periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n.  355 - Roma, 31 agosto 2004

Sommario

Federalismo: per Fini nessuna riforma senza ascoltare le Regioni

A ottobre Salone del gusto

Rutelli: energia torni allo Stato

Nuova Giunta in Sicilia

Federalismo fiscale al 2011?

2,4 milioni di euro per piccole e medie imprese del Friuli-Venezia Giulia

Nuova Giunta in Sicilia

Il Presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro (nella foto), ha firmato i decreti di preposizione degli assessori ai vari rami dell’amministrazione (dell'argomento si occupa oggi il Giornale di Sicilia: Cuffaro firma il decreto di nomina- giunta regionale al lavoro da domani).
Dal 1 settembre, quindi, la nuova giunta regionale sarà operativa a tutti gli effetti con Francesco Cascio (vicepresidente, Territorio e ambiente), Innocenzo Leontini (Agricoltura e Foreste, già insediatosi nei giorni scorsi), Alessandro Pagano (Beni culturali e P.I.), Salvatore Cintola (Bilancio e Finanze), Carmelo Lo Monte (Cooperazione, artigianato e pesca), Raffaele Stancanelli (Famiglia ed Enti Locali), Antonio D’Aquino (Industria), Francesco Scoma (Lavoro e Formazione professionale), Mario Parlavecchio (Lavori pubblici), Michele Cimino (Presidenza), Giovanni Pistorio (Sanità), Fabio Granata (Turismo e trasporti).  La nuova Giunta regionale si riunirà giovedì 2 settembre alle ore 12.00.
(red)

Patrimonio enogastronomico: a ottobre appuntamento al Salone del gusto

Si sta assistendo negli ultimi anni ad un rilancio dei prodotti tradizionali agroalimentari italiani: il quadro del settore mostra più di 4 mila specialità regionali (4.006); molte, moltissime, se paragonate alle 2.171 conteggiate nell'agosto del 2000. Una crescita considerevole, quindi, molto vicina al 100%. Ampia la lista delle specialità made  in Italy: 1.169 paste e prodotti di panetteria, 1.115 verdure fresche e trasformate, 686 carni fresche o salumi, 479 formaggi e 136 bevande. Questo risultato - informa la Coldiretti che ha stilato la lista delle specialita' censite dalle Regioni -  ''conferma la ricchezza del patrimonio enogastronomico nazionale, il quale comprende prodotti ottenuti secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni e metodiche praticate sul territorio in modo omogeneo''.
L'elenco, sottolinea l'organizzazione agricola, piacerà ai palati più fini. Non mancano infatti prelibatezze come il lardo di Colonnata (Toscana), il formaggio puzzone di Moena (Trentino), i lampascioni sott'olio (Puglia), il pane carasau (Sardegna), la grappa veneta, la porchetta di Ariccia (Lazio) e  cosi' via. La mappa regionale, avverte la Coldiretti, ''e' in grado di attivare importanti disposizioni previste dalla normativa nazionale, soprattutto in vista della prossima apertura delle scuole''. Questa ''sancisce infatti che le istituzioni pubbliche che gestiscono mense di scuole e ospedali debbano prevedere nelle diete giornaliere l'utilizzazione di prodotti biologici, tipici e tradizionali, nonché di quelli a denominazione protetta''.
Tra le Regioni che possono vantare il maggior numero di prodotti tradizionali censiti figurano la Toscana, a quota 424, seguita da Piemonte, con 369, Veneto con 351, Campania con 305 e Lazio con 300.

