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Si è tenuta giovedì 17
febbraio presso la Commissioni affari sociali della Camera
un'audizione del Ministro del Welfare, Roberto Maroni
(cfr. il resoconto integrale dell'audizione pubblicato sul sito della
Camera dei Deputati) . Oggetto dell'audizione le nuove misure
che il Governo intende adottare a sostegno delle persone con disabilità
, ma il Ministro ha poi voluto svolgere alcune considerazioni
"più
generali, sullo stato
di salute delle
politiche sociali", "piuttosto rilevanti".
A distanza di soli quattro
mesi dall’entrata in vigore del superbonus, ha spiegato il Ministro
Maroni (nella foto), "l’INPS stima, anche se in modo ancora
grezzo, risparmi di spesa previdenziale rilevanti già per il 2005,
attorno al miliardo di euro" e se "la cifra sarà di questa entità o,
addirittura, superiore, si porrà la questione di come utilizzare queste
risorse". "Si può pensare, quindi, di utilizzare
questa somma per interventi di carattere assistenziale nei confronti
delle persone non autosufficienti o delle persone affette da grave disabilità". Queste risorse potrebbero anche
essere utilizzate per interventi coordinati con le regioni sulla disabilità grave, il cosiddetto tema del “dopo di noi”, ossia nel caso
di persone disabili non autosufficienti che sopravvivono ai propri
genitori e improvvisamente si trovano senza il sostegno della propria
famiglia.
Vi è però una questione alla base
di questa decisione: la competenza sulla spesa riguardante le politiche
sociali in base alla riforma della Costituzione. Su questo punto si è
generato un fortissimo contenzioso su iniziativa di alcune regioni, in
particolare l’Emilia-Romagna, la Toscana e l’Umbria, che ha determinato
ricorsi alla Corte costituzionale nei confronti di iniziative del
Governo e del Parlamento in materia di politiche sociali che destinavano
risorse per alcune finalità. Questi ricorsi alla Corte costituzionale
hanno portato alla dichiarazione di incostituzionalità di questi
interventi, con ritardi anche di due anni, il che determina problemi
interpretativi circa il fatto che parte di questi interventi è già stata
compiuta. Si pone comunque il problema di cosa il Governo e il
Parlamento possano fare e di come possano spendere queste risorse". E il
ministro si è poi soffermato sulle conseguenze, a suo dire, di tali
ricorsi.
E, fra l'altro, "Su
ricorso della regione Emilia-Romagna - ha affermato Maroni - la Corte costituzionale ha
dichiarato l’incostituzionalità di questa norma poiché si ritiene che la
competenza esclusiva a decidere e a finanziare questo tipo di intervento
sia delle regioni.
Di conseguenza - lamenta il Ministro - "lo Stato non può neppure cofinanziare
un intervento diretto al sostegno del reddito deciso dalle regioni sulla
base dei principi generali propri dell'ordinamento giuridico". "Di fronte a questo scenario
interpretativo ed avendo a disposizione delle risorse, ci si è posti il
problema di come utilizzarle, ossia di quali interventi realizzare senza
che questi ultimi risultino contrari alle decisioni della Corte
costituzionale(...) Al riguardo sono state individuate due
soluzioni, la prima delle quali è la più semplice, ma credo anche la
meno efficace. Mi riferisco al trasferimento di una certa somma di
denaro alle regioni per finalità di politica sociale lasciando decidere
le stesse circa la sua specifica utilizzazione. Questa soluzione è la
più semplice, perché in questo modo si trasferisce la responsabilità
alle regioni, ma anche la meno efficace, perché non è possibile
individuare precise destinazioni. (...) Come può
operare allora il Parlamento per destinare somme, anche ingenti, per le
politiche sociali con la garanzia che queste ultime siano all’uopo
utilizzate?
La seconda soluzione consiste
nell’utilizzare lo strumento della Conferenza unificata per negoziare
questa destinazione con le regioni. Noi l'abbiamo fatto in più di
un’occasione per quanto concerne la destinazione del fondo nazionale per
le politiche sociali. Tra l’altro, le regioni si erano impegnate per
iscritto a destinare una certa quantità di quote a sostegno della
famiglia; successivamente, però, ci siamo accorti che tale impegno
veniva disatteso. Quindi, se Governo e Parlamento decidono di destinare
una certa somma di denaro a sostegno della famiglia, neppure la via
pattizia - tra virgolette - può garantire loro che tale risorsa venga
effettivamente utilizzata per quel dato scopo. Questo è il quadro di
riferimento da tenere presente per decidere la destinazione da dare a
questi risparmi previdenziali". "In conclusione (...)credo si ponga un problema istituzionale. Ad oggi ha
ancora un senso il fondo nazionale per le politiche sociali, che pure ha
svolto un’importante funzione ordinando la spesa sociale? Mi chiedo,
invece, se tutto non si riduca semplicemente ad un negoziato tra il
sottoscritto e le regioni per trasferire una certa quantità di risorse
senza che il Governo abbia alcuna possibilità di verifica. Se così è, se
cioè non sussiste la possibilità di vincolare queste risorse, tanto vale
allora che ad occuparsi di tutta questa faccenda sia il Ministero
dell'economia e delle finanze o la Ragioneria generale dello Stato".
