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periodico telematico quotidiano a carattere informativo
registrato il 17/03/2003
presso il Tribunale Civile di Roma
Sezione Stampa n.106/2003 |
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n. 473-
Roma, 3 marzo 2005 |
Sommario |
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La
Lombardia fa la sua proposta di
federalismo e in particolare di federalismo fiscale. Un vero e proprio
modello dettagliato, contenuto in un
ampio documento condiviso e sottoscritto l'11 febbraio dalle
rappresentanze istituzionali lombarde di comuni (Anci), province (Upi) e
comunità montane (Uncem). Proposta che è stata ora presentata anche a
Roma in una conferenza stampa.
Il documento - hanno annunciato il presidente della Regione, Roberto
Formigoni e l'assessore al Bilancio Romano Colozzi - è stato inviato al
capo dello Stato, ai presidenti di Camera e Senato, al presidente del
Consiglio, ai ministri dell'Economia e delle Riforme e al presidente
dell'Alta Commissione, Giuseppe Vitaletti.
"Alta Commissione istituita oltre due anni fa - ha sottolineato
Formigoni - per mettere a punto un modello di federalismo fiscale e che
è sfociata invece in una situazione di stallo assoluto. Proprio per
questo la Regione Lombardia mette a disposizione del Paese il proprio
modello, maturato in un forte spirito di coesione istituzionale al suo
interno. Anzi, di unanimità. Il che conferma che è del tutto superato
qualsiasi rischio di neo-centralismo regionale: spauracchio agitato dai
nemici del federalismo, mentre il sistema delle autonomie lombarde, con
il documento sottoscritto, afferma che va affrontato non il rischio di
neo-centralismo regionale ma la realtà persistente di un
vetero-centralismo statale".
Tra i nodi più discussi è in particolare il decreto 56, emanato
nell'anno 2000, che doveva dare vita a un "seppur blando" inizio di
federalismo fiscale e a un processo che rendesse almeno in parte
giustizia alle Regioni con una spesa storica virtuosa, oggi penalizzate.
Formigoni ha denunciato l'inerzia su questo processo, spiegando che il
decreto è stato inizialmente sospeso dal Governo; che successivamente il
Governo aveva promesso di revocare la sospensione; che in realtà alla
fine - notizia ufficiale di tre giorni fa - la sospensione è stata
confermata, contro il parere delle Regioni.
E' stato l'assessore Colozzi a ricordare i principi cardine del
"federalismo lombardo" contenuti nel documento approvato l'11 febbraio.
Principi, ha spiegato lo stesso assessore "che non fanno altro che
attuare sul serio il dettato costituzionale, in particolare il nuovo
articolo 19, ma che sono dirompenti rispetto alla realtà attuale".
Ecco i principali, in sintesi:
- leale collaborazione istituzionale e coordinamento delle azioni
reciproche tra i vari enti
- incentivazione dei comportamenti virtuosi (e sanzione dei
comportamenti non virtuosi)
- correlazione tra prelievo fiscale e benefici concreti per i cittadini
- trasparenza delle decisioni di entrata e di spesa
- corrispondenza tra funzioni e competenze delegate alle regioni e agli
enti locali e risorse assegnate (come la Lombardia ha fatto al suo
interno e come l'attuazione nazionale delle leggi Bassanini non ha
fatto)
- assegnazione delle risorse on in base alla spesa storica ma in base a
standard e costi ottimali
- uniformità dei sistemi contabili (oggi è impossibile fare paragoni
seri tra un ente e l'altro)
- sussidiarietà fiscale (la regola è che la pressione fiscale deve
diminuire; l'eccezione è un bisogno effettivo dichiarato).
"La Lombardia paga da sola - ha ricordato Colozzi - il 55% del fondo di
perequazione tra le Regioni. Non chiediamo di non partecipare a questo
fondo, anzi: siamo decisamente per un federalismo solidale. Ma che sia
solidale innanzitutto perché ripartisce questo esborso su tutte le
regioni che possono, e non su una sola. Non si vede perché una Regione
ricca come la Lombardia debba pagare tantissimo e altre regioni ricche
debbano pagare poco o nulla. La verità è che qualcuno nasconde sotto la
finzione della solidarietà interessi e inefficienze. E questo non può
continuare all'infinito".
Sul federalismo fiscale la situazione e' di ''assoluto stallo''. Il
presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, non ha usato
mezzi termini.
