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Sommario |
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Il Welfare è
tra le maggiori voci di spesa delle Regioni italiane nel corso del 2003,
l''Economy' e' invece il settore dove si e' investito
maggiormente, mentre il campo dell' 'Education' è tra gli ultimi posti.
A vagliare gli investimenti delle
amministrazioni regionali e' uno studio a cura del centro di
ricerca e sviluppo del territorio della Luic (Libera Università
di Castellanza), presentata in occasione del seminario promosso
dal coordinamento dei giovani imprenditori dal titolo 'Lo
sviluppo dal basso. Competitivita' e crescita economica nel'era
del federalismo'.
La regione che investe di più in sanità è la Lombardia
(78,97%), seguita dalle Marche (67,95%), dalla Puglia (66,86%) e
dal Lazio (66,59%); ultima la Valle d'Aosta con una percentuale
pari al 19,96%. Dunque, ''i tre quarti d'Italia - ha detto
Francesco Boccia, coordinatore della ricerca - vive in un
sistema in cui il budget regionale per piu' del 50% e' puntato
sul welfare''. A dimostrare una crescente attenzione nei
confronti dei settori legati allo sviluppo economico sono state
invece le regioni meridionali ': in testa si trova infatti la
Basilicata con il 50,54%, al secondo posto la Calabria (40,62%),
terzo il Molise (34,54%), quarta l'Umbria (30,63%). Un
classifica che deve tenere conto fra i tanti fattori, specifica
Boccia, del peso dei finanziamenti comunitari. Il mondo
dell'Education e' invece privilegiato dalla Sardegna, con
investimenti da parte delle regioni del mezzogiorno medio-alti,
fatta eccezione per la Puglia, penultima con solo il 2,85% di
spesa rispetto al budget finanziario. Tre gli elementi, secondo
Boccia, che hanno caratterizzato il nuovo profilo
economico-finanziario delle regioni: il ruolo dell'Unione
Europea, il decentramento amministrativo che ha caratterizzato
gli anni novanta e la riforma del Titolo V della Costituzione
italiana. ''E se piombasse il federalismo fiscale?'' Secondo il professor Boccia ''a rischio un ulteriore aumento del peso del welfare nelle voci di spesa e dunque ''un'incidenza irrisoria delle spese per industria, agricoltura e terziario sul totale del budget regionale'', a cui rischierebbe di aggiungersi un insanabile divario tra Nord e Sud. Considerazioni che chiamano in causa in prima persona i giovani imprenditori, che hanno sottolineato luci ed ombre della devolution. ''Riflessivi e critici'' cosi' descrive la posizione degli under 40 di Confindustria la presidente Anna Maria Artoni, che si dice convinta però anche dell'esistenza di opportunità da cogliere. Cinque i punti individuati dal coordinamento per raggiungere un ''regionalismo dello sviluppo'': no a ulteriori costi e semplificazione delle procedure burocratiche; no al decentramento per istruzione, sicurezza e welfare, in modo da garantire ''a tutti i cittadini livelli adeguati di servizi''; si' invece ad un nuovo modello di governance, vale a dire un nuovo rapporto tra Pubblica amministrazione e associazioni di categoria; revisione dell'attuale sistema di stanziamento dei Fondi, ''dando alle regioni un ruolo strategico di indirizzo e programmazione delle risorse lasciando allo stato centrale le linee guida di politica economica''; infine, trasformazione dei territori in sistemi competitivi ''per l'adozione degli investimenti, destinando piu' risorse dei bilanci regionali alle politiche per le imprese''. ''Non e' tutto da buttare via - sottolinea Luca Crosetto di Confartigianato - ma e' necessaria una riflessione accurata, perche' il federalismo come ci e' stato presentato non consente alle imprese di andare avanti''. Certezze e semplificazione, queste le parole chiave secondo la Confagricoltura ed attenzione a non esasperare il federalismo fiscale, pena il collasso delle regioni piu' povere. ''Il federalismo fiscale non e' una cattiva idea - ha detto il presidente dei giovani della Cna, Fabio Giovannini - e' solo molto difficile da perseguire''. Perplessita' che secondo Gianluca Pinna della Confapi oggi sono diffuse fra i giovani imprenditori: ''quel 56% che un anno fa si si era detto ''favorevole' al federalismo, oggi - scommette - e' diminuito''. (red) |
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La
Corte di Cassazione
- lo riferisce la newsletter
del movimento della difesa del cittadino
-amplia la
responsabilità dei medici chiamati a rispondere anche per colpa lieve
qualora "per omissione di diligenza o imprudenza provochino un danno
nell'esecuzione di un intervento".