Fra le repliche quelle di Augusto Battaglia: "le parole
pronunciate dal ministro mi fanno pensare in qualche modo ad un
ripensamento relativamente alla devolution. Il Governo, di cui il
signor ministro fa parte, ci ha proposto una legge sulla devolution
grazie alla quale materie come la sanità diventano di competenza
esclusiva delle regioni. Ora lei si lamenta del fatto che la Corte
costituzionale abbia contestato una serie di provvedimenti. È normale
che ciò accada quando il Parlamento pretende di concedere somme a solo
vantaggio degli asili nido aziendali, non prendendo affatto in
considerazione coloro che fanno ricorso ad asili nido pubblici o anche
ad altri tipi di nidi. Forse questa è una prerogativa che non è più del
Governo. Avete voluto il federalismo, c'è il federalismo, lo abbiamo
voluto insieme, abbiamo approvato una legge, successivamente confermata
da un referendum popolare, addirittura il Governo pensa di andare oltre,
arrivando alla cosiddetta devolution, e poi lei viene qui a
lamentarsi del fatto che le regioni voglio fare per conto loro. Mi
sembra un po' contraddittorio".
Katia Zanotti ha espresso "condivisione sui ricorsi
di alcune
regioni per quanto riguarda
i servizi
di asilo nido,
gli aiuti alle giovani coppie,
e così via, perché in
questo caso la destinazione
vincolata di
risorse taglia
fuori completamente
la programmazione
regionale, la quale, ai
sensi del
titolo V, per questi
servizi,
rappresenta una titolarità
esclusiva delle
regioni. Penso
che le
questioni del rapporto
fra Stato
centrale e federalismo
non passano
solo attraverso
il riequilibrio
dei fondi
finanziari, ma
passano anche attraverso
una modalità
e una
possibilità di relazione.
In questa relazione abbiamo la certezza che le
regioni erano in attesa dell'istituzione
del fondo nazionale, del quale ne avevano bisogno sia
per sostenere l'aumento
consistente dei
servizi sia
per aiutare le famiglie in termini monetari a causa della
forte implementazione del numero degli anziani non
autosufficienti, di cui oggi si occupano prevalentemente
solo le famiglie, a volte con l’ausilio delle
badanti; quindi
- ha concluso la Zanotti -continua a sussistere la possibilità di
condivisione di questo tema specifico con
le regioni.
Punta l'indice sulle Regioni, Francesca Martini:"I ricorsi costituzionali rappresentano una realtà che
non permette alle persone e alle famiglie di vedere incrementato il
panorama dei servizi a loro disposizione, che mette in crisi un fondo
per gli asili nido che noi, dopo 24 anni di assenza assoluta di
destinazione di fondi da parte dello Stato per questo settore, abbiamo
costituito. Credo, quindi, che se esiste qualcuno da deplorare, si
tratta di quelle regioni che non hanno fatto gli interessi dei cittadini
dei loro territori, ma nemmeno dei cittadini di questo paese in senso
lato".
