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Sommario |
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Presidenti di Regione: su elezione diretta non si torna indietro | |||||||||||||||||||
''Guardare
avanti, senza fare pericolosi passi indietro'', e' questo, in sintesi
l'appello che i Presidenti Ghigo (nella foto), Formigoni, Storace,
Biasotti e Galan rivolgono al gruppo di lavoro di esponenti della Casa
delle liberta' che nei prossimi giorni si riunira' per elaborare
un'ulteriore proposta di riforma costituzionale. Nell'augurare e buon
lavoro ai quattro esperti i Presidenti si dicono pronti e interessati a
confrontarsi con loro e a portare il contributo della loro esperienza.
''Il primo punto fermo - chiariscono i cinque governatori - e' l'elezione
diretta del Presidente della Regione che garantisce un collegamento tra
chi e' chiamato a 'rappresentare' la Regione e i cittadini ed e' l'unico strumento in grado di garantire governabilita' e stabilita'. Siamo certi che nessuno voglia essere annoverato fra i nostalgici dei ribaltoni, 'ribaltini' e repentini cambi di maggioranza, che hanno caratterizzato in passato la vita amministrativa di molte regioni. Nessuno, tanto meno i Presidenti delle Regioni, intendono mettere in discussione il ruolo delle assemblee legislative regionali e la loro autonomia, ma le scelte devono inquadrarsi in un modello istituzionale teso ad assicurare la stabilita' di governo ed in quest'ottica la scelta presidenzialista appare l'unica strada seriamente percorribile''. ''Ma c'e' in taluni ragionamenti - osservano - qualcosa che preoccupa ancor piu'. Temiamo si sia diffuso una sorta di 'virus da diffidenza istituzionale', solo cosi' si spiegherebbero taluni accenni al 'presunto innamoramento' del ruolo mediatico del presunto 'governatore'. Preoccupa perche' l'esperienza di questa legislatura regionale e' vissuta talvolta da qualche esponente parlamentare o di Governo o da qualche editorialista come una sorta di 'competizione istituzionale' e non e' invece sfruttata come un'opportunita' politica, come del resto avvenne con le elezioni regionali del 2000 che furono l'anticamera per la vittoria della Casa delle liberta' alle elezioni politiche del 2001. A parole tutti si professano federalisti, salvo poi provare 'profondo imbarazzo istituzionale' o 'smarrimento politico' quando occorre fare i conti con le diverse realta' istituzionali del nostro Paese. Eppure, pur essendo piu' difficile, la possibilita' di sfruttare in termini di collaborazione istituzionale - o piu' semplicemente in quanto valore aggiunto politico þ ruolo ed esperienza di chi e' stato chiamato dai cittadini a rappresentare Regioni e citta', dovrebbe galvanizzare le forze politiche che intendono por mano ad ulteriori progetti riformatori''. Qualsiasi proposito riformatore dovrebbe passare non tanto per 'luoghi simbolo', ma per sedi politiche e istituzionali proprie. Forse un ragionamento politico all'interno della Casa delle Liberta' con i Presidenti di Regione e con i sindaci eletti darebbe sostanza, ad esempio, ad ogni 'creatura di laboratorio' e potrebbe arricchire un dibattito interno che rischia di diventare asfittico perche' legato solo a logiche partitiche. ''L'esperienza ci dice che sarebbe un grande errore tornare indietro sul tema dell'elezione diretta dei presidenti delle Regioni: bisogna invece valorizzare l'elezione diretta e costituire un equilibrio tra funzioni di governo e legislative, garantendo la governabilita' ''. E' questa l'opinione in tema di elezione diretta del Presidente dell' Emilia-Romagna e vicepresidente della Conferenza dei presidenti delle Regioni, Vasco Errani, opinione sulla stessa linea, dunque, di quella espressa oggi da cinque presidenti di Regioni del centrodestra. ''Nella Casa delle Liberta' in tema di federalismo e riforme istituzionali - aggiunge Errani - vi sono posizioni radicalmente differenti; sarebbe opportuno allargare il confronto istituzionale facendo si' che vi siano piu' esperienze''. Errani si dice anche preoccupato per il nuovo intervento costituzionale annunciato, ''che continua ad avvenire nel chiuso di una stanza della Cdl, con il grande rischio di cadere in pasticci e confusioni. Bisognerebbe invece aprire il confronto, praticare il Titolo V della Costituzione, come alcune Regioni gia' fanno, e completare quella riforma, a partire dal tema della Camera federale''. (gs) |
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Lombardia: programma triennale per il commercio | |||||||||||||||||||
La Regione Lombardia ha approvato il
Programma
triennale per lo sviluppo del settore
commerciale 2003-05.
