CONFERENZA DEI PRESIDENTI DELLE REGIONI E DELLE
PROVINCE AUTONOME
PROPOSTA DI RIASSETTO
STRATEGICO DEL SETTORE PORTUALE ITALIANO NELLA NUOVA LOGICA INFRASTRUTTURALE
E LOGISTICA EUROPEA
Audizione presso la Commissione Trasporti
della Camera dei Deputati - 12 Febbraio 2004
PREMESSE
I porti del mediterraneo hanno
avuto una crescita complessiva dei volumi di TEU operati:
1) sui
porti Nord - Europei pari al 15%, di cui il 21.9% dei flussi West –bound (=
dal confine Ovest);
2)
sui porti del Mediterraneo pari
al 23%, di cui il 31.5% dei flussi West – bound.
Tali dati stanno ad indicare
che le esportazioni dall’Oriente si sono orientate preferibilmente verso la
via mediterranea e, pertanto, si ritiene che la portualità italiana possa
giocare a breve medio termine un ruolo di netta rilevanza nei confronti dei
porti del Nord - Europa, con particolare riferimento ai traffici determinati
dai nuovi paesi aderenti all’Unione del Centro - Est Europa.
Le percentuali di crescita dei
traffici dell’area mediterranea nei prossimi anni sono fortemente correlate
alla previsione di crescita dell’interscambio tra le economie del versante
Centro - Orientale dell’Europa ed il mercato del Far East, con particolare
attenzione all’evoluzione dell’export dalla Cina: i tassi ufficiali di
crescita, diffusi dall’UN ESCAP (Commissione socio economica per l’Asia ed
il Pacifico), prevedono un incremento dei volumi di movimentazione nei porti
del Far East e del Sud Est Asiatico — prendendo a riferimento i dati del
1999 — pari al 62% entro il 2006 e di un ulteriore 40% entro il 2011. In
particolare è prevista la crescita del trasportato via mare complessivo, nel
settore dei contenitori, a livello mondiale, del 12.3% nel 2003, del 9.7%
nel 2004 e del 10.4% nel 2005.
Ne consegue che la crescita
annua media presunta dei traffici che attraverseranno il mediterraneo nel
periodo 2004 - 2007, sarà del 6-7%, che rappresenterà una concreta
prospettiva di sviluppo per la portualità italiana.
I 29 progetti inseriti nella
relazione finale trasmessa dalla Commissione al Consiglio Europeo delle
comunità europee dell’11.11.2003, rappresentano la risposta concreta a tali
tendenze in atto ed alle necessità della nuova Europa e costituiscono,
quindi, il quadro di riferimento strutturale nel quale vengono definiti gli
interventi volti, da un lato, a favorire gli investimenti (iniziativa
europea per la crescita) e dall’altro, a porre le basi per infrastrutturare
la “nuova Europa” sotto il profilo delle reti di comunicazione.
In questa logica di politica europea, i
progetti prioritari connessi alle reti transeuropee di trasporto e
costituiti dai grandi corridoi internazionali, consentiranno di migliorare
le relazioni delle diverse realtà produttive ed economiche europee di
maggiore rilevanza, con i bacini portuali di livello internazionale, intesi
come “porte” d’accesso alla nuova costituenda realtà economica e sociale.
In particolare, i progetti/corridoi:
·
n° 1 : asse ferroviario Berlin-Verona /
Milano-Bologna-Napoli-Messina-Palermo
·
n° 6 : asse ferroviario Lyon-Trieste /
Koper-Ljuhljana-Budapest-frontiera-Ucraina
·
n° 21 : autostrade del mare (Europa
occidentale e sud orientale
·
n° 24 : asse ferroviario Lyon / Genova
– Basilea-Duisburg-Rotterdam / Antwerpen
·
n° 29 : asse ferroviario del corridoio
intermodale Ionio / Adriatico
interessano il nostro Paese e
meritano quindi di essere considerati come quadro di riferimento strutturale
delle proposte progettuali italiane che dovranno essere sviluppate con la
necessaria urgenza.