Sono passati oltre due anni ed e' stata disattesa la speranza di avere
rapidamente un modello di federalismo fiscale. La situazione oggi e' di
stallo assoluto.
''Senza federalismo fiscale non c'e' il federalismo e non c'e' neppure
giustizia per i cittadini - ha osservato Formigoni - ne' trattamento
uguale. Il documento supera anche ogni rischio di neocentralismo
regionale e pone fine a un vetero-centralismo statalista''.
Colozzi ha ribadito le 'parole chiave' a cui si ispira l'accordo
raggiunto tra tutti gli enti locali della Lombardia: trasparenza,
semplificazione, solidarieta', riduzione fiscale e virtuosita'.
''Che il federalismo fiscale creerebbe problemi al sud d'Italia - ha
detto - e' una stupidaggine che dice chi vuole che le cose rimangano
cosi' come sono per motivi che sono molto meno nobili della solidarieta'
al sud''.
Inoltre la proposta contiene anche una prima ipotesi di nuova
assegnazione di tributi: lo Stato percepirebbe il gettito dell'Ires,
dell'Irap e di una buona fetta dell'Ire, l'imposta di registro, una
quota delle utenze domestiche e commerciali di energia elettrica.
Le Regioni percepirebbero l'addizionale all'Ire, la compartecipazione
all'Iva, la tassa automobilistica (solo una piccola parte del gettito
totale) i prelievi su alcolici, tabacchi e giochi. Le Province
percepirebbero una addizionale all' accisa sulla benzina e sul gasolio,
una quota del tributo sui rifiuti solidi, una addizionale alla tassa
automobilistica, una quota relativa alle utenze commerciali di energia
elettrica.
I Comuni gestirebbero la platea impositiva relativa agli immobili,
percependo i relativi tributi e percepirebbero anche il tributo sui
rifiuti solidi, l'addizionale all'Ire, la compartecipazione all'Iva,
l'addizionale sull'accisa benzina e gasolio, l'addizionale alla tassa
automobilistica e la quota sulle utenze domestiche di energia elettrica.
Infine, le comunita' montane percepirebbero i proventi relativi
all'utilizzo delle acque e potrebbero compartecipare a una quota dell'
Ire.
Infine dal ministero dell'Economia sono stati resi noti i dati del fabbisogno del settore statale
a febbraio 2005. Il
Ministero dell’Economia e delle Finanze ha infatti
ufficializzato che a
febbraio 2005 si è registrato un disavanzo del settore statale di circa
6.500 milioni di euro a fronte del disavanzo di 8.183 milioni di
febbraio 2004.
Nel primo bimestre del 2005 si è registrato
complessivamente un disavanzo di circa 9.100 milioni, mentre
nell'analogo periodo 2004 si era avuto un disavanzo pari a 11.183
milioni. Il miglioramento è di oltre 2.000 milioni.
Il fabbisogno di febbraio 2005 è stato inferiore a
quello di febbraio 2004 di circa 1.700 milioni, pur scontando gli
effetti delle vincite straordinarie connesse al gioco del lotto
(l’uscita del numero 53 sulla ruota di Venezia) che hanno avuto un
impatto complessivo valutato in poco meno di 900 milioni. Il risultato
conferma il buon andamento dei conti, sia dal lato delle entrate che
delle spese, la cui evoluzione è in linea con i tetti previsti dalla
Legge Finanziaria per il 2005.
(red)
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"La qualita della P.A. per lo sviluppo delle economie territoriali. Il
ruolo della pubblica amministrazione in Italia e in Europa per lo
sviluppo, i servizi, l'incremento del capitale sociale", sono questi
temi di un convegno in programma a Cagliari,il 7 marzo 2005 - (ore
10,00 - 13,00) Palazzo dei Congressi - Sala Pasolini - Piazzale Marco
Polo.
Si tratta in realtà della presentazione ufficiale dell'edizione 2005 di
FORUM P.A. ( che per la
prima volta presenta la sua manifestazione in programma alla Fiera di
Roma, 9-13 maggio 2005 a Cagliari) nel corso di un evento svolto in
collaborazione con il Dipartimento della Funzione Pubblica, la Regione
Sardegna e il Formez.