Con il termine "prodotti tradizionali" s'intendono quei prodotti agroalimentari le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultino consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni. Il "sistema" dei prodotti tradizionali è regolamentato dal decreto del 18 luglio 2000. L'Italia vanta oltre 4000 prodotti tradizionali. L'elenco aggiornato al 2004 dei prodotti agroalimentari tradizionali delle regioni italiane - secondo quanto riportato dalla newsletter di Palazzo Chigi - è riportato nel decreto 22 luglio 2004 del Mipaf, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 agosto 2004.(cfr. 
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/agricoltura_prodotti/index.html)
Fra gli appuntamenti centrali per rafforzare il fronte della difesa dei prodotti tipici e della tutela del patrimonio enogastronomiche
e tra i diversi livelli promozionali il Salone del Gusto sta in prima fila. Fin dal suo esordio, nel 1996, ha operato quella che possiamo definire una piccola rivoluzione culturale: ha spostato infatti il punto di osservazione dalle macchine industriali ai prodotti della natura. Non per dare minore importanza al mondo delle fabbriche e delle tecnologie, ma per valorizzare mestieri e prodotti non sufficientemente capiti dal mercato agroalimentare. Il Salone del Gusto segna, oggi, una decisa presa di coscienza a favore della biodiversità alimentare contro la grande omologazione.
"Il
Salone del Gusto - ha affermato  Enzo Ghigo Presidente della Regione Piemonte - non è soltanto un evento originale e di eccellenza promosso dalla partnership Regione Piemonte e Slow Food, ma anche una sfida culturale: contribuisce infatti al riscatto d’immagine di territori ricchi di ben 121.000 aziende agricole, zootecniche e forestali, il 55 per cento delle quali localizzate in montagna e collina. Dunque complessità, varietà, biodiversità dell’Agroalimentare piemontese: produzioni di qualità da tutelare con forza e da valorizzare con grande determinazione. Cosa che la Regione e il territorio stanno facendo con risultati significativi.
L’export agricolo e agroalimentare, infatti, vale oggi circa 2.400 milioni di euro: una cifra che rappresenta l’8 per cento del totale dell’export piemontese, ed è l’unico valore in incremento dei beni esportati all’estero. Il comparto agricolo, agroalimentare ed enogastronomico rappresenta il 5,3 per cento del Piemonte produttivo: di cui il 2,5 spetta al comparto agricolo e il 2,8 al comparto agroalimentare ed enogastronomico".
Per
Carlo Petrini “Slow Food, con altre organizzazioni nel mondo, partecipa allo sforzo corale a difesa della biodiversità agro-alimentare del pianeta. Il Salone del Gusto 2004 sarà il luogo del mercato, nel senso più alto e nello stesso tempo più letterale del termine: non c’è salvezza infatti per la produzione tipica e tradizionale senza un’adeguata remunerazione commerciale e senza il rafforzamento del legame tra gli agricoltori e la loro terra. Per questo è importante collaborare anche con quei paesi del Sud del mondo in cui le popolazioni, l’equilibrio ambientale e la biodiversità sono più minacciate. Il Salone del Gusto, Torino e il Piemonte saranno anche la loro vetrina.”
Entrambi si sono espressi a favore di una politica coerente di tutela delle produzioni tipiche anche nell’impiego di risorse pubbliche, contro l’introduzione di OGM nel territorio regionale, per il diritto alla libera scelta da parte di agricoltori, produttori e consumatori.

(red)