Le principali linee di
navigazione trascontinentale che interessano l’area mediterranea e che si
interconnettono ai suoi porti devono quindi essere messe in relazione
diretta:
·
con la rete dei corridoi europei
e con i loro terminali marittimi,
·
con le esigenze complessive di
maggiori traffici provenienti dai paesi che si affacciano, da una parte sui
mari del Nord, dall’altra sul Mediterraneo con particolare rilevanza dei
traffici che interessano i nodi del Mediterraneo occidentale (collegamenti
tra Spagna, Francia, Italia Meridionale, Paesi dell’area Nordafricana) e
dello sviluppo delle autostrade del mare (progetto TEN 21);
·
con la necessità di tenere conto
che le masse di merci e passeggeri che si riversano sulle reti transeuropee
(sotto questo profilo i porti svolgono una funzione prioritaria) hanno, nei
porti stessi, limitazioni di non secondaria importanza, che vanno viste in
un’ottica complessiva di fludificazione del transito delle merci e dei
passeggeri.
Sulla base di tali
considerazioni generali, va preso atto che il sistema portuale nazionale,
lungo i corridoi tirrenico ed adriatico, costituisce la parte di accesso
naturale al centro Europa ed ai paesi del mediterraneo.
Tra questi, in particolare, i
porti dell’Italia del sud assumono un ruolo strategico per le relazioni con
il Centro Europa, da un lato, e con il continente africano, dall’altro,
connesso allo sviluppo del Corridoio n° 1
Berlin-Verona /
Milano-Bologna-Napoli-Messina-Palermo.
Occorre orientarsi verso interventi
volti a migliorare i porti delle isole maggiori (Sicilia e Sardegna)
favorendo lo svolgimento del loro ruolo di porta di accesso del territorio
nazionale dal Nord Africa con il continente europeo.
La definizione di uno scenario
di crescita dello spazio euro - mediterraneo non può non poggiare sui
presupposti di uno sviluppo equilibrato del sistema dei trasporti.
In questo ambito geografico,
nel quale va dato il giusto rilievo anche alle isole maggiori, le politiche
comunitarie vanno modificandosi rispondendo sempre più ai bisogni
complessivi dello spazio suddetto, indirizzando quindi gli interventi a
migliorare l’accessibilità delle isole mediterranee e delle regioni
periferiche. Tali interventi devono essere considerati elementi
significativi per un’effettiva integrazione complessiva dei Paesi e delle
aree dell’Unione Europea.
Occorre pertanto investire
affinché l’intero sistema delle infrastrutture di collegamento e
d’interscambio dei porti dell’Italia centro meridionale ed insulare,
raggiunga il livello qualitativo delle regioni europee più avanzate,
completando l’offerta dei sistemi portuali dell’alto tirreno e dell’alto
adriatico.
Nel comparto della logistica e
del trasporto merci, non può essere trascurato l’obiettivo di una politica
europea tendente all’innalzamento degli standard di servizio delle regioni
mediterranee ed insulari, in modo da incidere in maniera determinante su uno
degli aspetti chiave della competitività del sistema produttivo nel suo
insieme.
Il cabotaggio marittimo, in
particolare, rappresenta un anello insostituibile della catena logistica, in
particolare lungo l’asse Nord - Sud dell’area mediterranea.
Nel corso dei prossimi anni si
prevede che la domanda di trasporto merci registrerà tassi di crescita pari
a circa il 40% entro il 2010. Lo sviluppo ed il potenziamento delle
“autostrade del mare”, che viene inserito al n°0 21 della
relazione finale trasmessa dalla Commissione al Consiglio Europeo delle
comunità europee dell’11.11.2003, non può prescindere dalla realizzazione di
investimenti importanti, sia in termini infrastrutturali, che relativi al
miglioramento della qualità dei servizi offerti alla merce, in tutti i porti
che sono in varia misura coinvolti in tale progetto. In questa enumerazione
è da considerare anche l’importanza dei porti dell’Italia meridionale ed
insulare che già in oggi garantiscono le principali destinazione commerciali
dell’area nord - africana.
Più specificatamente, la
modalità di trasporto Ro - Ro mostra un trend di crescita notevolissimo e
conquista quote di mercato crescenti; il miglioramento delle caratteristiche
dei trasporti marittimi (in termini di velocità, comfort e sicurezza di
viaggio) con la conseguente riduzione del costo, il crescente interesse
degli operatori nazionali ed esteri per il trasporto combinato multimodale,
le politiche nazionali di riequilibrio modale dei trasporti (oggi fortemente
sbilanciati a favore del tutto strada) sono i fattori principali che hanno
portato in primo piano la necessità di potenziare il sistema portuale
italiano.