Il tema chiave scelto per questa edizione -
si legge nella newsletter di Forum PA
- è il ruolo delle pubbliche amministrazioni per la competitività e lo
sviluppo dei territori. Il convegno si propone come un momento di
confronto tra gli attori sul territorio per stimolare una riflessione
sui temi della modernizzazione della PA. In particolare il dibattito si
concentra sul ruolo delle pubbliche amministrazioni come promotori di
sviluppo attraverso una "strategia delle alleanze" che mette a fattore
comune risorse, soggetti e potenzialità del territorio, in una rinnovata
concezione dei principi di sussidiarietà orizzontale.
Il Programma prevede un intervento di saluto di Emilio
Floris, Sindaco di Cagliari, la presentazione di Forum PA 2005 da parte
di Carlo Mochi Sismondi (Direttore generale FORUM P.A.), l relazione di
apertura dedicata al tema "La qualità dell'amministrazione pubblica come
fattore chiave per lo sviluppo, da parte di Mario Baccini,
Ministro per la Funzione Pubblica . Una tavola rotonda sul tema
"Un'alleanza per lo sviluppo con la partecipazione di Carlo Flamment
(Presidente FORMEZ), Raffaello Grazzini (Presidente Atlantis e promotore
iniziativa "Alleanza per lo sviluppo" ),Giuliano Murgia (Presidente del
Consorzio21) e la relazione di chiusura di Massimo Dadea (nella foto),
Assessore agli Affari generali della Regione Sardegna.
Altri due appuntamenti riguardano invece l'information and
communication technology promossi da Assinform.
Un incontro di
presentazione dati di mercato ICT
2004 (anteprima del Rapporto Assinform 2005)
si terrà Martedì 8 marzo 2005, ore 11.30, Palazzo
delle Stelline, Corso Magenta
61 - Milano.L'agenda dell'incontro è
disponibile on line.
(red)
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L’italiano
ultrasessantenne - così come delineato nel 4° Rapporto presentato oggi a
Roma dal Censis e promosso dal settimanale Salute-La Repubblica e da
Somedia (L’Espresso) - ribalta - secondo la
newsletter del Movimento difesa del cittadino-
lo stereotipo dell’anziano tutto concentrato su di sé e preoccupato sul
futuro. Su un campione di 1500 persone di età superiore ai 60 anni,
intervistati nella prima settimana di febbraio 2005, il 60,6% ha
dichiarato di considerare la terza età un’opportunità per fare ciò che
ha sempre più desiderato, il 45,2% ha affermato di non aver paura della
morte, sebbene un 73,8% teme di diventare non autosufficiente.
Attività, autosufficienza risultano essere le parole chiavi per una
buona vecchiaia. “Dall’indagine emerge con chiarezza – ha spiegato
Giuseppe Roma, direttore generale del Censis – che gli anziani non
chiedono ad altri di mantenerli in buona salute, ma ritengono
determinante il voler bene a se stesso, essere il primo medico di se
stessi”. A conferma delle parole di Roma, il rapporto evidenzia come il
79,6% del campione ha ritenuto di essere in grado di svolgere
autonomamente le normali attività quotidiane e un ulteriore 14,2% ha
dichiarato di aver bisogno di aiuto solo in alcuni dei casi considerati
nell’indagine.
Dai risultati della ricerca appare fondamentale la componente emotiva e
relazionale: per il 67,2% è la famiglia la cosa alla quale dare più
importanza, seguita dalla vita affettiva (28,8) e dalla vita spirituale
(21,7%). Il rapporto con i nipoti e i giovani è considerato nel 46,1% il
principale fattore di una buona vecchiaia, seguito dal tenere allenata
la mente, ad esempio leggendo, o tenendosi informati, sottolineato dal
45,8% degli intervistati.
Il Rapporto focalizza inoltre l’attenzione sui fattori che consentono un
allungamento ed un miglioramento della vita. Per questo non sono
rilevanti solo la prevenzione e le cure sanitarie ma gli stili di vita,
intesi come i diversi aspetti: dall’alimentazione alla relazionalità,
che caratterizzano la vita quotidiana degli anziani. Dall’indagine
emerge infatti che per il 70,8% degli ultrasessantenni intervistati è un
adeguato stile di vita l’elemento che garantisce un buono stato di
salute. In particolare, i risultati indicano tra i comportamenti
positivi per il restare in salute: trascorrere molto tempo libero
all’aria aperta (73,9%), svolgere attività sportive (28,3%), effettuare
esami e controlli medici preventivi (27,2%) e mangiare prodotti
biologici (19%).