Federalismo: per Fini impossibile una riforma senza ascoltare le Regioni

''Come si puo'  pensare di fare una riforma come il federalismo se le Regioni non sono ascoltate?''.  A domandarselo è  il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini (nella foto), sottolineando: ''la collegialità non è un mio pallino''. Nel suo intervento a Cortina  (ripreso con grande evidenza da diversi quotidiani, confronta fra gli altri: il Corriere della sera:Fini, no al proporzionale e Frena sul Ppe italiano , la Repubblica :No di Fini a Montezemolo. Sul federalismo niente pause , Il Sole 24ore : Fini- no alla pausa sulla riforma ; il Messaggero Federalismo, no a pause di riflessione; Il Giornale Fini: sul federalismo è ora di concludere; Il Gazzettino: Fini "Dobbiamo dimenticare il tremontismo", Il Manifesto Fini: ascoltare le regioni ) Fini ha avvertito "Spero che sia ben chiaro all'interno del centrodestra che deve prevalere la logica della coalizione, altrimenti " perdiamo tutti e chi se ne frega di uno 0,5 per cento in più ad uno o all'altro". magari - riporta il quotidiano La Repubblica-   una via per reggere alle prossime elezioni potrebbe essere quella suggerita dal Presidente della Regione Lazio, Storace, e cioè liste civiche in certe realtà particolari.
''Sulle riforme siamo ormai in una  situazione di schizofrenia: da un lato si presenta una riforma  federalista e dall'altro il Parlamento dichiara in maniera bipartisan, da Rutelli (cfr. notizia successiva) a Tabacci a Bellamio, di togliere competenze alla Regioni per ridarle di nuovo allo Stato''. Lo ha detto l'assessore ai rapporti istituzionali ed enti locali della
Regione Lazio
Donato Robilotta, secondo il quale ''restano pero' un tabu' il federalismo e il Senato delle Regioni, senza i quali il federalismo stesso di cui si parla e' acqua fresca''.
E sul "Senato paralizzante" ipotizzato dalla riforma della Costituzione insiste
Stefano Ceccanti in un editoriale pubblicato da il Riformista Il buco nero del federalismo . "Da una parte - scrive, fra l'altro, Ceccanti - c’è la voglia di tirare il freno d’emergenza perché affrontare un referendum popolare nell’autunno 2005, qualche mese dopo aver perso qualche regione (cfr. Fini sul la Repubblica, ndr) e qualche mese prima di difficili elezioni politiche, è un rischio serissimo. Dall’altra parte, la locomotiva non si può fermare, perché altrimenti la Lega farebbe cadere il governo". E "sul rapporto centro-periferia - sottolinea Ceccanti - si è innestata una campagna di stampa antifederalista che, nell’intento politico di estromettere la Lega dal governo (e forse anche di provocare anche una successione a Berlusconi sulla scia del fallito tentativo legato a Monti), ha impostato tutto sui costi del federalismo e sulla contrapposizione tra regioni cattive e enti locali buoni. I costi di duplicazioni,sprechi e così via, sono viceversa legati alla debolezza del molo di programmazione delle regioni e all’ossessivo «microlocalismo» del nostro paese.
Per Ceccanti è anche necessario "Tornare anche indietro rispetto alla riforma del Titolo V", cosa  "che nessuno osa proporre". "Il completamento della transizione al federalismo non richiede neanche il bluff della devolution (...) ma la riforma del Senato e l’aggiunta di una vera clausola di interesse nazionale presente negli emendamenti nel centro sinistra e dell’Udc".
"Se come probabile - conclude Ceccanti - l’appuntamento finale sarà il referendum non sarà possibile emendare sensatamente il testo, sarà bene tener presente sin d'ora che dire la verità oltre che giusto è elettoralmente conveniente. Il  70% degli italiani è stabilmente da anni a favore persino dell'elezione diretta del premier segno che la memoria coli per i costi dell'ingovernabilità non è affatto tramontata. Sarebbe suicida non segnalare che essa rinascerebbe sotto forma di un Senato paralizzante. 
(sm)

 Federalismo fiscale al 2011?