E' rimasta invece "sconcertata dai toni molto aggressivi usati in alcuni interventi",
Tiziana Valpiana: "mi ha alquanto spiazzato lo sconcerto dimostrato dal ministro
nei confronti delle sentenze pronunciate dalla Corte costituzionale a
causa di provvedimenti adottati dal Governo. Che dire? Mi meraviglio
della meraviglia; infatti è evidente che fino al momento in cui verranno
compiute scelte incostituzionali da parte di questo Governo, a ragione
alcune regioni le impugneranno e a ragione la Corte costituzionale - le
cui sentenze non sono criticabili - le riterrà incostituzionali. Ricordo che l’attuale maggioranza
ha deciso, per esempio, di valorizzare solo il fondo per gli asili nido
aziendali, dimenticando e lasciando a se stessi i nidi territoriali. La
collega Martini prima diceva che le regioni che hanno impugnato non
hanno fatto gli interessi dei loro cittadini. Vorrei ricordare a questo
proposito che gli asili nido territoriali dell’Emilia-Romagna sono
universalmente riconosciuti come esempio di riferimento: vengono dai
vostri osannati Stati Uniti a vedere come si istituiscono gli asili nido
a Reggio Emilia e in Emilia-Romagna, per cui non credo che questa
regione, impugnando la vostra legge, non abbia fatto l'interesse dei
cittadini. Al contrario, la regione ha fatto l’interesse dei cittadini,
perché noi pensiamo che l'asilo nido sia un servizio sociale che deve
essere aperto a tutta la cittadinanza, a tutti i bambini, a tutte le
bambine. Non era quindi - ha concluso Valpiana - assolutamente
accettabile la discriminazione contenuta nella legge finanziaria (non
ricordo adesso se relativa al 2002 o al 2003), per cui potevano essere
deducibili fiscalmente solo le rette relative ai nidi aziendali e non
quelle dei nidi territoriali" .
Nella sua replica, il Ministro ha difeso l'operato del Governo che ha
avuto "il
merito di avere aumentato, per la parte di competenza
delle politiche sociali, gli
stanziamenti e i trasferimenti alle regioni, in
quattro anni,
del 32 per cento. Questo è un dato di fatto,
non è un'opinione, è scritto
ed è stata una scelta non facile,
perché non si trattava di un aggiornamento automatico.
Le regioni si sarebbero accontentate dei soldi dell'anno
precedente; abbiamo dovuto e voluto cercare nuove risorse,
perché nel fondo nazionale per le politiche sociali
sono contenute la quota indistinta che va alle regioni e
quella destinata
all'INPS per i diritti
soggettivi. Di fronte
all'incomprimibilità dei diritti soggettivi, avremmo potuto convincere
le regioni ad accettare i 700 milioni degli anni precedenti; invece
abbiamo reperito risorse aggiuntive e abbiamo portato il fondo nel 2004
ad 1 miliardo di euro. (...) Per quanto riguarda gli asili
nido, non è scritto da nessuna parte che si trattava solo di asili nido
aziendali, per cui il ricorso presentato dalla regione Emilia-Romagna
non è stato accolto per questo motivo; infatti, il finanziamento era
possibile anche per gli enti locali, anzi per i nidi aziendali
sussisteva il vincolo di estendere l’ingresso al nido anche ai bambini
abitanti nel territorio. Il motivo del ricorso è stato del tutto
ideologico: si è voluto dimostrare che lo Stato e il Parlamento non
possono decidere di assegnare risorse per gli asili nido, per la
disabilità e quant'altro e questo – a mio avviso - è il fatto grave e
vergognoso (...) Stiamo discutendo - lo dico con
rammarico - da tre anni con le regioni per l'attuazione dei livelli
essenziali delle prestazioni perché, ormai, non prendiamo nessun
provvedimento senza l’accordo di tutte le regioni. Ho notato - ha
aggiunto il Ministro - da parte di alcune regioni, un
comportamento di netta e pregiudiziale chiusura". "Considero legittimo
-ha proseguito il Ministro - che le regioni abbiano queste competenze, però
mi rammarico del fatto che, invece di negoziare con il Governo
l'utilizzo delle risorse, abbiano preferito il ricorso giurisdizionale
che ha annullato provvedimenti importanti, vanificando gli interventi e
impedendo di utilizzare le risorse".
"La sentenza della Corte
costituzionale n. 423 del 19 dicembre 2004, stabilisce
principi importanti che interferiscono anche con il provvedimento sulla
non autosufficienza; infatti, la sentenza della Corte costituzionale
dice che il reddito di ultima istanza viene cancellato perché rientra
nella categoria delle politiche sociali che sono di competenza esclusiva
delle regioni, quindi anche gli interventi sulla non autosufficienza
sono di competenza delle regioni e sia il Governo sia il Parlamento non
possono adottare provvedimenti in materia, neanche mettendo a
disposizione somme di danaro. Ciò che mi preoccupa non è il fatto che
anche le regioni abbiano poteri – anzi, questa maggioranza desidera che
le regioni abbiano questi poteri – ma il continuo conflitto che blocca
ogni iniziativa del Governo, non perché sia giusta o sbagliata, ma in
alcuni casi solo perché è del Governo.