Per quello che riguarda il giudizio nei confronti dei servizi sanitari,
il 57,3% li considerano ottimi o buoni e indicano nella lunghezza delle
liste di attesa il vero problema (40,5%). Sul piano della salute sono le
malattie cardiache (38,1%), i tumori (35,4%) e la depressione (18,1%) le
patologie che più spaventano gli anziani. I farmaci vengono utilizzati
prevalentemente per malattie croniche (58%9 o per patologie occasionali
(16,2%), mentre solo nel 23% dei casi la loro assunzione è ammessa per
migliorare alcune prestazioni che incidono sulla qualità della vita. (cfr.
sul sito del Censis:In
pensione per godersi la vita
;
Nota Metodologica;
Download sintesi
;
Documento informativo
)
(red)
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Comuni, Province e comunita'
montane chiedono ai candidati che si presenteranno alle prossime
elezioni regionali di stringere ''un patto d'onore'' con gli enti
locali con cui si impegnino a garantire, una volta eletti, un
confronto costante all'interno dell'intero sistema delle autonomie
locali. Obiettivo: sconfiggere il nuovo centralismo regionale e
''fare sistema', in altre parole costruire, su temi strategici, linee di
intervento e di governo concordate tra tutte le istituzioni del
territorio.
E' per questo che Anci, Upi e Uncem, sono passati all'azione scrivendo
una vera e propria piattaforma programmatica che sottoporranno ai
candidati.
Sotto il titolo ''per un patto autonomista tra regioni e autonomie
locali'' (cfr. il
documento),
le tre associazioni hanno sintetizzato le loro richieste in dieci punti
che riguardano il federalismo amministrativo e quello fiscale,
l'associazionismo dei piccoli comuni e le politiche di sviluppo locale e
il welfare locale, per arrivare all'ambiente, alla polizia locale, alla
scuola e al lavoro.
''Dobbiamo aprire - ha detto Fabio
Melilli,
presidente dell'Unione delle Province nel corso della presentazione
della piattaforma - una nuova stagione di confronto:dobbiamo mettere da
parte le rivalita'e concentrarci sulle risposte da dare ai cittadini''.
Lo appoggia il sindaco di Ravello e coordinatore della Consulta dell'Anci
per i piccoli Comuni, Secondo
Amalfitano:
''Quella in atto - ha detto - e' una guerra tra poveri che fa ridere
l'intero Paese. L'Anci, l'Upi e l'Uncem sono totalmente d'accordo sulla
necessita' di tornare a 'fare sistema, non dimenticandoci che siamo
portatori di interessi pubblici''.
Questi in sintesi i dieci punti programmatici.
FEDERALISMO AMMINISTRATIVO:gli enti locali chiedono che le regioni si
astengano dall'esercitare il potere normativo, riservato alla
regolamentazione locale, esaltando i Comuni come enti di governo di
prossimita' e le province come enti di governo di area vasta. CONSIGLI
DELLE AUTONOMIE:sindaci e presidenti di provincia chiedono che ne sia
rilanciato il ruolo attraverso leggi regionali di istituzione e di
disciplina e assicurando un compito di guida alle associazioni regionali
rappresentative degli enti locali. PICCOLI COMUNI: favorire e sostenere
i processi di associazionismo, attraverso leggi che li incentivino anche
finanziariamente. FEDERALISMO FISCALE:sollecitano la sua attuazione,
chiedendo alle regioni di trasferire funzioni e risorse finanziaria,
rispettando l'autonomia di entrata e di spesa delle autonomie locali.
SVILUPPO LOCALE: le regioni coinvolgano i Comuni e le province nei
processi di programmazione economica e rilancino i processi di
programmazione negoziata e di partenariato tra pubblico e privato,
realizzando veri e proprio sistemi di sviluppo. WELFARE:sollecitano la
creazione di un nuovo sistema integrato di interventi e servizi
socio-sanitari sociali in cui avere un ruolo centrale nella definizione
degli obiettivi strategici. SCUOLA E LAVORO: sollecitano le regioni a
realizzare una maggiore integrazione tra le politiche regionali in
materia attraverso un coinvolgimento piu' efficace degli enti locali.