Dopo un
lungo lavoro di esame e di approfondimento da parte del Consiglio
Regionale, è stato approvato questo nuovo Programma triennale per lo
sviluppo del settore commerciale. E’ un documento che indica importanti
novità nella disciplina del settore, che coinvolge oltre 88.000 esercizi
commerciali, alcuni grandissimi, moltissimi di piccola dimensione. L’Assessore
regionale al Commercio Mario Scotti
(nella foto, nell’esprimere la sua
soddisfazione per la larga convergenza delle Forze politiche presenti in
Consiglio intorno ai punti essenziali del nuovo Programma regionale, ha
evidenziato i punti più importanti delle scelte regionali. “Lo sviluppo futuro del commercio in Lombardia va orientato verso una rete distributiva fortemente rispondente alle esigenze dei cittadini. Dobbiamo proseguire l’ammodernamento della rete di esercizi commerciali, salvaguardando il tessuto di piccoli negozi presente nelle nostre città e nei nostri paesi, che forniscono un servizio essenziale per la vita delle comunità locali e che costituiscono un modello che altre Regioni d’Europa cercano di imitare". L’Assessore Scotti ha inoltre richiamato il nuovo ruolo di Province e Comuni, che dovranno partecipare in modo responsabile ed attivo ai nuovi compiti di programmazione commerciale, qualificando il proprio apporto in relazione alle diverse caratteristiche del territorio lombardo ed esprimendo un particolare impegno per realizzare, in ogni Comune e in ogni quartiere, condizioni adeguate per la presenza delle attività commerciali. (gs) |
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Emilia-Romagna: ok a legge finanziaria regionale | |||||||||||||||||||
“Sono
soddisfatto. Questa deliberazione consente all’Amministrazione regionale
di avere più risorse per la seconda parte dell’anno, soprattutto in alcuni
settori cruciali come il sostegno alle persone non autosufficienti e il
Fondo sociale per la casa, e di incrementare le risorse per alcuni
interventi di investimento come il piano telematico e il piano rurale”.
E’ il commento del vice presidente della Regione Flavio Delbono (nella foto) all’approvazione da parte del Consiglio regionale della legge finanziaria e della legge di assestamento del bilancio di previsione per il 2003-2005. La manovra di assestamento ammonta a 90 milioni di euro sul triennio 2003-2005 - dei quali 70 nel 2003 - su un bilancio complessivo per il 2003 di 11 miliardi di euro. L’incremento delle risorse è pari a 3,5 milioni di euro per la casa, a 1,5 per i non autosufficienti, a 14 milioni per il piano telematico, a 20 milioni per il piano rurale. Circa l’ordine del giorno che impegna la Giunta ad esentare dall’Irap, nel 2004, Onlus, Cooperative sociali ed imprese nelle zone marginali della montagna, il vice presidente commenta: “L’impegno e l’attenzione della Regione per queste tipologie di imprese si è già manifestato concretamente a partire dal 2002, quando abbiamo ridotto dal 4,25% al 3,5% la loro aliquota Irap. Cercheremo di rinnovare questo impegno, come ci chiede il Consiglio Regionale, all’interno, ovviamente, delle compatibilità di bilancio complessive e delle effettive possibilità di utilizzare le leve tributarie. Infatti, nel 2003, queste leve erano inibite per Irpef e Irap dalla legge Finanziaria dello Stato” (sm) |
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Cuffaro: rimpasto Giunta Sicilia nel 2004 | |||||||||||||||||||
Un rimpasto di governo alla Regione
siciliana ai primi del 2004. Il governatore Salvatore Cuffaro (nella
foto) conferma
quanto anticipato dal vice ministro per l' economia e
coordinatore regionale di Fi Gianfranco Micciche'. ''All' inizio del prossimo anno - ha detto Cuffaro nel corso della
presentazione del Dpef - rafforzeremo la giunta. Questi mesi mi
serviranno per capire chi ha lavorato bene e chi no''. |
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Offerta formativa: protocollo regione Toscana-Ministero istruzione | |||||||||||||||||||
Un
provvedimento della giunta regionale dà il via libera all'offerta
integrata di istruzione e formazione professionale, ponendo così rimedio
alla situazione di vuoto creata dalla riforma Moratti del marzo scorso,
che ha riportato l'obbligo a soli otto anni (i cinque anni delle
elementari più i tre delle medie inferiori), non avendo ancora approvato
il decreto legislativo che definisce il diritto-dovere all'istruzione o
alla formazione professionale fino ai diciotto anni. Un vuoto che lo
stesso Ministero dell'istruzione ha poi cercato in parte di mitigare con
l'approvazione, un mese fa, di un accordo quadro in sede di Conferenza
unificata. E' sulla base di questo accordo che
la
Toscana, su proposta dell'assessore all'istruzione Paolo Benesperi
(nella foto), ha
voluto dare immediata attuazione alla sperimentazione proposta. Ieri, a
rafforzare il quadro normativo del progetto, è stato firmato a Roma uno
