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Sommario |
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Disabili: le proposte e le richieste delle Regioni | |||||||||||||||||||
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Nell'anno europeo delle persone con disabilità, la Conferenza delle regioni ha approvato – durante una sessione straordinaria ad Abano Terme - un Documento di proposte e richieste da sottoporre all’attenzione di Governo e Parlamento. Secondo la Conferenza è fondamentale una sinergia tra Regioni, Governo, Parlamento e Associazioni dei disabili. Serve una concertazione e una forte collaborazione fra i diversi livelli istituzionali e di governo per attuare politiche concrete a sostegno dei disabili. In tal senso è iniziato il lavoro del "Tavolo" interistituzionale (insediato il 28 maggio u.s.) con l’individuazione di alcuni temi (Conferenza Unificata del 19 giugno.). In estrema sintesi le richieste delle Regioni nei confronti del Governo sono le seguenti: 1) approvazione dei nuove modalità di accertamento della disabilità; 2) approvazione della delega ex art. 24 legge 328/2000; 3) disciplina di nuove forme di intervento per la non autosufficienza; 4) Rifinanziamento della legge 13/89 in materia di eliminazione delle barriere architettoniche; 5) rifinanziamento per un triennio del progetto Dopo di Noi; 6) Adottare idonei interventi per facilitare il sostegno scolastico, ai fini di un corretto inserimento dei disabili; 7) Adottare possibili agevolazioni sull'IVA a strutture turistiche che agevolano i disabili; 8) Estensione del "lavoro usurante", ai lavoratori che accudiscono quotidianamente a domicilio un figlio disabile grave; 9) norma che influisca sulla eliminazione del cumulo tra pensione sociale e indennità, nonché sulle reversibilità dei genitori. La richiesta infine delle Regioni al Parlamento è di operare in sintonia e in particolare: 1) Regioni e Parlamento possono valutare con il Governo la elaborazione di un "testo unico" sugli interventi per la disabilità; 2) per la semplificazione delle agevolazioni fiscali e tributarie a favore dei disabili si propone di adottare un'interpretazione organica di tutte le norme e gli atti amministrativi in materia, che possa essere introdotta anche nel Testo Unico; 3) infine si i chiede l'emanazione del provvedimento che introduce la figura dell'Amministratore di Sostegno. (gs) |
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Ghigo: politiche per disabilità sono "differenziale politico" | |||||||||||||||||||
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''Sulla
disabilita' c'e' da recuperare un ritardo di anni, qui nessuno può alzarsi
e dire 'scaglio la prima pietra'; se qualche politico lo fa, beh io non
sono tra questi''. Lo ha affermato il Presidente della Camera
Pier
Ferdinando Casini (nella foto), intervenendo a MonteGrotto al
meeting regionale veneto sui problemi della disabilità. ''Credo che
tutti -
ha aggiunto Casini - abbiano un serio esame di coscienza da fare,
perché i ritardi accumulati negli anni non hanno colore politico, sono
responsabilità di tutti''. |
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3 Luglio: Stato-Regioni su D.Lgs.56/2000 (federalismo fiscale) | |||||||||||||||||||
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La
Conferenza dei Presidenti delle Regioni e
delle Province autonome si terrà giovedì 3 luglio 2003 alle ore 12.00
presso la Segreteria della Conferenza dei Presidenti - Via Parigi, 11 –
Roma. Fra i punti all'ordine del giorno tutti temi che saranno trattati
con il Governo nel corso delle riunioni pomeridiane della
Conferenza Stato-Regioni e
Conferenza Unificata e alcune
questioni relative a problematiche connesse alle risorse finanziarie e
alle competenze regionali in materia di Pesca e Acquacoltura (su richiesta
del Presidente della Regione Toscana). |
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Veneto verso nuova classificazione sismica | |||||||||||||||||||
Per la Regione Veneto ben venga la nuova classificazione sismica nazionale. E’ il commento dell’assessore ai lavori pubblici del Veneto Massimo Giorgetti (nella foto) all’adozione delle direttive regionali che applicano la nuova classificazione sismica del territorio. Il provvedimento passa ora all’esame del Consiglio regionale per la definitiva approvazione. Fino ad ora e sulla base delle disposizioni esistenti – ricorda Giorgetti – in Veneto risultavano classificati in zona sismica 86 comuni, con indice di sismicità corrispondente alla 2° categoria. Tale classificazione corrispondeva all’utilizzo di precisi requisiti per tutte le costruzioni, che sono sempre stati rigorosamente verificati e applicati. Ora lo Stato, con Ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’8 maggio scorso, ha rideterminato i criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche: in sostanza tutto il territorio nazionale viene considerato sismico e viene ripartito in quattro zone, riferite a diversi livelli di rischio decrescente da 1 a 4. Dunque anche il Veneto viene interamente classificato sismico e incluso nelle zone 2, 3 e 4. Di qui il provvedimento che la Giunta regionale ha adottato e che prevede l’assegnazione di tutti i comuni ad una delle zone sopraindicate. Contestualmente è stata adottata la direttiva relativa alle costruzioni, in applicazione delle nuove regole tecniche. (red) | |||||||||||||||||||