GOVERNO TERRITORIO:maggior sinergia tra regioni ed enti locali per la
creazione di un quadro piu' moderno e adeguato di regole e di vincoli da
rispettare. AMBIENTE: chiedono alle regioni un piu' ampio coinvolgimento
nella definizione dei piani di intervento per una maggior
efficacia delle misure adottate. POLIZIA LOCALE: sollecitano una
normativa di disciplina che consenta di integrare al meglio le
funzioni di polizia amministrativa con quelle di ordine pubblico e
pubblica sicurezza.
(red) |
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''Il tema del federalismo e' un tema caro
a tutte le forze politiche, il problema e' come attuarlo''. Lo ha
detto Marco Verzaschi, assessore alla sanita' della regione Lazio
alla conferenza sulla terza eta' organizzata da dal settimanale 'Salute'-La
Repubblica e da Somedia.
''Il rischio e' che si creino squilibri tra regioni di serie A e regioni
di serie B - continua Verzaschi - tuttavia il federalismo rappresenta
una sfida per offrire piu' servizi ai cittadini''. Secondo Verzaschi e'
un ''fatto anacronistico il pretendere tutto dallo Stato'', e occorre
ragionare su un fondo di riequilibrio. Gia' all'ultima conferenza
Stato-Regioni sono stati raggiunti ampi accordi attraverso una
trattativa che si basa sulla maturita' di capire chi ha piu' bisogno''.
"La devoluzione e' un'altra cosa rispetto al federalismo che c'e' gia'
da tre anni. Il rischio e' quello di un federalismo di abbandono''. E'
quanto ha invece affermato Giovanni Bissoni, assessore alla sanita'
dell'Emilia Romagna.
''Quando il cittadino e' preoccupato - ha aggiunto Bissoni - lo e'
perche' non accetta che in una parte del paese un posto in terapia
intensiva non ci sia e questo e' inaccettabile la devoluzione non
ammette questo ma c'e' il rischio che le regioni vengano abbandonate
dallo Stato''. Questo comportera', secondo Bissoni, un incremento della
pressione fiscale ''non e' possibile vedere la sanita' come un problema
e spesso il federalismo in questa chiave e' volto a liberarsi del
problema sanita'''.
(red)
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Arrivera' agli sportelli postali il 18
marzo prossimo
la seconda tranche dei francobolli regionali italiani. Poste
Italiane dedichera' questa volta i quattro francobolli a Lombardia,
Friuli Venezia Giulia, Campania e Calabria.
Ogni francobollo avra' un valore di 0,45 Euro, quello necessario per
l'affrancatura di una lettera ordinaria; la tiratura sarà un po' più
alta del consueto: quattro milioni e cinquecentomila esemplari per
ciascun francobollo. Sui margini dei fogli compariranno gli stemmi della
regione per Friuli Venezia Giulia, Campania e Calabria, mentre per il
francobollo dedicato alla Lombardia sui margini dei fogli saranno
riprodotti sia lo stemma regionale, sia il logo del Convegno Filatelico
'Milanofil'. Lo stemma della regione comparira' anche in una fascia
tricolore all' interno di ciascun francobollo, la cui vignetta
riprodurra' opere d'arte e monumenti: per la Lombardia un particolare
dell' Arca di Gian Galeazzo Visconti e la facciata della Certosa di
Pavia; per il Friuli Venezia Giulia sono stati scelti il bassorilievo
della 'Nave di Aquileia' e il Castello di Miramare; per la Campania e'
raffigurato un particolare degli affreschi della Villa dei Misteri di
Pompei; per la Calabria sono riprodotti un particolare del volto e la
figura intera dei Bronzi di Riace. Il bollettino illustrativo conterra'
articoli dei presidenti regionali: Roberto Formigoni (Lombardia),
Riccardo Illy (Friuli Venezia Giulia), Antonio Bassolino (Campania),
Giuseppe Chiaravalloti (Calabria).
La prima tranche di quattro francobolli della serie regionale era stata
emessa nell' agosto scorso e dedicata a Emilia Romagna, Liguria, Abruzzo
e Basilicata. (red) |
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Proprietario ed
editore: Cinsedo - Centro Interregionale Studi e Documentazione
Redazione: via Parigi, 11 - 00185 - Roma
Direttore editoriale: Marcello Mochi Onori
Direttore responsabile: Marco Tumiati
In redazione: Stefano Mirabelli (caporedattore); Giuseppe Schifini
(caposervizio)
Progetto grafico: Mirabelli, Schifini
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