periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003 presso il Tribunale Civile di Roma Sezione Stampa n.106/2003
 
n. 24 - Roma, 25-26-27-28 aprile 2003

Sommario

Storace: "pretattica" della Lega su Roma Capitale Sport; I rapporto Nomisma-Swg: calano investimenti pubblici
A Lipsia la politica di coesione delle regioni d'Europa L'Iraq, il petrolio e il federalismo in un articolo di Brosio
Regioni: 25 Aprile Festa degli italiani Un libro di Cuffaro: il coraggio della politica
Storace a Il Messaggero: "pretattica" della Lega su Roma Capitale
L'invito del Presidente della Regione Lazio è esplicito: occorre che le forze politiche della maggioranza facciano i conti anche con il loro "peso elettorale". Rivolgendosi in particolare alla Lega - Storace in un'intervista a Il Messaggero afferma: "hanno un partito che raccoglie il voto di tre italiani su cento. Il centro destra nel Lazio, come ha notato Sandro Foglietta, prende più voti di quanti la Lega ne ottiene in tutta Italia". Rispetto all'atteggiamento della Lega Nord su Roma capitale, per Storace si tratta di "pretattica, campagna elettorale. Ebbi modo di parlare di questi argomenti con lo stesso Bossi nel corso di un vertice da Berlusconi e non lo trovai insensibile sul tema dei poteri della capitale dello stato federale.  Un riferimento anche al trasferimento di Rai Due a Milano: "ho letto ed apprezzato le dichiarazioni della Annuziata quando ha detto che il cervello della Rai è a Roma" (sm)
A Lipsia la politica di coesione delle regioni d'Europa

Il 5 e il 6 maggio a Lipsia si discuterà del futuro politico dell'Europa. Al centro della manifestazione, organizzata dall'Unione Europea, il dibattito e l'approfondimento dei temi relativi alle politiche di coesione per le regioni e quindi l'analisi dei futuri scenari che saranno da affrontare e da prevedere con l'allargamento a 25 dei membri U.E.. (red)

Regioni: 25 Aprile Festa degli italiani

''Il senso profondo della Patria ha consentito, nella Repubblica democratica, la piena pacificazione fra tutti gli italiani''. Per Ciampi la festa del 25 Aprile va in questo senso consolidata e riaffermata insieme alle altre ricorrenze fondamentali della nostra Repubblica: l'8 settembre 1943, il 2 giugno 1946, il 27 dicembre 1947, giorno della promulgazione della Costituzione. Carlo Azeglio Ciampi lo ha detto con tutta chiarezza: il 25 Aprile è e resterà la nostra Festa della libertà, ''non abbiamo dimenticato, non possiamo dimenticare quelle giornate''. Parole, apprezzate da molti. Anche, assicura il portavoce di FI, dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Ma le polemiche sono ancora vive: ''L'assenza di Berlusconi dalle celebrazioni del 25 aprile e' da leggere in senso molto negativo'', ha detto il Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. Mentre il Presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti ha tenuto a sottolineare che ''Questa e' una festa di popolo, una festa di tutti, perche' la resistenza e la guerra di liberazione sono l'atto fondativo dell' Italia libera, democratica e repubblicana, l'atto fondativo delle sue istituzioni. Nessuno puo' manipolare i fatti''. Anche per il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, "il 25 aprile deve essere considerato, da nord a sud, la festa dell' unita' per l' intero Paese''.  E' dello stesso parere - e cioè di  "Preservare la festa della Liberazione da ogni tentativo che ne snaturi il significato" - Filippo Bubbico, Presidente della Regione Basilicata. "Giù le mani dal 25 aprile" sottolinea con forza Enzo Ghigo, Presidente della Regione Piemonte e della Conferenza delle Regioni: "ho apprezzato l'iniziativa di Ciampi". Ghigo ha poi ricordato con forza in un'intervista a "La Stampa" che "il significato che ha avuto la lotta contro il nazi-fascismo è fuori discussione" e che il 25 Aprile "va considerata oggi la Festa di tutti gli italiani" (red)