Istituto Superiore di Sanità: gli impegni di Luglio | |||||||||||||||||||
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Calendario denso di impegni nel mese di
Luglio per l'Istituto Superiore di Sanità. |
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Black out: per Scarpa colpa enti locali, per Bersani frutto centralismo | |||||||||||||||||||
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"Le interruzioni di corrente elettrica registrate in questi giorni
-
scrive Carlo Scarpa (professore
straordinario di Economia Politica presso l'Università di Brescia)
in un articolo pubblicato da
www.lavoce.info
- rivelano un rischio “crisi californiana” per l’Italia. Dove si produce
poca energia e dove i progetti per costruire nuove centrali o nuove linee
per l’importazione sono bloccati da comunità e enti locali. Poco
lungimiranti, questi ultimi, di fronte a opere necessarie, ma forti dei
poteri che la riforma costituzionale del 2001 ha loro attribuito
sull’intero sistema energetico nazionale". "La radice del
problema - continua Scarpa - è che in Italia si genera poca energia elettrica.
La crisi californiana degli anni 2000-2001 ha insegnato che un
Paese (o una regione) non può pensare di rifiutarsi di costruire
centrali elettriche, contando che siano altre zone a supplire al suo
deficit. I californiani hanno pagato duramente l’idea che le centrali
dovessero essere costruite ma "not in my backyard", non dietro
casa mia: l’Italia sta correndo un rischio analogo. Ma non fermiamoci a identificare il problema. Cerchiamo
-continua Scarpa - i
"colpevoli". Costruire una
nuova linea significa imporre a chi abita nella zona di confine un
costo in termini ambientali anche rilevante, e il primo nemico di
queste importazioni sono proprio le comunità locali che
(comprensibilmente, se si vuole) si oppongono". E se si considerano le centrali di generazione.
"anche qui il primo
problema è legato alle resistenze locali". Il Governo aveva provato a intervenire con il cosiddetto
decreto sblocca-centrali del febbraio 2002,
che introduceva la autorizzazione "unica", snellendo le procedure per
impianti di questo genere. Provvedimento probabilmente opportuno:
dall’inizio del 2002 risultano autorizzati impianti per circa 11.000 MW di
potenza (se fossero effettivamente costruiti, la capacità installata
aumenterebbe del 15 per cento), e risultano essere in lista d’attesa
centrali per altri 37.000 MW". Ma per Scarpa "la questione forse più importante: quasi tutte le
autorizzazioni del Governo sono state impugnate dagli enti locali,
forti della tragica riforma costituzionale del 2001, che ha
attribuito loro competenze enormi sull’intero sistema energetico
nazionale. Occorre che la sicurezza energetica del Paese consenta al Governo
interventi più incisivi, e invece ci troviamo ancora con le luci
spente. La riforma costituzionale è stata un errore, e una
contro-riforma in tal senso si rivela sempre più urgente".
Di diverso avviso l'ex Ministro dell'Industria Pierlugi Bersani (nella foto) responsabile economia DS, che alla domanda (pubblicata in un'intervista rilasciata a La Repubblica del 30 giugno) :"Lei sta dicendo che il Governo di cui fa parte la Lega sta fallendo nella politica energetica per un eccesso di centralismo, perché tutto il peso decisionale è stato spostato a Roma senza ascoltare la voce dei poteri locali ?", ha risposto "Esattamente questo ma il centralismo di cui parliamo è un centralismo illusorio, un centralismo che porta solo alla paralisi. la strada percorribile era ben diversa. Occorreva utilizzare lo strumento della Conferenza Stato-Regioni. Trovare l'accordo su una quota elettrica che ogni regione si doveva impegnare a produrre. fissare un sistema di incentivi e disincentivi che rendesse la scelta conveniente. E solo a quel punto ipotizzare un potere sostitutivo in caso di inadempienza delle Regioni. Le centrali si possono fare solo con questa larga concertazione".(red) |
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