ROMA,
11 novembre 2004
ORDINE DEL GIORNO
SULLA RIFORMA COMUNITARIA DEL SETTORE BIETICOLO-SACCARIFERO
Le Regioni e le
Province autonome
Vista
La Comunicazione
della Commissione Europea al Consiglio e al Parlamento europeo del
14 luglio 2004 (COM (2004)499), sulla riforma del settore dello
zucchero.
Esprimono
Profonda
preoccupazione per i contenuti politico-sociali e
tecnico-economici della proposta stessa che qualora approvata,
avrebbe effetti deleteri per il Paese e per l’economia
agroindustriale delle regioni interessate, comprovato la scomparsa
della coltura e la chiusura di tutti gli zuccherifici italiani.
La Proposta della
Commissione si pone come obiettivo primario l’applicazione di un
principio di specializzazione produttiva: ovverosia concentrare la
produzione di zucchero nei Paesi agronomicamente più vocati a
scapito dei Paesi mediterranei. Questo obiettivo di fondo
presuppone il mantenimento della coltura e degli zuccherifici
nelle sole aree dell’Europa continentale e la completa sparizione
del settore in molti bacini dell’Unione Europea.
Italia, insieme a
Spagna, Portogallo, Grecia, Finlandia ed Irlanda sono le nazioni
che, per ammissione stessa della Commissione, sarebbero destinate
a scomparire dalla geografia produttiva.
Tale impostazione
appare in contrasto con l’art. 33 del Trattato di Amsterdam
secondo il quale nella elaborazione della Politica agricola comune
“si deve considerare il carattere particolare dell’attività
agricole che deriva dalla struttura sociale dell’agricoltura e
dalle disparità strutturali e naturali fra le diverse regioni
agricole” e con l’art. 34 dello stesso trattato che recita “l’organizzazione
comune…deve limitarsi a perseguire gli obiettivi enunciati
nell’art. 33 e deve escludere qualsiasi discriminazione fra
produttori o consumatori della Comunità”.
La Riduzione
drastica del prezzo minimo della bietola (-37% a regime) e dello
zucchero (-33% a regime) è insostenibile per i bieticoltori e per
l’Industria italiana. Inoltre la riduzione del prezzo zucchero non
è detto che si traduca in un reale beneficio per i consumatori
finali.
La riduzione del
prezzo dello zucchero non realizzerebbe neanche l’obbiettivo di
regolare il flusso delle importazioni preferenziali dai Paesi Meno
Avanzati, visti i livelli dei costi di produzione della maggior
parte di quei Paesi. Più efficace sarebbe fissare dei contingenti
quantitativi ( come già fatto per le importazioni dagli ACP) per
tutte le importazioni preferenziali (PMA e Balcani).
Il taglio del
prezzo bietole trova nella proposta della Commissione un livello
di compensazione parziale ( 60%) attraverso un aiuto disaccoppiato.
Per le caratteristiche della filiera zucchero, con un livello di
integrazione, che forse non trova eguali nelle altre colture, tale
sistema significherebbe di fatto rinuncia a produrre in Italia.
La proposta
inoltre contrasta con le decisioni assunte dal Consiglio Europeo
di Bruxelles del 25 ottobre 2002 che ha ribadito “la necessità
di salvaguardare le esigenze degli agricoltori che vivono nelle
regioni svantaggiate dell’Unione, garantendo il mantenimento
dell’agricoltura multifunzionale in tutte le zone d’Europa”.
Il progetto di
riforma, infatti, non prevede il rinnovo dell’autorizzazione agli
aiuti nazionali a favore della bieticoltura dell’Italia
Meridionale (come pure le analoghe misure a favore di Spagna,
Portogallo e Finlandia) mentre vengono riconfermate le misure per
i DOM francesi e le altre regioni ultraperiferiche. La mancata
riconferma degli aiuti al Sud comporterebbe la totale scomparsa
della coltura nelle regioni tradizionalmente bieticole del
Mezzogiorno.