L’apporto che può dare il
cabotaggio al perseguimento di alcuni obiettivi di carattere generale della
politica nazionale ed internazionale, con specifico riguardo allo spazio
euro - mediterraneo (riequilibrio della ripartizione modale del traffico
merci, decongestionamento della rete viaria, riduzione dei consumi
energetici e dell’impatto ambientale, utilizzazione delle tecniche
intermodali) pone con forza il rilancio della portualità italiana,
articolata su vari livelli.
Dalle considerazioni sopra
esposte, emerge come la disponibilità dei porti italiani con un maggiore
numero di collegamenti e di servizi possa consentire al mondo produttivo
delle imprese italiane di partecipare in termini competitivi della moderna
economia, spingendo il loro raggio d’azione sul numero più ampio possibile
di mercati. Tutto ciò si traduce in un recupero di centralità dei porti
italiani rispetto a quelli del nord Europa, passando da un livello
regionale ad un livello europeo.
Il sistema portuale italiano,
grazie alla recuperata centralità del Mediterraneo nello “scacchiere” dei
traffici intercontinentali, può assumere il ruolo di “porta Sud” dell’Europa
per i flussi commerciali con il Medio e l’Estremo Oriente ed con le
Americhe.
Inoltre, l’attivazione di un
nuovo partenariato fra l’Unione Europea ed i paesi terzi del mediterraneo,
comporterà la creazione di una zona di libero Scambio (ZLS) entro il 2010,
che coinvolgerà l’Italia del sud e che consentirà, quindi, di eliminare gli
ostacoli agli scambi euromediterranei.
Per quanto attiene agli
impatti che la ZLS può determinare in termini di trasporti, uno studio
condotto dall’Institut de la Mediterranée, prendendo le mosse da una ricerca
svolta sotto l’egida delle Nazioni Unite, ha fatto emergere che la ZLS si
tradurrebbe in un supplemento di crescita del traffico globale, con
particolare riferimento ai traffici marittimi, di oltre il 16% rispetto
all’andamento tendenziale, con valori variabili fra il 10,8% della riva
nord-mediterranea composta da Spagna, Francia e Italia, e il 20,8% della
riva sud.
Il Mediterraneo rappresenta
l’ambito privilegiato per realizzare scali idonei per i traffici con le
linee Oriente - America, attivate con grandi navi porta – container.
Ciò richiede la realizzazione
di nuovi hub portuali mediterranei capaci di ricevere le grandi navi e di
dare servizi logistici e di spedizione delle merci verso l’Europa.
Alla luce di quanto avverrà
nel 2010, nella generale questione dei trasporti del Mediterraneo, due
aspetti emergono: il primo riguarda il ruolo assolutamente centrale che in
questo settore può svolgere l’Italia, che, grazie alla sua posizione
geografica, alla sua estensione costiera e ad una elevata dotazione di
porti, può proporsi come punta avanzata del continente nel sistema delle
relazioni euromediterranee; il secondo aspetto, strettamente correlato al
primo, si riferisce alla straordinaria attenzione che il Governo italiano
sta ponendo sullo sviluppo del sistema logistico, infrastrutturale della
portualità, per la definizione di un sistema articolato del trasporto merci
basato sulla intermodalità e sulla diversificazione dell’offerta.
Lo short sea shipping,
concepito come parte di un più ampio sistema intermodale fortemente
integrato, potrebbe risolvere i gravi problemi della congestione e
dell’inquinamento causati dal trasporto stradale, determinando un’autentica
svolta nell’organizzazione del trasporto nell’area mediterranea, che appare
un campo di intervento di rilevanza strategica sia per quanto attiene al
miglioramento dell’accessibiità sia per quanto attiene alla convertibilità
dei flussi di traffico interessati.
Nell’individuazione dei porti
da coinvolgere nel progetto e per la valenza strategica di un forte
potenziamento dei servizi di Short Sea Shipping, appare evidente il ruolo
strategico dei singoli sistemi portuali regionali dell’Italia.
Vanno, infine, sottolineati
gli impegni che i Governi regionali a vario titolo e con diverse modalità
stanno già assumendo nel settore della logistica e del trasporto delle
merci. Tali iniziative meritano di essere inquadrate in una logica di
sistema complessivo, in modo da corrispondere sia alle aspettative della
nuova Europa, sia a quelle inderogabili delle singole realtà regionali.