E' ancora aperto il tema del federalismo fiscale. La riforma non  deve comportare un aumento dei costi e delle burocrazie, un moltiplicarsi degli sprechi, si dice da più fronti.
Si è partiti da Montezemolo, si è passati alle campagne di stampa antispreco, alle relazioni economiche di vari Istituti, alle posizioni "attente" dei sindacati, infine si è giunti ad ipotizzare una dilazione nel tempo per l'attuazione di quanto previsto dal nuovo Titolo V della Costituzione.
Si ipotizza così di stabilire di rinviare a data da destinarsi le scadenze per il varo definitivo del federalismo fiscale. Forse a partire dal 2011? E' questa la data proposta nella riforma in discussione al Senato per la prevista diminuzione del numero dei senatori e dei deputati.
''Nulla di strano - esemplifica Bruno, relatore del ddl sulle riforme al Senato (nella foto) - visto che anche le Regioni furono messe in Costituzione nel '48 in un articolo che ebbe attuazione pero' solo nel 1970''.  
Mentre il presidente del Molise, Michele Iorio (Fi), ripropone l'accento sui problemi di natura fiscale legati alla riforma federalista dello Stato. Tutto ciò anche in vista dell'incontro di domani dei presidenti delle regioni meridionali a Potenza dove, per volonta' del ministro delle Riforme istituzionali, Roberto Calderoli, si discuterà di riforme e federalismo.
Iorio ha sottolineato che: ''i problemi del federalismo vanno ancora approfonditi, soprattutto in relazione agli aspetti fiscali al fine di non creare ulteriori divari tra il Nord e e il Sud del Paese''.
Si occupano oggi di Sud e dei suoi problemi anche i quotidiani "Il Riformista":
Per il Sud meno Regioni e più banche, "Italia Oggi": Eurispes, Calabria in k.o.. In tre anni -24,3% di risorse, e "il Sole 24Ore": Prova Sud per Calderoli, aperture sull' energia.
Per Iorio il federalismo rappresenta ''un'opportunita' di crescita e di larga autonomia'' ma ha anche auspicato che ''soprattutto le piccole regioni del Sud, storicamente penalizzate per la carenza di infrastrutture, siano messe alla pari di altre realta' territoriali piu' avanzate''.
Oltre che sul federalismo fiscale, è aperto ancora il confronto anche su Premierato, Senato federale e potere legislativo sulle materie 'concorrenti'.
Sotto l'occhio vigile del senatur Umberto Bossi (''informato costantemente su tutto'') il ministro Roberto Calderoli continua il suo lavoro per trovare soluzioni ''condivise''. Molti i 'nodi' da sciogliere anche all'interno della Cdl sulle riforme. 
C'è il nodo premierato, finora nascosto dalla maggiore vetrina avuta dal federalismo, divenuto il nuovo "capro espiatorio". Ridurre il federalismo (che non c'è), infatti è la nuova "panacea" contro tutti i mali politico-economici del nostro Paese.
Il tavolo di maggioranza sul federalismo (che vedrà impegnati da giovedi' Calderoli, Nania, Bruno e Volonte') discuterà in particolare anche sulla forma di premierato. ''Nel nuovo testo - dice Calderoli al 'Giornale' - non esiste piu' il potere di scioglimento delle Camere da parte del premier''. Ma l'ipotesi del ministro non e' vista di buon occhio da An che, da sempre per il 'premierato forte'. Ma nemmeno l'Udc, fautore invece di un premierato 'bilanciato', sembra aperto a questa nuova soluzione, perche' nel testo licenziato dalla commissione alla Camera era stata introdotta una modifica per cui spettava al Presidente della Repubblica sciogliere le Camere.
Altra questione sempre aperta e' la composizione - la rappresentanza  di Regioni ed Enti locali - e il potere del Senato federale. Si discute delle materie di competenza dello Stato e di quelle di competenza delle Regioni, e quindi di quale sarà la competenza legislativa del nuovo Senato federale.  Il tutto nel rispetto dell'interesse nazionale. E sul tavolo, con tutta probabilita', c'è ancora anche la questione di 'Roma capitale'.
(gs)

 Rutelli: energia torni allo Stato

Tra le materie che dovrebbero 'tornare' di competenza unica dello Stato ci sono, tra l'altro, l'energia e le infrastrutture. Sul tavolo delle riforme c'è anche questo. E per l'energia la soluzione potrebbe diventare una soluzione addirittura 'bipartisan'. Infatti il presidente della Margherita, Francesco Rutelli, ha chiesto proprio che ''l'energia torni materia di competenza esclusiva dello Stato''.
Un punto sul quale insiste da tempo anche l'Udc (''la proposta di Rutelli - dice Giampiero D'Alia, capogruppo Udc in commissione Affari Costituzionali - non puo' che essere accolta con interesse'') e che vede il si' anche di Forza Italia. ''Non e' priva di interesse - dice il vicepresidente della commissione Attivita' Produttive del Senato, Giampaolo Bettamio - la proposta dell'onorevole Rutelli di rivedere la competenza dei settori di energia e trasporti''.
 ''I temi del lavoro, dell'ambiente e dell'energia, per non dipendere dal petrolio e dai suoi rischi, moltiplicare la concorrenza per ridurre i prezzi, valorizzare le fonti energetiche pulite'': sono le priorita', ''non per le beghe di ogni giorno ma per il futuro'', ha affermato Francesco Rutelli che ha presentato una dossier per riformare la politica energetica .
''E' un documento di cinque punti - dice Rutelli -, una riflessione iniziata alcuni mesi fa e che e' diventata una proposta strategica della Margherita, un contributo di idee progetti positivi al programma dell'Ulivo e rivolto a tutto il centrosinistra e ai partiti del governo. Il senso dell' iniziativa e' quelle di rimettere al centro dell'agenda politica la riforma della politica energetica''.
Rutelli parla di ''un quadro globale sempre piu' preoccupante'', di una ''scarsita' della concorrenza'' e dell'esigenza di ''un sostegno al risparmio energetico per evitare il rischio di strangolamento del nostro paese''.
''In primo luogo - dice il leader della Margherita - serve rimettere mano alla modifica dell'articolo 117 della Costituzione e ripensare alle scelte che hanno visto l'energia materia di legislazione tra Stato e regioni, chiedendo che lo Stato torni a occuparsi dell'energia con il coinvolgimento delle regioni esclusivamente per la scelta dei siti".
Infine Enrico Letta, invece chiede ''la riduzione dell'accise sulla benzina. L'erario - sottolinea - ha incassato 3 miliardi di euro in piu' in due anni per l'aumento del prezzo della benzina".
(gs)