specifico protocollo d'intesa fra Regione Toscana, Ministero
dell'istruzione,dell'università e della ricerca e Ministero del lavoro e
delle politiche sociali. La decisione della giunta, che ha approvato anche il bando per la presentazione dei progetti da parte di scuole e agenzie formative offrirà, fin dal prossimo anno scolastico 2003-2004 che si apre il 15 settembre, una opportunità concreta di formazione o istruzione professionale, comunque integrate fra loro, agli alunni che, dopo aver conseguito il diploma di scuola media, intendano frequentare corsi dove avvenga una vera integrazione fra i due sistemi e dove in prospettiva siano attuate importanti esperienze di scuola-lavoro. "La decisione della giunta - spiega l'assessore all'istruzione, formazione e lavoro Paolo Benesperi - non è solo la risposta ad una situazione contingente. A partire dalle attività sperimentali messe in piedi per l'anno scolastico 2003-2004 infatti, si articolerà la costruzione di un sistema toscano, unitario e integrato, di istruzione/formazione professionale. Un sistema che si colloca nell'ambito del processo di ridefinizione e ampliamento dell'obbligo formativo fino al diciottesimo anno di età al quale la Regione sta già lavorando da tempo e che dovrà dare concretezza al diritto-dovere all'istruzione e alla formazione per tutti i giovani toscani". Scopo dell'iniziativa della Regione infatti, è quello di innalzare le competenze di base, aiutare i ragazzi a compiere le scelte prima, durante e dopo il percorso formativo e nell'ingresso al lavoro. L'assessore ha ricordato che in Toscana la dispersione scolastica, pur inferiore rispetto ad altre zone del paese, è ancora presente e aumenta via via che si prosegue nel corso degli studi: ancora sono solo ottanta studenti su cento ad arrivare al diploma di scuola superiore. In cosa si traduce la sperimentazione che parte a settembre? A specificare i contenuti dei progetti che dovranno essere presentati entro il 28 agosto sono le linee guida approvate dalla giunta che prevedono diversi tipi di attività e indicano con precisione finalità, contenuti, tempi e modi dei corsi . I destinatari dei progetti sono i giovani che abbiano concluso il primo ciclo di studi (licenza di scuola media inferiore) e non abbiano ancora compiuto 18 anni al momento dell'iscrizione. (red) |
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La Corte dei conti sul DPEF | |||||||||||||||||||
A fine Luglio si è
svolta,
presso le Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato, l’audizione del Presidente della Corte dei conti, Francesco Staderini
(nella foto), e
del Presidente delle Sezioni riunite in sede di controllo, Manin Carabba,
sul Documento di programmazione economico-finanziaria 2004-2007. Sul sito
delòla corte dei Conti sono stati pubbliucati i significativi
Elementi per l’audizione sul DPEF 2004-2007 "Il più rilevante fattore di innovazione istituzionale della XIV
legislatura è individuabile nella approvazione, nei primi mesi del 2003, di tre
importanti leggi di delega recanti riforme strutturali del settore pubblico, in materia di
fisco (legge n.80/2003), di mercato del lavoro (legge n. 30/2003), di istruzione e
formazione (legge n. 53/2003); si deve tener conto, inoltre, del disegno di legge
di riforma della previdenza (A.C. 2145). La innovativa sequenza delineata dalle
leggi di riforma per le coperture deve fondarsi, secondo principi fissati dalla
Corte costituzionale sin dalla Sentenza n. 1 del 1966, su una credibile
prospettiva di equilibrio nel medio periodo responsabilmente fissata dagli organi
della rappresentanza. La previsione programmatica di medio periodo inclusa
nel Dpef, nei contenuti da ultimo definiti dalla legge n. 208/1999, dovrebbe offrire
il quadro di riferimento per la valutazione della congruità degli equilibri di
finanza pubblica ai quali si lega la copertura graduale delle riforme affidata alle leggi
finanziarie annuali ed ai decreti legislativi. Si tratta di un compito assai arduo nelle condizioni non compiutamente definite del sistema istituzionale della finanza pubblica.
Costituiscono, infatti, elementi base per una proiezione programmatica: la costruzione di un
quadro tendenziale di finanza pubblica corredato da specifica relazione
tecnica; la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni legate ai diritti
sociali (già definiti per la sanità e disegnati dalle deleghe in materia di lavoro e di
istruzione); la definizione degli strumenti del federalismo fiscale (ancora in fase di
elaborazione in sede di Governo); la proiezione programmatica pluriennale della finanza previdenziale. All’interno di questi termini di riferimento si pongono
le compatibilità da rispettare per la tenuta della riforma fiscale e delle riforme del
Welfare. |
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