IL SISTEMA DELLA PORTUALITA’ ITALIANA
I progetti definiti dalla Commissione
dei Trasporti europea (corridoio nord - sud italiano (n.° 1), corridoio V°
transpadano (n.° 6), la nuova infrastruttura marittima del mediterraneo
occidentale ed orientale - autostrade del mare - (n.° 21), il corridoio nord
- sud europeo - Genova Rotterdam - (n.° 24), che comprende il Terzo Valico e
il collegamento intermodale ionico - adriatico (n.° 29), costituiranno la
nuova rete infrastrutturale da cui potranno svilupparsi le nuove possibilità
di instradamento dei traffici internazionali dall’Italia verso gran parte
dell’Europa centrale ed orientale.
Questi nuovi scenari impongono quindi
scelte strategiche che devono portare, da una parte, all’individuazione di
un sistema di bacini portuali italiani di livello continentale con servizi
efficienti, con infrastrutture adeguate e con dotazioni tecnologiche
d’avanguardia e, dall’altra, ad un riequilibrio modale complessivo ed allo
sviluppo di tecnologie atte ad abbattere i costi della logistica..
Sulla base di tali considerazioni si
renda necessario riconsiderare il sistema della portualità italiana in un
ottica europea in cui i nuovi bacini portuali così connotati, dovranno
essere progettati, finanziati, realizzati in termini ambientalmente ed
economicamente sostenibili e con la dovuta urgenza, in rapporto alla loro
importanza strategica e successivamente gestiti in una logica di “servizio
pubblico”.
Con riferimento a quanto espresso nelle
premesse, si ritiene, in questa fase, di formulare alcune considerazioni
generali sull’attuale sistema della portualità italiana.
Il porto di Genova, unitamente a quelli
Savona e La Spezia, rappresentano il terminale sud del corridoio per
Rotterdam mentre i sistemi dei porti ligure e toscano rappresentano la
connessione naturale del versante tirrenico del corridoio Lione – Kiev. Le
potenzialità di detti bacini portuali possono garantire nei prossimi dieci
anni un incremento globale dei traffici, che potrebbe avere un’ulteriore
crescita a seguito della realizzazione del Terzo valico ferroviario,
offrendo un ulteriore collegamento con i corridoi transeuropei;
I porti di Trieste e Venezia e
dell’alto Adriatico rappresentano la connessione naturale del versante
adriatico del Corridoio V° e possono garantire nel prossimo futuro un
incremento dei traffici provenienti dall’Europa Orientale e Centrale,
attraverso il potenziamento dell’asse nord — sud dei
Balcani, che collega il centro Europa con la Grecia e la Turchia e lo
sviluppo dell’asse Ovest - Est, a sud delle Alpi, lungo il 45° parallelo
(detto Corridoio multi modale n. 5), che collega la Spagna, la Francia,
l’Italia, la Slovenia, l’Ungheria e l’Ucraina.
I porti di Civitavecchia, del
nodo campano Napoli – Salerno, di Palermo, quali terminali dell’asse
Berlin - Verona / Milano – Bologna –
Napoli – Messina - Palermo rivestono un ruolo determinante nella portualità
italiana, naturalmente diversificata, in relazione alla specificità dei
traffici.
Questo è un ulteriore motivo
per considerare globalmente lo sviluppo dei corridoi stradali e ferroviari
europei, che non vedono solo per i traffici col Sud del Mediterraneo
l’importanza dei corridoi Ovest - Est, ma anche di quelli Sud - Nord verso
Berlino, o la Francia ed il Benelux, attraverso linee ferroviarie.
Per quanto riguarda i porti
insulari, la loro attività diventa significativa nell’ambito delle
Autostrade del mare e per sviluppare la modalità di transhipment.
Anche in questo ambito occorre
evidenziare l’importante ruolo svolto dalla portualità isulare nell’ambito
dello Short Sea Shipping.