"Applicando questo principio - continua Help Consumatori - la Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato da Antonio C., un ginecologo-ostetrico napoletano, condannato, insieme alla casa di cura, a risarcire i genitori di un neonato venuto al mondo con "danni irreversibili" a un miliardo di vecchie lire per "avere praticato un parto per via naturale a una sua paziente per la quale si sarebbe dovuto intervenire con un cesareo". Secondo la Cassazione, nel momento in cui il professionista fa un errore "iniziale nella scelta della tecnica operativa", non ha più importanza "l'assunto del medico" che rivendichi un "evento imprevedibile" nel corso dell'intervento. Invano il medico si è difeso in Cassazione sostenendo che si era trovato di fronte a una "improvvisa emergenza" legata a una "distonia della spalla del feto non prevedibile come rilevato dai consulenti" e che, dunque, aveva dovuto optare per il parto naturale per "evitare la morte del feto". La Terza sezione civile ha obiettato che "la responsabilità legata all'esercizio dell'attività di un professionista trova applicazione nel criterio della diligenza del buon padre di famiglia". Pertanto, nella sentenza 583/05 è scritto la "responsabilità del medico per i danni causati al paziente postula la violazione dei doveri inerenti al suo svolgimento tra i quali quello della diligenza che va a sua volta valutato con riguardo alla natura dell'attività con implica attenzione e adeguata preparazione". Di qui la responsabilità dei medici anche per "colpa lieve" quando per "omissione di diligenza o di imprudenza" provochino un "danno nell'esercizio di un intervento". (red) |
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L’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente (Irea) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli ha sviluppato nuove metodologie di sicurezza ferroviaria attraverso l’uso di sensori, in particolare di sensori in fibra ottica: “di piccole dimensioni e di costo contenuto" e che "sono immuni dalle interferenze elettromagnetiche e sono, quindi, ideali per costruire reti di monitoraggio molto estese”, spiega Romeo Bernini, ricercatore dell’Irea-Cnr.” Il monitoraggio dello stato dei binari rappresenta uno degli aspetti fondamentali della sicurezza ferroviaria. Una loro eccessiva deformazione, dovuta ad esempio a innalzamenti della temperatura o a cedimenti della massicciata, può causare infatti seri malfunzionamenti, che vanno dal rallentamento dei treni fino all’interruzione del servizio. Se l’alterazione non è rilevata in tempo, le conseguenze possono arrivare a pregiudicare addirittura la sicurezza dei passeggeri. Presso l’Irea-Cnr, in collaborazione con l’Istituto di materiali compositi e biomedici (Imcb-Cnr) , la Seconda Università di Napoli e l’Università del Sannio si sta svolgendo un’intensa attività di ricerca per lo sviluppo di sensori in fibra ottica destinati al monitoraggio di grandi infrastrutture civili quali ad esempio i binari ferroviari. “In particolare”, prosegue Bernini, “un sensore distribuito in fibra ottica consente il monitoraggio continuo della temperatura e/o delle deformazioni della struttura investigata, su distanze che possono arrivare alle decine di chilometri con la risoluzione del metro".
Si tratta di
strumenti che possono contribuire notevolmente ad incrementare la
sicurezza ferroviaria poiché individuano tempestivamente anomalie o
interruzioni o segnalano l’aumento della temperatura in galleria, dovuto
a un incendio. |
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Per
e regionali in
Lombardia nel centrodestra a discussione è ancora aperta, si
devonoancora sciogliere molti nodi, e quindi serve ancora del tempo per
un approfondimento politico ulteriore all'interno della stessa Cdl. La
soluzione è prevista entro un paio di settimane. |
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E' stata pubblicata sul sito internet
regionale della Valle d'Aosta la nuova pagina dedicata ai trasporti:
all’indirizzo
www.regione.vda.it/trasporti. La nuova pagina web fornisce all’utente un’unica interfaccia da cui poter poi ottenere informazioni sulle varie modalità di trasporto presenti sul territorio regionale. Mediante gli appositi link, si accede infatti anche ai siti della società Air Vallée, con possibilità di consultare gli orari dei voli da e per Aosta, al sito di Trenitalia, dell’Associazione valdostana impianti a fune-Avif, oltre che ai siti delle società di esercizio dei trafori del Monte Bianco e del Gran San Bernardo e anche ad altri servizi. Grazie al nuovo servizio on line, gli utenti possono scaricare gran parte della modulistica necessaria per la presentazione di domande, evitando così di dover recarsi presso gli uffici per il ritiro dei moduli. ”Si tratta – spiega l’assessore Caveri - di un’ulteriore tappa dell’attività di potenziamento del sistema di comunicazione istituzionale dell’Assessorato, che sta coinvolgendo anche il settore turistico, resa possibile dalla collaborazione fornito dal Dipartimento sistema informativo”. “Grazie anche alle future segnalazioni degli utenti – prosegue l’assessore Caveri – intendiamo proseguire il percorso intrapreso e migliorare i nostri servizi on-line, prevedendo ulteriori implementazioni nel corso dell’anno”. 0050 BG/ac Fonte: Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Trasporti e Affari europei - Ufficio stampa Regione autonoma Valle d’Aosta. (red) |
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E' stata presentata la relazione della
Corte dei conti da parte del Procuratore Generale
Apicella. |
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