L'Iraq, il petrolio e il federalismo in un articolo di Brosio
Petrolio e federalismo nell’Iraq prossimo venturo è il titolo di un articolo pubblicato da www.lavoce.info ,  a firma di Giorgio Brosio. ". In Iraq, come in quasi tutti i Paesi di grandi dimensioni - scrive Brosio - le risorse naturali sono state concentrate dal "caso geologico" in regioni ristrette. La carta geografica mostra una fortissima concentrazione dei campi petroliferi nel Sud e nel Nord. (...) Come tutti sappiamo - prosegue l'autore - le regioni petrolifere del Sud sono abitate in stragrande maggioranza dagli sciiti, mentre quelle del Nord sono il ridotto dei curdi. Le due aree – non la somma di curdi e sciiti – totalizzano più della metà della popolazione irachena". "Curdi, oppositori in esilio e qualche "think thank" americano - scrive ancora Brosio - sostengono da tempo la soluzione federale per tenere insieme il mosaico etnico iracheno. Sul web circolano numerose nuove costituzioni. Varia il numero degli stati federati, ma non la caratteristica federale. In sé non vi sono obiezioni. Quando i Paesi sono fortemente divisi, quella federale è l’unica soluzione in grado di tener insieme le varie componenti. La capacità di "nation building", cioè di tenere assieme i paesi, dei sistemi federali è messa però a dura prova in quelli con forti concentrazioni di risorse naturali e con poche tradizioni democratiche". Vi è già un esempio anche in Iraq di questo tipo di difficoltà. Il governo regionale curdo formato dalle tre province del Nord e protetto dalla comunità internazionale ha avuto riconosciuto il diritto al 13 per cento delle rendite petrolifere del Paese, una quota che corrisponde a quella della sua popolazione sul totale. Non vi è nulla di negativo in ciò. Queste risorse hanno permesso di prestare servizi alla popolazione e di stimolare lo sviluppo dell’area. Ma è facile vedere che se la formula della proporzionalità venisse estesa a tutte le regioni dell’Iraq, al centro non resterebbe assolutamente nulla della principale fonte di entrate fiscali per fornire ordine e difesa ed altri servizi nazionali a tutti. E’ poi molto probabile che si accenderebbe la lotta fra aree petrolifere e no. Le prime rivendicano infatti fin da ora il loro diritto a tutte le risorse del loro sottosuolo. Diventano evidenti - conclude Brosio - le grosse responsabilità di chi governerà la transizione" (gs)
Sport; I rapporto Nomisma-Swg: calano investimenti pubblici
Dentro lo sport - è il titolo del Primo rapporto sullo sport in Italia, curato da  Nomisma - SWG  . il volume cerca di restituire un affresco dello stato dell'arte all'inizio del terzo millennio.  L'approccio salda l'analisi dell'opinione di chi fa e di chi guarda sport con un accurato esame delle fonti economiche e istituzionali. In Italia, i dati si riferiscono al 2001, si spendono più di 31,6 miliardi di euro per lo sport (nel '96 se ne spendeva 24,3), ma il ruolo della spesa pubblica nel finanziamento della promozione e dello sviluppo della pratica sportiva proietta il nostro paese agli ultimi posti della graduatoria europea. in Italia - si legge nel rapporto -  solo lo 0,41% della spesa pubblica consolidat è destinata allo sport, contro percentuali vicine o addirittura superiori all'1% in Finlandia, Francia, Germani, Svezia. E se nell'ambito della spesa sono aumentati vistosamente i consumi delle famiglie (circa 7 milardi di euro in più nel 2001 rispetto al 96), sono invece calati gli investimenti pubblici 8da 596 milioni di euro nel '96 a 592 miliardi nel 2001). (sm)
Un libro di Cuffaro: il coraggio della politica

 
Il Presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro ha presentato il libro dal titolo "Il coraggio della politica"' (135 pagine, edito dai tipi di Rubbettino). Si tratta di una difesa orgogliosa della tradizione culturale della Sicilia.  Nel volume il presidente dell'isola parla di Mezzogiorno, di Democrazia e Federalismo, e prende spunto da un colloquio con il docente di Diritto costituzionale dell'Universita' di Palermo, Giovanni Pitruzzella, che è anche suo consulente per l'Economia. Cuffaro non nasconde l'amore per la sua isola che ''ha in sé i numeri per andare avanti e recuperare i ritardi accumulati, che ha le energie e le risorse per confrontarsi con la globalizzazione, che ha una storia di cui essere fiera, perché affonda le sue radici nella solidarietà e nell'accoglienza''. (red)
 

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