Certamente, alla luce di tali
considerazioni generali, i porti del sistema portuale nazionale sono da
considerarsi terminali strategici italiani della rete europea in quanto
meglio si collocano geograficamente, sia in termini di tempi di percorrenza
e di capacità operativa, potendo accogliere direttamente i traffici con
origine e/o destinazione dai mercati del Far East, oltre agli altri, e
costituendo quindi la connessione privilegiata sulle principali direttrici
di traffico est/ovest, nord-sud e viceversa.
Per individuare la quantificazione del
traffico merci in contenitore che potrebbe essere acquisito dal sistema
portuale italiano, occorre comparare la crescita stimata dalla
Commissione socio economica per l’Asia ed il Pacifico con le
stime di
movimentazione di contenitori elaborate dalla Ocean Shipping Consultants nel
2003.
Secondo tale fonte ed ipotizzando uno
scenario di crescita normale, la domanda mondiale di contenitori, attestata
nel 2002 a 266 milioni di TEUS subirà una crescita di circa il 74 % nel
2010, con un ulteriore incremento del 25% nel 2015.
Tali stime, che traguardano
potenzialità di traffico che non possono essere soddisfatte esclusivamente
dalle portualità dell’alto Tirreno ed dell’alto Adriatico, giustificano e
motivano il coinvolgimento dell’intero sistema portuale italiano nel nuovo
ruolo attribuito all’Italia, dalla Comunità Europea, di porta Sud
dell’Europa.
Ciò conferma quanto sopra detto in
merito alla necessità e l’urgenza di potenziare e migliorare le realtà
portuali italiane, per corrispondere al nuovo ruolo che le medesime saranno
chiamate a svolgere.
In rapporto al collegamento
intermodale ionico – adriatico ed in particolare per la connessione
ferroviaria, va riconosciuto il valore strategico dei principali porti
adriatici sia per le relazioni verso Nord, con la Baviera e l’area centro
europea, sia a est con la Grecia ed il Medio Oriente e con i Paesi balcanici,
anche in funzione di una loro futura integrazione nell’Unione Europea; ciò
riguarda tutta la portualità adriatica, in particolare i porti di Ravenna ed
Ancona ed i sistemi portuali abruzzese e pugliese con le loro relative
specializzazioni funzionali.
Questa speciale condizione,
che rappresenta un’opportunità per l’intero paese, va sfruttata pienamente
fin d’ora per favorire uno sviluppo diverso, meno basato sul trasporto
stradale e più legato ai collegamenti via mare e al completamento della rete
ferroviaria, su entrambi i fronti dell’Adriatico e dello Ionio.
Il sistema dei principali
porti adriatico - ionici, che ha dimostrato in questi ultimi anni una forte
dinamica di sviluppo dei traffici merci e passeggeri ed una notevole
capacità di specializzazione funzionale, deve essere maggiormente
valorizzato attraverso il potenziamento non solo delle rotte nel bacino
adriatico, anche in funzione di collegamento con la nuova realtà
rappresentata dalle regioni balcaniche, e, più in generale, del mediterraneo
orientale, nonché attraverso una maggiore accelerazione del processo di
ristrutturazione dei bacini portuali.
AUTOSTRADE DEL MARE ED AUTOSTRADE VIAGGIANTI
Per raggiungere l’obiettivo di ridurre
la circolazione dei mezzi pesanti su gomma, l’Unione Europea ha imposto la
realizzazione delle cosiddette Autostrade del Mare e delle Autostrade
viaggianti che dovrebbero servire a spostare il traffico pesante su gomma in
parte sui traghetti ed in parte sui treni.
E’ quindi evidente che occorre operare
una radicale trasformazione organizzativa e fisica del sistema della
portualità nazionale in grado di svolgere tale nuova funzione.
Le condizioni indispensabili per
addivenire ad una nuova classificazione di quei porti italiani che
potrebbero svolgere la funzione di “caselli” delle autostrade del mare,
dovrebbero essere:
1)
diretta connessione con uno o più
caselli autostradali;
2)
funzionale collegamento con uno o più
parchi ferroviari dimensionalmente idonei;
3)
adeguati spazi di banchina per il
trasbordo dei mezzi.
Sulla base di tali indirizzi, ciascuna
Regione sarà chiamata a proporre le proprie realtà portuali, meritevoli di
assumere tale nuova funzione, al Ministero Infrastrutture e Trasporti, che
provvederà quindi alla loro classificazione, d’intesa con le Regioni stesse.
