FASCICOLI
Conferenza dei Presidenti delle Regioni
e delle Province autonome
 

 ORDINE DEL GIORNO SUI RAPPORTI ISTITUZIONALI TRA LO STATO E LE REGIONI  E SULLA MANOVRA FINANZIARIA

Le Regioni italiane di fronte al maxi emendamento, che nei fatti delinea una nuova finanziaria, ribadiscono le profonde preoccupazioni espresse in sede di parere al d.d.l. finanziaria 2005 ed esprimono, in relazione ai contenuti di loro intere, una ferma protesta, anche perché non è stato possibile quel confronto insistentemente richiesto.

La situazione che si presenta è grave e determina nei fatti una forte difficoltà nelle relazioni tra Governo e Regioni.

Nel merito si aggrava il giudizio relativo all’insostenibilità della manovra finanziaria per le Regioni e si profila un problema relativo al funzionamento del sistema istituzionale, così come definito dall’articolo 118 della Costituzione.

I Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, infatti, segnalano e stigmatizzano il deterioramento delle relazioni istituzionali tra lo Stato le Regioni, evidenziato dal metodo e dai contenuti che caratterizzano la manovra finanziaria stessa.

I principi di leale collaborazione definiti nel Titolo V della Costituzione e ribaditi nell’intesa interistituzionale del 20 giugno 2002 sono stati disattesi, in un percorso decisionale che ha emarginato completamente le istanze delle autonomie.

In assenza di ogni disegno organico di definizione del federalismo fiscale, come previsto dall’articolo 119 Cost., le nuove disposizioni pongono a carico dei cittadini, prelievi aggiuntivi destinati a finanziare il Servizio Sanitario Nazionale senza che sia stata raggiunta una posizione concordata sull’adeguato finanziamento dei LEA.

In particolare si segnalano tre aspetti di accentuata criticità nel settore sanitario :in termini costituzionalmente illegittimi, invasivi di competenze regionali e nella pratica controproducenti:

  • si demanda ad un regolamento governativo l’individuazione degli standard quali-quantitativi, necessari per l’erogazione delle prestazioni, non tenendo conto che molte Regioni hanno già adottato e applicato proprie discipline sull’accreditamento.
  • si demanda ad un decreto interministeriale l’individuazione delle tariffe massime, e non di riferimento, per le prestazioni, strumento del tutto inefficace a controllare il complessivo livello di spesa ospedaliera.
  • per la mobilità interregionale l’imposizione di tariffe uniche limita la possibilità di accordi fra Regioni e favorisce una mobilità inappropriata e maggiori costi.

Le Regioni constatano inoltre che il provvedimento, più volte annunciato, relativo alle misure per la competitività e lo sviluppo al momento non ha avuto alcune seguito e soprattutto non vi è stata ancora alcuna interlocuzione con le Regioni che hanno più volte manifestato la volontà di una partecipazione attiva alla stesura di tali norme.

Restano infine gli effetti pesantemente negativi sul finanziamento degli investimenti attraverso l’indebitamento, stabilite nelle disposizioni della finanziaria per il 2004 e ribaditi nell’attuale d.d.l. per il 2005, che nell’attuale formulazione normativa colpiscono gravemente i cittadini e le imprese.

 

Roma, 16 dicembre 2004