2,4 milioni di euro per piccole e medie imprese del Friuli-Venezia Giulia

“Strategica per il successo del programma e per l’attuazione degli interventi proposti sarà la sinergia delle competenze e delle risorse dei soggetti pubblici - Informest, l’Agenzia per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica Internazionale; Agemont; Sviluppo Italia Friuli Venezia Giulia S.p.A. e Finest, nella sua qualità di capogruppo – chiamati a realizzarli: ciascuno di questi soggetti rappresenta un'entità istituzionale già impegnata in iniziative di animazione economica sul territorio regionale mirate a finalità di supporto sia all’internazionalizzazione, sia all'innovazione tecnologica”. Con queste parole il vicepresidente di Informest, Ugo Poli, illustra le opportunità e le potenzialità di “Mercati Aperti”, un progetto – dice – “che mira a promuovere la competitività internazionale delle imprese situate nelle Aree Obiettivo 2 e sostegno transitorio del Friuli Venezia Giulia.  Mercati Aperti è un programma cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, concepito nell’ambito dell’azione 2.3.2 “Animazione economica” del DOCUP Obiettivo 2, 2000 - 2006 del Friuli Venezia Giulia.  “Il progetto – dice ancora Poli - dispone di un finanziamento di 2,4 milioni di euro che dovranno essere utilizzati entro la fine del 2006. Prevede l’attuazione di una serie di azioni orizzontali che ricomprendono componenti di informazione, trasferimento di conoscenze, assistenza alle imprese. Il tutto senza configurare però – chiarisce - la fattispecie dell’aiuto pubblico.
Otto gli interventi che costituiscono il cuore dell’attività di animazione economica del programma “
Mercati Aperti”. I primi quattro sono rivolti, fra l'altro, alla creazione ed attivazione di punti di informazione per gli operatori economici nelle aree obiettivo;  alla organizzazione di seminari, convegni e incontri sulle tematiche dell'internazionalizzazione all'interno delle aree obiettivo e all'assistenza tecnica ad imprese nelle aree obiettivo per l'individuazione di  progetti di internazionalizzazione commerciale o produttiva. 
Gli altri quattro sono riferiti a strategie, iniziative e generazione di progetti di sviluppo territoriale dell’internazionalizzazione delle imprese e degli attori di sviluppo nelle aree obiettivo, che puntano principalmente alla collaborazione con le regioni, che entrano a far parte della Unione Europea. 
Un'attenzione particolare è  riservata all'Europa dell'est, come dimostrano le news pubblicate su sul
sito di informest :
06/08/2004 - Romania - A Pitesti è attivo uno tra i primi tribunali commerciale della Romania; 06/08/2004 - 06/08/2004 - Romania - E’ stato inaugurato ad Eforie il primo porto turistico privato romeno; 06/08/2004 - Bulgaria - Sofia mette in vendita cinque centrali termiche; 06/08/2004 - Cechia - Per il governo ceco la rete ferroviaria europea resta prioritaria ; 05/08/2004 - Serbia e Montenegro - Dal primo gennaio 2005 in Serbia entrerà in vigore l’ I.V.A.; 05/08/2004 - Romania - Una controllata di Gazprom si è aggiudicata la costruzione del gasdotto Suceava; 05/08/2004 - Polonia - Lo zloty non è mai stato così forte nei confronti del dollaro e dell’euro; 05/08/2004 - Albania - Presto in vigore un nuovo schema di rimborso dell’I.V.A.; 05/08/2004 - Ungheria - Imminente la privatizzazione della Hungexpo .
(red)
 

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