STRUMENTI ECONOMICO - FINANZIARI PER LA
REALIZZAZIONE DELLE OPERE NEL SISTEMA PORTUALE ITALIANO
La realizzazione e la gestione dei
necessari adeguamenti infrastrutturali connessi ai nuovi ruoli assunti dalle
precitate fattispecie dei porti a valenza continentali e delle autostrade
del mare, non può prescindere dalla individuazione di strumenti finanziari
idonei, anche attraverso la costituzione di società a capitale pubblico e
privato.
Per attivare con la dovuta urgenza il
coinvolgimento del necessario capitale privato, la componente pubblica deve
costituire sin da subito un consistente budget economico in grado di
finanziare autonomamente almeno le relative nuove opere di difesa.
Per dare concreta attuazione al
potenziamento dei sistemi regionali delle portualità italiane occorre
progettare e finanziare gli allacci infrastrutturali ferroviari ed
autostradali ai nuovi “HUB” portuali inseriti nel programma nazionale delle
infrastrutture strategiche
NUOVO RUOLO DELLE REGIONI IN
MATERIA DI PORTUALITA’ MARITTIMA COMMERCIALE PER UNA NUOVA CLASSIFICAZIONE
DEI PORTI
Per corrispondere in termini concreti
alle aspettative europee di riassetto complessivo del sistema dei trasporti
delle merci dell’Europa allargata ad Est, le Regioni non possono limitarsi a
svolgere il ruolo passivo loro attribuito dalla legge n. 84/94.
Pertanto risulta del tutto
insufficiente il tentativo di risolvere il problema di riparto delle
competenze fra Stato e Regioni, per i porti commerciali, con una nuova
classificazione dei porti, che potrà essere correttamente individuata solo a
seguito delle scelte strategiche proposte dal presente documento.
Le Regioni, opportunamente coordinate
per aree geograficamente significative, dovranno costituire l’elemento
propulsivo fondamentale delle nuove realtà portuali, quali Enti
istituzionalmente rappresentanti le Comunità localmente interessate dal
nuovo processo riorganizzativo in campo infrastrutturale, logistico e
trasportistico.
In tal senso si rende quindi necessario
modificare la legge n. 84/94 laddove essa non tiene conto della riforma del
Titolo V° della Costituzione e del fatto che la materia dei porti appartiene
alla competenza legislativa concorrente delle Regioni, limita il ruolo della
Regione e non valorizza la valenza strategica a livello europeo ed
internazionale degli HUB portuali italiani
LA PORTUALITA’ NELLA PROGRAMMAZIONE ECONOMICO - FINANZIARIA
L’auspicato sostanziale miglioramento
del sistema complessivo della portualità italiana e della connessa logistica
e relativo sistema dei trasporti, deve presupporre quindi la messa a
competizione del sistema portuale logistico e trasportistico italiano con
quelli degli altri Paesi.
In termini operativi, il miglioramento
del sistema della portualità italiana deve individuare nelle Regioni, sulla
base degli indirizzi e degli obiettivi strategici della Programmazione
Economico - Finanziaria nazionale, il soggetto pubblico che
istituzionalmente e territorialmente rappresenta il punto di riferimento di
tale processo: le Regioni, infatti, avendo già oggi fra i loro compiti
istituzionali competenze pianificatorie, programmatorie e d’indirizzo
territorialmente estese, rappresentano la realtà amministrativa meglio
strutturata e meglio corrispondente a tale fine.
Il sistema portuale nazionale,
suddiviso in sistemi portuali regionali, rappresenterebbe quindi la scelta
più razionale e maggiormente idonea a corrispondere alle esigenze di
coordinamento sopraccennate.
Tale sistema potrebbe essere articolato
in più subsistemi interregionali sulla base di specifici accordi di
cooperazione e di coordinamento opportunamente promossi e sostenuti da
provvedimenti statali e comunitari e costituire quindi il quadro di
riferimento per lo sviluppo delle politiche e dei progetti di valenza
nazionale e comunitaria.
Alle Regioni, coordinate dallo Stato,
deve essere demandato quindi il compito di pianificare lo sviluppo del
proprio sistema portuale, sulla base degli indirizzi ed obiettivi nazionali,
in una logica di pianificazione integrata territoriale e di programmazione
negoziata con tutte le realtà produttive e con gli operatori del trasporto e
della logistica.