L’esplicito
intendimento della Commissione di cancellare dalle aree meno
vocate il comparto bieticolo-saccarifero è confermato – tra
l’altro - anche dalla proposta di trasferibilità delle quote tra i
diversi Stati membri (che non trova riscontro in nessuna altra OCM)
o di indennizzo per la rinuncia alla quota, a valori peraltro
irrisori e penalizzanti per il capitale investito, ivi compreso
quello dei bieticoltori recentemente entrati nell’Industria di
trasformazione di molti Paesi, tra i quali l’Italia.
Anche la proposta
di ripartizione della riduzione delle quote zucchero di 2,8
milioni di tonnellate non tiene conto degli attuali livelli di
quota assegnate ai singoli Stati in rapporto ai consumi interni, e
non prende in considerazione le situazioni di eccedenza produttiva
dei principali Paesi europei esportatori di zucchero con
restituzione.
Preoccupa, infine,
la velocizzazione imposta al progetto: la Commissione intenderebbe
applicare la nuova OCM fin dalla prossima campagna 2005, facendo
terminare con un anno di anticipo l’attuale regolamento base: il
che rappresenterebbe un ingiustificato ed ingiustificabile
tradimento delle aspettative dei produttori. Tale aspetto è di
particolare attualità per il Sud, ove si sono già avviate le
semine per la prossima campagna, nel presupposto per i
bieticoltori di ricevere il prezzo bietole già fissato per il
2005/06 dal vigente regolamento.
Le presenti
preoccupazioni sono largamente condivise dagli operatori della
fiera (bieticoltori ed industria saccarifera) e dai sindacati dei
lavoratori non solo in Italia ma anche in numerosi altri Stati
membri.
Tenuto conto di quanto sopra
I Presidenti delle
Regioni chiedono che la Proposta della Commissione venga
profondamente rivista dalla nuova Commissione, alla luce di alcuni
principi fondati sul diritto a mantenere una produzione che possa
garantire un soddisfacente grado di auto approvvigionamento
nazionale, mantenendo la bieticoltura in tutte le aree del Paese a
livelli adeguati, tenuto anche conto della esigenza di tutelare
l’equilibrio del mercato, nonché gli aspetti agronomici ed
ambientali legati alla bieticoltura.
La nuova OCM
Zucchero dovrà tenere conto delle specificità della filiera e,
conseguentemente dell’esigenza di una applicazione particolare e
mirata, dei principi propri alla riforma PAC al settore zucchero.
In particolare la
nuova OCM zucchero dovrebbe accogliere i seguenti principi:
-
Tutela del
mercato interno europeo introducendo contingenti a tutte le
importazioni preferenziali ed efficaci regole doganali al fine
di garantire la trasparenza delle importazioni stesse e la
certezza e salubrità del prodotto;
-
La riduzione
del prezzo bietole e del prezzo zucchero deve essere fissata a
livelli compatibili con la struttura di costi di produzione
delle colture in Italia e di trasformazione dell’Industria
saccarifera nazionale;
-
La riduzione
del prezzo bietole deve essere totalmente compensata attraverso
un aiuto. In considerazione della elevata integrazione della
filiera e della necessità di salvaguardare il ruolo della
bieticoltura nelle aree tradizionali, tale aiuto deve essere
accoppiato ad un livello adeguato approvvigionamento della
industria saccarifera nazionale;
-
In
considerazione delle particolari condizioni produttive e sociali
che caratterizzano il Sud Italia, l’attività produttiva deve
essere salvaguardata tramite il rinnovo degli aiuti specifici
alla bieticoltura meridionale;
-
Il sistema
delle quote nazionali va mantenuto e, al contempo esclusa la
possibilità di trasferibilità delle quote tra i vari Stati
Membri;
-
Il taglio
quota europea con ripartizione della riduzione fra i Paesi
membri deve essere attuato in termini di maggiore equità
rispetto al passato, tenendo conto delle eccedenze produttive
dei singoli Paesi.
Per tutte le
considerazioni fatte, i Presidenti delle Regioni impegnano il
Ministro delle Politiche Agricole e Forestali ed il Governo ad
operare in questa direzione.
In caso diverso
sarà certa la distruzione di un complesso produttivo composto da
46.000 aziende agricole, con circa 52.000 addetti, 19
zuccherifici, con 7.000 dipendenti ed un indotto valutabile in
oltre 18.000 unità.
Roma, 11 novembre 2004.
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