Assicuro che l'impegno preso dal
Governo di mantenere all'interno del welfare i risparmi di spesa
derivanti dal “superbonus” è una promessa che sarà confermata. La mia
preoccupazione è di evitare di creare un provvedimento che metta a
disposizione tante risorse ma che poi - così come è avvenuto per il
reddito di ultima istanza, per la disabilità, per gli asili nido, per le
giovani coppie - grazie ad un ricorso venga cancellato, mentre l'importo
rimane confermato, anche se non è più necessariamente destinato a questo
scopo; quindi, ci rimane l'obbligo di trasferire alle regioni alcuni
miliardi di euro che queste ultime possono tranquillamente utilizzare
come vogliono, per assurdo anche per la costruzione di strade (e questo
sarebbe davvero una beffa). Tutto ciò che è
previdenza, e cioè prestazione dietro un
corrispettivo, rimane di competenza governativa.
La cassa integrazione, comunemente definita
intervento assistenziale, è tecnicamente un intervento previdenziale,
mentre le pensioni di invalidità civile,
considerate comunemente intervento previdenziale,
rientrano nell'ambito delle politiche assistenziali e
quindi, come tali, sono di competenza regionale.(...)
Inoltre, sono ancora
le regioni (...) dal 2001, a decidere a
chi spetta il diritto alla pensione di invalidità civile, salvo poi
essere l'INPS a pagare. Vi è
un’altra osservazione da svolgere, riguardo ai contrasti istituzionali:
la definizione di parametri che, senza ridurre le
prestazioni, garantiscano l’oculatezza della spesa,
eliminando tutti gli abusi sinora compiuti, viene di fatto attualmente
ostacolata e resa impossibile dall'atteggiamento
di alcune regioni. In conclusione,
nel riconfermare la disponibilità
del ministero, reputo però preliminarmente
opportuno che la Commissione e gli uffici della
Camera, non solo su questo tema ma
per tutto ciò che concerne gli interventi più
generali in materia di politiche sociali, svolgano
un attento esame del contenuto della sentenza del
2004 e degli effetti da essa
derivanti.
Credo infatti che quella sentenza costituisca un
punto fermo fondamentale per individuare chi possa
fare cosa, nei rapporti tra Stato-Parlamento e Governo e regioni.
Questo nodo va sciolto prima di poter riprendere la discussione sul
provvedimento sulla non autosufficienza.
(red) |
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Il Consiglio di Amministrazione
dell’Agenzia Italiana del Farmaco, in osservanza al dettato del DM n. 245
del 2004, ha deliberato
l’istituzione e la composizione della
Commissione per la promozione della Ricerca e Sviluppo in ambito
farmaceutico.
La Commissione per
la promozione della Ricerca e Sviluppo si occuperà di dare impulso e
sostegno alla ricerca scientifica pubblica e transnazionale nei settori
strategici dell’assistenza e di favorire gli investimenti in Ricerca e
Sviluppo da parte delle Industrie farmaceutiche in Italia. Tra le principali
attività che saranno svolte dalla Commissione, la definizione di
principi e modalità per il riconoscimento di un premio alla ricerca da
attribuire sul prezzo di rimborso di medicinali con rilevante grado di
innovatività; la predisposizione di un monitoraggio sulle normative, i
finanziamenti, i progetti e i risultati della ricerca nel settore
farmaceutico sul territorio nazionale; la valutazione di progetti di
ricerca, anche cofinanziati da privati, in funzione del loro impatto
economico, sociale e del valore strategico rivestito per il Servizio
Sanitario Nazionale; la promozione dell’integrazione della ricerca
scientifica italiana con quella europea ed internazionale. La Commissione,
che avrà durata quinquennale, è presieduta dal prof. Silvio
Garattini (nella foto), Direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario
Negri”, ed è composta dal prof. Enrico Garaci, Presidente dell’Istituto
Superiore di Sanità, dal prof. Renato Bernardini, Ordinario di
Farmacologia all’Università di Catania, dalla prof.ssa Gloria Saccani
Jotti, Ordinario di Patologia clinica all’Università di Parma, dal prof.
Sergio Bonini, Direttore scientifico dell’Istituto S. Raffaele di Roma,
dal prof. Lucio Annunziato, esperto della Regione Campania, dal dott.
Alessandro Liberati, Responsabile dell’Area Programma Ricerca
Innovazione dell’Agenzia sanitaria della Regione Emilia Romagna, dal
prof. Antonio Francavilla, esperto della Regione Puglia, dalla prof.ssa
Maria Del Zompo, esperto della Regione Sardegna, dal dott. Giampietro
Rupolo, Dirigente della Direzione Piani e Programmi socio-sanitari della
Regione Veneto.
(red) |