Se quindi si accetta il principio che
porti che servono lo stesso territorio o che fanno parte della stessa rete
trasportistica, come detto sopra, costituiscano un sistema, allora appare
altrettanto evidente come porti d’uguale o diversa importanza, che facciano
parte di uno stesso sistema territoriale debbano preferibilmente tentare
forme di specializzazione e diversificazione delle rispettive attività, e
che possano, altresì dare luogo ad iniziative concorrenziali, allo scopo di
incrementare i propri traffici. Tale competizione può avvenire positivamente
solo se sussiste in termini d’efficienza e di economicità, nonché della
qualità dei servizi offerti e della competitività complessiva del sistema di
riferimento.
Ne deriva che non solo la ricchezza
“generata” dai porti, ma anche i proventi fiscali, dovrebbero restare dove
sono prodotti al fine di essere reinvestiti nelle infrastrutture e nelle
tecnologie cui sono direttamente o indirettamente collegati.
Pertanto, dal punto di vista
dell’autonomia finanziaria dei porti, occorre che quota parte significativa
dei diritti delle varie imposte portuali, che a vario titolo gravano sulle
merci che vengono movimentate nelle singole realtà portuali, sia attribuita
di norma alle Regioni in cui gli stessi operano, per concorrere alla
definizione di un unico bilancio cui riferirsi per programmare lo sviluppo
del territorio interessato, tenuto conto che alcune scelte, necessarie per
rendere competitivo un porto, dovrebbero essere compensate da altre rivolte
a mitigarne i possibili effetti negativi.
Ciò in ragione anche del fatto che le
realtà portuali straniere (ad es. il porto di Rotterdam e Valencia)
maggiormente competitive sul mercato, godono già oggi di una notevole
autonomia finanziaria: pertanto la determinazione di
detta quota parte dei diritti portuali, deve essere determinata in analogia
a quanto avviene nelle altre realtà portuali straniere, con cui siamo
chiamati a competere.
In tale ottica, le Autorità
portuali assolverebbero principalmente al ruolo di attuatori delle scelte
strategiche assunte dalle Regioni, d’intesa con lo Stato, attraverso i
finanziamenti loro attribuiti dalle stesse Regioni o a vario titolo
acquisiti.
REVISIONE LEGISLATIVA
Alla luce della modifica del titolo V
della Costituzione, che definisce i porti come materia di legislazione
concorrente, la classificazione dei porti di rilevanza internazionale e
nazionale dovrà essere di spettanza dello Stato che la definirà di concerto
con le Regioni.
Quanto sopra, in considerazione della
rilevanza territoriale dei porti, siano essi di livello nazionale che
internazionale nell’ambito della realtà regionale in cui risultano inseriti.
Al fine di integrare la gestione del
porto con la gestione dell’assetto territoriale regionale su cui questi Enti
hanno ampio potere legislativo, occorre altresì rafforzare il ruolo di
gestione e coordinamento regionale nel settore portuale.
E’ inoltre necessario che, per la
rapida progettazione e realizzazione delle opere sopra individuate, si
utilizzino anche gli strumenti della legge obiettivo.
La classificazione dei porti di
rilevanza economica regionale e interregionale è invece di spettanza delle
Regioni, nell’ambito dei principi stabiliti dalla normativa nazionale. Tale
materia andrebbe rivista tenuto conto anche del conferimento alle Regioni
delle funzioni di gestione dei beni demaniali marittimi nei porti di
competenza regionale.
Altro elemento di cui tenere conto in
sede di modifica della citata legge 84/94, peraltro di peso non inferiore ai
principi sopra enunciati, è l’assegnazione alle Regioni dei proventi
derivanti dalle concessioni demaniali riferite agli ambiti portuali di
rilevanza internazionale e nazionale e, per motivi diversi, di rilevanza
regionale e interregionale.
Analogamente dovrebbe essere concordato
con l’Unione Europea un riconoscimento economico costante per lo svolgimento
d’attività connesse alla portualità di rilevanza internazionale.
I principi sopra enunciati sono la
concreta applicazione del nuovo quadro normativo delineato dalla modifica
del Titolo V della Costituzione che, definendo la materia portuale come
materia concorrente apre la strada ad un ruolo di maggiore rilievo delle
Regioni per conseguire la necessaria integrazione tra la gestione del
sistema portuale e l’assetto territoriale regionale.
