Le Regioni quindi
tornano a ribadire che non sono disposti ad assumersi l'onere finanziario
dell'esclusivita' dei camici bianchi se il quadro normativo cambia e il
rapporto di lavoro viene liberalizzato. Questa volta, secondo Ghigo,
''sembra esserci la possibilita' di trovare una sintesi fra le diverse
posizione sulla questione finanziaria e arrivare all'accordo''.
Tornando
invece alla questione risorse Roberto Formigoni afferma che attualmente
sono "mal ripartite, non solo dal punto di vista
geografico. L'Italia spende per le pensioni quasi il 16% del Pil e circa
il 60% del globale della spesa sociale, contro il 4,8% per la sanità. E'
uno squilibrio non più sopportabile, perché a completo discapito del
bisogno di salute e della domanda crescente legata all'invecchiamento
della popolazione. Va posto rimedio, con un ripensamento immediato di
tutta la struttura del Welfare".
''Non condivido -
prosegue
Formigoni - il clima di pessimismo generalizzato.
Il futuro della sanità italiana può essere costellato da nuovi successi,
a patto che si compia prima possibile il processo di riforma
costituzionale. Saranno i cittadini e il loro bisogno di salute a pagare
il prezzo se dovesse subire un'ulteriore battuta d'arresto il processo
federalista, anche fiscale ''. I governatori sollecitano una ripresa del
lavori dell'Alta Commissione sul federalismo fiscale. ''Devolution
- precisa Formigoni - non significa creare una sanità a più velocità, ma
valorizzare le peculiarità dei singoli sistemi, in un contesto di livelli
essenziali di assistenza garantiti a tutti gli italiani e in una
solidarieta' sia economica che di conoscenze fra le Regioni''.
Mentre
il ministro della Salute,
Girolamo Sirchia, sostiene che il contratto
dei medici ''e' uno dei nodi da sciogliere. Ma fra Regioni, medici e Stato
occorre trovare un accordo, perche' non si puo' fare un atto d'imperio''.
Sul federalismo fiscale, per cui le Regioni
invocano una rapida attuazione, il
ministro La Loggia ha affermato che ''si sta lavorando, ma non bisogna
avere fretta. Aspettare qualche mese per arrivare ad una soluzione di un
maggior equilibrio e solidarieta' tra le varie parti del Paese e'
preferibile a una soluzione affrettata, che possa creare nuovi problemi.
E' necessario garantire una distribuzione delle risorse realmente adeguata
alle esigenze di ogni parte del territorio, a cui si aggiungono il fondo
perequativo e i progetti speciali per aiutare le regioni piu' indietro a
risalire posizioni''.
''Quello del federalismo fiscale
in
campo sanitario e' uno degli aspetti più
delicati all'interno dell'argomento - che è già molto delicato - del
federalismo fiscale, sul quale si sta lavorando''.
''E' un argomento su cui
non bisogna avere fretta - ha aggiunto La Loggia
- meglio qualche mese in più, ma una soluzione migliore, piu'
equilibrata, più solidale fra tutte le parti territoriali del Paese e'
senz'altro da preferire a una soluzione magari affrettata che possa creare
nuovi problemi''.
La soluzione dovrebbe essere quella, per La Loggia, di ''garantire una
distribuzione delle risorse che sia realmente adeguata alle esigenze di
ogni parte del territorio. A questa non può che aggiungersi il fondo
perequativo e i progetti speciali per aiutare chi eventualmente fosse
rimasto un pò più indietro a recuperare posizioni e a raggiungere i
livelli delle altre Regioni''.
(sm) |
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Tutto ritorna nelle mani del premier.
Si dovrebbe risolvere - annuncia il Ministro La Loggia - fra qualche
settimana, e comunque prima della prossima conferenza Stato-Regioni del 29
aprile, la fase di impasse tra il governo e le Regioni, che ha portato
queste ultime a non partecipare neanche la scorsa settimana all'incontro
con il governo per la mancanza di risposte chiare ed esaurienti su alcuni
argomenti finanziari ritenuti "irrinunciabili" e determinanti dalle
Regioni: ultimo in ordine di tempo il riparto del fondo sociale. E'
saltato quindi il confronto istituzionale.
Ecco la previsione del ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia:
''C'e' un forte impegno del presidente del Consiglio Berlusconi
-sottolinea La Loggia- ad assumere quanto prima una iniziativa politica
per sbloccare questa impasse e poter procedere all'esame degli oltre 80
argomenti fermi in conferenza Stato-Regioni. Ho rappresentato il problema
in Consiglio dei ministri, perché fra i provvedimenti in attesa di essere
esaminati ci sono temi importanti come il fondo sociale o il fondo per
l'agricoltura, che rischiano di rimanere bloccati''. Lo scoglio fra lo
Stato e le Regioni, spiega il ministro, ''e' di carattere
tecnico-finanziario, ma anche politico perche' riguarda il rapporto fra i
diversi livelli istituzionali, che ci auguriamo possano essere sempre piu'
equilibrati, in un clima di reale collaborazione''.
(red) |