LINEE STRATEGICHE D’INDIRIZZO OPERATIVO
Per rendere pienamente operativo il
processo di riassetto complessivo del sistema infrastrutturale portuale
italiano, nella logica europea sopra delineata, occorre quindi:
·
promuovere le iniziative opportune per
rendere competitivi a livello internazionale gli HUB portuali nazionali, con
particolare riferimento ai porti delle isole maggiori (Sicilia e Sardegna),
anche attraverso l’individuazione di nuove rotte di traffico, nonché i porti
che potranno svolgere anche la funzione di “caselli” delle Autostrade del
mare;
·
progettare gli interventi necessari per
ottimizzare le sinergie tra dette realtà portuali e le basi logistiche, gli
interporti e le reti infrastrutturali ad esse strettamente correlate;
·
selezionare le proposte operative
pubblico/private meglio corrispondenti agli obiettivi strategici sopra
richiamati;
·
estendere gli effetti della Legge
Obiettivo n. 443/2001, con particolare riferimento alla speciale procedura
approvativa dei progetti di cui al D.L.vo 190/2002, anche ai progetti di cui
sopra, che verrebbero in tal modo inquadrati nella programmazione delle
opere strategiche a livello nazionale.
In una logica europea, il
riassetto del sistema infrastrutturale italiano deve quindi tenere di conto
degli interventi necessari per ottimizzare le sinergie tra i porti, senza
dimenticare la presenza e il ruolo degli interporti, che possono supportare
le attività di servizio al trasporto merci connesse ai porti stessi.
In questa ottica non più di
livello regionale ma di sinergia interregionale, occorre muoversi nei
confronti della Comunità Europea presentando tale ipotesi come soluzione
ottimale e di lungo respiro, degna di attenzione e di sostegno finanziario.
Per quanto riguarda alcuni
porti sarebbe altresì auspicabile favorire le vocazioni specialistiche delle
singole realtà portuali.
In particolare per veicolare
sulla portualità italiana una quota rilevante dei traffici che avranno
origine o destinazione nei paesi del Centro - Est Europa è necessario porre
in essere le seguenti azioni:
·
a livello statale, si devono
concordare tra i Ministri dei Trasporti degli Stati interessati, i tempi ed
i metodi di omogeneizzazione dei costi di realizzazione delle infrastrutture
e delle loro gestioni nelle rispettive aree di competenza, con priorità alle
infrastrutture ferroviarie;
·
a livello regionale, deve essere
definito da ciascuna Regione e con il coordinamento del Ministero delle
Infrastrutture, un programma operativo di interscambio con gli altri paesi
europei volto a promuovere le relazioni dei Paesi del centro Europa con il
Mediterraneo, anche attraverso il Progetto Marco Polo;
·
a livello di imprese di gestione
dei terminali portuali e dei terminali dell’interland deve essere costituito
un network della portualità mediterranea affidabile ed in grado di competere
con le condizioni che i grossi gruppi del Nord Europa impongono sul mercato,
attraverso l’estensione dei Progetti Comunitari denominati Port - Net - Med
- Plus e Reports.
PRIORITA’
Sulla base di tali considerazioni
generali, possono essere formulate alcune priorità che potrebbero dare avvio
ad una riforma legislativa in grado di proporre un sistema della portualità
efficiente ed integrato:
1)
Formulare in tempi rapidi la proposta
italiana di individuazione dei progetti di maggior interesse per gli
obiettivi di cui in premessa, sulla base del criterio generale di
ottimizzare l’impatto economico ed ambientale, con contestuale modifica
della legge n. 84/94 per adeguarla al nuovo sistema europeo dei trasporti ed
introdurre il giusto ruolo delle Regioni;
2)
Presentare all’Unione Europea la
proposta italiana per ottenerne una validazione complessiva dal punto di
vista strategico e conseguentemente un adeguato riconoscimento economico
finanziario per la realizzazione delle varie iniziative;
3)
Costituire gli Organismi operativi per
l’effettuazione organica della progettazione, in stretta coerenza con le
successive fasi realizzative e gestionali;
4)
Riservare alle Regioni quote
significative dei proventi derivanti dalla gestione dei porti, per poter
godere nella necessaria autonomia finanziaria.
Roma, 12 febbraio 2004 |